Translate

martedì 22 aprile 2014

PER LA RETE WI-FI LA REGIONE LIGURIA DEVE TENER CONTO DELL'INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE.

Legambiente chiede da tempo che una nuova normativa ponga come limite cautelativo il valore di 0,2 micro tesla, e renda obbligatoria la dichiarazione del campo magnetico generato da qualunque elettrodomestico alla distanza di normale utilizzo
Nei giorni scorsi a Vezzi Portio abbiamo sentito il Presidente Burlando dichiarare di voler estendere la rete Wi-Fi all'intera la regione Liguria per dare la possibilità a tutti di connettersi liberamente alla rete internet.
L'intervento darebbe quindi la massima copertura, oltre che sulla costa anche all'entroterra, venendo incontro alle richieste dei 115 Comuni che hanno già manifestato interesse per questa tecnologia.
L'operazione, secondo Burlando, dovrebbe essere completata entro il 2014, con il costo di circa mezzo milione di euro.
I “Verdi” savonesi, nel dichiarare di essere ovviamente favorevoli alla diffusione della banda larga internet perché più comunicazioni di dati e di informazioni significano più democrazia , ritengono necessario innanzi tutto, per un vero progresso, tenere conto dei principi di precauzione relativi alla salute, come richiesto dai più importanti istituti di ricerca.
I campi elettromagnetici hanno un'azione mutagena, capace cioè di modificare il DNA delle cellule. Le mutazioni genetiche possono provocare cancro e malattie degenerative in un certo numero di persone.
La discussione nel mondo scientifico riguarda solamente la quantità entro la quale il rischio di malattia può essere “socialmente accettabile”.
Campi elettrici e magnetici esistono già in natura, ma la maggior parte dei campi presenti nel nostro ambiente sono artificiali e legati a diverse tecnologie elettriche e elettromagnetiche.
Se è vero che i campi dei ripetitori Wi-Fi hanno una bassa intensità è altrettanto vero che, per il moltiplicarsi delle antenne necessarie alla telefonia mobile e alle televisioni, oltre a tutti gli altri congegni elettrici già presenti nelle nostre case(forni a microonde ecc.), i “limiti accettabili” vengono rapidamente superati.

L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro(AIRC) che fa parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) delle Nazioni Unite e l' International Commision for Elettromagnetic Safety, hanno inserito i campi magnetici, sia quelli ad alta che a bassa frequenza, tra i fattori che possono provocare danni tumorali, anche se non c'è ancora accordo sulle dosi limite di esposizione.
I ricercatori dell'Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di un bambino di cinque anni assorbe una quantità di radiazioni quattro volte maggiore rispetto a quella di un adulto.
Lo stesso Consiglio d'Europa ha raccomandato di evitare la tecnologia Wi-fi nelle scuole per proteggere i più piccoli. Già molte scuole proibiscono, giustamente, l'installazione dei ripetitori
Wi-Fi nelle vicinanze. Infatti, sono proprio le nuove generazioni quelle più esposte all' accumulo nel tempo di stimoli mutageni, con conseguenti rischi di future malattie (Alzheimer ecc.).
A questo punto, sarebbe auspicabile un maggior impegno nel ridurre tutte le fonti di rischio e agevolare le trasmissioni via cavo: L'Italia ha una rete di 7500 km di cavi elettrici che, con una nuova tecnologia oggi disponibile, potrebbe benissimo fornire in modo capillare ovunque l'internet a banda larga, anche in luoghi impervi e isolati. Verrebbero ridotti moltissimo i ripetitori nocivi.
Molti ricercatori concordano nel definire un valore limite cautelativo per i campi magnetici a 0, 2 micro tesla, mentre la normativa vigente pone il limite a 100 micro tesla, cioè 500 volte più alto.
Legambiente chiede da tempo che una nuova normativa ponga come limite cautelativo il valore di 0,2 micro tesla, e renda obbligatoria la dichiarazione del campo magnetico generato da qualunque elettrodomestico alla distanza di normale utilizzo. I Verdi concordano.

