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mercoledì 16 settembre 2015

U.S.A - ALLERGIA ALLE ONDE ELETTROMAGNETICHE, DUE GENITORI DENUNCIANO UNA SCUOLA ELEMENTARE

L’articolo descrive il caso di uno studente che soffre di mal di testa, pruriti, palpitazioni, sintomi della EHS generati dalla presenza di un sistema Wi-Fi della scuola, in Europa sono molti gli studenti che hanno dovuto smettere di studiare a causa di questo problema, e in Francia due mesi fa un tribunale ha riconosciuto ad una donna la disabilità per lo stesso disturbo in un paese dove da poco è stata introdotta una severa legge che limita l’uso del Wi-Fi nelle scuole.

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Ogni volta che G (nome di fantasia) tornava a casa dal prestigioso istituto elementare che frequentava, lamentava mal di testa e pruriti, che però svanivano col passare delle ore e addirittura non comparivano mai nei fine settimana o durante le vacanze scolastiche. Ma quando gli stessi medici non seppero dare una spiegazione plausibile a quegli strani sintomi, comparsi per la prima volta nella primavera del 2013 e aggravatisi poi lo scorso anno con emorragie dal naso, vertigini, palpitazioni e nausea, i suoi genitori decisero di avviare una ricerca per conto loro. E alla fine – come racconta il sito Dailybeast.com - la causa di tutti i mali di G sarebbe stata identificata nel Wi-Fi della Fay School di Southborough, Massachusetts, dove il figlio studiava dal 2009 e che, guarda caso, era stato implementato proprio nella primavera del 2013, ovvero quando il ragazzo aveva iniziato a stare male. Da qui la conclusione che il figlio soffrisse di ipersensibilità elettromagnetica (la cosiddetta EHS) e la conseguente richiesta all'istituto di passare alla rete Ethernet o di ridurre le emissioni del sistema wireless installato per alleviare i sintomi di quella che – a loro dire – era da considerare una vera e propria disabilità.

Leggi QUI l'articolo completo di Simona Marchetti sul Corrierre Della Sera


Leggi QUI l’articolo su THEDAILYBEAST.COM

mercoledì 26 agosto 2015

UN TRIBUNALE FRANCESE RICONOSCE LA ELETTROSENSIBILITÀ

QUI trovate la copia del verdetto del tribunale :  tribunal du Contentieux de l'incapacité de Toulouse secondo il quale viene riconosciuta la incapacità dell'85% di una donna 39enne che aveva fatto ricorso dopo decisione negativa  dell'ente statale francese per la disabilità.

FONTE : RETE NO ELETTROSMOG

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SINDROME DA ONDE ELETTROMAGNETICHE - PENSIONE DI INVALIDITÀ A UNA DONNA

Per la prima volta a Tolosa riconosciuto il danno per la controversa patologia per cui non ci sono prove scientifiche. Soddisfazione delle associazioni

Il tribunale per i contenziosi per invalidità di Tolosa, ha dato ragione alla donna che aveva fatto ricorso contro il rifiuto della sua richiesta di pensione d’invalidità.
Alla 39 enne è stato riconosciuto un deficit funzionale dell’85% e quindi un contributo di 800 euro al mese per 3 anni, eventualmente rinnovabile. Lei, ex documentarista e drammaturga, oggi vive isolata ( come molti elettrosensibili ) sulle montagne dei Pirenei, senza elettricità.


Leggi QUI l’articolo della Redazione Salute online del CORRIERE DELLE SERA 

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PRECISAZIONI DA PARTE DELL'ASSOCIAZIONE ELETTROSENSIBILI ITALIANA 

Operiamo da anni con l’apporto e la consulenza dell’Ass.Elettrosensibili per cui riportiamo qui con piacere , le considerazioni fatte dalla Ass.Elettrosensibili a completamento di quella informazione apparsa in questi giorni su giornali e TV .
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Staff Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

"Sono però d’obbligo alcune considerazioni nonchè una precisazione, che esponiamo a seguire.
La malattia viene definita “controversa” per la mancanza di prove scientifiche.
In realtà le prove scientifiche dei danni provocati dai CEM (campi elettromagnetici), soprattutto quelli in alta frequenza, esistono da molti anni e sono numerose.
L’esempio più classico sono i danni descritti nel lontano 1950 dai ricercatori russi che identificarono la cosiddetta “malattia da microonde” in soldati e operai sottoposti ad una esposizione professionale giornaliera a radiofrequenze (RF) e apparecchiature a microonde.
Ciò che invece manca è una chiara conoscenza della patogenesi della malattia ed a questo proposito bisogna sottolineare che numerosissime sono le malattie anche comuni per le quali non esiste una patogenesi certa (malattie autoimmuni, epilessia, ecc.), che, nonostante ciò, vengono riconosciute come tali e trattate al meglio delle possibilità terapeutiche.

E, seppur esistano in proposito chiare evidenze scientifiche provenienti da studi indipendenti (non quindi sovvenzionati dalle compagnie telefoniche) e rese note da tempo, nessuno si sta preoccupando di ridurre la esposizione dei bambini, che anzi stanno venendo incessantemente irradiati dalle microonde degli onnipresenti dispositivi Wireless, ora ampiamente utilizzati anche nelle scuole (nelle quali è obbligatoria l’installazione di reti Wi-Fi per la gestione delle attività).
Viene dunque da chiedersi quanti malati di Elettrosensibilità dobbiamo aspettarci in un futuro non troppo lontano, considerati l’abuso che si sta facendo della tecnologia wireless ed il numero sempre crescente di ripetitori della telefonia mobile che stanno venendo installati in prossimità delle abitazioni.
http://sante.lefigaro.fr/actualite/2014/04/17/22237-premiere-indemnisation-pour-electrosensibilite]
Soprattutto a rischio sono i bambini, molto più suscettibili ai danni da CEM rispetto agli adulti.
Basandosi sulle attuali conoscenze, pare che la malattia abbia tra le cause principali una esposizione ai CEM ripetuta nel tempo anche a dosi non elevate, oltre alla esposizione acuta a dosi massicce.
Ricollegandosi al discorso precedente, bisogna altresì chiedersi come lo Stato potrà gestire una simile emergenza sanitaria, considerato che tutti i soggetti colpiti saranno, oltreché dei malati molto sofferenti, anche degli inabili al lavoro bisognosi di una pensione di invalidità come la donna citata nell’articolo.
Infine vogliamo fare una precisazione. Questo parrebbe non essere il primo caso in Francia, poiché, secondo quanto riporta il giornale “Le Figaro”, una sentenza simile è stata emessa nel 2014, ed al seguente link potete trovare l’articolo originale de “Le Figaro-Santé” datato 17 aprile 2014:  http://sante.lefigaro.fr/actualite/2014/04/17/22237-premiere-indemnisation-pour-electrosensibilite]

venerdì 17 luglio 2015

LA “TECNOLOGIA” DIVENTA UN INFERNO PER GLI "ELETTROSENSIBILI"

