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martedì 12 aprile 2016

ELETTROSMOG? CONOSCILO E MISURALO. STANDARD E PRASSI NON CAUTELATIVI

Firenze – L’elettrosmog, livello di campi elettromagnetici (CEM) superiori al campo elettromagnetico naturale della Terra, è una realtà innegabile. I CEM si moltiplicano nell’etere e ci permettono di sfruttare tutti i vantaggi delle telecomunicazioni telefoniche e internet wi-fi. 
Ma esistono anche effetti nocivi nell’uso di telefoni cellulari e dispsitivi wi-fi sulla salute umana. Primo nemico, per la vicinanza al nostro corpo è il cellulare “da usare con molta cautela e per comunicazioni di emergenza, veloci”, raccomandano sia medici sia ricercatori del settore. Il paradosso stridente è aver cablato la Terra con la fibra per poi coprirla  di antenne e ripetitori wi-fi. I punti critici di una normativa non veramente al passo delle evidenze scientifiche, mediche e dell’esperienza diretta delle persone. Nel 2014 uno studio epidemiologico svedese ed uno studio francese concludono che la radiofrequenza è da classificare “cancerogeno certo per l’uomo in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione sono cumulativi”. Video sulle necrosi cellulari scoperte del CNR e sul“Bioinitiative report”
Come nel caso di sostanze (metalli pesanti, ecc.) divenute inquinanti (ossia eccedenti la concentrazione che c’è in natura) e quindi tossiche o dannose, per i campi elettromagnetici (CEM, Electro Magnetic Fields EMF) vale lo stesso perchè da tempo superano di gran lunga il campo elettromagnetico naturale della terra: campo magnetico 0.000002mG (or 0.0002 nT), campo elettrico 0.0001 Volt/m, radiofrequenza <0.00002 Volt/m. E’ importante, a maggior ragione in presenza di disturbi della salute segnalati dalla letteratura scientifica e medica per esposizione a CEM,  conoscere i livelli CEM a cui siamo esposti durante il giorno e la notte, e nell’ambiente di lavoro. Ed è semplice farlo. Perchè sono in vendita strumenti di semplice uso per misurarli.
Parliamo dei campi elettromagnetici “pulsati” a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, smartphone, computer collegati in reti senza fili, antenne WiFi, WiMax, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile Dect, Gsm, Umts e Lte (4G)“.
L’Italia ha stabilito per le radiofrequenze il limte di 0,6 Volt per metro nei luoghi dove si soggiorna per più di 4 ore (Dpcm dell’8 luglio del 2003). Ma la normativa è da aggiornare agli studi per essere realmente cautelativa (principio di precauzione). Due i punti critici messi in evidenza da medici e ricercatori dle settore: il limite standard è fissato sui CEM generati da una fonte fissa, come un ripetitore wi-fi, ossia al livello CEM di fondo che esso genera e non ai livelli CEM che si generano quando viene attivata la connessione wi-fi dagli utenti poi esposti ad essa, e inolttre la normativa tiene conto solo degli effetti di natura termica sulla biologia umana.
Il Governo avrebbe il proposito di innalzare i limiti dei CEM attaverso disposizioni  sulla “Strategia per la banda ultralarga” e la “Crescita digitale”.
“Il limite di 0,6 V/m  – spiegano medici era riferito a una misurazione calcolata su una media di 6 minuti, che è il tempo in cui avviene la compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici. Nel 2012 l’allora Governo Monti – hanno denunciato medici e associazioni nella petizione-appello del febbraio 2015 al Governo, firmata anche da Livio Giuliani, fisico e portavoce della Commissione internazionale per la sicurezza dei campi elettromagnetici (Icems) – decise con il Decreto Sviluppo, e senza alcuna valutazione di carattere sanitario, di innalzare il tempo di misurazione dei campi a 24 ore, creando di fatto un artificio per aumentare i limiti di legge: di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi mobili non sono in uso e tali valori compensano i limiti più elevati delle ore diurne nel calcolo della media”.
Il CNR ha scoperto la necrosi (morte) delle cellule esposte a fasci radar e a wi-fi commerciali in dipendenza della durata della esposizione. I risultati della ricerca sono stati divulgati nel convegno “ENVIRONMENT. Le Frontiere della Scienza nella Valutazione del Rischio Chimico e Fisico”  organizzato a Roma dall’associazione Amica (Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (www.infoamica.it) in collaborazione con la Icems, in occasione della Giornata Mondiale per l’Ambiente 5 Giugno 2012, presso la Biblioteca della Camera dei Deputati Roma. Il convegno fece il punto sulle conoscenze scientifiche sull’inquinamento chimico e dei campi elettromagnetici ricevendo il Premio di Rappresentanza del Presidente della Repubblica.
“E’ noto che gli standard promossi dall’ Ieee Institute of Electrical and Electronic Engineers del 1992 sono obsoleti, perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto, mentre è stato ampiamente dimostrato che campi elettromagnetici deboli, non in grado di produrre alcun riscaldamento – chiariscono scienziati e associazioni – producono numerosi effetti biologici. Questo avviene perché la materia vivente funziona attraverso scambi chimici e segnali elettromagnetici, che possono subire alterazioni in presenza di campi elettromagnetici esterni anche debolissimi”.
Nella letteratura internazionale sugli effetti dei CEM spicca il Bioinitiative report “A Rationale for Biologically-based Public Exposure Standards for Electromagnetic Fields (ELF and RF)” che documenta le ricerche, realizzate a partire dal 2006, sugli effetti tossici delle radiazioni CEM (disfunzioni del sistema immunitario, elettrosensitività, tumori celebrali, ecc).  In generale gli Stati ignorano o tardano ad applicare buone politiche di prevenzione. L’Europa ha rivolto molta attenzione ai risultati della Bioinitiative, in particolare i paesi del Nord Europa.


L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come possibile cancerogeno per l’uomo in classe 2B – sottolineano – , smentendo  che esistono solo effetti termici di tali campi. Sono emerse in poco tempo nuove evidenze scientifiche del rischio cancerogeno: uno studio epidemiologico svedese e uno studio francese, entrambi del 2014, concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come cancerogeno certo per l’uomo in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione sono cumulativi”.

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FONTE : STAMPTOSCANA.IT