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venerdì 17 maggio 2019

USO DEL TELEFONO CELLULARE E RISCHIO DI CANCRO ALLA TIROIDE: UNO STUDIO CASO-CONTROLLO BASATO SULLA POPOLAZIONE IN CONNECTICUT.


Il progetto di ricerca è stato finanziato da  American Cancer Society, the U.S. National Institutes of Health, and the Ministry of Science and Technology of the People’s Republic of China utilizzando uno studio caso-controllo condotto sulla popolazione in Connecticut tra il 2010 e il 20112010 e il 2011, con lo scopo di indagare l'associazione tra l'uso del telefono cellulare e il cancro della tiroide.

Lo studio ha incluso i 462 casi di carcinoma tiroideo (confermati istologicamente) e 498 controlli sulla popolazione.
Gli autori hanno riportato che il cancro alla tiroide è un tumore in rapida crescita negli Stati Uniti. L'incidenza è quasi triplicata dagli anni '80, da quattro su 100.000 nel 1980 a quindici su 100.000 nel 2014, diventando il quinto tumore più comune tra le donne del paese. Anche se si ritiene che l'eccesso di diagnosi rappresenti circa la metà di questo aumento, il resto è probabilmente dovuto ai cambiamenti dei fattori ambientali e di stile di vita.
Lo studio rileva che gli uomini che hanno usato i telefoni cellulari per più di 15 anni hanno avuto oltre il doppio del rischio di cancro alla tiroide rispetto agli utenti di telefoni non cellulari dopo aver controllato per altri fattori. Le donne che utilizzavano i telefoni cellulari per più di due ore al giorno avevano un rischio maggiore del 52% di cancro alla tiroide rispetto agli utenti di telefoni non cellulari.

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CELL PHONE USE AND RISK OF THYROID CANCER: A POPULATION-BASED CASE-CONTROL STUDY IN CONNECTICUT.


Author information
1 Department of Surgery, Yale School of Medicine, New Haven, CT.
2 Department of Environmental Health Sciences, Yale School of Public Health, New Haven, CT.
3 National Cancer Center/Cancer Hospital, Chinese Academy of Medical Sciences and Peking Union Medical College, Beijing, China.
4 Department of Otorhinolaryngology, Beijing Children's Hospital, Capital Medical University, Beijing, China.
5 Department of Biostatistics, Yale School of Public Health, New Haven, CT.
6 Endocrine Neoplasm Institute, Miami Cancer Institute, Miami, FL.
7 Department of Surgery, Yale School of Medicine, New Haven, CT; Department of Environmental Health Sciences, Yale School of Public Health, New Haven, CT. Electronic address: yawei.zhang@yale.edu.

ABSTRACT

PURPOSE: This study aims to investigate the association between cell phone use and thyroid cancer.

METHODS:  A population-based case-control study was conducted in Connecticut between 2010 and 2011 including 462 histologically confirmed thyroid cancer cases and 498 population-based controls. Multivariate unconditional logistic regression was used to estimate odds ratios (ORs) and 95% confidence intervals (95% CIs) for associations between cell phone use and thyroid cancer.

RESULTS:
Cell phone use was not associated with thyroid cancer (OR: 1.05, 95% CI: 0.74-1.48). A suggestive increase in risk of thyroid microcarcinoma (tumor size ≤10 mm) was observed for long-term and more frequent users. Compared with cell phone nonusers, several groups had nonstatistically significantly increased risk of thyroid microcarcinoma: individuals who had used a cell phone >15 years (OR: 1.29, 95% CI: 0.83-2.00), who had used a cell phone >2 hours per day (OR: 1.40, 95% CI: 0.83-2.35), who had the most cumulative use hours (OR: 1.58, 95% CI: 0.98-2.54), and who had the most cumulative calls (OR: 1.20, 95% CI: 0.78-1.84).