Scrivono in una nota i Verdi Savonesi

FONTE : SAVONANEWS.it

sabato 19 aprile 2014

martedì 15 aprile 2014

ELETTRODOTTO DEL QUARTIERE ADRIANO: CHIESTI AD ARPA E ASL UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO E UNO SUI CAMPI ELETTROMAGNETICI

Comunicato stampa comune di Sesto San Giovanni   
Data di pubblicazione: 15/04/2014

I Sindaci di Milano Giuliano Pisapia e di Sesto San Giovanni Monica Chittò hanno scritto ad Arpa Lombardia e all'Asl Milano per chiedere uno studio approfondito sui campi elettromagnetici e uno studio epidemiologico sugli abitanti delle vie Sottocorno, Lombardia e per Crescenzago.
La vicenda è quella relativa all'elettrodotto di via Adriano, oggetto di molte preoccupazioni da parte degli abitanti della zona di confine tra Sesto San Giovanni e Milano a causa di una possibile nocività delle onde elettromagnetiche prodotte dall'impianto.
In seguito ad esposti dell'associazione di abitanti Sottocorno, già nel 2011 sono stati compiuti due rilievi in merito alle emissioni elettromagnetiche e recentemente Terna, gestore delle linee elettriche, ha presentato una studio di fattibilità dell'interramento e un progetto di massima chiesto dai due comuni.
Ora, per avere un quadro della situazione il più possibile chiaro, i sindaci di Milano e Sesto San Giovanni hanno chiesto ad Asl uno studio epidemiologico sistematico sugli abitanti delle vie Sottocorno, Lombardia e per Crescenzago per verificare "la presenza o meno di un'incidenza, di valore superiore alle medie, di problematiche di salute nei residenti del quartiere" e, "qualora questa fosse verificata si ritiene necessario un ulteriore approfondimento che vada nella direzione di definire un'eventuale correlazione diretta tra la presenza dell'elettrodotto e le problematiche di salute dei cittadini".
Contemporaneamente ad Arpa Lombardia "si richiede […] la rilevazione del campo induzione magnetica presso i condomini delle vie Sottocorno, Lombardia e per Crescenzago".

FONTE : COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI

COMUNICATO STAMPA RETENOELETTROSMOGITALIA

15 aprile 2014 - Riceviamo oggi e pubblichiamo il comunicato stampa emesso da ReteNoElettrosmogItalia
---------------------------------------------------
SENTENZA GRANDI RISCHI (2012): VALE ANCHE PER LE RADIOFREQUENZE ?!

Le Istituzioni pubbliche garanti della sicurezza e la salute dei cittadini sono sempre più sollecitate a rivedere la corretta  attuazione del principio di precauzione nello uso, sempre più esponenzialmente intensivo, delle radiofrequenze nella vita sociale e privata di tutti noi.
La risposta che stanno dando è purtroppo  di mantenimento  dello status quo, sicuramente sollecitati dagli enormi interessi economici delle società di telefonia, dei telefoni cellulari, della elettronica,  etc. etc.
Ne sono brutti esempi i recentissimi:
- Comunità Europea che ha incaricato il suo Istituto scientifico SCENHIR  di fare ' il punto ': conclusione: < tutto va bene!> ; le uniche forti contestazioni arrivate dalle minoritarie e sparute forze della ricerca scientifica indipendente  hanno distrutto , tecnicamente, il documento da loro prodotto, che scientificamente ... ha voluto oscurare la rilevanza dei risultati di analisi epidemiologiche recenti. Vedere qui i dettagli
- Canada, che ha incaricato il suo Istituto scientifico Royal Society di fare ' il punto '; analoga evidenza:  <tutto va bene!> . Anche qui gli scienziati indipendenti   hanno demolito le conclusioni  ,anche perché hanno beccato due dei principali relatori del comitato del Royal Society , che avevano avuto finanziamenti ai loro laboratori dall'industria: vedere qui
Che dire ?
Vediamo molte analogie con la condanna dell'ottobre 2012 dei sette membri della Commissione Grandi Rischi  all'epoca in carica, che avrebbe fornito false informazioni circa l'improbabilità della forte scossa che la notte del 6 aprile 2009 causò la morte di 309 persone.               
Situazione analoga ?