La vita di chi soffre a causa dei campi elettromagnetici


Roma, (askanews) - Sembrano tornati indietro di 20, 30 anni. Niente cellulari, smartphone, e-mail e se qualcuno li va a trovare è bene che si preoccupi di spegnere tutti i dispositivi elettronici e meglio ancora che li lasci lontano. La vita al giorno d'oggi non è semplice per Emilie e per il suo vicino Jean-Jacques che hanno dovuto abbandonare la città per rifugiarsi in un'area ancora libera da campi elettromagnetici, vicino a Lione.
Entrambi infatti sono ultrasensibili alle onde elettromagnetiche, sono "elettrosensibili", quando vanno in giro devono coprirsi, indossare dei cappucci per ripararsi dalle radiazioni.
"Avverto un improvviso cambiamento, mi viene la nausea, mi sento debole, neanche me ne rendo conto, non riesco più a concentrarmi" racconta Emilie.
Per sopravvivere hanno dovuto fare una scelta radicale: vivono isolati, ma anche stando a casa non è facile. Emilie dice di sentirsi malata, vive con la paura, stacca l'elettricità prima di fare la doccia. Ha 48 anni, era un architetto prima di iniziare a soffrire di questo disturbo che le ha portato ad avere sempre mal di testa, perdite di memoria e altro. A causa dei campi elettromagnetici dice, sono condannata a vivere come un eremita. E si sente esclusa dalla società:
"Non ho potuto partecipare alla marcia dopo gli attacchi a Charlie Hebdo".
Solo qui tra il legno naturale, nella sua free-zone si sente bene, senza antenne e onde di alcun tipo. In Svezia è già riconosciuta come una forma di disabilità, l'Organizzazione Mondiale della Salute la sta studiando come una "condizione", ma c'è ancora molto da fare e studiare.

Questa ricercatrice europea avverte:
"E' una malattia in crescita, si sta verificando sempre di più anche tra i bambini. Bisognerebbe predisporre ovunque delle zone libere da onde, inserirle nei progetti di urbanistica"


FONTE : ASKANEWS.IT

martedì 9 giugno 2015

I COMITATI TOSCANI ANTI ELETTROSMOG SCRIVONO A ROSSI

VIAREGGIO. Con una lettera aperta i Comitati toscani che si battono contro l’elettrosmog rivolgono al Presidente della Regione Toscana un appello affinché la tutela della popolazione dalla sovraesposizioni ai CEM (Campi Elettromagnetici) divenga materia prioritaria del loro impegno politico.
“La preoccupazione per l’esposizione sempre più massiccia dei cittadini a CEM prodotti da dispositivi per le comunicazioni mobili – dispositivi presenti nei luoghi di lavoro, negli ospedali, negli spazi in cui si trascorre il tempo libero, nelle scuole e università – ci porta a chiederLe una riflessione e un impegno verso le connessioni via cavo, non solo più efficienti e sostenibili ma anche meno dannose per la specie umana.
Come sostenuto dai 70 ricercatori e medici firmatari dell’appello per la difesa della salute dalle radiazioni a radiofrequenza e microonde – inviato a Matteo Renzi, Pietro Grasso, Laura Boldrini, ai Deputati e Senatori del Parlamento Italiano ai Deputati italiani al Parlamento Europeo, ai Presidenti delle Regioni tuttora in carica, al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e al Presidente dell’ANCI – nell’ultimo decennio si sono profuse le raccomandazioni da parte della comunità scientifica per l’adozione di limiti di sicurezza più restrittivi. Quelli attuali sono ormai considerati obsoleti perché tengono conto solo del riscaldamento prodotto dal campi elettromagnetici (effetti termici), mentre importanti effetti biologici avvengono anche per esposizioni a campi elettromagnetici deboli, a livelli non termici.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B, ma già nel 2014 nuove pubblicazioni scientifiche suggeriscono una classificazione maggiore: uno studio italiano propone di considerare la radiofrequenza “probabile cancerogeno per l’Uomo”, uno studio svedese e uno francese propongono la classificazione come “sicuro cancerogeno per l’Uomo”. Il timore che un conflitto di interessi nella ricerca scientifica e nelle agenzie di salute pubblica possa condizionare pesantemente le conoscenze sui campi elettromagnetici ci porta a chiederLe di considerare in modo serio anche gli studi indipendenti per avere delle valutazioni del rischio efficaci.
Alla luce di quanto evidenziato dalla Task Force sui campi elettromagnetici invitiamo il Presidente della Regione Toscana a:
– farsi portavoce della necessità di riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore;
– sostenere l’approvazione di un decreto attuativo della Legge 36/2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili con l’adozione degli stessi limiti di esposizione delle antenne fisse;
– impegnarsi per la revisione dei limiti di esposizione per tutte le radiofrequenze e le microonde a 0,6 V/m per i luoghi ove si permanga per più di 4 ore e di 0,2 V/m come obiettivo di qualità, come promosso dalla Risoluzione 1815 del maggio 2011 dall’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa (punto 8.2.1) basandosi sulle posizioni dell’ICEMS e di Bioinitiative;
– promuovere investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e sicura per la salute;
– trasmettere come necessario il divieto di installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini al di sotto dei 16 anni, nei luoghi di cura e negli ospedali, in tutti i luoghi ove operano professionisti il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale operatorie;
– muoversi per il divieto di installazione di reti Wi-Fi nei luoghi di cura e negli ospedali, perché la radiofrequenza del Wi-Fi promuove lo stress ossidativo e interferisce con la vitalità cellulare e con la funzione riproduttiva;
– sostenere il divieto di installazione di reti Wi-Fi in tutti i luoghi ove operano professionisti il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale operatorie;
– promuovere l’obbligo da parte delle Agenzie di Salute Pubblica di assumere le proprie valutazioni del rischio per la salute connesse alla radiofrequenza, selezionando gli studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati dall’industria dell’energia e delle telecomunicazioni o da fondazioni ed enti no-profit sovvenzionati dalla stessa;
– trasmettere agli enti locali l’urgenza di adottare piani regolatori degli impianti radioelettrici e di telefonia mobile per bloccarne la proliferazione, trasmettere la necessità di pianificare in anticipo lo sviluppo delle reti dei diversi gestori, stimolando le amministrazioni locali affinché tali piani per le antenne – una volta approvati – non abbiano tempi lunghi di realizzazione.
Considerato che il tema dell’elettromagnetismo riguarda la collettività e che le patologie legate all’elettrosensibilità sono in continuo aumento tanto da interessare dall’1 al 3% della popolazione mondiale; tenuto conto che suddetta malattia, seppur invalidante e non riconosciuta dallo stato italiano si sta comunque diffondendo nel nostro Paese con l’incremento costante di cittadini che accusano mal di testa, problemi articolatori e al sistema cardiocircolatorio, difficoltà respiratorie e alterazioni della pelle, apatia e difficoltà nella elaborazione del pensiero, irritabilità e perdita della memoria, instabilità dell’umore, disturbi del sonno e vertigini; verificate le continue installazioni di antenne e ripetitori sui campi sportivi, vicino alle scuole e asili, sugli acquedotti e accanto ai tralicci dell’alta tensione, in centri storici e su beni artistici chiediamo al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi di:
– rappresentare in modo concreto il bisogno di tutela e diritto alla salute dei cittadini minimizzando l’esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione;
– promuovere in modo capillare l’informazione sui rischi legati all’elettromagnetismo artificiale;
– applicare il principio giuridico di precauzione.
– Legiferare affinché i Comuni toscani si dotino obbligatoriamente di Piani regolatori delle installazioni ed eseguano il monitoraggio costante delle emissioni nei loro territori
Infine, vogliamo sottolineare che l’inquinamento da elettrosmog richiama alla memoria le malattie e le morti causate dall’uso dell’amianto; entrambi sono agenti nocivi, striscianti e silenti, alcuni dei quali possono manifestarsi dopo anni di esposizione e proprio per questo chiedono alla politica e a chi ha il compito di amministrare i territori, di assumersi responsabilità precise ed importanti particolarmente verso le nuove generazioni”.
Comitato Infanzia senza elettrosmog (Casentino, Arezzo)
Altri Comitati toscani che sottoscrivono la lettera:
  • La Rete Versiliana per l’Ambiente:
  • Comitato Marco Polo
  • Amici della terra Versilia
  • Associazione per la Tutela Ambientale della Versilia (Co.As.Ver.)
  • Comitato Capezzano Vive (Co.As.Ver.)
  • Comitato Marco Polo (Co.As.Ver.)
  • Comitato Pedona Ambiente e Salute
  • Comitato Salviamo Viareggio
  • Comitato dalla parte del Cittadino Forte dei Marmi
  • Comitato Via Matteotti
  • Italia Nostra Versilia
  • Medicina Democratica Viareggio (Movimento Di Lotta Per La Salute)
  • Nuova Civiltà Mediterranea
  • No Wi-Fi Toscana (Firenze)


