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domenica 22 maggio 2016

INQUINAMENTO ACQUA DI FALDA DA CROMO ESAVALENTE - MILANO VIA BAZZI 12

Tra le aree inquinate non c’è solo Sesto San Giovanni e tutti i comuni del nord Milano ma, purtroppo,  c’è tutta l’Italia.
A Milano in via Bazzi 12 ( zona di viale Tibaldi a Milano ) in piena area urbana , una ex fabbrica ,la galvanica Lorenzi, è tutt'ora causa di un inquinamento della falda acquifera e del sistema di scarico, oltre ad avere grosse quantità di amianto. Gli sversamenti di liquidi contenenti metalli pesanti ( tra cui il noto e  pericoloso cromo esavalente) è iniziato nel 1994, fino al 2005, ma il terreno è talmente impregnato che rilascia costantemente un inquinamento continuo.

Chi compie tali gesti non può essere paragonato ad un semplice criminale , chi è causa di stragi ambientali ed è consapevole delle conseguenze sulla salute pubblica e sull'ambiente deve essere punito come un criminale di guerra e non usufruire in maniera ignobile della prescrizione ( come vergognosamente successo per le stragi causate dall'amianto ) o di benefici di legge.
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Video intervista e testo di Roberto Schena a cura di Esplorazione urbana

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Qui sotto pubblichiamo l’articolo di infonodo.org che spiga bene cos'è successo :

Milano - Inquinata la prima falda della città con Cromo esavalente ; Allarme dei periti alla procura: i veleni hanno raggiunto la prima falda. Intatta la seconda dove si rifornisce l´acquedotto ; "Cromo killer, acqua contaminata" ;Un imprenditore lo ha smaltito nei tombini: indagato per disastro ; In luglio la stessa sostanza cancerogena aveva messo ko il depuratore Milano sud
Per mesi gli esperti hanno sperato che non accadesse. Hanno analizzato dati, studiato campioni, stilato relazioni: sempre nella speranza che i risultati del loro lavoro fossero negativi. E invece ciò che temevano è successo: il cromo esavalente che un´azienda in fallimento, in luglio, ha versato nella rete fognaria di Milano, ha ormai da qualche tempo raggiunto la prima falda acquifera della città, e l´ha contaminata.
Quale sia la reale portata del pericolo, al momento, è ancora presto per dirlo: di positivo c´è che l´acqua per uso domestico dei milanesi viene prelevata dalla seconda falda (incontaminata) e non dalla prima. Il che esclude le peggiori preoccupazioni. Ma ciò non toglie che anche con la prima i cittadini hanno a che fare molto frequentemente. Basti pensare, ad esempio, che è proprio quella della prima falda l´acqua che periodicamente affiora nei box e nei seminterrati della città. Ed è per questo motivo che la procura di Milano, che ha da tempo aperto una indagine sulla vicenda, ha deciso di procedere contro il titolare di quella industria per il reato di disastro colposo.
Questa storia, come detto, comincia a luglio, quando, alla vigilia della chiusura dei propri impianti di nichelatura e cromatura, l´imprenditore decide di risparmiare sulle costose procedure di smaltimento dei liquami di lavorazione del metallo. Acidi, metalli pesanti, nichel e soprattutto cromo esavalente, sostanza cancerogena. Parecchio materiale, tutto stoccato all´interno dei propri impianti.
L´uomo si organizza con alcuni ex dipendenti e, lontano da sguardi indiscreti, comincia a smaltirlo nei pozzetti di scarico dello stabilimento, in via Bazzi. Il materiale si inabissa e comincia il suo lungo viaggio. 

Un viaggio in due direzioni. La prima è quella che porta ad attraversare la città, verso il depuratore di San Rocco, ex Milano Sud. Arrivata a destinazione, l´alta concentrazione di metalli pesanti contenuta nei liquami stermina i batteri che permettono il processo depurativo, causando così la «morte» dei fanghi attivi e l´inibizione di alcuni processi biologici. 

Per alcuni giorni, insomma, il depuratore non funziona più. Poi i processi riprendono normalmente. Ma i danni, calcolati dai tecnici comunali, sono ingenti.
La seconda direzione è verso il basso. I periti incaricati dal PM Stefano Civardi scrivono infatti che il cromo è «percolato», ossia è sceso penetrando nella prima falda in una concentrazione, a quanto pare, significativa, i cui effetti sulla salute sono ancora da verificare.
Probabilmente nessuno avrebbe saputo nulla di quanto successo, se non fosse stato per i tecnici che lavorano al depuratore. I quali, dopo aver analizzato le cause del blocco dell´impianto, hanno dedotto che quei liquami non potevano che provenire da un impianto metallurgico, e hanno così permesso agli inquirenti di restringere di molto il campo delle ricerche. Appostamenti e controlli hanno fatto il resto. I vigili urbani hanno accertato che nei pozzetti di scarico dello stabilimento messo sotto la lente d´ingrandimento erano state versate notevoli quantità di sostanze pericolose, identiche a quelle che avevano provocato il danneggiamento del depuratore di Milano Sud. Ed è scattata la denuncia.