Cordiali saluti

Per la Rete NoElettrosmogItalia
Dr Giorgio Cinciripini
Membro fondatore della Rete-esmog free Italia

( ReteNoelettrosmogItalia - www.retenoelettrosmogitalia.it )

venerdì 4 aprile 2014

BELLUNO - ELETTRODOTTO, VERTICE TRA I SINDACI

Limana chiede tempo per la delibera contro il tracciato Gli altri Comuni si esprimeranno nei prossimi giorni
Vertice tra sindaci per dire no all'elettrodotto a mezza costa Nevegal. Ponte nelle Alpi, Belluno, Soverzene e Trichiana sono d'accordo a portare in consiglio comunale la delibera congiunta per dichiarare la loro contrarietà all'ipotesi di tracciato “B”, Limana chiede tempo e si stupisce della fretta dei colleghi: «Perché dovrei approvare una delibera a dieci giorni dalla scadenza del mio mandato?», si chiede Mario Favero.
I Comuni che a maggio andranno ad elezioni, infatti, hanno tempo fino al 10 aprile per chiudere le ultime pendenze. Poi potranno fare solo l'ordinaria amministrazione. Vista la scadenza imminente, martedì il sindaco Massaro, l'assessore pontalpino Ezio Orzes e il sindaco di Trichiana Giorgio Cavallet hanno incontrato Favero per chiedergli che intenzioni aveva nei confronti della famosa delibera, atto politico unitario dei Comuni che si oppongono al tracciato dell'elettrodotto che passerebbe lungo la mezza costa del Nevegal per ricollegarsi alla linea esistente a Triches (Limana).
È stata coinvolta anche Trichiana: «Al momento siamo fuori dal progetto, ma prima o poi ci interesserà quindi mettiamo le mani avanti», dice Cavallet, che porterà in consiglio la delibera lunedì. Ponte lo farà martedì. Limana non ha ancora deciso ma, spiega Favero: «Non ci sono i tempi per discuterne, proporrò alla mia giunta di non presentarla. Non trovo corretto impegnare chi verrà dopo di me a dieci giorni dalla fine del mio mandato. Nell'incontro mi hanno detto di approvare la delibera altrimenti la Via nazionale approverà il tracciato B. A me però non risulta sia così scontato».
Favero ribadisce poi di voler conoscere l'intero progetto Terna (compresi gli sviluppi futuri) per capire come sarà interessato il comune di Limana: «Dobbiamo cercare una soluzione che accontenti tutti. Non sono contrario allo sviluppo, ma vanno usate le migliori tecnologie possibili, che esistono». Infine: «Abbiamo fatto due delibere e inviato alla Via 200 pagine di osservazioni contro il progetto B. Perchè tutta questa fretta, adesso?».
La spiegano Massaro e Orzes: «Mentre noi perdiamo tempo, la procedura di valutazione di impatto ambientale va avanti. Abbiamo già perso due mesi, perché Favero ha la bozza di delibera da gennaio. Quanto tempo vuole ancora per decidere? Tutti abbiamo fatto delibere (votate in consiglio comunale, ndr) per dichiarare che non vogliamo il tracciato B, ma quella congiunta avrebbe rafforzato la nostra posizione. Sarebbe stato un chiaro segnale politico di unitarietà. È stato lo stesso Favero a chiederla».( leggi QUI l’articolo completo )