FONTE : VERSILIATODAY

giovedì 4 giugno 2015

LA QUIET ZONE NEGLI USA DOVE NON CI SONO I CELLULARI E INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE RISCHIA DI SPARIRE

Creata nel 1958 a cavallo tra Virginia, West Virginia e Maryland, ospita i telescopi dell'Osservatorio nazionale ed è immune da qualsiasi inquinamento elettromagnetico.

Niente cellulari né microonde, niente che possa interferire con il progetto scientifico per cui è stata creata quasi 60 anni fa: la National Radio Quiet Zone è bel morso di suolo statunitense - abitato – saltato fuori dal mondo delle moderne onde dal 1958. Ma non è detto che resista a lungo.
Ma se la «Zona Quieta» dovesse tornare a far rumore, trasformandosi in un qualsiasi punto del suolo americano dove a dettar leggere sono le moderne telecomunicazioni, sarebbe l'intera comunità a rimetterci. Non la pensano tutti così: molti tra i più giovani non vedono l'ora di possedere un normalissimo e lì straordinario smartphone. 
Sicuramente l'idea fa invece inorridire i «rifugiati da onda radio», le decine e decine di cittadini che si sono trasferiti nella Quiet Zone dopo essersi ammalati per la loro sensibilità spiccata alle onde elettromagnetiche. L'elettro-sensibilità (riconosciuta attualmente come patologia solo dalla Svezia) crea vari sintomi debilitanti, che vanno dal mal di testa alla nausea, dai dolori al petto ai bruciori di stomaco; l'Organizzazione Mondiale della Salute ha proposto di farla rientrare nelle «intolleranze ambientali». Rifugiati a parte, la vita potrebbe presto cambiare per tutti gli abitanti della Quiet Zone, e venir meno quell'obbligo-privilegio di non vivere con il telefonino in mano.

Leggi QUI l'articolo completo di di Carola Traverso Saibante

lunedì 9 febbraio 2015

COMUNICATO STAMPA DI RETENOELETTROSMOGITALIA

Riceviamo e pubblichiamo

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SCANDALO IN C.E.S.E. (COMITATO ECONOMICO SOCIALE  EUROPEO ):CONFLITTI DI INTERESSI bloccano la strada alle persone con deficit funzionale per Elettrosensibilità

