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giovedì 4 aprile 2019

COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE ITALIANA ELETTROSENSIBILI DEL 2 APRILE 2019

Dall'associazione Italiana Elettrosensibili riceviamo con piacere e pubblichiamo 
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Si è svolto con grande successo il convegno “Elettrosmog, 5G, Elettrosensibilità, svoltosi a Milano il 30 e 31 marzo, e dedicato a un’emergenza di cui i media purtroppo non parlano mai, ma che riguarda in prima persona già un milione e mezzo di italiani che hanno sviluppato una elettrosensibilità verso i Campi Elettromagnetici.
L’evento, al quale hanno partecipato circa 120 persone, è stata un’occasione praticamente unica – nonché la prima in Italia – per far conoscere a un pubblico di non specialisti i vari aspetti scientifici, medici, normativi e legali dell’elettrosmog e dell’elettrosensibilità, nonché per parlare dei rischi connessi con la tecnologia 5G ora in fase di pre-lancio, partendo dalle conseguenze dell’esposizione alle radiofrequenze riscontrate sia a breve termine (elettrosensibilità) sia a lungo termine (tumori, infertilità maschile, malattie neurovegetative, etc.).
Al convegno hanno partecipato ricercatori di caratura internazionale, come il prof. Olle Johansson, neuroscienziato del prestigioso Istituto Karolinska di Stoccolma (Svezia), il quale è stato fra i primi al mondo a studiare la relazione fra le radiazioni emesse dai monitor dei computer e le alterazioni dermatologiche, ed è quindi considerato il “padre” della elettrosensibilità. La sua lunga relazione è stata una vera e propria “lectio magistralis” che è stata molto apprezzata dal pubblico.
Altra ricercatrice di rilevanza internazionale ad aver parlato per illustrare le ricerche svolte è stata la dr.ssa Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice dell’Area ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che ha diffuso proprio in questi mesi i dati di una ricerca decennale di laboratorio sugli effetti “in campo lontano” delle radiofrequenze della telefonia mobile, che nei ratti sono risultate essere associate allo sviluppo di tumori del cuore e del cervello, in analogia con quanto trovato per il “campo vicino” dei cellulari dal National Toxicology Program (USA).
Il risultato finale degli studi dell’Istituto Ramazzini ha una notevole valenza in quanto – supportato da quanto pubblicato dall’NTP – secondo la Belpoggi “porterà inevitabilmente alla nuova classificazione di pericolosità delle radiofrequenze: quella di probabili cancerogeni per l’uomo”. I soci ed amici dell’Associazione Italiana Elettrosensibili hanno sostenuto questo Ente indipendente con un crowdfunding che si è concluso con successo proprio in queste ore.
Diversi sono stati i relatori che hanno approfondito le altre tematiche, come le caratteristiche dei campi elettromagnetici (illustrati dal dr. Andrea Grieco) e, in particolare, gli aspetti medici sottesi all’elettrosensibilità e all’elettrosmog: gli aspetti pediatrici (dr.ssa Laura Masiero della Apple di Padova); la medicina legale e l’elettrosensibilità (prof. Daniele Rodriguez); la medicina del lavoro ed il lavoratore elettrosensibile lavoratore (dr.ssa Annunziata Difonte).

L’elettrosensibilità è stata analizzata non solo dal punto di vista eziologico, diagnostico e terapeutico: è stata anche presentata, per la prima volta, una sintesi dell’analisi di oltre 100 pazienti
visitati dalle due dottoresse dell’Associazione: la già citata Di Fonte e Anna Zucchero.
Questo studio ha confermato la validità di un Protocollo Diagnostico AIE impostato in sintonia con
esperienze internazionali, ma ottimizzato in questi due anni.
L’avvocato Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio & Commodo, ha fornito invece un inquadramento legislativo e giurisprudenziale del problema dell’elettrosensibilità. Le avvocatesse Valeria Rossitto e Valeria Sergi hanno fatto un’interessante rassegna delle sentenze emesse sia a livello internazionale sia nazionale, con riferimento a quelle recentissime in materia di Wi-Fi nella scuola e di “Informazione obbligatoria” che i Ministeri debbono effettuare.
Il primo obiettivo dell’evento, pienamente raggiunto, era proprio quello di fornire delle “pillole” formative ai presenti in due ambiti: sia legale sia di diagnosi/terapia e per il riconoscimento della malattia, ad oggi non riconosciuta né dal nostro Servizio Sanitario né dall’OMS, mentre ad esempio in Svezia è equiparata a un handicap, con tutte le tutele conseguenti.
La seconda giornata del convegno si è invece concentrata sull'attualità e su quanto i cittadini possono fare per tutelare la salute di se stessi e dei propri figli.
Il primo intervento è stato della dr.ssa Milena Greco, che ha portato una chiave di lettura dell’associazionismo e movimentismo “no-elettrosmog” in Italia dal punto di vista antropologico: un approccio ritenuto “innovativo e che aiuta a riflettere”.
Il Sindaco di Borgofranco d’Ivrea, Livio Tola, ha portato l’esperienza di un piccolo comune della provincia di Torino che si è rifiutato di attivare una rete Wi-Fi nella locale scuola (dunque pagata dallo Stato), eseguendo invece un normale e “sano” cablaggio per abilitare i computer didattici alla connessione dati richiesta dal Ministero. Si può quindi fare, se si vuole!
Il giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci, fresco autore del libro Manuale di autodifesa per elettrosensibili, ha raccontato le ultime novità su questo fronte molto caldo, nel suo ruolo di Coordinatore dell’Alleanza Stop-5G, che ha prodotto un convegno a Vicovaro (RM) meno di un mese fa. In particolare, ci ha raccontato cosa è successo da quel giorno in sede parlamentare, nonché la presa di posizione di alcuni dei 120 piccoli Comuni italiani ai quali è stata imposta la partecipazione forzata alla sperimentazione del 5G.
Essenziale, poi, è stata la discussione finale “a porte chiuse” non tanto su una piattaforma politica di interventi legali e/o normativi, presentata dall’AIE, ma sulla indispensabilità di creare un coordinamento nazionale fra i vari comitati italiani che si occupano di elettrosmog, al fine di creare un fronte comune contro quella che si prospetta come una minaccia imminente.
In tal senso, l’AIE ed i vari comitati presenti hanno convenuto di predisporre un “MoU” (in pratica, un memorandum condiviso) focalizzato sugli aspetti organizzativi, che sarà poi proposto alle altre associazioni e comitati locali presenti sul territorio italiano.