LUCCA - ELETTRODOTTO, IL COMUNE TENDE LA MANO AI CITTADINI

Ieri sera (2 aprile), nel corso dell’assemblea a Maggiano sui lavori pubblici partecipati, l’assessore con delega all’ambiente Francesca Pierotti, sollecitata dalle domande dei cittadini, è tornata a illustrare l’iter del riassetto dell’elettrodotto come proposto dalla società Terna Rete Italia al Ministero per l’Ambiente, che è titolato nel rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale.Come già spiegato nei giorni scorsi, l’amministrazione comunale non ha ribadito di non aver dato alcun assenso al progetto di Terna. Quello che ha fatto il Comune di Lucca, al pari di altre municipalità interessate dal riassetto, è stato sottoscrivere, lo scorso mese di dicembre, un verbale del tavolo tecnico che è servito ad una prima individuazione delle fasce di fattibilità delle nuove linee, con la previsione della contemporanea demolizione di altri tratti di esse già esistenti e che insistono su zone densamente abitate. Lo stesso tavolo tecnico è inoltre servito a delineare una prima proposta di localizzazione della nuova stazione elettrica non definita nella sua specificità.
Altra cosa - spiega l'amministrazione - è invece il progetto vero e proprio, per il quale lo scorso 20 marzo Terna Rete Italia ha chiesto l’attivazione della Via al Ministero.Il Comune di Lucca, al pari degli altri Enti coinvolti (Provincia di Lucca e Regione Toscana) avrà tempo fino al 19 aprile per presentare le proprie osservazioni, che dovranno in particolare valutare l’impatto dell’opera dal punto di vista paesaggistico e idrogeologico. ( leggi QUI l’articolo completo )


CHIETI ELETTRODOTTO VILLANOVA-GISSI: I CITTADINI AUTOFINANZIANO I RICORSI

Un pranzo di sottoscrizione domenica 6 aprile per raccogliere i fondi che servono per i ricorsi in atto e per chiarire dubbi e punti critici dell’elettrodotto Villanova-Gissi. Continua anche a tavola la mobilitazione di centinaia di cittadini contro il tratto della nuova dorsale energetica adriatica, in via di realizzazione da parte di Terna, e che attraverserà sedici comuni della provincia di Chieti.
I lavori potrebbero cominciare questa estate, ma si moltiplicano le proteste per i magri risalimenti offerti ai cittadini a cui saranno espropriati i terreni.
Una ragione in più per tentare la via dei ricorsi contro il progetto e il tracciato dell’elettrodotto, Una strada legale che ha però un costo economico che non tutti però possono permettersi.
“Siamo sommersi dalle richieste dei cittadini - spiega Antonella La Morgia, presidente del Comitato ambiente salute e territorio (Cast) - contattati in questi ultimi mesi dalle società che hanno vinto la gara sulle pratiche di asservimento. Le persone sono insoddisfatte dai preventivi di indennizzo, in alcuni casi non sapevano ancora del passaggio dell’elettrodotto. Nella totale disinformazione che c’è stata sullo stesso procedimento, solo le persone che il Comitato è riuscito a raggiungere organizzando incontri nei vari territori hanno avuto conoscenza della reale portata dell’infrastruttura e dei relativi impatti sul territorio attraversato. C’è ancora chi pensa si tratti di normali pali della luce, quando invece stiamo parlando di un elettrodotto ad altissima tensione, pari a 380.000 volt, e di 140 tralicci alti anche 75 metri”. ( leggi QUI l’articolo completo )


FONTE : ABRUZZOWEB.IT

martedì 1 aprile 2014

ELETTROSMOG: "INFORMARE LA GENTE NON È ALLARMISMO"

