L’Associazione Sottocorno esprime la più totale solidarietà al comitato di Soverzene ed invita le istituzioni ad attivarsi al fine di minimizzare l’esposizione che la popolazione è costretta a subire, l’impatto paesaggistico e ambientale NON PUO’ E NON DEVE essere prioritario rispetto hai rischi biologici che tale esposizione può far nascere, ed è sorprendente che dopo 6 anni dalla decisione presa non si sia ancora riusciti a mettere in sicurezza il centro abitato, qui sotto il comunicato
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«C’è gente che vive sotto i tralicci. Diamo pieno
sostegno all’ultima versione presentata da Terna»
SOVERZENE. Presa di posizione dello
storico comitato dei cittadini di Soverzene che da decenni si batte sulla
questione dell'elettrodotto, criticando l'atteggiamento degli altri comitati
sorti sul territorio (anche in zone non interessate dal tracciato) che stanno
rallentando un progetto atteso da anni per risolvere il disagio di diversi
cittadini. «Innanzitutto ribadiamo il pieno sostegno all'ultima versione del
progetto di razionalizzazione presentato da Terna», scrive il comitato in una
nota diramata dai portavoce Gianni e Pietro Albino Burigo, «che ricalca di
fatto il progetto allegato al protocollo di intesa firmato nel 2009 dai sindaci
dei comuni interessati e dall'allora presidente della Provincia Sergio Reolon,
quale garante degli interesse provinciali per porre fine ad una situazione
fortemente penalizzante per coloro che abitano nelle immediate vicinanze delle
linee interessate alla razionalizzazione. Si ricorda che l'accordo di programma
era stato concertato con i sindaci dei territori interessati e condiviso con la
popolazione residente. È alquanto sconcertante che ora, dopo sei anni da
quell’impegno assunto in sede istituzionale, comitati che nascono su territori
nemmeno interessati o marginalmente interessati dall'opera, si assurgano a
difensori degli interessi dei cittadini. Il loro atteggiamento provoca
solamente il rallentamento dell'iter autorizzativo. Di fatto non si rendono
conto che molti cittadini, compresi i
bambini, continuano a vivere e andare a scuola in aree gravate da elettrodotti.
L’ipotesi è che stiano difendendo interessi di alcuni, non certo delle migliaia
di persone che abitano in aree interessate da elettrodotti».
Da Ponte a Perarolo, continua il
comitato «tutti concordano con il progetto presentato (vedi le delibere dei
consigli comunali con le quali si ribadisce l’indifferibile urgenza del
proseguo dell’iter approvativo, così come previsto nei protocolli) e chi ora si
tira indietro, anche se aveva assunto un formale impegno firmando il protocollo
di intesa (leggi comune di Belluno) dando “fiato” ai comitati del no, è bene
ricordare che è interessato da 1 km di nuova linea a 220 kV su 40 km
complessivi di razionalizzazione. Per aumentare il sostegno alla posizione del
“no” si sono dovuti pertanto coinvolgere comuni non interessati da alcun
intervento, né attuale né futuro, alimentando la discussione su di un
elettrodotto a 380 kV, quando invece la tensione rimarrà di 220 kV». Gli
esponenti dunque chiedono «un po’ di onestà intellettuale sia ai cittadini non
interessati dall'opera di razionalizzazione che non si lascino coinvolgere dai
comitati del “no”, sia ai politici, affinché non si soffermino sui meri
interessi elettorali e comprendano il disagio ultradecennale con il quale
convivono centinaia di famiglie, ricordando che tale atteggiamento ha come
unico risultato il fatto di non consentire la risoluzione di questo problema in
aree fortemente abitate. Ci auguriamo vivamente che la commissione Via
nazionale dia un parere favorevole al progetto così come concepito e che i lavori di razionalizzazione possano
partire al più presto (anche se può sembrare un eufemismo: oltre vent’anni sono
passati da quando abbiamo cominciato a prendere coscienza del problema)
consentendo, nel contempo, di eliminare le linee attuali, vecchie di oltre 60
anni»
FONTE : CORRIERE DELLE ALPI