Translate

giovedì 19 marzo 2020

COVID-19, ARRIVANO LE LINEE GUIDA ISPRA E MINISTERO DELL'AMBIENTE SULLO SPAZZAMENTO DELLE STRADE


Pensavamo tutti fosse auspicabile e invece le dichiarazioni emesse ieri durante il Consiglio dove è stato approvato un documento con indicazioni tecniche relativamente agli aspetti ambientali della pulizia degli ambienti esterni e dell’utilizzo di disinfettanti nel quadro dell’emergenza Covid-19 e sue evoluzioni afferma il contrario o meglio che può provocare più danni che benefici.
Nel documento di indirizzo approvato dal Consiglio del SNPA il 18/03/2020 che riportiamo qui sotto ( che potete scaricare da QUI ), l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) con parere del 18 marzo 2020 ha fornito indicazioni generali sulla "Disinfezione degli ambienti esterni e utilizzo di disinfettanti (ipoclorito di sodio) su superfici stradali e pavimentazione urbana per la prevenzione della trasmissione dell'infezione da SARS-CoV-2, nel dettaglio a pagina 2 c’è l’esplicita segnalazione/allarme a non cospargere ripetutamente con disinfettanti piazze e strade poiché ciò potrebbe comportare inquinamento ambientale che dovrebbe essere evitato, al contrario di quanto espresso negli ultimi articoli che sono usciti sui giornali.
Nella nota sottostante, sempre a pagina 2, si può leggere:
Nel richiamare che, come noto, l'uso di ipoclorito di sodio, sostanza corrosiva per la pelle e dannosa per gli occhi, per la disinfezione delle strade è associabile ad un aumento di sostanze pericolose nell'ambiente con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali, va sottolineato come tale utilizzo, qualora indiscriminato, sia in grado di nuocere alla qualità delle acque superficiali arrecando anche un danno alla vita negli ambienti acquatici, nonché alla qualità delle acque sotterranee qualora veicolato tramite acque di scolo non convogliate negli impianti di depurazione. Particolare attenzione va inoltre data anche nelle aree servite da fognatura con trattamento di depurazione all'impatto che quantità eccessive di ipoclorito di sodio possono avere sulla funzionalità degli impianti biologici di trattamento delle acque, con conseguenze negative sulla qualità degli scarichi finali. L'ipoclorito di sodio in presenza di materiali organici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi, quali clorammine e trialometani e altre sostanze cancerogene volatili. Non è inoltre possibile escludere la formazione di sottoprodotti pericolosi non volatili che possono contaminare gli approvvigionamenti di acqua potabile.

Invitiamo i comuni a leggere bene il documento perché, i danni che si provocherebbero nel lungo periodo con l’utilizzo prolungato di tale prodotto sarebbero gravi sia per l’ambiente che per la salute pubblica, oltre a non essere giustificati. 
QUI per scaricare il documento dalla pagina governativa di isprambiente.gov.it
------------------------------------------------




