Di Maurizio Scarpari
Continua in Sicilia la
polemica intorno alla realizzazione dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi che ha
segnato il passo nei mesi scorsi in conseguenza al sequestro del sostegno 40 da
parte dell’autorità giudiziaria e al recente ricorso in Cassazione da parte di
Terna. Diverse testate giornalistiche locali e nazionali sono intervenute, per
lo più in appoggio a Terna, limitandosi a riportare acriticamente le ragioni
che la società è solita divulgare nei suoi comunicati stampa: oltre 5 anni di
trattative, più di 100 riunioni, tutte le autorizzazioni di legge regolarmente
ottenute, il benessere e lo sviluppo economico della Sicilia e dell’Italia
messi in serio pericolo se l’elettrodotto non si dovesse realizzare, il rischio
black-out per l’isola, ecc. ecc. Secondo i dati forniti da Terna stessa,
sembrerebbe però che la Sicilia non abbia alcuna necessità di avere energia
elettrica, avendo da decenni un surplus di produzione (Figura 1), caso mai il
problema è l’adeguamento della rete esistente.
Tra i temi diventati
rilevanti oggi nelle strategie di propaganda di Terna, soprattutto dopo il
sequestro giudiziario del sostegno 40, vi è il presunto danno causato dai
ritardi, che Terna vorrebbe addebitare ad altri e non a se stessa, e in
particolare a “sediziosi gruppi di ambientalisti ostili a ogni forma di
progresso” (leggi: i cittadini che protestano) e a “magistrati compiacenti”
(quali?) che si lasciano sedurre dalla tentazione di far rispettare la legge.
Un danno che Terna stima in circa 600 milioni di euro l’anno, per complessivi 4
miliardi di euro: si tratterebbe dei mancati risparmi, presunti ovviamente, non
di soldi reali… Una stima effettuata sulla base di chissà quali calcoli, cifre
in libertà sbandierate per convincere un’opinione pubblica ignara e impossibilitata,
non avendone la competenza, di verificare l’attendibilità di queste
affermazioni: come abbiamo più volte denunciato, Terna si muove in piena
autonomia, in una situazione di assoluto monopolio, avendo a disposizione
strumenti tecnici sofisticati, mezzi economici enormi e una rete di relazioni
estesa che usa per i propri fini nei modi più disparati. Nessuno è veramente in
grado di esercitare un reale controllo sulla validità dei suoi progetti, delle
stime che presenta e delle sue molteplici attività, fungendo lei stessa in
molti casi da consulente degli enti che dovrebbero controllarla e, quindi, da
controllore di sé stessa…
Il comune cittadino ha il
sacrosanto diritto-dovere di difendere l’ambiente dove vive e lavora, la sua
abitazione e le sue proprietà, la sua salute e quella dei suoi familiari; ciò
nonostante il suo coinvolgimento nella fase di elaborazione, condivisione e
autorizzazione del progetto non è previsto a nessun livello, anzi è fortemente
ostacolato. Il compito di salvaguardare i suoi diritti è demandato agli
amministratori pubblici e ai politici con cui Terna tratta, ma come s’è visto
anche nel caso di altre grandi opere raramente essi fanno gli interessi della
gente e dei luoghi che dovrebbero tutelare. Dato che alla fine è il comune cittadino
che dovrà convivere con l’elettrodotto, è del tutto legittimo che egli cerchi
di far sentire comunque la sua voce, manifestando il proprio dissenso e le
proprie paure come può, con quale incisività è facile intuire: posso assicurare
che ha ben poca possibilità di farsi sentire da quegli amministratori e da quei
politici che hanno il potere di rilasciare le necessarie autorizzazioni.
Autorizzazioni che spesso violano vincoli, prescrizioni e leggi, che il comune
cittadino, dal quale invece si pretende sempre e comunque il ferreo rispetto di
ogni normativa, non capisce come Terna possa riuscire a ottenere (le ipotesi
però non mancano). Per difendere i propri diritti il cittadino deve spesso
rivolgersi alla magistratura, che talvolta è costretta a intervenire per
riportare alla legalità procedure e situazioni che, evidentemente, tanto in
regola non sono. Perché stupirsene? La magistratura fa solo il suo lavoro…
Perché gridare allo scandalo? Scandalo sarebbe che la magistratura girasse la
testa dall’altra parte!
I tecnici di Terna hanno
impiegato anni per progettare l’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, ma non sempre
con la necessaria competenza: hanno infatti commesso errori incredibili, come
ad esempio quando a Valdina si è dovuto costruire in fretta e furia, con
variante in corso d’opera, un nuovo traliccio per risolvere un’imprevista (!)
sovrapposizione di cavi dell’alta tensione che si sarebbe creata tra il nuovo
elettrodotto e un altro, più piccolo, esistente da decenni, della cui presenza
gli ingegneri non avevano tenuto conto in fase di progettazione! Poca cosa in
confronto ad altri gravi errori che sono stati commessi. Ad esempio, si sono
persi anni per costruire la stazione di Torrente Gallo, nei pressi di
Villafranca Tirrena, a causa delle caratteristiche geologiche della collina che
si è letteralmente sbriciolata per l’effetto degli sconsiderati sbancamenti e
per contenere la quale sono stati spesi milioni e milioni di euro (questi
reali, non presunti). Anche per posizionare gli ultimi piloni del tracciato
aereo è stato necessario intervenire in modo molto più pesante rispetto a
quanto preventivato e questo ha richiesto tempi più lunghi rispetto a quelli
previsti; la causa, anche in questo caso, è addebitabile al terreno calanchivo
(da sempre, non da ora) sul quale si è deciso di impiantarli.