CONCLUSIONS:
This study found no significant association between cell phone use and thyroid cancer. A suggestive elevated risk of thyroid microcarcinoma associated with long-term and more frequent uses warrants further investigation.



mercoledì 8 maggio 2019

I VENERDÌ' DI CRESCENZAGO - PRESIDIO PER LA SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE E DEL PATRIMONIO STORICO E CULTURALE DI CRESCENZAGO

Nel cuore del vecchio paese annesso a Milano nel lontano 1923 si tiene una raccolta firme per chiedere il rispetto dell'ambiente e il rispetto del patrimonio artistico e culturale di questo vecchio borgo.
Abbiamo ricevuto l'invito e vi invitiamo quanto meno ad informarvi su quanto sta succedendo (pur avendone già parlato nel post del 25 febbraio 2019 leggi QUI il post)

Un piccolo gesto può fare la differenza o aiutare a salvaguardare un'area storica come questa.

NON ESSERE INDIFFERENTE

martedì 7 maggio 2019

5G E CONFLITTI DI INTERESSI, IL PARERE DEL PROF. LIVIO GIULIANI


l Fatto Quotidiano ha pubblicato una bella inchiesta su 5G e conflitti di interessifirmata da un gruppo di giornalisti europei che si chiamano “Investigate Europe”. A questo articolo pungente è seguita, il 22 gennaio 2019, una lettera di Guglielmo D’Inzeo volta a tranquillizzare il fatto che chi studia il 5G lo faccia in modo indipendente.

Il Prof. Livio Giuliani, che tutti conoscono per il suo impegno per la tutela della salute dai campi elettromagnetici e per essere stato tra i promotori di un limite più cautelativo (6 Volt per metro) rispetto a quello europeo (61 Volt per metro) quando era dirigente di ricerca dell’Istituto di Ricerca e Prevenzione del Lavoro (ISPESL) ha inviato una lettera critica al Fatto Quotidiano che qui di seguito A.M.I.C.A. pubblica.
Clicca QUI per leggere l’articolo

FONTE: ASSOCIAZIONE A.M.I.C.A.

domenica 28 aprile 2019

LA NOSTRA POSIZIONE SULLA BIO PIATTAFORMA


Il progetto per la BioPiattaforma di Sesto San Giovanni nasce di nascosto nel 2016 ed è rimasto nascosto fino alla fine del 2018, passando da una giunta di centro sinistra ad una giunta di centro destra, per questo motivo non lo consideriamo un progetto condiviso,il percorso fatto in questi mesi, inoltre, non è il frutto di una volontà, ma il risultato di una pressione specifica partita dal basso, alla quale abbiamo partecipato attivamente in tutti questi anni (che non tutti quelli che contestano oggi hanno fatto) tanto per intenderci se non c’eravamo probabilmente il cosiddetto “processo di condivisione” si sarebbe fermato alla presentazione del progetto durante il consiglio comunale aperto nel 2018.
Sia chiaro che questa soluzione non ci vede entusiasti visto che abbiamo sempre chiesto l’abbattimento dell’attuale inceneritore, la bonifica e la rimessa a bosco dell’area, ma è anche vero che a parte la nostra associazione e il comitato di cascina gatti NON ABBIAMO VISTO dalla vasta popolazione forti prese di posizione, ne tanto meno partecipazioni di massa ai pochi incontri che ci sono stati concessi sul tema inceneritore, come non abbiamo rilevato una partecipazione numerosa ai cinque incontri organizzati da C.A.P. e CORE e tutto questo, purtroppo, ha un peso e un valore.
Fatta questa premessa (non di poco conto), questo progetto affronta la sfida ambientale sul territorio e anche se NON ANNULLA L’INCENERIMENTO sicuramente ridefinisce il sistema della gestione integrata del ciclo dei rifiuti, adottando i principi dell’economia circolare promossi dall'Unione Europea, implementa la raccolta differenziata (soprattutto sulla frazione organica) e pone una data al “fine vita” dell’INCENERITORE di CORE, portando a zero emissioni di C02 di origine fossile e facendo nascere due linee produttive:
  • la prima, dedicata al trattamento dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque che consentirà di produrre energia termica e fertilizzanti;
  • la seconda, dedicata alla digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti umidi (F.O.R.S.U.) per la produzione di biometano.