martedì 17 marzo 2020

ALLO STORICO VILLAGGIO FALCK DI SESTO SAN GIOVANNI NON CI SONO PIÙ’ 95 PLATANI SECOLARI - COMUNICATO STAMPA


Grazie ad un progetto di riqualificazione nascosto e venendo meno alle normative vigenti e ad una condivisione del progetto stesso con la cittadinanza, il comune di Sesto San Giovanni ha prima progettato e poi fatto eseguire l’abbattimento dei platani nascondendosi dietro l’abbattimento delle barriere architettoniche e ad un progetto di riqualificazione, ma riepiloghiamo chiariamo i fatti…
In data 04 marzo 2020 sono iniziati gli abbattimenti dall'impresa che ha vinto la gara di appalto per il taglio degli alberi, avviando il taglio integrale (abbattimento) dei platani che si trovano all'interno del Villaggio Falck con la parte di ingresso in Viale Italia ANTICIPANDO i lavori che invece erano stati previsti nel crono-programma della delibera di giunta in data 01 maggio 2020.
Questo progetto arriva in fase esecutiva dopo una "contrattazione" eseguita con i soli residenti (così afferma il sindaco da noi interpellato), peccato però che abbia nascosto ai propri cittadini e in particolar modo alla consulta dell’ambiente e alla consulta P.E.B.A. (tavolo di progettazione partecipata per la riduzione delle barriere architettoniche) ovvero alle commissioni preposte ad esprimersi su tali argomenti, i dettagli del progetto, soprattutto quando si parla di alberi secolari e in salute di PROPRIETÀ COMUNALE (e non del singolo villaggio).
Facciamo inoltre notare che il “Villaggio Falck” è stato inserito nel PGT della città come “bene storico documentale” in questo modo l’Ente comunale ha sottoposto a tutela l’intero Villaggio comprese le alberature dei viali e delle strade, alberature d’epoca avente un indubbio valore storico, ambientale e paesaggistico riconoscendo così ai sensi della Legge 10/2013, i platani che, rientrano nelle alberature previste dal 1 comma, lettere b) e c) dell’art. 7 della Legge 10/2013, in quanto costituenti filari e alberate di particolare pregio paesaggistico, trovandosi gli stessi nel contesto monumentale, storico e culturale del cosiddetto “Villaggio Falck”.
Per poter intervenire sulle alberature protette il Comune avrebbe dovuto fare una variante al proprio PGT stralciando il Villaggio dall'elenco dei beni storici documentali.
Il Comune non solo non ha rispettato la legge 10/2013 ma, con quanto eseguito in questi giorni, ha violato il proprio Regolamento sul verde cittadino, che vieta l’abbattimento degli alberi, salvo casi ben specifici previsti dall'art. 8, punti b e c) nel dettaglio:
b) dall'albero o dalla siepe provengano pericoli non altrimenti eliminabili per persone o cose;
c) l’albero sia ammalato e la sua conservazione non sia possibile.
Stando al Regolamento comunale, lo stesso Comune per potere tagliare gli alberi avrebbe dovuto prima censire il patrimonio arboreo, quindi acquisire il parere di un esperto o più sullo stato di salute degli alberi, ma questa relazione non pare sussistere, in quanto non presente negli atti della DGC 402/2019.
A novembre 2019 è stata chiesta da alcuni cittadini (purtroppo a noi pervenuta solo in data 11 marzo 2020) la comunicazione di ERSAF Lombardia, chiamata ad esaminare questi platani al Villaggio Falck, il documento qui sotto è la dichiarazione con il quale il giorno 11 ottobre 2019, l’ispettore Fitosanitario di ERSAF dichiara che i platani erano tutti sani sul Ceratocystis platani (fungo agente di cancro colorato).

Questi 95 platani sono da considerarsi un patrimonio comune da tutelare, soprattutto in una epoca caratterizzata da un forte inquinamento, da gravi problematiche e devastazioni ambientali e climatiche, che ormai sono sotto gli occhi di tutti come le cronache puntualmente riportano da tutto il mondo,
Per questo motivo abbiamo chiesto in tutte le sedi (purtroppo in ritardo) di intervenire urgentemente, disponendo in via immediata la sospensione del taglio degli alberi, la revisione del progetto di riqualificazione.
Non siamo stupidi e lo diciamo fin da subito, il rispetto delle norme per l’accesso ai disabili sicuramente avrebbe previsto l’abbattimento di qualche albero (piantumato da scellerate giunte precedenti), ma tra qualche albero e l’abbattimento di tutti i platani c’è una differenza enorme, il taglio di alberi è e deve essere l’ultima spiaggia e non l’evento più semplice e auspicabile, per salvare quello che è un patrimonio comunale ci saremmo aspettati (magari) il restringimento della carreggiata, oppure la creazione un marciapiedi solo da un lato, oppure dei sensi unici o un area pedonabile con limitato accesso alle auto, insomma ci aspettavamo una progettazione che avesse rispetto dell’ambiente e che riuscisse a tener valide le aspettative di chi ci abita invece di una progettazione “scolastica” che ha tagliato l’unico polmone verde “storico” presente nell'area nord della città, che è giusto ricordare è un Sito di Interesse Nazione a causa dell’inquinamento accumulato.
Per quello che ci riguarda, i cento e passa alberi che verranno piantumati, promessi a compensazione, servono solo per nascondere il danno procurato da chi non comprende la differenza ambientale che c’è tra un albero secolare e una pianta che deve iniziare a crescere.
Ancora una volta, e con rammarico, annotiamo la mancanza di una politica ambientale seria sul territorio.

il Consiglio Direttivo dell'Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

lunedì 9 marzo 2020

NO ALL'ABBATTIMENTO DI 95 ALBERI AL VILLAGGIO FALCK - C'E' SEMPRE UN'ALTRA SOLUZIONE


Dalla pagina Facebook SESTOMALE è stato lanciato un appello a firmare una petizione per fermare i lavori al Villaggio Falck poiché nel progetto di riqualificazione del Villaggio Falck è previsto l'abbattimento di 95 (NOVANTACINQUE !!!!!!) alberi, di cui molti secolari, tutti sani, per ripristinare i marciapiedi.
Non comprendiamo il motivo di tanto accanimento contro gli alberi, non sappiamo il perché si è arrivati a tale situazione, ma sappiamo che c’è sempre un altro modo di progettare la città e salvaguardare il verde e gli alberi, forse costa di più ma c’è sempre un altro modo, magari non si salvano tutte e 95, magari ne salviamo la metà, ma la percezione che si ha è quella che non si sia fatto tutto il necessario e si sia dato adito alle sole persone che si lamentano (magari anche a ragione per una sbagliata costruzione del quartiere) ma crediamo che non si sia tenuto conto dell’importanza di quest’area verde nel contesto urbano.