Meglio sarebbe stato
valutare in anticipo la natura particolare del suolo, così da evitare sorprese
dell’ultimo minuto e, soprattutto, possibili future sciagure. Questi errori, ed
altri, sono responsabilità di Terna e non dei cittadini. E che dire del
collegamento tra la Nuova Stazione Elettrica di Torrente Gallo e la Cabina
Primaria di Messina Riviera di Torre Faro, a tutt’oggi non completato,
nonostante rientrasse tra gli interventi macchinosamente estrapolati dal
progetto sottoposto a VIA e autorizzati il 20 febbraio 2009 per la dichiarata
urgenza di assicurare, sia pure in via transitoria e con esercizio a tensione
ridotta, un minimo di potenziamento dell’interconnessione tra la Sicilia e il
Continente? Tantomeno si possono imputare ritardi alla magistratura, che finora
non ha mai intralciato il lavoro di Terna, essendo intervenuta solo di recente
in occasione del sequestro del sostegno 40, fatto questo che non ha comunque
impedito a Terna di continuare a lavorare sul resto dell’elettrodotto.
Insomma, né le proteste
dei cittadini né la magistratura hanno condizionato il cronoprogramma di Terna.
Hanno semmai infastidito Terna, denunciando soprusi e irregolarità. Gli
eventuali ritardi dipendono piuttosto da errori progettuali, da procedure
tutt’altro che trasparenti che hanno favorito lunghe trattative riservate e
portato alla concessione di autorizzazioni che sono talvolta in contrasto con
le leggi di protezione ambientale (ricordiamo che giacciono da tempo diversi esposti
al tribunale di Messina e di Barcellona, e ricorsi al Tar del Lazio e al
Consiglio di Stato). La gente non sembra più disposta ad affidare il proprio
futuro a multinazionali senza scrupoli il cui unico interesse è fare soldi. Non
è un caso che siano sempre più numerose le associazioni e i comitati spontanei
di cittadini che cercano di contrastare lo scempio quotidiano che avviene sotto
gli occhi di tutti per gli interessi di pochi, né che di recente essi si siano
costituiti in Coordinamento nazionale, lanciando una petizione contro la
realizzazione delle opere che impattano negativamente sull'ambiente senza
apportare reali benefici alla collettività
(https://www.change.org/p/nuovi-elettrodotti-grandi-opere-devastanti-usiamo-il-denaro-dei-cittadini-per-manutenere-la-rete-esistente).
Terna prevede perdite per
il Paese per 4 miliardi di euro? Chi li pagherà? Non certo Terna, che ogni anno
macina utili sempre più cospicui, ma noi cittadini, quando invece dovrebbero
essere chiamati i suoi super-stipendiati dirigenti a risponderne: se non sono
riusciti a gestire nei modi e nei tempi previsti le opere finanziate è a loro
che lo Stato e l’Europa (finanziatori di Terna) dovrebbero presentare il conto
e non ai cittadini. Invece lo Stato, azionista di Terna con quasi il 30% del
suo capitale, si limita a incassare gli utili. Un sistema che crea un conflitto
d’interesse, che favorisce Terna e i suoi azionisti e impone ai cittadini e al
territorio che viene irrimediabilmente deturpato il pagamento delle passività causate
dalla cattiva gestione di Terna. Quando invece, proprio per la sua natura a
partecipazione statale, Terna dovrebbe promuovere l’interesse della comunità
piuttosto che la massimizzazione degli utili, mentre gli organi dello Stato, ai
vari livelli, dovrebbero vigilare affinché la realizzazione di queste grandi
opere avvenga nella piena legalità e nel rispetto dell’ambiente e della gente.
È arrivata l’ora che
ognuno si assuma le proprie responsabilità: si obblighi Terna a pagare per i
suoi errori, di progettazione e di realizzazione, e le si imponga di lavorare
con maggior attenzione per l’ambiente e per le popolazioni che con gli
elettrodotti dovranno convivere, com’è avvenuto ad esempio per l’elettrodotto
dei Pirenei tra Francia e Spagna, di cui ci siamo occupati di recente, dove
l’opinione dei cittadini è stata tenuta in debito conto e ha convinto la
società costruttrice dell’elettrodotto a cambiare il progetto e a interrare
l’elettrodotto, inizialmente previsto aereo, per tutti i 65 chilometri della sua
lunghezza
(http://www.inchiestaonline.it/ambiente/maurizio-scarpari-la-magistratura-blocca-terna-in-sicilia-era-ora).
Un esempio, quello
franco-spagnolo, di civiltà.
Risponda dunque Terna dei
presunti utili che si sarebbero persi per i suoi ritardi (se le stime
sbandierate hanno un reale fondamento come vorrebbero farci credere) e paghi
Terna ogniqualvolta la magistratura blocca un suo elettrodotto perché è stata
violata la legalità!
FONTE : INCHIESTAONLINE.IT