Ogni tanto, e un po’ su tutti i giornali, accade di leggere lettere o articoli che sostengono che qualcosa è già successo in passato come se questo dovesse rassicurarci e indurci a preoccuparci meno del presente. Si, è vero che l’umanità vive immersa in campi elettromagnetici da sempre, che nubi tossiche ci sono sempre state, che la radioattività - coi pericoli che comporta - c’è sempre stata! Anche un milione di anni fa, chi avesse cercato riparo sotto un albero durante un temporale, avrebbe potuto rimanere fulminato dall'alta tensione proprio come oggi. Un milione di anni fa, se ci fosse stata una bussola, avrebbe segnato il nord esattamente come oggi ma... gli elettrodotti non erano ancora stati inventati e nessuno faceva passare l’alta tensione sopra le capanne del villaggio! Un milione di anni fa, non si sapeva chi fosse Guglielmo Marconi e a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere una “torre” di telefonia mobile davanti all'ingresso di una caverna abitata!
Forse è più utile pensare al presente. In via Sottocorno, a Milano, passa un elettrodotto ad alta tensione e, in due grandi condomini di 150 famiglie, sono stati accertati 36 casi di tumore dei quali, ben 23 in un solo condominio. Sette tumori al cervello, sette leucemie e nove il cancri al pancreas! Molti dei “non ammalati”, bambini compresi, accusano stanchezza, mal ti testa e altri disturbi. Certo è stata chiamata in causa l’Arpa che è venuta a controllare certificando che “i limiti spaziali dei tralicci sono stati rispettati”.
L’Asl non si è mai vista: un suo comunicato dice che “sulla carta”, sono troppe le ipotetiche cause dei tumori, dato che per decenni, in quel luogo, sorgevano varie industrie che hanno lasciato nell’aria molte sostanze tossiche”!  Non una ricerca, non un prelievo... e perché, se c’erano questi rischi “sulla carta”, la zona è stata dichiarata edificabile? Visto il gran lavoro svolto per tutelarci, non capisco perché la gente si ostini a morire!
Ho anche letto che “anche se ancora non è stata definita una correlazione precisa sono reali i rischi per il sistema immunitario in grado di provocare da disturbi neurovegetativi alla leucemia, da sindromi depressive al cancro, dal morbo di Alzheimer al Parkinson in modo particolare nei bambini e nei soggetti in età avanzata.... ( leggi QUI l' articolo completo ).

domenica 30 marzo 2014

LINEE A.T.M. - COMUNICATO STAMPA

A seguito delle dichiarazioni emesse dall'Assessore Maran del comune di Milano in risposta ad un Twitt del consigliere di maggioranza del comune di Sesto San Giovanni Romaniello l'Associazione Sottocorno richiede urgentemente delle spiegazioni esaustive su quanto affermato.
E' da circa 1 anno che la cittadinanza , in particolare i residenti di cascina gatti, sta subendo continui disagi a causa delle modifiche apportate alle linee dei trasporti pubblici a Sesto San Giovanni.

Vogliamo sapere il perché un'assessore del comune di Milano può affermare che il costo delle tariffe non viene adeguato perché' il comune di SESTO SAN GIOVANNI non paga la cifra dovuta.....
Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

martedì 25 marzo 2014

STUDIO DELL’UNIVERSITÀ BICOCCA SVELA I MECCANISMI PER PRODURRE, IN FUTURO, CELLE COMBUSTILI A IDROGENO A BASSO COSTO

Una piccola quantità di proteina ferro-idrogenasi produrrebbe idrogeno sufficiente a riempire il serbatoio di un’autovettura alimentata ad idrogeno in pochi minuti. Una sola molecola di ferro-idrogenasi, infatti, può generare fino a novemila molecole di idrogeno al secondo. Il problema sta nella riproduzione su scala industriale di questa capacità.
Ora, un significativo passo avanti sulla strada della progettazione razionale di catalizzatori sintetici capaci di lavorare come quelli naturali è stato fatto dai recenti studi di tre ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca: Maurizio Bruschi e Claudio Greco del dipartimento di Scienze dell’Ambiente del Territorio e di Scienze della Terra e Luca De Gioia, del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze. In collaborazione con ricercatori di altre università europee hanno appena pubblicato tre articoli sulle riviste Nature Chemistry e Journal of the American Chemical Society che danno un contributo significativo alla comprensione del funzionamento di queste macchine molecolari: hanno contribuito a risolvere l’enigma della reazione grazie alla quale le ferro-idrogenasi si proteggono dall’ossigeno molecolare evitando così di “arrugginirsi” e smettere di funzionare. Hanno, inoltre, scoperto come ioni nichel, in natura così come in molecole di sintesi, possano essere utilizzate al meglio per progettare le celle a combustibile del futuro.
In natura le idrogenasi si trovano in moltissimi batteri e alghe che le utilizzano per trasformare e quindi rendere utilizzabile l’energia chimica contenuta nella molecola di idrogeno (la reazione che avviene è H2 = 2H+ + 2e-). Ciò vuol dire che l’idrogeno può essere usato da questi microrganismi come alimento, e tale capacità rappresenta un esempio che l’uomo potrebbe sfruttare per lo sviluppo delle tecnologie che consentono di usare l’idrogeno come combustibile (si parla in questo caso di celle a combustibile). Ecco perché la scoperta di dettagli fondamentali del funzionamento di questi enzimi segna il passaggio verso la possibilità di progettare razionalmente celle a combustibile che funzionano nello stesso modo.
Nel dettaglio, il lavoro pubblicato su Nature Chemistry, The oxidative inactivation of FeFe hydrogenase reveals the flexibility of the H-cluster (https://doi:10.1038/nchem.1892) frutto della collaborazione tra il team dell’Università di Milano-Bicocca (formato da Luca De Gioia, professore associato di Chimica Generale e Inorganica nel Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze e da Claudio Greco e Maurizio Bruschi, ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra), e i colleghi del Centre national de la recherche scientifique – CNRS di Marsiglia (Vincent Fourmond, Carole Baffert, Pierre Ezanno, Christophe Léger), dell’Université de Toulouse (Isabelle Meynial-Salles e Philippe Soucaille), del dipartimento di fisica e astronomia dello University College di Londra (Po-Hung Wang, Marco Montefiori, Jochen Blumberger) e dell’Institut de biologie et de technologies de Saclay – iBiTec-S (Kateryna Sybirna, Hervé Bottin), ha permesso di identificare caratteristiche, finora sconosciute ed assolutamente peculiari, della struttura dell’enzima idrogenasi, portando alla luce aspetti essenziali alla base della sua attività catalitica.