Ci uniamo all’appello fatto chiedendo che venga presa in considerazione la possibilità di revisionare tutte le piante e salvarne il più possibile, con un progetto che sia condiviso con i residenti.

Clicca QUI per firmare la petizione.

venerdì 6 marzo 2020

EFFETTO CORONAVIRUS E L'INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN CINA DIMINUISCE !!!!!


I satelliti della NASA ed ESA hanno rilevato livelli di biossido di azoto insolitamente bassi sopra la Cina per le misure adottate contro il COVID-19.
Il deciso ed inaspettato calo di un gas inquinante e altamente irritante, come il biossido di azoto (NO2) un gas secondario che si forma per effetto delle emissioni è dovuta alla chiusura forzata delle attività lavorative, dei trasporti e delle aggregazioni sociali, centrali energetiche e complessi industriali così con lo stop forzato di molte attività economiche, anche i livelli di inquinamento nella troposfera sono sensibilmente calati.

L'immagine in apertura mette a confronto la concentrazione di NO2 in Cina dall'1 al 20 gennaio 2020 (a sinistra) al 10-25 febbraio 2020, ossia prima e durante la quarantena.
E in Lombardia come va? La situazione ora, rispetto al mese scorso sembra essere mutata (anche se è ancora presto per dirlo) ma lo stop imposto dall'epidemia di Corona-virus “potrebbe aver contribuito” a invertire la rotta della concentrazione di polveri sottili e degli inquinanti nell'aria che, in poco meno di due mesi, avevano reso la Pianura Padana una zona rossa in quanto a inquinamento.
Le disposizioni relative al contenimento e alla gestione del contagio da Coronavirus emesse già da 15 giorni hanno coinvolto la Lombardia e in Veneto (regioni con la più elevata concentrazione di impianti produttivi e di persone), sospendendo tutti i servizi educativi e i viaggi di istruzione, chiudendo musei e cinema e invitando la popolazione ad adottare norme virtuose per evitare la propagazione dell’epidemia virulenta, e così sono state molte le realtà lavorative che, alla luce dell’ordinanza, hanno adottato lo smart working e il telelavoro, limitando di fatto gli spostamenti e l’uso di automobili e veicoli a motore rendendo città sovraffollate come Milano a città a tratti quasi deserte.
Così consultando i dati forniti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, scopriamo che l’aria, a Milano è effettivamente migliore ma alcuni valori tendono a rialzarsi e forse il miglioramento avuto è dovuto per lo più ai forti venti e alle piogge avute in coincidenza con l’arrivo del virus che allo stop della circolazione delle persone, e questo tenderebbe a ridimensionare (e di molto) l’inquinamento generato dai motori termici (gli unici ad essere stati fermati dal virus) e a rivalutare l’inquinamento generato dal settore industriale e dai riscaldamenti (vero problema mai affrontato).

Leggi anche gli articoli su:

mercoledì 4 marzo 2020

CORSI E RICORSI MA ..... #MILANONONSIFERMA

In un servizio della Rai del 1969, la storia dell'epidemia influenzale che cinquant'anni fa colpì la nostra Penisola, da Nord a Sud, battezzata "l'epidemia di Hong Kong" (perché si sviluppò in quel Paese nel luglio del 1968), arrivò nel 1969 anche in Italia e nel resto del continente europeo.
I disagi, allora come oggi, non mancarono, come non mancarono gli ammalati (a migliaia) ospedali e cliniche furono presi d'assalto e molte furono anche le vittime. 
Nello storico video si spiega che "Occorre fermare il virus prima che arrivi. Prevenire, insomma, non soltanto reprimere". 
Consigli che ancora oggi risultano molto attuali, peccato che non vengano presi altrettanto seriamente per quanto riguarda l'ambiente e l'inquinamento.
..

Come allora anche oggi Milano non si fermò mai, 






lunedì 2 marzo 2020

ALBERI E 5G - ESISTE UN PROBLEMA ?

Non vorremmo esagerare, (ne tanto meno strumentalizzare un argomento come questo) ma vista l'azione invasiva (che non è limitata solo alla città di Sesto San Giovanni ma presente in tutta Italia a macchia di leopardo) ci chiediamo se EFFETTIVAMENTE GLI ALBERI AD ALTO FUSTO OSTACOLANO IL 5G, come da diverso tempo qualcuno sta denunciando.