Complessivamente, si integrano due realtà (attualmente indipendenti e adiacenti) in un'unica, passando dall'incenerimento di 70.000 tonn/anno di rifiuti all'incenerimento di 14.100 tonnellate/anno di fanghi essiccati, prodotti dai depuratori del Gruppo C.A.P. nella provincia di Milano (non di tutta Italia) che dovrebbero generare:
Energia : 11.120 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento (il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia)
- Fosforo come fertilizzante
biometano dalla linea di trattamento della FORSU  

Restituendo acque pulite all'ambiente, cosa non da poco visto che il Lambro e il Seveso risultano essere fiumi inquinati anche per la scarsa gestione delle reti fognarie presenti in Brianza.

Tutto questo, dobbiamo necessariamente ricordarlo, si contrappone alla forte volontà di una parte politica (trasversale) che ha sostenuto in questi anni la trasformazione dell’attuale piattaforma (da 70000 tonn/anno) in un nuovo impianto da, minimo, 100.000 tonn/anno, situazione che abbiamo conosciuto bene durante questi anni in cui, oltre a chiedere l’interramento dell’elettrodotto chiedevamo (sempre) anche la chiusura dell’inceneritore e l’eliminazione del casello autostradale.

Ribadiamo che avremmo gradito una soluzione diversa (come abbiamo già più volte spiegato) ma, pur rispettando le opinioni altrui, non possiamo unirci al coro di contestazione che si solleva in questi giorni (per vari e disparati motivi), perché tale progetto pone sicuramente un netto miglioramento ambientale per il quartiere, ponendo un rispetto ambientale che ad oggi non si era ancora visto e che ci auguriamo non rappresenti un punto di arrivo ma sia una evoluzione che porti (nel medio termine) ad una società priva di emissioni.

Oggi contestare in toto tale progetto è fondamentalmente inutile e forse strumentale, soprattutto quando si abita su un Sito di Interesse Nazionale con fabbriche (chimiche, metallurgiche, ecc..), elevato inquinamento veicolare, terreni e falde contaminate, che rappresentano, forse, il problema principale ad una situazione ambientale allarmante che incombe sulla nostra salute.

Nei prossimi giorni la nostra posizione sulle risposte presentate all'incontro conclusivo del 2 aprile 2019 a spazio arte.




venerdì 26 aprile 2019

I LAGHETTI DEL PARCO DELLA BERGAMELLA E L'ACQUA DI PRIMA FALDA


E’ stata ripristinata la pompa di ricircolo nei laghetti artificiali della Bergamella, dopo mesi è finita la stagnazione dell’acqua con il proliferare di insetti, 


rimangono le nutrie (ma non sembra esserci la volontà di rimuoverle) e rimane il rischio legato all'utilizzo di acqua di prima falda, acqua come descritto dalla Valutazione d'impatto ambientale del 2008 (vedi QUI il nostro POST del 2016) dalla quale si rilevano i dati relativi agli inquinanti presenti con valori che "fluttuano" nel periodo temporale, tale fluttuazione significa che le fonti inquinanti sono ancora attive sul territorio e non solo dovute solo all'eredità lasciata dall'acciaieria Falk e dal comparto industriale esistente negli ultimi decenni (come invece ci hanno fatto credere).

Tale indagine aveva certificato inquinanti come CROMO ESAVALENTE (classificato dalla I.A.R.C. come cancerogeno per l’uomo classe I) e altre sostanze come il TETRACLOROETILENE (classificato dalla I.A.R.C. come probabile cancerogeno per l’uomo gruppo 2A) e il cloroformio, nonostante ciò il comune ha comunque deciso di utilizzare quest'acqua per creare i laghi artificiali (di fianco agli orti in un parco dove il terreno è stato bonificato).

L’indagine di ARPA del 2016 sul SIN di Sesto San Giovanni (leggi QUI ) non solo ha confermato l’andamento rilevato precedentemente ma ha analizzato nello specifico anche gli altri inquinanti, trovando praticamente inalterato lo stato di salute delle acque di prima falda.
Per questa serie di motivi avevamo espressamente richiesto, nel rispetto del principio di precauzione, che non venisse utilizzata dagli ortisti per annaffiare gli orti (richiesta accettata) o per creare i laghetti (in un’area che era appena stata bonificata dalla cooperativa) e che venisse controllata settimanalmente visto che nessuna opera di bonifica è stata prevista o intrapresa in questi ultimi anni, né tanto meno si sono rilevate azioni sulle sorgenti di contaminazione.
Il Comune, nonostante i comunicati (QUI quello del 3 maggio 2003) ha deciso di procede in maniera autonoma, creando i laghetti artificiali e ad eseguire controlli semestrali che non servono assolutamente a nulla.