Le Associazioni europee che difendono i diritti delle persone elettrosensibili   e le organizzazioni che lottano contro l'inquinamento elettromagnetico, DENUNCIANO  la  loro profonda preoccupazione per il conflitto di interessi e le irregolarità che  ci sono state nell'adozione della  "contro-opinione" sulla ipersensibilità elettromagnetica nella sessione  plenaria del CESE del 21 gennaio.
Il CESE (EESC) è un  organo consultivo dell'Unione europea. Istituito nel 1957, esso fornisce consulenza qualificata alle maggiori istituzioni dell'UE (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo) attraverso l'elaborazione di pareri sulle proposte di leggi europee.
La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione (TEN) appartenente al Comitato economico e sociale europeo (CESE), ha preparato un progetto di parere che raccomanda ai governi europei per alleviare la difficile situazione di emarginazione e di precarietà in cui le persone colpite dal vivo dalla elettrosensibilità. Queste persone, oltre ad aver perso la loro salute e stante  la costante sofferenza con sintomi dolorosi e gravi, spesso hanno perso il lavoro, la vita sociale e molti di loro anche la loro dignità, dovendo vivere in condizioni squallide che nessun essere umano dovrebbe  sopportare oggi in questa nostra  Europa.
Una commissione di studio su electrohypersensibility (EHS) ha analizzato  tutte le prove scientifiche e riconosciuto la validità degli effetti dei campi elettromagnetici per le persone elettrosensibili. Questo processo è durato mesi. 
IL PROGETTO ORIGINALE DI PARERE DELLA COMMISSIONE
Ha reso visibile la situazione di coloro che sono affetti da emarginazione e da gravi violazioni dei loro diritti umani fondamentali, nel totale abbandono delle autorità sanitarie (inconsapevoli dei loro effetti e di come agire).
La commissione inoltre ha riconosciuto la crescente prevalenza di EHS e del loro handicap sulla occupazione come una disabilità funzionale con una sindrome ambientale legati alla loro esposizione ai campi elettromagnetici.
La commissione stava chiedendo passi concreti per recuperare i loro diritti perduti, assistenza e tutela, eliminando / riducendo la loro esposizione, compresa la creazione di "aree bianche". Inoltre il documento contemplava delle misure protezionistiche per la popolazione in generale e in particolare per bambini e ragazzi (ad esempio cavo per la connessione ad  internet nelle scuole, invece di connessioni Wi-Fi). 
IL "controparere"
E 'stato presentato e sollecitato da un membro del CESE, che è in grave conflitto di interessi, il signor Richard Adams, meno di 24 ore prima del processo di approvazione e senza alcun precedente studio.
Esso nega che i problemi di salute legati alla elettrosensibilità sia  associati all'esposizione alle emissioni elettromagnetiche e non presta alcuna attenzione alla grande quantità di prove scientifiche sugli effetti biologici studiati da medici, scienziati e associazioni professionali per la salute in tutto il mondo.
Esso utilizza argomenti negazionisti solitamente avanzati dal settore industriale interessato, che non riconoscono i possibili effetti negativi delle tecnologie wireless.
 Con questo nuovo rifiuto della Commissione , la storia si ripete, perché ci sono state molte sostanze nocive per la salute i cui effetti negativi sono stati molto camuffati e misconosciuti per molto tempo,  data la pressione dei vari settori economici  coinvolti (vedi, per esempio, tabacco da fiuto, l'amianto, la benzina contenente piombo e, purtroppo, alcuni altri) .
 Questa posizione  "controparere" solo prolunga la situazione angosciante in cui le persone vivono la elettrosensibilità.
Gli Elettrosensibili  per il Diritto alla Salute deplorano che all'interno del CESE l'Europa umanistica dei diritti umani fondamentali non abbia vinto, ma la mercantilista Europa sia  in grado di passare con il rullo sui cittadini e dei suoi principi fondamentali  del suo percorso, lasciando una scia di effetti collaterali, della mancanza di protezione alla disuguaglianza.
 Le organizzazioni interessate sono grati al gruppo di studio che ha prodotto il  parere originario,  al loro serio e rigoroso stile di lavoro, come i  membri che hanno sostenuto il parere iniziale con 110 voti, nonostante la confusione e le irregolarità che si sono verificati nella votazione.
Le stesse organizzazioni  sono in procinto di denunciare le profonde irregolarità  ai canali adeguati .
Una analisi molto dettagliata è disponibile grazie a questo link: http://goo.gl/agjjPG 


domenica 9 novembre 2014

E' ELETTROSENSIBILE, LA VITA AL BUIO DI GIULIA

Il racconto di un elettrosensibile che vive senza la tv, cellulare, frigo, sotto una tenda schermata. «Non posso uscire di casa e spesso stacco anche il contatore» alla faccia di chi li accusa di avere una malattia di natura psicosomatica , a Giulia e Andrea va la nostra solidarietà .

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UDINE. Niente cellulare. Niente televisione o radio. Niente microonde e neppure frigorifero. La lista dei “no” per un elettrosensibile è lunghissima. E si scontra con una società che non può fare a meno di tutto questo.

Ecco perché «se le onde elettromagnetiche ti fanno stare male, l’unica soluzione è isolarsi dal mondo», racconta Giulia, nome di fantasia per una donna friulana di 43 anni costretta insieme con il marito a rifugiarsi in montagna pur di trovare un po’ di respiro da quella malattia diagnosticata nel 2010.
Tutto comincia il 6 marzo di quell'anno. «Il suo corpo ha un tracollo che si manifesta con una chiara sensazione di corrente elettrica diffusa da testa a piedi, tachicardia e la sensazione di morire – racconta oggi il marito di Giulia, che chiameremo Andrea –. Intuendo che la causa del suo malessere fosse legata all'ambiente in cui vivevamo, all'alba del 7 marzo siamo scappati dalla casa che avevamo appena comprato. Soltanto con una valigia. Nei giorni seguenti le condizioni di Giulia sono leggermente migliorate, ma non riusciva a stare in piedi: aveva una fortissima emicrania e persisteva la sensazione di elettricità unita a un senso di congestione, bruciore in tutto il corpo. Il medico che avevamo non sapeva come occuparsene, ci ha solo prescritto alcuni esami».

Leggi QUI l’articolo completo di Michela Zanutto sul Messaggero del Veneto


mercoledì 5 novembre 2014

INCONTRO A BRUXELLES SULL'ELETTROSENSIBILITA'

Ieri 4 novembre  si è tenuto a Bruxelles un’udienza sull’elettrosensibilità voluta dalla European Economical and Social Committee, ente consultivo della Commissione Europea.
Erano presenti diversi rappresentanti di associazioni italiane tra cui il Dott. Ivano Lonigro in rappresentanza dell'associazione A.M.I.C.A. e personalità del calibro di Olle Johansson, massimo esperto internazionale sulla patologia .

Per info visita la paginaEESC EHS web-page
 
 