Anticipiamo subito che NON ci aspettiamo una "deforestazione urbana" (come qualcuno divulga), sicuramente una cura maggiore, potature più frequenti e sicuramente qualche abbattimento (selettivo) inserito in opere di bonifica molto generali, magari non autorizzate o giustificate.  
L'allarme, già stato lanciato anni fa, non venne compreso dal mondo ambientalista in modo corretto, i motivi apparvero subito troppo allarmistici ma, soprattutto, non se ne comprendeva l'invasività.
Già in tempi non sospetti si avvisava che si sarebbero date spiegazioni risibili, per il taglio degli alberi tra queste le giustificazioni sulle quali ci avvisarono erano:

  1.  Gli alberi "risultano di colpo tutti malati"; 
  2. oppure ti dicono che ne pianteranno degli altri, (più piccoli e bassi!!!!!); 
  3. oppure ti dicono che sono diventati, improvvisamente, tutti pericolosi." cioè, alberi secolari, che sono lì da decine di anni, di colpo diventano una minaccia per la popolazione.
Affermazioni che oggi sembrano profezie avverate, Ma allora, qual è la verità?
E' davvero un problema di mala gestione o di totale incuria avvenuto negli ultimi 20 o 30 anni?
E' vera l’equazione più alberi e meno antenne da quelli che vengono definiti dalle lobby delle TELCO i "complottisti"?

Cercheremo di spiegarlo in maniera semplice in modo da non "strumentalizzare" o da non creare allarmismo (concetto tanto caro ai negazionisti), per far questo riprenderemo le affermazioni del dott. Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto dei problemi legati all'inquinamento elettromagnetico che abbiamo conosciuto al convegno di Milano lo scorso anno fatte ad una rivista online in data 18 aprile 2019:


L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella banda millimetrica, per questo motivo costituiscono un ostacolo alla propagazione del segnale 5G. In particolare le foglie, con la loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda UHF ed EHF, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne spesso sui tetti dei palazzi)


Ai tecnici del settore il fenomeno è noto come le (inesplorate) microonde millimetriche dalle "mini" antenne del 5G trovino negli alberi un ostacolo nel trasporto dati, infatti il segnale del wireless di quinta generazione NON HA lo stesso campo elettrico, ne la stessa potenza e di conseguenza la stessa forza di penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard [ 2G, 3G e 4G ] in pratica, l’albero funge da barriera, le foglie dell’albero, piene d’acqua, assorbono lo spettro di banda del 5G, impedendone l’ottimale ricezione del segnale emesso dalle mini-antenne.
Certo il problema potrebbe risolversi installando le micro antenne ad altezze inferiori rispetto ad alberi secolari, ma sicuramente rappresenterebbero un ulteriore  investimento dai costi elevati soprattutto dopo anni in cui si sono cambiati i lampioni pronti a ricevere i trasmettitori di nuova generazione.
Complottismo? NO, le prove arrivano dall'ente britannico per la cartografia

leggi QUI il report completo, un documento di 46 pagine sulle pianificazioni geo-spaziali del 5G stilato come manuale d’uso per pianificatori e autorità locali dal Dipartimento per la digitalizzazione, cultura, media e sport dell’autorevole Ordance Survey (ente pubblico del Regno Unito incaricato di redigere la cartografia statale), spiegando l’avvio della fase sperimentale del 5G afferma infatti che nella strade urbane si deve prima di tutto “valutare se l’area ha un flusso di traffico significativo e in particolare autobus e camion,” per poi considerare come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè ostacolato, “identificando tutti gli oggetti significativi in ​​genere” con altezza “oltre i 4 metri”, quali  ad esempio “pareti alte, statue e monumenti più piccoli, cartelloni pubblicitari e” (guarda caso) “alberi di grandi dimensioni e siepi alte, poiché arbusti, foglie e rami “devono essere considerati come bloccanti del segnale” del 5G al pari di materia solida (pietra e cemento). 
Purtroppo quella che è sempre stata bollata dai fenomeni del web come una bufala si sta rilevando una verità, un pugno alla bocca dello stomaco per la natura, sensibilità e intelligenza umana, ma forse è uno dei tanti lati oscuri del 5G, che non ci raccontano nelle ammiccanti offerte all inclusive e negli spot pubblicitari.

Speriamo di sbagliarci, ma qualcosa non quadra, probabilmente quanto successo a Sesto San giovanni è frutto di una mancata politica ambientale degli ultimi decenni (che comunque va provata e descritta prima degli abbattimenti e non dopo con proclami d'innocenza e di "buon governo"), sicuramente è venuta a mancare una sana e corretta comunicazione sul tema.