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lunedì 23 settembre 2013

POSSIBILI MECCANISMI D’AZIONE BIOLOGICA DELLA ELETTROSENSIBILITÀ


Uno dei misteri più grandi della scienza moderna è capire come i campi elettromagnetici possono influenzare la biologia umana soprattutto perché questi campi sono composti da fotoni a bassa energia, un’energia troppo bassa per agire sulla chimica del corpo umano. Allora com’è possibile che avvengano questi effetti?

 Molti scienziati sostengono la sola azione che questi campi possono avere sia il riscaldamento, eppure è chiaro che i livelli di esposizione che causano effetti biologici sostanziali riescono a produrre solo un riscaldamento minimo. Oggi questo mistero è stato risolto in un articolo del Prof. Martin Pall dell’Università di Washington, già autore di molti studi sulla Sensibilità Chimica Multipla, Sindrome da Fatica Cronica e Fibromialgia, pubblicato sul Journal of Cellular and Molecular Medicine, e disponibile gratuitamente online a questo link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jcmm.12088/pdf.

( leggi QUI l'articolo completo tradotto da Francesca Romana Orlando per AMICA)


Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale

lunedì 16 settembre 2013

OSTIA, ELETTROSMOG: SÌ AD UN PIANO DI LOCALIZZAZIONE DELLE ANTENNE


Ostia - Approvata all'unanimità la mozione del MoVimento 5 Stelle presentata oggi, 12 settembre, che chiedeva l'istituzione di un piano di localizzazione delle antenne e di un regolamento comunale per l’istallazione e l’esercizio degli impianti per la telefonia mobile nel territorio del municipio . Soddisfazione immediata .... ( leggi QUI l’articolo completo )

FONTE : OSTIATV.IT

ANDRIA, L’ASILO E LE ANTENNE TROPPO VICINE: IL COMITATO QUARTIERE LANCIA L’ALLARME ELETTROSMOG


“Se (forse) è vero che non si conoscono ancora le conseguenze che produco gli impianti di telefonia mobile e ripetitori di altra natura sulla salute delle persone, soprattutto dei bambini è verissimo che i comuni civilmente più evoluti continuano ad adottare principi di cautela e prevenzione, almeno per salvaguardare e preservare i cosiddetti “siti sensibili” perché i rischi derivanti dall’esposizione alle onde elettromagnetiche, purtroppo, sono reali ed accertati. Non essendoci, “naturalmente”, quasi mai studi preventivi che a monte traccino una seria e completa mappatura dei rischi, spesso questo principio di precauzione viene meno, come accade, a nostro avviso, nel comune di Andria, nonostante un preoccupante e crescente aumento di malattie oncologiche, come è emerso puntualmente da recenti indagini e dalle situazioni reali cioè i drammi che vivono le famiglie e che nessuno può riuscire né a nascondere né a tramutare in altro che non sia “la malattia” e spesso una fine predestinata, purtroppo.
Se è vero, quindi, che il problema non è solo limitato alle antenne di telefonia mobile bensì anche ad altre fonti di inquinamento elettromagnetico prodotto da altre tecnologie, a maggior ragione si rendono necessari approfondimenti scientifici e le rassicurazioni servono a ben poco, se e quando ci sono, piuttosto che, addirittura, uno scaricabarile istituzionale assolutamente inaccettabile allorquando invece di rassicurare con dati alla mano ci si limita ad affermare che se i trasmettitori sono lì “è solo colpa degli stessi inquilini e proprietari”, omettendo di dire che proprio l’Ente non è mai riuscito a dotarsi di un adeguato e aggiornato Piano delle antenne piuttosto che di un regolamento di telefonia mobile, proprio come accade, invece, nelle altre città italiane dove la salute dei cittadini è ancora considerata un valore da preservare e salvaguardare”, ........ ( leggi QUI l'articolo completo )

lunedì 9 settembre 2013

ACCERTATA LA CORRELAZIONE TRA IL CANCRO MAMMARIO E L'ESPOSIZIONE AI CEM

Ci viene segnalata dal Dr.Orio Vice presidente Ass. Elettrosensibili ( che abbiamo avuto il piacere di conoscere durante la conferenza organizzata a marzo 2012 ) una fondamentale metanalisi ( 18 studi !!!!!! ) che correla in modo acclarato il cancro mammario con l'esposizione  ai CEM (campi elettromagnetici ).

Clicca QUI per aprire il documento originale

Staff Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

domenica 1 settembre 2013

BIOGAS, COSÌ LA LOMBARDIA È DIVENTATA LA CALDAIA D'ITALIA – ME E' DAVVERO ECOLOGICO ????

Pubblichiamo parte dell'inchiesta pubblicata sul GIORNO " Luci e ombre del miracolo regionale "
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Energia pagata quattro volte tanto con i soldi delle bollette, campi sottratti all'agricoltura per coltivare il mais da bruciare e affitti fondiari alle stelle. Le biomasse hanno cambiato la faccia delle campagne lombarde. E la corsa non si ferma: gli incentivi pubblici continuano ad alimentare i progetti di nuove centrali, anche se il legislatore sta cercando di mettere un freno
La Lombardia sta diventando una gigantesca centrale. Una centrale alimentata con le cosiddette biomasse: escrementi degli allevamenti, mais, legno e rifiuti biodegradabili urbani e industriali, bruciati o fermentati per produrre elettricità ed energia termica "verdi"............ Entro Expo insomma, in Lombardia ci saranno circa 500 biocentrali. Può essere un bel biglietto da visita per la manifestazione dedicata "all'energia per la vita", ma è anche un'eredità impegnativa.