sabato 4 ottobre 2014

ABOLIZIONE LEGGE GASPARRI E TUTELA CONTRO L'ELETTROSMOG

Qui sotto pubblichiamo la petizione lanciata da Comitato No Antenne Pedavena (Italy) che invitiamo a leggere e a sottoscrivere sul sito :
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Al Ministero dell’Ambiente, dell’Istruzione, della Salute e dello Sviluppo Economico
In data 27 dicembre 2013 , nel terreno di un privato cittadino del Comune di Pedavena , Belluno, alle porte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, in una zona ad alta densità abitativa, vicino ad una scuola dell’infanzia ed alla biblioteca civica, veniva installata un’antenna Telecom “BU-33” per trasmissione dati (4G) contro la volontà della popolazione (erano state raccolte 800 firme in quattro giorni nell’autunno 2012) e contro la volontà dell’amministrazione comunale che , in tal senso, aveva deliberato all’unanimità.
Delibera successivamente impugnata da Telecom per abuso di potere tramite ricorso al T.A.R., ma vinta dallo stesso comune di Pedavena nell’estate 2013.
Ciò è potuto avvenire solo in ottemperanza al dettato del Decr. Legisl. 259/2003  (Legge Gasparri).
In tutta Italia esistono crescenti e numerosi esempi di opposizione a questo tipo di installazioni in primis per motivi di salvaguardia della salute pubblica e della tutela del paesaggio, non ultimo dell’interesse puramente economico legato al diritto di godimento di una proprietà.
Ritenendo non indispensabile l’investimento di milioni di euro per la realizzazione di questi apparati tecnologici, senza tener conto che lo IARC (International Agency for Research on Cancer) nel 2011 ha classificato i campi elettromagnetici di radiofrequenza come possibili cancerogeni di “classe 2B” ,e soprattutto, avendo ben presente l’Appello di Friburgo del 2002 redatto e sottoscritto da un gruppo internazionale di medici e studiosi tra i più stimati nel mondo scientifico
CHIEDIAMO
 Il rispetto del principio di precauzione (di cui all’art.191 paragrafo 2 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) ;
  • Una riduzione dei valori di esposizione innalzati nel 2012 all’interno del “decreto sviluppo-bis”, art.14 decreto-legge n.179 del 2012 da 6V/m a “0,6 V/m e nel medio termine ridurli a 0,2V/m” come espresso dal rapporto Bioinitiative 2012 e dall’ICEMS (International Commission for electromagnetic safety) citati anche dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento europeo;
  • Programmazione di periodici controlli sulle emissioni e sanzionare le inadempienze;
  • Programmazione di adeguati investimenti su metodologie più sicure per la salute dell’uomo come reti via cavo in fibra ottica che ad oggi rappresentano l’unica tecnologica per trasmissione voce e dati efficiente e priva di controindicazioni per la salute dell’uomo;
  • Programmazione della sostituzione delle antenne con la metodologia sopra citata;
  • Garanzia della tutela della salute dell’uomo (art. 32 Costituzione) e la salvaguardia degli aspetti paesaggistico-ambientali dell’intero territorio nazionale (art. 9 Costituzione);
  • Che parte degli utili derivati dall’extragettito della gara LTE , 4 M€ sono quelli ottenuti contro una previsione di 2,4 M€, vengano destinati alla ricerca scientifica sugli effetti dei campi elettromagnetici di radiofrequenza sugli esseri umani e per l’implementazione della fibra ottica.

venerdì 29 agosto 2014

ELETTROSMOG: STORIE DI ELETTROSENSIBILI

Notizie in fotocopia, mimetizzate, dirottate su stampa locale e di settore (forse per non far troppo rumore …) “L’appello: elettrosensibile chiede aiuto”, “Disperata per l’antenna, ma voglio restare a casa”, “Elettrosensibile, la vita al buio di Giulia”. Tragedie individuali, invisibili, vissute nell’indifferenza generale, per un disagio invero prodotto dai consumi della collettività (e non solo!).
Mass-media (nazional-generalisti) silenti, medici impreparati nella diagnosi/gestione di un’insidiosa malattia ambientale, classe politica nicchiante (Marino, sindaco capitolino, ha recentemente presenziato un convegno sul tema: restiamo alla finestra) e, tra conflitti d’interesse dei ricercatori e vuoto normativo, gli affari dei giganti TLC gongolano a discapito della salute. Nostra.
L’elettrosensibilità ti espone ad una battaglia continua, la gente non vuol credere che esista questa malattia – lo sfogo al Messaggero Veneto del marito di Giulia, una malata friulana in fuga da lavoro e casa per vivere in una tenda schermata tra le montagne della Carnia, al riparo da onde elettromagnetiche – Accettare una situazione del genere vorrebbe dire cambiare le proprie abitudini e nessuno è disposto a farlo finché la salute glielo permette”.
Sul mensile ecologista Terra Nuova la storia di una cinquantenne di Imperia in ritiro dalla vita sociale, rifugiatasi in un agriturismo del Piemonte in cerca di un’inesistente Free Elettrosmog Zone .... ( leggi QUI l'interessante articolo di Maurizio Martinucci )


venerdì 22 agosto 2014

ESSERE ELETTROSENSIBILE, LA VITA AL BUIO DI GIULIA

Niente tv, cellulari, frigo, vive sotto una tenda schermata. «Non posso uscire di casa e spesso stacco anche il contatore»


UDINE. Niente cellulare. Niente televisione o radio. Niente microonde e neppure frigorifero. La lista dei “no” per un elettrosensibile è lunghissima. E si scontra con una società che non può fare a meno di tutto questo.
Ecco perché «se le onde elettromagnetiche ti fanno stare male, l’unica soluzione è isolarsi dal mondo», racconta Giulia, nome di fantasia per una donna friulana di 43 anni costretta insieme con il marito a rifugiarsi in montagna pur di trovare un po’ di respiro da quella malattia diagnosticata nel 2010.
Tutto comincia il 6 marzo di quell’anno. «Il suo corpo ha un tracollo che si manifesta con una chiara sensazione di corrente elettrica diffusa da testa a piedi, tachicardia e la sensazione di morire – racconta oggi il marito di Giulia, che chiameremo Andrea –. Intuendo che la causa del suo malessere fosse legata all’ambiente in cui vivevamo, all’alba del 7 marzo siamo scappati dalla casa che avevamo appena comprato. Soltanto con una valigia. Nei giorni seguenti le condizioni di Giulia sono leggermente migliorate, ma non riusciva a stare in piedi: aveva una fortissima emicrania e persisteva la sensazione di elettricità unita a un senso di congestione, bruciore in tutto il corpo. Il medico che avevamo non sapeva come occuparsene, ci ha solo prescritto alcuni esami».
Nel 2010 Giulia e Andrea non sanno neppure cosa siano le malattie ambientali. Giulia usa ancora il cellulare. Ma Andrea, sulla base dei sintomi, si impegna in una ricerca on line e risale alla dottoressa Anna Zucchero, medico dell’Ospedale dell’Angelo a Mestre e presidente della Associazione italiana elettrosensibili. ( Leggi QUI l’articolo completo di Michela Zanutto sul Messaggero Veneto online )


lunedì 18 agosto 2014

A ZURIGO LA PRIMA RESIDENZA CONTRO I DISTURBI DI ELETTROSENSIBILITÀ E SENSIBILITÀ CHIMICA MULTIPLA

La prima residenza per elettrosensibili è stata costruita a Zurigo

Per le vittime della sensibilità elettromagnetica e della sensibilità chimica multipla è sorto a Zurigo un edificio completamente schermato da ogni sostanza che innesca i disturbi in queste persone. Le vittime delle onde elettromagnetiche sono definite elettrosensibili, nel merito esiste anche in Italia una associazione l'A.I.E A, ossia di persone allergiche o intolleranti ai c.e.m ovvero i campi elettromagnetici. I sintomi possono anche essere consistenti e la ipersensibilità ai campi elettromagnetici si manifesta con disturbi del sonno, mal di testa, debolezza fisica, riduzione della concentrazione e della memoria, dolori sia localizzati sia diffusi, disturbi visivi, dell'equilibrio o uditivi e soprattutto le cure non hanno effetto. La sensibilità chimico multipla è un disturbo riconosciuto come malattia rara e i suoi sintomi sono confusi spesso con quelli di altre malattie per cui un paziente viene etichettato come malato psicosomatico o malato psichiatrico.
A Zurigo però è stata sviluppata un abitazione alla porte di Zurigo, nel tranquillo quartiere di Leimbach. La casa è circondata dalla campagna e da un boschetto con grandi alberi. L'edificio accoglie persone affette da MCS, ovvero ipersensibilità chimica multipla e da elettrosensibilità. Spiega Christian Schifferle affetto da sensibilità chimica multipla che ha ideato il progetto:
Abbiamo studiato delle misure di schermatura grazie anche alla collocazione naturale, di spalle a una montagna che offre un riparo protettivo. In più c'è assenza di antenne e una elevata qualità dell'aria.

