Dalla pagina Facebook SESTOMALE è
stato lanciato un appello a firmare una petizione per fermare i lavori al
Villaggio Falck poiché nel progetto di
riqualificazione del Villaggio Falck è previsto l'abbattimento di 95 (NOVANTACINQUE
!!!!!!) alberi, di cui molti secolari, tutti sani, per ripristinare i
marciapiedi.
Non comprendiamo il motivo di tanto accanimento
contro gli alberi, non sappiamo il perché si è arrivati a tale situazione, ma sappiamo
che c’è sempre un altro modo di progettare la città e salvaguardare il verde e
gli alberi, forse costa di più ma c’è sempre un altro modo, magari non si
salvano tutte e 95, magari ne salviamo la metà, ma la percezione che si ha è
quella che non si sia fatto tutto il necessario e si sia dato adito alle sole
persone che si lamentano (magari anche a ragione per una sbagliata costruzione
del quartiere) ma crediamo che non si sia tenuto conto dell’importanza di quest’area
verde nel contesto urbano.
Ci uniamo all’appello fatto chiedendo che venga presa in considerazione la
possibilità di revisionare tutte le piante e salvarne il più possibile, con un
progetto che sia condiviso con i residenti.
I satelliti della NASA ed
ESA hanno rilevato livelli di biossido di azoto insolitamente bassi sopra la
Cina per le misure adottate contro il COVID-19.
Il deciso ed inaspettato calo di un gas inquinante e
altamente irritante, come il biossido di azoto (NO2) un gas secondario che si
forma per effetto delle emissioni è dovuta alla chiusura forzata delle attività
lavorative, dei trasporti e delle aggregazioni sociali, centrali energetiche e
complessi industriali così con lo stop forzato di molte attività economiche,
anche i livelli di inquinamento nella troposfera sono sensibilmente calati.
L'immagine in apertura mette a confronto la concentrazione di
NO2 in Cina dall'1 al 20 gennaio 2020 (a sinistra) al 10-25 febbraio 2020,
ossia prima e durante la quarantena.
E in Lombardia come va? La situazione ora,
rispetto al mese scorso sembra essere mutata (anche se è ancora presto per
dirlo) ma lo stop imposto dall'epidemia di Corona-virus “potrebbe aver
contribuito” a invertire la rotta della concentrazione di polveri sottili e degli inquinanti nell'aria che, in poco meno di due mesi, avevano reso la Pianura Padana una
zona rossa in quanto a inquinamento.
Le disposizioni relative
al contenimento e alla gestione del contagio da Coronavirus emesse già da 15
giorni hanno coinvolto la Lombardia e in Veneto (regioni con la più elevata
concentrazione di impianti produttivi e di persone), sospendendo tutti i
servizi educativi e i viaggi di istruzione, chiudendo musei e cinema e
invitando la popolazione ad adottare norme virtuose per evitare la propagazione
dell’epidemia virulenta, e così sono state molte le realtà lavorative che, alla
luce dell’ordinanza, hanno adottato lo smart working e il telelavoro, limitando
di fatto gli spostamenti e l’uso di automobili e veicoli a motore rendendo
città sovraffollate come Milano a città a tratti quasi deserte.
Così consultando i dati forniti dall’Agenzia
Regionale per la Protezione dell’Ambiente, scopriamo che l’aria, a Milano è
effettivamente migliore ma alcuni valori tendono a rialzarsi e forse il
miglioramento avuto è dovuto per lo più ai forti venti e alle piogge avute in
coincidenza con l’arrivo del virus che allo stop della circolazione delle
persone, e questo tenderebbe a ridimensionare (e di molto) l’inquinamento
generato dai motori termici (gli unici ad essere stati fermati dal virus) e a
rivalutare l’inquinamento generato dal settore industriale e dai riscaldamenti
(vero problema mai affrontato).
In un servizio della Rai del 1969, la storia
dell'epidemia influenzale che cinquant'anni fa colpì la nostra Penisola, da
Nord a Sud, battezzata "l'epidemia di Hong Kong" (perché si
sviluppò in quel Paese nel luglio del 1968), arrivò nel 1969 anche in Italia e nel resto del continente europeo.
I disagi, allora
come oggi, non mancarono, come non mancarono gli ammalati (a migliaia) ospedali e
cliniche furono presi d'assalto e molte furono anche le vittime.
Nello storico video si spiega che "Occorre fermare il virus
prima che arrivi. Prevenire, insomma, non soltanto reprimere".
Consigli che ancora oggi risultano molto attuali, peccato che non vengano presi altrettanto seriamente per quanto riguarda l'ambiente e l'inquinamento.
Non vorremmo esagerare, (ne tanto meno strumentalizzare un argomento come questo) ma vista l'azione invasiva
(che non è limitata solo alla città di Sesto San Giovanni ma presente in tutta
Italia a macchia di leopardo) ci chiediamo se EFFETTIVAMENTE GLI ALBERI AD ALTO FUSTO OSTACOLANO IL 5G, come da diverso tempo
qualcuno sta denunciando.
