Ercolano. «Da scienziato, mi sento di affermare che quella scuola
dovrebbe essere chiusa. Almeno fino a quando non saranno portati a termine
tutti i rilievi e monitoraggi sulla qualità dell’aria e
sull’emissione di onde elettromagnetiche». La scuola in questione è la media
«Ungaretti» di via Case Vecchie a Ercolano, e a parlare è il professor Gerardo
Ciannella, direttore dell’Unità di Medicina Preventiva dell’ospedale Monaldi di
Napoli e docente di Tisiologia e Medicina del Lavoro.
Da tre anni, il medico è impegnato con il Gruppo Salute Ambiente
Vesuvio nello studio sull’incidenza di patologie polmonari, leucemie ed altri
tumori nella popolazione che vive in contrada San Vito, nella parte alta di
Ercolano: una zona ribattezzata la «Terra dei Fuochi» vesuviana per la
ultradecennale attività di discariche abusive e roghi tossici.
Ma l’immondizia non è l’unico pericolo. Nel corso delle sue
ricerche, infatti, Ciannella ha scoperto che in quella zona diversi bambini si
sono ammalati di rare neoplasie cerebrali e li ha collegati alla presenza
dell’elettrodotto che attraversa quell’area con cavi e tralicci a pochi metri
dalle abitazioni.
«Nell’ambito della ricerca effettuata a San Vito, è emersa
un’incidenza anomala relativa a tumori al cervello e leucemie – dice il
professor Ciannella – In particolare, sono stati riscontrati casi di
neuroglioblastoma, un tumore rarissimo tra i ragazzi minori di 14 anni. Si
tratta di una patologia che, secondo i più recenti studi internazionali, può
essere correlata alle radiazioni elettromagnetiche dei cavi dell’alta tensione.
Il nesso tra malattia e l’elettromagnetismo ha una causalità scientificamente
accertata: in casi del genere, i bambini sono maggiormente a rischio perché la
loro teca cranica non è ancora completamente sviluppata e quindi, essendo più
sottile, protegge meno la massa cerebrale al suo interno».
Già qualche mese fa, il medico del Monaldi aveva parlato di questo
rischio al sindaco di Ercolano e a un ispettore scolastico, invitandoli a
chiudere l’istituto e ad avviare una campagna di monitoraggio delle radiazioni
nella zona. La scuola Ungaretti, invece, ha regolarmente riaperto i battenti
per l’inizio dell’anno scolastico: «In assenza di risposte dal Comune –
commenta Ciannella – ho inoltrato la mia richiesta all’Arpac. I cavi
dell’elettrodotto passano a meno di cinquanta metri dal tetto della scuola e
non si conoscono i reali valori della potenza emessa dall’impianto: anche solo
in via precauzionale, quell’istituto va chiuso. Il rischio è troppo alto, i
giovanissimi studenti sono esposti almeno sei ore al giorno a queste
radiazioni. Stiamo parlando di
inquinamento elettromagnetico: un nemico invisibile che non puzza, ma che
colpisce lo stesso. In casi del genere, l’unica soluzione definitiva per
eliminare i rischi sarebbe interrare i cavi dell’alta tensione. Non chiedo
di arrivare a questo, ma che almeno si faccia un serio monitoraggio della
qualità dell’aria intorno all’elettrodotto e delle onde emesse dall’impianto».
A dare triste conferma dell’aumento di mortalità infantile è l’ex
parroco della zona: «Non ho mai celebrato tanti funerali come nel periodo in
cui sono stato a San Vito – conferma don Marco Ricci – Per questo decidemmo di
rivolgerci al primario del Monaldi per chiedere un supporto scientifico».
A seguito di questa collaborazione, a inizio estate, il Gruppo
Salute Ambiente Vesuvio presentò gli sconcertanti dati di una ricerca
coordinata dal professor Ciannella a San Vito: su un campione di 314 famiglie,
203 avevano avuto casi di leucemia e tumori, per lo più polmonari,
probabilmente causati dall’amianto bruciato nei roghi di immondizia.