Non è un lusso, ma una casa adatta a chi soffre di questi disturbi e non riesce a vivere in un appartamento tradizionale. L'edificio consiste in 15 appartamenti per cui l'80% degli occupanti beneficia dei sussidi per la casa con un costo di 1.050 franchi svizzeri al mese per due stanze. I materiali e le tecnologie usate hanno un impatto ambientale notevolmente migliore stimati in più del 25% rispetto alle costruzioni classiche di Zurigo. La cooperativa presieduta da Christian Schifferle ha ottenuto il terreno grazie al sostegno dell'amministrazione e anche un aiuto finanziario. ( leggi QUI l'articolo completo )

FONTE : ECOBLOG.IT
FONTE : SRF.CH
FONTE : LEMONDE.FR

giovedì 7 agosto 2014

LA NOSTRA VITA DA ELETTROSENSIBILI

In fuga dalla tecnologia e costretti al ritiro sociale.
Sono quasi due milioni gli italiani affetti da quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce ipersensibilità ai campi elettromagnetici. Una patologia che colpisce il 3% della popolazione mondiale, di cui il 10% diventa gravemente disabile. Gli elettrosensibili attribuiscono il loro malessere alle onde elettromagnetiche a bassa frequenza, emesse dagli elettrodotti, e ad alta frequenza, emesse da stazioni radio base, antenne della telefonia mobile, sistemi Wi-Fi e cellulari. Oggetti che sono entrati nella nostra vita quotidiana, ma che per gli elettrosensibili si trasformano in un nemico da evitare ad ogni costo. «Noi – afferma Paolo Orio, vicepresidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili – come tutti, eravamo entusiasti delle possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico. Ma tutto cambia radicalmente, quando ti accorgi che la fonte del tuo problema viene proprio da quella tecnologia che dovrebbe essere al tuo servizio e che, invece, ti rema contro».

Leggi QUI l’articolo completo di Marco Puelli sulla rubrica Voci di Milano ( LaStampa.it )


FONTE : LASTAMPA.it

giovedì 8 maggio 2014

SOS ELETTROSENSIBILITÀ, MINISTRO LORENZIN CHE FACCIAMO?

Elettrosmog in Transatlantico, la misura del disatteso Principio di Precauzione.

Articolo di Maurizio Martucci - 29 aprile 2014

In un brodo elettromagnetico a prova di rilevatore, corpi e teste (chissà quanto!) ignare del pericolo biologico (altro che termico!) immerse in onde non ionizzanti e radiofrequenze di tablet, notebook e cellulari in dote parlamentare: è l’immagine subliminale nei Tg dello stress ossidativo incalzante, dei radicali liberi che alterano gli equilibri vitali. Milioni di onde ci avvolgono, dappertutto. In Aula come nei luoghi privati e pubblici, persino in parchi e ospedali: Wi-Fi spot, ripetitori senza piani regolatori, radar e reti Wireless irridono l’Sos dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, possibili agenti cancerogeni ci assalgono silenti. E c’è già chi (neppure pochi!) se ne ammala e soffre, costretto ad isolarsi, fuggendo da pericoli invisibili e dolorose minacce. Negli Usa hanno lanciato l’appello ad Obama e maggio è anche il mese della Consapevolezza dell’Elettrosensibilità e della Sensibilità Chimica Multipla (Mcs), sindromi croniche ambientali immuno-neuro-tossiche multifattoriali e polisintomatiche scatenate da più tossine che aggrediscono più organi del corpo, rendendo intollerante l’esposizione anche a piccole dosi di sostanze chimiche e onde elettromagnetiche generalmente (chissà perché!) ritenute innocue. In attesa (chissà per quanto!) dei Livelli Essenziali di Assistenza, ignorata dal Sistema Sanitario Nazionale, in Italia il riconoscimento della malattia è delegato alle Regioni e gli ammalati vengono diagnosticati a territorio alterno. Perché nelle paludi delle Commissioni Parlamentari affogano decine di disegni legge, impantanati da lobbistici e ipocriti dimenticanze.

Al netto delle fazioni dei ricercatori, tra gli indipendenti sono in molti a considerarci tutti dentro il più grosso studio epidemiologico a cielo aperto mai condotto nella storia dell’umanità, attesa la portata della frittura mista di inquinanti, metalli pesanti e veleni non solo in aria, cibo e acqua. Così, nel solco della Precauzione del Consiglio d’Europa del 2011, l’Mcs in Svezia è da tempo malattia ambientale funzionale e le Free Elettrosmog Zone con alloggi e lavori ‘protetti’ per elettrosensibili li finanzia direttamente lo Stato. Residenze senza voltaggio stanno pure in Francia, mentre Parigi ha un percorso per lo shopping, libero da inquinamento elettromagnetico. E’ l’Europa bifronte, a due velocità: in Germania, Austria e Svizzera è inclusiva, pure case ecologiche per Mcs. Da noi è esclusiva, niente Legge nazionale, niente Free Elettrosmog Zone e scarso dibattito sul problema, con gli elettro/chimicamentemultiplo sensibili che non possono nemmeno ricoverarsi, ricevere interventi in ospedale e sono costretti a migrare all’estero (in Europa!) per curarsi. Alla faccia della Convenzione Onu 2007, firmata dall’Italia per rispettare dignità, diritti e uguaglianza (nelle diversità) delle disabilità. Ministro Lorenzin: che facciamo? 