I SOLDI DALLE NOSTRE BOLLETTE - Gli impianti costruiti fino al 2012 godono infatti di un incentivo per quindici anni. La tariffa, detta onnicomprensiva, è di 0,28 centesimi a kilowattora, ovvero quattro volte il valore commerciale dell'energia elettrica. Da quest'anno si cambia, più o meno: la tariffa sarà più bassa, ma durerà per vent'anni. D'altronde, il giudizio è unanime: l'industria delle biomasse sopravvive solo grazie ai soldi pubblici. "Senza incentivi non sta in piedi, produce energia a costi elevatissimi", commenta Gianluca Pinotti, assessore all'agricoltura e all'ambiente della provincia di Cremona. Il suo territorio ha il primato delle centrali in Lombardia: 137 ne conta l'assessore.
È stato proprio l'ampio margine di guadagno garantito dalla tariffa a ingolosire molti investitori, anche esterni al settore agricolo. Una tariffa (i cui fondi arrivano dalla voce A3 delle nostre bollette) che molti definiscono "remunerativa": doveva essere una stampella all'avviamento dell'impresa, è diventata essa stessa la fonte primaria di guadagno. "Si è registrato il fenomeno dell'ingresso pesante della finanza", osserva Andrea Calori, ricercatore del dipartimento di Agraria del Politecnico di Milano.

Per i manager di piazza Affari e dintorni però, il biogas non è stato una scampagnata................... sottolinea il professore Michele Corti, docente di zootecnia montana all'università degli studi di Milano e gestore del blog "Sgonfia il biogas", che la dice lunga su quale sia la sua posizione.

BRUCIATI QUINTALI DI "CIBO" - Una delle tesi del partito anti-biomasse è che in Italia si siano sacrificati la terra fertile e i suoi frutti per inseguire il biogas e soprattutto i suoi lauti incentivi. Giovanni Carrosio, sociologo dell'università di Trieste, osserva che "stiamo assistendo a un depauperamento dei terreni fertili. Oggi si coltiva mais per il biodigestore e si importa quello da dare da mangiare agli animali. E si continua a cercare nuova terra".

Dati del Politecnico di Milano (marzo 2013) rivelano che nel 2010 il 30,9% dei 234.294 ettari coltivati a mais in Lombardia era destinato al biogas. L'assessore mantovano Grandi conferma: "C'è stata una distorsione della vocazione dei campi: dove si produceva frutta ora si pensa a coltivare mais. Si calcola un 20-30% di incremento del prezzo". Visto che tra il 2007 e il 2009 il prezzo del cereale era precipitato, da 25 a 12 euro al quintale, per Ildebrando Bonacini, vicedirettore di Confagricoltura Cremona (che ha tra i suoi affiliati perlopiù produttori di mais), l'uso dei campi ai fini energetici è "legittimo". Anzi, c'è chi ci vede, come Dasti, un'opportunità per integrare il reddito agricolo.

AFFITTI ALLE STELLE E CASE IN CADUTA LIBERA - Sicuramente si è integrato il reddito di chi affittava la terra. Perché a forza di cercare nuovi campi per coltivare "carburante", gli affitti fondiari in Lombardia sono esplosi. Secondo la banca dati dell'Istituto nazionale di economia agraria (Inea), nel 2011 nel Cremonese un ettaro di terra per la fornitura di biomasse era affittato a 1.300-1.400 euro, una locazione superiore ai mille euro massimi per un seminativo. Già nel 2010 Coldiretti Cremona aveva puntato il dito contro quest'impennata dei valori fondiari. Scriveva il direttore Simone Solfanelli: "Quando vediamo mega-impianti del tutto scollegati alle reali potenzialità produttive aziendali e sappiamo che quella struttura per funzionare ha bisogno di materiale vegetale che non è possibile produrre nell'azienda che realizza la centrale, ci preoccupiamo".......................................

IL GIALLO INQUINAMENTO - Poi l'inquinamento. Un'energia verde che sporca? Un paradosso. Eppure secondo Corti dai camini delle centrali a biomasse escono "formaldeide, idrocarburi policlinici aromatici, una piccola percentuale di diossina". "Sono il frutto delle reazioni post camino - spiega -. I motori hanno limiti per le polveri totali, il Pm50, categoria eccessivamente generica, perché le emissioni che fanno male sono Pm10 e Pm2,5". "Sulla soglia del megawatt inquinano come un camion che fa centomila chilometri l'anno", rincara l'assessore Grandi. E dato che l'autorizzazione viene riconosciuta al singolo impianto, aggiunge Carolo, "non conosciamo il cumulativo inquinante di questi impianti".

Infine c'è il giallo dei batteri. I processi del biodigestore, spiega Corti, arricchiscono gli scarti di spore e clostridi, che finiscono nel terreno quando il materiale viene sparso come compost. Si rischia insomma di contaminare con nuovi batteri i terreni già piagati da fertilizzanti e insetticidi usati in massa per far crescere i cereali da bruciare. .....(leggi QUI l'articolo completo di Luca Zorloni )
luca.zorlon

FONTE : IL GIORNO.it