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domenica 9 novembre 2014

E' ELETTROSENSIBILE, LA VITA AL BUIO DI GIULIA

Il racconto di un elettrosensibile che vive senza la tv, cellulare, frigo, sotto una tenda schermata. «Non posso uscire di casa e spesso stacco anche il contatore» alla faccia di chi li accusa di avere una malattia di natura psicosomatica , a Giulia e Andrea va la nostra solidarietà .

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UDINE. Niente cellulare. Niente televisione o radio. Niente microonde e neppure frigorifero. La lista dei “no” per un elettrosensibile è lunghissima. E si scontra con una società che non può fare a meno di tutto questo.

Ecco perché «se le onde elettromagnetiche ti fanno stare male, l’unica soluzione è isolarsi dal mondo», racconta Giulia, nome di fantasia per una donna friulana di 43 anni costretta insieme con il marito a rifugiarsi in montagna pur di trovare un po’ di respiro da quella malattia diagnosticata nel 2010.
Tutto comincia il 6 marzo di quell'anno. «Il suo corpo ha un tracollo che si manifesta con una chiara sensazione di corrente elettrica diffusa da testa a piedi, tachicardia e la sensazione di morire – racconta oggi il marito di Giulia, che chiameremo Andrea –. Intuendo che la causa del suo malessere fosse legata all'ambiente in cui vivevamo, all'alba del 7 marzo siamo scappati dalla casa che avevamo appena comprato. Soltanto con una valigia. Nei giorni seguenti le condizioni di Giulia sono leggermente migliorate, ma non riusciva a stare in piedi: aveva una fortissima emicrania e persisteva la sensazione di elettricità unita a un senso di congestione, bruciore in tutto il corpo. Il medico che avevamo non sapeva come occuparsene, ci ha solo prescritto alcuni esami».

Leggi QUI l’articolo completo di Michela Zanutto sul Messaggero del Veneto