mercoledì 23 aprile 2014

IN SVIZZERA IL CONDOMINIO SENZA INQUINAMENTO CHIMICO O ELETTROMAGNETICO

In Svizzera, a Leimbach periferia di Zurigo, è nato un condominio studiato per le esigenze di persone affette da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) che non vogliono (o meglio non possono) avere nulla a che fare, almeno a casa propria, con l’inquinamento dovuto a fumo di sigaretta, onde elettromagnetiche, detergenti, detersivi e profumi ricchi di sostanze tossiche.
La MCS è una condizione cronica non ancora del tutto riconosciuta e inquadrata dal mondo scientifico. Tuttavia, coloro che ne soffrono, ritengono che a scatenarla sia l’alta esposizione a sostanze chimiche come appunto fumo di sigaretta, prodotti profumati, vernici, pesticidi, ecc. Un vero e proprio incubo per le persone che ne soffrono che accusano sintomi di diverso genere ma molto simili a quelli di gravi allergie e che spesso li costringono a limitare il contatto con il mondo esterno.
"Ho sofferto fin da quando ero un bambino. Questo (condominio) potrà davvero far cambiare rotta alla mia vita” ha dichiarato Christian Schifferle, il 59enne a capo della Healthy Life and Living Foundation, associazione che si è occupata di realizzare il progetto.
Il condominio, il primo nel suo genere in Europa, ha aperto già dal mese di dicembre 2013 e 12 dei 15 appartamenti disponibili sono stati subito affittati a persone affette da questa patologia. La maggior parte degli abitanti soffrono in particolare di ipersensibilità elettromagnetica, ovvero non sopportano la presenza nelle vicinanze di radiazioni che provengono da wireless o apparecchi elettrici. Proprio a questo scopo è stata costruita una speciale "rete" sulla facciata e il tetto del palazzo allo scopo di proteggere le persone all'interno dell'edificio dall’inquinamento elettromagnetico.
Chi entra nella palazzina è obbligato a spegnere i telefoni cellulari (che non funzionerebbero comunque) ma all’interno per tutte le esigenze dei residenti sono attivi telefoni fissi e internet via cavo. Le aree comuni sono quindi in parte “inquinate” mentre le zone completamente pure sono le camere da letto degli ospiti.
Le persone che abitano il condominio hanno problemi anche con profumi e sostanze utilizzate nella costruzione delle case, ecco perché questo edificio svizzero è stato realizzato con materiali speciali tra cui un intonaco completamente inodore. Gli operai coinvolti nel progetto si sono dovuti adeguare a regole molto rigide tra cui non fumare e non indossare alcun tipo di profumo durante il lavoro e sempre era presente un sistema di ventilazione che risucchiava via tutti gli odori.
Un bel sollievo per le persone affette da MCS, ma un luogo in cui probabilmente ci sentiremmo meglio un po' tutti quanti, non credete?