Tale studio ha, infatti, dimostrato che il sito attivo (cioè la parte della molecola che attiva la reazione biochimica) dell’enzima presenta caratteristiche di flessibilità inattese, alla base della sua robustezza: i componenti del sito attivo dell’enzima mostrano un grado di mobilità notevole, che consente all’enzima di interagire con l’idrogeno in maniera anche non convenzionale, evitando così processi potenzialmente distruttivi per la proteina. Più specificamente, è stato scoperto in che modo la variante dell’enzima contente solo atomi di ferro sia in grado di evitare reazioni dannose e di preservare la propria integrità anche in condizioni di stress ossidativo.
Nello studio del Journal of the American Chemical Society, Disclosure of Key Stereoelectronic Factors for Efficient H2 Binding and Cleavage in the Active Site of [NiFe]-Hydrogenases (https://doi:10.1021/ja408511y), firmato da Maurizio Bruschi e Luca De Gioia, i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca hanno indagato la variante dell’enzima idrogenasi contenente anche un atomo di nichel, e hanno scoperto le caratteristiche strutturali alla base della funzionalità del nichel in queste proteine, che sono in grado di ossidare H2 con una grande efficienza. Lo studio potrà avere un impatto decisivo sullo sviluppo di catalizzatori sintetici più semplici rispetto alla proteina, ma in grado di ossidare H2 con la stessa efficienza.
Lo studio, sulla stessa rivista, Redox non-innocence of a N-heterocyclic nitrenium cation bound to a nickel-cyclam core (https://doi:10.1021/ja4099559), è invece frutto della collaborazione tra il team Bicocca e quello dell’Università Humboldt di Berlino, guidato da Kallol Ray: i ricercatori tedeschi hanno sintetizzato una molecola innovativa contenente un atomo di nichel, che ha la capacità di legare e trasformare l’acido formico (più facile da immagazzinare rispetto all’idrogeno e presente in grandi quantità nelle biomasse), mentre i ricercatori di Bicocca hanno usato metodi teorici per svelare la base delle peculiari proprietà di questo nuovo composto.
«Scoprire la struttura e il meccanismo di funzionamento delle idrogenasi – spiegano i ricercatori di Milano Bicocca – rappresenta una delle possibili chiavi di volta per la progettazione di celle a combustibile a basso costo, dal momento che quelle attualmente disponibili sul mercato necessitano della presenza di palladio o platino, più costosi del ferro e del nichel utilizzati negli studi. A livello di tempistiche, stiamo parlando di un possibile sviluppo nell’arco di quattro/cinque anni».
FONTE :CORRIERE DI SESTO