mercoledì 24 aprile 2019

LA IARC RIVALUTA LA CLASSIFICAZIONE DELLE RADIAZIONI NON IONIZZANTI – RADIOFREQUENZE (OVVERO I CAMPI ELETTROMAGNETICI)

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione dell’elettrosmog. E lo farà pure con urgenza, visto l’eventuale pericolo mondiale incombente sullo sviluppo e implementazione del 5G

La notizia è apparsa sulla sezione oncologica di The Lancet, (leggi QUI) la rivista scientifica inglese di ambito medico considerata tra le prime cinque al mondo. 
Nelle “Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la monografia Iarc” per il periodo 2020-2024, tra gli agenti con precedenza di valutazione per una rivalutazione della classificazione sulla cancerogenesi, ci sono infatti le “radiazioni non ionizzanti-radiofrequenze”, cioè l’elettrosmog attualmente valutato in classe 2B (possibili agenti cancerogeni).
Tale rivalutazione avviene dopo la presentazione dei più aggiornati studi, e delle evidenze emerse negli ultimi test condotti dall’americano National toxicology program e dall’Istituto Ramazzini, che supporterebbero la riclassificazione in classe 2A (probabili agenti cancerogeni) se non addirittura in classe 1 (cancerogeni certi) mettendo definitivamente il punto sulla controversa pericolosità delle radiofrequenze, negata persino nelle recenti audizioni parlamentari.
La decisione della Iarc è arrivata dopo la riunione dello scorso mese di marzo, quando un gruppo consultivo di 29 scienziati di 18 Paesi si è riunito per raccomandare le priorità nel programma di monografie, per garantire che le valutazioni delle monografie riflettessero lo stato attuale delle evidenze scientifiche più rilevanti sulla cancerogenicità.


Alcuni Paesi d’Europa, a differenza dell’Italia, hanno già adottato criteri preventivi il 5G, è stato fermato in Belgio (Bruxelles) e in tre cantoni della Svizzera (Ginevra, Giura, Vado), mentre in Olanda una commissione parlamentare ha chiesto verifiche preliminari e in Germania l’Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni ha sollecitato ulteriori ricerche, motivo per cui a Malta non sono state messe all’asta le licenze


martedì 23 aprile 2019

VIA DI VITTORIO NESSUNA RIQUALIFICAZIONE SOLO SPECULAZIONE CEMENTO E TRAFFICO


Nessuna politica ambientale, nessun rispetto ecologico per un quartiere che ha ereditato per decenni una gestione urbanistica e ambientale devastante.
Non abbiamo presentato nessuna osservazione (a differenza del comitato di Cascina Gatti) perché convinti che nulla sarebbe servito, era già stato tutto deciso anni fa dalla precedente giunta e portato avanti e completato dall'attuale amministrazione.
Nessuna riqualificazione, (ne abbiamo già parlato QUI nel precedente post) se si voleva riqualificare la zona forse si sarebbe dovuto intervenire su altre aree degradate (nelle zone adiacenti) in questi anni poco controllate.
Attualmente abbiamo un campo,  che a differenza di altre aree del quartiere, non è stato inquinato dalle scorie delle FALK (anche se qualche verifica non avrebbe fatto male !!!!!), e dove fino a poco tempo fa pascolavano dei cavalli ! ! ! .
Se si voleva riqualificare la zona si sarebbe acquistato il terreno, lasciato a verde, si sarebbe costruito un parco, un polmone verde che compensasse il traffico veicolare (e il relativo smog) che una classe politica “poco intelligente” (vogliamo essere gentili) con l’installazione del casello ha di fatto incrementato in questi anni.
Il risultato (che potrà anche piacere a qualcuno) sarà questo
rendering  presentato in comune in data  25.03.2019
Con una previsione di aumento del traffico certa e una diminuzione dei posti auto in via Martesana, mentre continuiamo a non capire la necessità di ampliare un autolavaggio che non avrà sicuramente un impatto zero sull'ambiente.
immagine presentata in comune in data 25.03.2019
Ribadiamo che il rispetto per l'ambiente, non si ottiene comprando una macchina euro 6 o partecipando in prima fila ad una manifestazione, ma si ottiene con un cambio culturale profondo, che modifichi in modo radicale piani regolatori e logiche autorizzative attuali, soprattutto perché nei prossimi anni, proprio sulle aree adiacenti a questa, è già prevista una nuova e più massiccia colata di cemento che distruggerà definitivamente l'area rurale, (tutto questo all'insaputa della cittadinanza) che si era preservata fino ad oggi.

