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martedì 21 aprile 2020

CORONAVIRUS E INQUINAMENTO, C'E' UN LEGAME SUL RATE DI CONTAGIO?

Il Coronavirus è arrivato spiazzando il mondo intero, ci ha fermato, ma in questi giorni di emergenza sanitaria mondiale stanno emergendo anche numerose ricerche che ci aiutano a capire di più dal punto di vista del contesto ambientale e meteo-climatico.
in Cina due studi (QUI per vedere lo studio pubblicato il 9 marzo ) hanno risaltato come il caldo e umidità possono influire anche in modo significativo sul rate di contagio, e un altro studio a nostro avviso significativo identifica nell'aria inquinata e in particolare modo nelle polveri sottili, un vettore che favorisce la virulenza di contagio da Covid-19, non è una certezza ma si spiegherebbe la correlazione diretta tra il contagio particolarmente elevato da Coronavirus sulla Valpadana, in particolare il rate innescato dai focolai lombardi. Non a caso Brescia e Bergamo sono le province più duramente colpite, province che di fatto risultano tra le mediamente più inquinate d'Italia.

Lo studio curato da ricercatori italiani e medici della Società italiana di Medicina Ambientale Sima ( QUI per leggere lo studio completo). ha incrociato i dati di qualità dell'aria e dei contagi da Covid-19 nel periodo 10- 29 febbraio. Da un lato infatti sono stati esaminati i dati provenienti dalle centraline di rilevamento delle Arpa, le agenzie regionali per la protezione ambientale, dall'altra i dati del contagio riportati dalla Protezione Civile, aggiornati al 3 marzo (questo al fine di considerare il tempo di incubazione medio di 14 giorni per i quali si manifestano i sintomi). Le analisi evidenziano una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e Pm2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19, facendo supporre che le polveri sottili si sarebbero comportate da accelerazione nel contagio dell'infezione.
Infatti è già noto che il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze.
(2017) il numero di casi di morbillo su 21 città cinesi nel periodo 2013-2014 varia in relazione alle concentrazioni di PM2.5. I ricercatori dimostrano che un aumento delle concentrazioni di PM2.5 pari a 10 μg/m3 incide significativamente sull'incremento del numero di casi di virus del morbillo (6). per cui suggeriscono di ridurre le concentrazioni di PM2,5 per ridurre la diffusione dell’infezione
(2010) l’influenza aviaria può essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus. I ricercatori hanno dimostrato che vi è una correlazione di tipo esponenziale tra le quantità di casi di infezione (Overall Cumulative Relative Risk RR) e le concentrazioni di PM10 e PM2.5 (μg m-3)
Così durante una pandemia scopriamo (o meglio rendiamo evidente) gli effetti diretti dell'inquinamento e scopriamo anche come l'ambiente che ci circonda può migliorare esponenzialmente se ci fermassimo, l'acqua di Venezia ne è un esempio lampante, da canali torbidi a canali con acqua trasparente e pesci che vi nuotano, anche l’acqua del fiume Po a Torino è tornata trasparente, oltre alla riduzione dell'inquinamento sul Nord Italia, dato sul quale andrebbero eseguite analisi più dettagliate per meglio vedere come le varie forme d'inquinamento incidono dal traffico veicolare (quasi annullato su Milano in queste settimane), i riscaldamenti  e soprattutto l'impatto del traffico aereo (attualmente fermo) da sempre MAI considerato.