FONTE : GREENME.IT

martedì 11 febbraio 2014

ELETTROSMOG - LA CAUSA NON RICONOSCIUTA

Con l’incremento esponenziale, avvenuto in questi ultimi 20/30 anni, dalla diffusione di tecnologie wireless (telefoni cellulari, cordless, wi-fi, etc.), si è assistito a una esposizione a quantità abnormi di energia artificiale bioattiva senza precedenti sulla popolazione.
Questo fenomeno si somma alla ben più datata presenza di imponenti elettrodotti che passano sopra le nostre teste e troppo spesso si trovano vicino alle nostre abitazioni o ai nostri luoghi di lavoro. Noi cittadini di Brugherio siamo coinvolti più di altri, perché il nostro comune è tagliato a fettine da un groviglio di elettrodotti e ospita la centrale di Terna che modula e smista energia elettrica.
Quando parliamo di inquinamento siamo abituati a immaginare qualcosa di materiale e visibile, pensiamo ad esempio alle immagini dell’immondizia non raccolta, dei fusti in fondo al mare, dei fiumi con la schiuma etc., ma non sempre è così; siamo immersi costantemente in un mare di onde invisibili, ma che a volte ci possono far male. Nessuno di noi acquisterebbe una casa per vivere o un ufficio per lavorare a fianco di una discarica, ma la acquistiamo vicino a un traliccio oppure in cambio delle spese condominiali pagate ci facciamo installare sopra la testa un ripetitore di telefonia cellulare; così come non ci insospettiamo se le case costruttrici dei nostri telefonini consiglino di non farne uso per più di un quarto d’ora al giorno.
Da tempo ci sono segnalazioni che correlano l’esposizione ai campi elettromagnetici, sia in alta che in bassa frequenza, con effetti biologico sanitari sugli esposti, sia per motivi professionali che residenziali. Non è vero che non ci siano ancora dati sufficienti per sapere se e come i campi elettromagnetici interagiscano con il nostro organismo. La letteratura scientifica parla chiaro: l’esposizione all’elettrosmog (lo chiameremo così per semplicità) può essere causa di tumori, malattie neurodegenerative (SLA, Alzheimer), cardiovascolari, aborti spontanei, elettrosensibilità, ma non solo. A supporto si rimanda al monumentale rapporto Bioinitiative del 2012, redatto da 29 scienziati che hanno riportato oltre 3000 articoli in cui emerge una chiara correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e sviluppo di effetti biologico-sanitari a breve e lungo termine (www.bioinitiative.org).
Una delle vittime più illustri dell’elettrosmog è una ghiandola del nostro cervello, la pineale; questa ghiandola, nel buio della notte produce melatonina, un importante ormone che ci induce e mantiene il sonno e regola il nostro sistema nervoso. Inoltre coordina la produzione di un tipo di cellule del sistema immunitario, i linfociti T fondamentali per combattere batteri e virus e, senza scendere troppo in tecnicismi, regola anche la produzione di citochine che hanno la funzione di indurre crescita, morte e differenziazione cellulare. E’ ormai noto come, sottoponendo a campi magnetici la ghiandola pineale, questa si attivi alterando la produzione di melatonina con conseguenze gravi sull’equilibrio chimico del nostro organismo. Uno degli effetti è la depressione. Non è un caso che gli accessi ai centri di cura dei disturbi del sonno siano per larga parte rappresentati da 30-40enni cosiddetti “nottambuli digitali” e da adolescenti della stessa categoria, sovrappeso, utilizzatori di alcol e droga, sempre più depressi.
E la depressione a volte spinge al suicidio.
Il dato Istat aggiornato al 2010 riporta che nella Provincia di Monza e Brianza in quell’anno sono avvenuti 36 suicidi (spalmati sui 55 comuni della provincia stessa) con un’incidenza di 4,3 ogni 100.000 abitanti. Brugherio ne fa, uno più uno meno, 33.478 e quindi il dato brugherese dovrebbe essere di 1,43 casi/anno. Dopo un mese dall’inizio dell’anno siamo già a 2, e di mesi ne mancano ancora 11 per arrivare a fine anno. Una strana coincidenza o un fenomeno da iniziare a osservare?
Camminando per la strada molti dei nostri concittadini ricordano di tizio o di caio, morti suicidi… così come ti raccontano di quanta malattia psichica ci sia in città, anche qui solo una coincidenza?
Il prof. Angelo Gino Levis, già professore ordinario di Mutagenesi Ambientale
presso l’Università di Padova; già membro della Commissione Tossicologica Nazionale, della Commissione Oncologica Nazionale e membro del Comitato Scientifico ISDE, fondatore di A.p.p.l.e. Associazione per la prevenzione e la lotta contro l’elettrosmog, ha evidenziato in un rapporto tra esposizione ai campi elettromagnatici a bassa frequenza e malattie neurodegenerative, come siano stati identificati possibili meccanismi biologici che potrebbero essere alla base dell’induzione di malattie neurodegenerative.
E’ inoltre nota da tempo la genesi tumorale nel lungo periodo che si manifesta ad esempio in utilizzatori di telefoni cellulari e cordless con tumori del nervo acustico e del cervello (gliomi), portando recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso lo IARC a riconoscere le medio-alte frequenze (cellulari, wi-fi, antenne di telefonia) come “possibili cancerogeni per l’uomo” con livello di evidenza 2B (31.05.2012).
Lo stesso fu fatto nel 2002 dalla stessa agenzia, classificando allo stesso modo le basse frequenze per la possibilità di indurre leucemie linfoblastiche acute nei bambini a livelli di induzione magnetica drammaticamente ridotti (0.4 microTesla) rispetto ai valori stabiliti per legge di 3-10 microTesla) in Italia.
Si documentano infatti effetti deleteri anche a valori di esposizione notevolmente più bassi rispetto a quelli minimi consentiti per legge. Ecco un altro motivo per cui l’argomento elettrosmog deve essere riconsiderato e trattato con maggiore approfondimento.
Come già successo in altre occasioni simili (benzene, amianto, etc.), allarmisti e ottimisti si accusano a vicenda, e allo stesso tempo tutti incontrano difficoltà a documentarsi e orientarsi. Due i motivi fondamentali: il primo riguarda i grossi interessi in campo, e ne parleremo di seguito, il secondo la complessità del tema che rende le valutazioni molto articolate,  ricche di variabili, e pertanto difficili da stilare e impegnative anche dal punto di vista del tempo da dedicare.
Purtroppo per molti anni la comunità scientifica non ha lavorato nella stessa direzione. Troppo spesso si è buttato “fumo negli occhi per impedire o quantomeno ritardare, una importante decisione di salute pubblica pubblicando risultati contrastanti e contradditori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati scomodamente positivi” (da “L’ombra del dubbio”, R. Tomatis).
Per troppi anni gli esperti del settore incaricati di pronunciarsi erano in palese conflitto di interessi, in quanto finanziati nelle loro ricerche da compagnie elettriche o di telefonia mobile.
Esiste inoltre il Principio di Precauzione, sottoscritto da tutti i firmatari del Trattato di Maastricht nel 1994 (fra cui l’Italia), che afferma come “qualora esista il rischio di danni gravi e irreparabili (come nel caso dell’esposizione a campi elettromagnetici, ndr), la mancanza di piena certezza scientifica non può costituire il pretesto per rinviare l’adozione di misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado ambientale”. Con i successivi trattati di Amsterdam e Roma il Principio di Precauzione è diventato principio generale dell’Unione Europea non solo in materia ambientale, ma anche di tutela della salute e dei diritti del consumatore.
Perché allora quando si parla di elettrosmog non lo si tiene in considerazione?
Ma l’elettrosmog non è solo depressione, suicidi, malattie neurodegenerative, tumori… Esiste un’altra patologia, purtroppo non ancora riconosciuta dall’OMS, ma che sta assumendo caratteri di pandemia per la vasta diffusione. E’ l’Elettrosensibilità. Le persone colpite manifestano svariati sintomi di differente gravità che possono giungere sino alla totale disabilità.
In Italia esiste una associazione (www.elettrosensibili.it) che si occupa di coagulare attorno a se tutte le persone colpite da questa sindrome e fornire un primo centro di aiuto. Associazioni analoghe sono presenti in quasi tutti i Paesi del mondo.  La Svezia è il primo Stato al mondo ad avere riconosciuto gli elettrosensibili come “disabili” fornendo pertanto tutti quegli aiuti concreti che meritano persone in queste condizioni.
A tal riguardo il Parlamento Europeo (Risoluzione del 2009) con una storica risoluzione esorta gli stati membri a riconoscere l’elettrosensibilità (art. 28) come disabilità come ha fatto la Svezia e ad attuare tutte quelle misure ormai necessarie (vista la mole di dati scientifici) per minimizzare l’impatto dei campi elettromagnetici wireless nei più comuni ambienti di vita con particolare riferimento alle fasce più deboli esposte (bambini, adolescenti, anziani, malati) adottando ove possibile le connessione via cavo. Di ieri la notizia che a Civitanova Marche una scuola ha deciso di smantellare il wi-fi e di tornare al cavo per proteggere la salute degli studenti. Ecco una vera applicazione del principio di precauzione!

Le associazioni: AIE Associazione Italiana Elettrosensibili, La Lampada di Aladino onlus per l’assistenza globale al malato oncologico, Lorenzo Perrone per la prevenzione delle malattie oncologiche e oncoematologiche onlus, Associazione di via P. Sottocorno, da tempo sono in rete per cercare, unendo conoscenze e competenze, di fare massa critica, e partecipando attivamente al dibattito sul tema, contribuire (almeno lo speriamo) alla diffusione e messa in opera di buone pratiche tanto utili su questo pericolo invisibile e su cui troppo spesso cala il silenzio mediatico.

Sul territorio brugherese, sicuramente uno dei comuni italiani più inquinati da elettrosmog, sarebbe auspicabile in sinergia con l’amministrazione comunale, l’insediamento di un tavolo tecnico permanente, uno studio approfondito del territorio e della popolazione in alcune aree di particolare esposizione,  un piano di governo del territorio che, sempre per il principio di precauzione, non permetta di costruire nuove abitazioni sotto ai tralicci (come ancora oggi al contrario stiamo osservando), campagne pubblicitarie che favoriscano la conoscenza e la consapevolezza. E se non vogliamo parlare di letteratura e prove scientifiche, basterebbe fare tutto ciò in ottemperanza al principio di precauzione a cui si faceva riferimento sopra. Un virtuoso processo di prevenzione primaria che sta alla base di tutti i fondamenti di vita democratica.

Davide Petruzzelli
LA LAMPADA DI ALADINO Onlus Brugherio

Visto e sottoscritto da :

    Associazione Sottocorno di Sesto San Giovanni
    Associazione Lorenzo Perrone di Cologno Monzese
    Associazione Italiana Elettrosensibili