giovedì 4 aprile 2019

COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE ITALIANA ELETTROSENSIBILI DEL 2 APRILE 2019

Dall'associazione Italiana Elettrosensibili riceviamo con piacere e pubblichiamo 
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Si è svolto con grande successo il convegno “Elettrosmog, 5G, Elettrosensibilità, svoltosi a Milano il 30 e 31 marzo, e dedicato a un’emergenza di cui i media purtroppo non parlano mai, ma che riguarda in prima persona già un milione e mezzo di italiani che hanno sviluppato una elettrosensibilità verso i Campi Elettromagnetici.
L’evento, al quale hanno partecipato circa 120 persone, è stata un’occasione praticamente unica – nonché la prima in Italia – per far conoscere a un pubblico di non specialisti i vari aspetti scientifici, medici, normativi e legali dell’elettrosmog e dell’elettrosensibilità, nonché per parlare dei rischi connessi con la tecnologia 5G ora in fase di pre-lancio, partendo dalle conseguenze dell’esposizione alle radiofrequenze riscontrate sia a breve termine (elettrosensibilità) sia a lungo termine (tumori, infertilità maschile, malattie neurovegetative, etc.).
Al convegno hanno partecipato ricercatori di caratura internazionale, come il prof. Olle Johansson, neuroscienziato del prestigioso Istituto Karolinska di Stoccolma (Svezia), il quale è stato fra i primi al mondo a studiare la relazione fra le radiazioni emesse dai monitor dei computer e le alterazioni dermatologiche, ed è quindi considerato il “padre” della elettrosensibilità. La sua lunga relazione è stata una vera e propria “lectio magistralis” che è stata molto apprezzata dal pubblico.
Altra ricercatrice di rilevanza internazionale ad aver parlato per illustrare le ricerche svolte è stata la dr.ssa Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice dell’Area ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che ha diffuso proprio in questi mesi i dati di una ricerca decennale di laboratorio sugli effetti “in campo lontano” delle radiofrequenze della telefonia mobile, che nei ratti sono risultate essere associate allo sviluppo di tumori del cuore e del cervello, in analogia con quanto trovato per il “campo vicino” dei cellulari dal National Toxicology Program (USA).
Il risultato finale degli studi dell’Istituto Ramazzini ha una notevole valenza in quanto – supportato da quanto pubblicato dall’NTP – secondo la Belpoggi “porterà inevitabilmente alla nuova classificazione di pericolosità delle radiofrequenze: quella di probabili cancerogeni per l’uomo”. I soci ed amici dell’Associazione Italiana Elettrosensibili hanno sostenuto questo Ente indipendente con un crowdfunding che si è concluso con successo proprio in queste ore.
Diversi sono stati i relatori che hanno approfondito le altre tematiche, come le caratteristiche dei campi elettromagnetici (illustrati dal dr. Andrea Grieco) e, in particolare, gli aspetti medici sottesi all’elettrosensibilità e all’elettrosmog: gli aspetti pediatrici (dr.ssa Laura Masiero della Apple di Padova); la medicina legale e l’elettrosensibilità (prof. Daniele Rodriguez); la medicina del lavoro ed il lavoratore elettrosensibile lavoratore (dr.ssa Annunziata Difonte).

