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mercoledì 26 novembre 2014

ELETTRODOTTO IN ABRUZZO: LA LUNGA STORIA DI UNA IMPOSIZIONE CON LA SCUSA DELL’ENERGIA PULITA

ABRUZZO. Prende sempre più corpo  la protesta contro l’elettrodotto Villanova-Gissi che è solo una parte del progetto Terna che dovrebbe continuare fino a Foggia e portare fin lì l’energia in arrivo dal Montenegro. Il tutto  anche attraverso un cavo sottomarino che dovrà “sbarcare” sulla costa pescarese e fino alla centrale di Villanova di Cepagatti.
La protesta continua anche oggi in viale Bovio sotto la sede della Regione Abruzzo dove è previsto un incontro tra istituzioni locali e Terna. Gli ambientalisti che si sono coagulati forse un po’ in ritardo chiedono ora che l’opera venga sospesa anche alla luce delle nuove incredibili incongruenze saltate fuori dalle carte tenute segrete per anni.
Gli ambientalisti chiedono anche che i sindaci che hanno già firmato accordi con Terna li annullino in autotutela perché «non vi saranno benefici effettivi per le popolazioni attraversate dall’opera dopo aver svenduto i terreni».

«OPERA STRATEGICA» La verità è che in provincia di Chieti la popolazione locale da anni sta cercando di opporsi al colosso dell'elettricità Terna e ad AbruzzoEnergia, società di proprietà di A2A (multiutility di Milano e Brescia che gestisce tra gli altri l'inceneritore di Acerra).
L’elettrodotto che attraversa l’Abruzzo è un'infrastruttura tecnologica considerata (fino al 2007) strategica per il trasporto dell'energia, ma da molti osteggiata perché «costosa e dall'impatto irreversibile sui territori».
 La pericolosità di quest'opera sarebbe data dai campi elettromagnetici che vengono considerati perfino dall'AIRC gravemente rischiosi per la salute umana.
Inoltre la presenza di questa grande opera porterebbe ad un notevole deprezzamento dei terreni e delle case.
Nell'ultimo mese il rapporto tra Terna e cittadini è precipitato perché hanno avuto inizio gli espropri. Ora che i presidi di centinaia di persone impediscono ai tecnici della società di entrare nei terreni sembra essersi aperto un tavolo presso la Regione che coinvolge i comitati dei cittadini.
D’Alfonso in prima battuta è sembrato spingere gli ambientalisti a posizioni più concilianti ma ora in presenza della documentazione saltata fuori ieri con gravissimi sospetti di illegittimità anche la Regione dovrà prendere atto che qualcosa non ha funzionato e rivedere la procedura.

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FONTE : primadinoi.it