Firenze – L’elettrosmog, livello di
campi elettromagnetici (CEM) superiori al campo elettromagnetico naturale della
Terra, è una realtà innegabile. I CEM si moltiplicano nell’etere e ci
permettono di sfruttare tutti i vantaggi delle telecomunicazioni telefoniche e
internet wi-fi.
Ma esistono anche effetti nocivi nell’uso di telefoni cellulari
e dispsitivi wi-fi sulla salute umana. Primo nemico, per la vicinanza al nostro
corpo è il cellulare “da usare con molta cautela e per comunicazioni di emergenza,
veloci”, raccomandano sia medici sia ricercatori del settore. Il paradosso
stridente è aver cablato la Terra con la fibra per poi coprirla di antenne e ripetitori wi-fi. I punti
critici di una normativa non veramente al passo delle evidenze scientifiche,
mediche e dell’esperienza diretta delle persone. Nel 2014 uno studio
epidemiologico svedese ed uno studio francese concludono che la radiofrequenza
è da classificare “cancerogeno certo per l’uomo in Classe 1 e che gli effetti
dell’esposizione sono cumulativi”. Video sulle necrosi cellulari scoperte del
CNR e sul“Bioinitiative report”
Come nel caso di sostanze (metalli
pesanti, ecc.) divenute inquinanti (ossia eccedenti la concentrazione che c’è
in natura) e quindi tossiche o dannose, per i campi elettromagnetici (CEM,
Electro Magnetic Fields EMF) vale lo stesso perchè da tempo superano di gran
lunga il campo elettromagnetico naturale della terra: campo magnetico
0.000002mG (or 0.0002 nT), campo elettrico 0.0001 Volt/m, radiofrequenza
<0.00002 Volt/m. E’ importante, a maggior ragione in presenza di disturbi
della salute segnalati dalla letteratura scientifica e medica per esposizione a
CEM, conoscere i livelli CEM a cui siamo
esposti durante il giorno e la notte, e nell’ambiente di lavoro. Ed è semplice
farlo. Perchè sono in vendita strumenti di semplice uso per misurarli.
Parliamo dei campi elettromagnetici
“pulsati” a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet,
smartphone, computer collegati in reti senza fili, antenne WiFi, WiMax, radar,
ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile
Dect, Gsm, Umts e Lte (4G)“.
L’Italia ha stabilito per le
radiofrequenze il limte di 0,6 Volt per metro nei luoghi dove si soggiorna per
più di 4 ore (Dpcm dell’8 luglio del 2003). Ma la normativa è da aggiornare
agli studi per essere realmente cautelativa (principio di precauzione). Due i
punti critici messi in evidenza da medici e ricercatori dle settore: il limite
standard è fissato sui CEM generati da una fonte fissa, come un ripetitore
wi-fi, ossia al livello CEM di fondo che esso genera e non ai livelli CEM che
si generano quando viene attivata la connessione wi-fi dagli utenti poi esposti
ad essa, e inolttre la normativa tiene conto solo degli effetti di natura
termica sulla biologia umana.
Il Governo avrebbe il proposito di
innalzare i limiti dei CEM attaverso disposizioni sulla “Strategia per la banda ultralarga” e
la “Crescita digitale”.
“Il limite di 0,6 V/m – spiegano medici era riferito a una
misurazione calcolata su una media di 6 minuti, che è il tempo in cui avviene
la compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici. Nel 2012
l’allora Governo Monti – hanno denunciato medici e associazioni nella
petizione-appello del febbraio 2015 al Governo, firmata anche da Livio
Giuliani, fisico e portavoce della Commissione internazionale per la sicurezza
dei campi elettromagnetici (Icems) – decise con il Decreto Sviluppo, e senza
alcuna valutazione di carattere sanitario, di innalzare il tempo di misurazione
dei campi a 24 ore, creando di fatto un artificio per aumentare i limiti di
legge: di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi
mobili non sono in uso e tali valori compensano i limiti più elevati delle ore
diurne nel calcolo della media”.
Il CNR ha scoperto la necrosi (morte)
delle cellule esposte a fasci radar e a wi-fi commerciali in dipendenza della
durata della esposizione. I risultati della ricerca sono stati divulgati nel
convegno “ENVIRONMENT. Le Frontiere della Scienza nella Valutazione del Rischio
Chimico e Fisico” organizzato a Roma
dall’associazione Amica (Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica
e/o Ambientale (www.infoamica.it) in collaborazione con la Icems, in occasione
della Giornata Mondiale per l’Ambiente 5 Giugno 2012, presso la Biblioteca
della Camera dei Deputati Roma. Il convegno fece il punto sulle conoscenze
scientifiche sull’inquinamento chimico e dei campi elettromagnetici ricevendo
il Premio di Rappresentanza del Presidente della Repubblica.
“E’ noto che gli standard promossi
dall’ Ieee Institute of Electrical and Electronic Engineers del 1992 sono
obsoleti, perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi
elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto, mentre è stato ampiamente
dimostrato che campi elettromagnetici deboli, non in grado di produrre alcun
riscaldamento – chiariscono scienziati e associazioni – producono numerosi
effetti biologici. Questo avviene perché la materia vivente funziona attraverso
scambi chimici e segnali elettromagnetici, che possono subire alterazioni in
presenza di campi elettromagnetici esterni anche debolissimi”.
Nella letteratura internazionale sugli
effetti dei CEM spicca il Bioinitiative report “A Rationale for
Biologically-based Public Exposure Standards for Electromagnetic Fields (ELF
and RF)” che documenta le ricerche, realizzate a partire dal 2006, sugli
effetti tossici delle radiazioni CEM (disfunzioni del sistema immunitario,
elettrosensitività, tumori celebrali, ecc).
In generale gli Stati ignorano o tardano ad applicare buone politiche di
prevenzione. L’Europa ha rivolto molta attenzione ai risultati della
Bioinitiative, in particolare i paesi del Nord Europa.
L’Agenzia internazionale per la
ricerca sul cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come possibile
cancerogeno per l’uomo in classe 2B – sottolineano – , smentendo che esistono solo effetti termici di tali
campi. Sono emerse in poco tempo nuove evidenze scientifiche del rischio cancerogeno:
uno studio epidemiologico svedese e uno studio francese, entrambi del 2014,
concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come cancerogeno
certo per l’uomo in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione sono
cumulativi”.
( leggi QUI l'articolo completo )
FONTE : STAMPTOSCANA.IT