L’elettrosensibilità è stata analizzata non solo dal punto di vista eziologico, diagnostico e terapeutico: è stata anche presentata, per la prima volta, una sintesi dell’analisi di oltre 100 pazienti
visitati dalle due dottoresse dell’Associazione: la già citata Di Fonte e Anna Zucchero.
Questo studio ha confermato la validità di un Protocollo Diagnostico AIE impostato in sintonia con
esperienze internazionali, ma ottimizzato in questi due anni.
L’avvocato Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio & Commodo, ha fornito invece un inquadramento legislativo e giurisprudenziale del problema dell’elettrosensibilità. Le avvocatesse Valeria Rossitto e Valeria Sergi hanno fatto un’interessante rassegna delle sentenze emesse sia a livello internazionale sia nazionale, con riferimento a quelle recentissime in materia di Wi-Fi nella scuola e di “Informazione obbligatoria” che i Ministeri debbono effettuare.
Il primo obiettivo dell’evento, pienamente raggiunto, era proprio quello di fornire delle “pillole” formative ai presenti in due ambiti: sia legale sia di diagnosi/terapia e per il riconoscimento della malattia, ad oggi non riconosciuta né dal nostro Servizio Sanitario né dall’OMS, mentre ad esempio in Svezia è equiparata a un handicap, con tutte le tutele conseguenti.
La seconda giornata del convegno si è invece concentrata sull'attualità e su quanto i cittadini possono fare per tutelare la salute di se stessi e dei propri figli.
Il primo intervento è stato della dr.ssa Milena Greco, che ha portato una chiave di lettura dell’associazionismo e movimentismo “no-elettrosmog” in Italia dal punto di vista antropologico: un approccio ritenuto “innovativo e che aiuta a riflettere”.
Il Sindaco di Borgofranco d’Ivrea, Livio Tola, ha portato l’esperienza di un piccolo comune della provincia di Torino che si è rifiutato di attivare una rete Wi-Fi nella locale scuola (dunque pagata dallo Stato), eseguendo invece un normale e “sano” cablaggio per abilitare i computer didattici alla connessione dati richiesta dal Ministero. Si può quindi fare, se si vuole!
Il giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci, fresco autore del libro Manuale di autodifesa per elettrosensibili, ha raccontato le ultime novità su questo fronte molto caldo, nel suo ruolo di Coordinatore dell’Alleanza Stop-5G, che ha prodotto un convegno a Vicovaro (RM) meno di un mese fa. In particolare, ci ha raccontato cosa è successo da quel giorno in sede parlamentare, nonché la presa di posizione di alcuni dei 120 piccoli Comuni italiani ai quali è stata imposta la partecipazione forzata alla sperimentazione del 5G.
Essenziale, poi, è stata la discussione finale “a porte chiuse” non tanto su una piattaforma politica di interventi legali e/o normativi, presentata dall’AIE, ma sulla indispensabilità di creare un coordinamento nazionale fra i vari comitati italiani che si occupano di elettrosmog, al fine di creare un fronte comune contro quella che si prospetta come una minaccia imminente.
In tal senso, l’AIE ed i vari comitati presenti hanno convenuto di predisporre un “MoU” (in pratica, un memorandum condiviso) focalizzato sugli aspetti organizzativi, che sarà poi proposto alle altre associazioni e comitati locali presenti sul territorio italiano.

lunedì 1 aprile 2019

CONVEGNO SULL'ELETTROSMOG E SUL 5G - MILANO 30/31 MARZO 2019

Riportiamo qui sotto i video trasmessi in diretta streaming del convegno:

 "Elettrosmog, 5G ed Elettrosensibilità"

promosso dalla Associazione Elettrosensibili Italiani a Milano il 30 Marzo 2019 presso la sala conferenze dell'Hotel Michelangelo

video del mattino 


video del pomeriggio 


Video relativo all'intervento specifico di Olle Johansson, Professore associato al dipartimento di Neuroscienze, dell'unità sperimentale di dermatologia del Karolinska Institutet – Stoccolma, Svezia.




lunedì 25 marzo 2019

2 APRILE PRESENTAZIONI CONCLUSIONI SUL PROCESSO PARTECIPATIVO PER LA RICONVERSIONE DELL’INCENERITORE

L’appuntamento è per

Martedì 2 aprile alle ore 18.00 presso spazio Arte a Sesto San Giovanni

Dove verrà presentato il documento congiunto dei comuni e del gruppo CAP alle richieste, osservazioni e istanze fatte sul progetto Biopiattaforma che prevede la conversione dell’inceneritore di via Manin in un centro di trattamento fanghi di depurazione.

Per ulteriori info visita il sito http://www.biopiattaformalab.it/.