Anticipiamo subito che
NON ci aspettiamo una "deforestazione urbana" (come qualcuno divulga),
sicuramente una cura maggiore, potature più frequenti e sicuramente qualche
abbattimento (selettivo) inserito in opere di bonifica molto generali, magari non autorizzate o giustificate.
L'allarme, già stato lanciato
anni fa, non venne compreso dal mondo ambientalista in modo corretto, i motivi apparvero subito troppo allarmistici ma, soprattutto, non se ne comprendeva l'invasività. Già in tempi non sospetti si avvisava che si sarebbero date
spiegazioni risibili, per il taglio degli alberi tra queste le giustificazioni sulle quali ci avvisarono erano:
Gli alberi "risultano di colpo tutti malati";
oppure ti dicono che ne pianteranno
degli altri, (più piccoli e bassi!!!!!);
oppure ti dicono che sono diventati, improvvisamente,
tutti pericolosi." cioè, alberi secolari, che sono lì da decine di
anni, di colpo diventano una minaccia per la popolazione.
Affermazioni che oggi sembrano profezie avverate, Ma allora, qual è la verità? E' davvero un problema di mala gestione o di totale incuria avvenuto negli ultimi 20 o 30 anni? E' vera l’equazione piùalberi e meno antenne da quelli che vengono
definiti dalle lobby delle TELCO i "complottisti"?
Cercheremo di spiegarlo in maniera
semplice in modo da non "strumentalizzare" o da non creare allarmismo (concetto tanto caro ai negazionisti), per far questo riprenderemo le affermazioni del dott. Andrea Grieco, docente di
fisica a Milano ed esperto dei problemi legati
all'inquinamento elettromagnetico che abbiamo conosciuto al convegno di
Milano lo scorso anno fatte ad una rivista online in data 18
aprile 2019:
“L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli
alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche
nella banda millimetrica, per questo motivo costituiscono un ostacolo alla
propagazione del segnale 5G. In particolare le foglie, con la loro
superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella
banda UHF ed EHF, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono
ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle
piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le
antenne spesso sui tetti dei palazzi)
Ai tecnici del settore il fenomeno è noto come le (inesplorate) microonde millimetriche dalle "mini" antenne del 5G trovino
negli alberi un ostacolo nel trasporto dati,infatti il segnale del
wireless di quinta generazione NON HA lo stesso campo elettrico, ne la stessa
potenza e di conseguenza la stessa forza di penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard [ 2G,
3G e 4G ] in pratica, l’albero funge da barriera, le foglie dell’albero, piene d’acqua,
assorbono lo spettro di banda del 5G, impedendone l’ottimale ricezione del
segnale emesso dalle mini-antenne.
Certo il problema potrebbe risolversi
installando le micro antenne ad altezze inferiori rispetto ad alberi secolari,
ma sicuramente rappresenterebbero un ulteriore investimento dai costi elevati soprattutto dopo
anni in cui si sono cambiati i lampioni pronti a ricevere i trasmettitori di
nuova generazione. Complottismo? NO, le prove arrivano dall'ente britannico per la cartografia
leggi QUI il report completo,
un documento di 46 pagine sulle pianificazioni geo-spaziali del 5G stilato
come manuale d’uso per pianificatori e autorità locali dal Dipartimento
per la digitalizzazione, cultura, media e sport dell’autorevole Ordance Survey (ente
pubblico del Regno Unito incaricato di redigere la cartografia statale),
spiegando l’avvio della fase sperimentale del 5G afferma infatti che
nella strade urbane si deve prima di tutto “valutare se l’area ha un flusso di
traffico significativo e in particolare autobus e camion,” per poi considerare
come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè ostacolato, “identificando
tutti gli oggetti significativi in genere” con altezza “oltre i 4 metri”,
quali ad esempio “pareti alte, statue e monumenti più piccoli,
cartelloni pubblicitari e” (guarda caso) “alberi di grandi
dimensioni e siepi alte”, poiché arbusti, foglie e rami “devono
essere considerati come bloccanti del segnale” del 5G al pari di materia
solida (pietra e cemento).
Purtroppo quella che è sempre stata bollata dai fenomeni del web come una bufala si sta rilevando una verità, un pugno alla
bocca dello stomaco per la natura, sensibilità e intelligenza umana, ma
forse è uno dei tanti lati oscuri del 5G, che non ci raccontano nelle
ammiccanti offerte all inclusive e negli spot pubblicitari.
Speriamo di sbagliarci, ma qualcosa non quadra,
probabilmente quanto successo a Sesto San giovanni è frutto di una mancata
politica ambientale degli ultimi decenni (che comunque va provata e descritta
prima degli abbattimenti e non dopo con proclami d'innocenza e di "buon governo"), sicuramente è venuta a mancare una sana e corretta
comunicazione sul tema.
Sicuramente stiamo vivendo un evento raro, mai successo
prima, sicuramente le scelte fatte avranno un fondamento per contenere il
virus, ma è sicuro che dagli allarmanti proclami iniziali siamo passati ad un
ridimensionamento di tutto ciò classificandolo ora come “una situazione difficile, ma non così tanto pericolosa, il
virus è molto aggressivo nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze”, tradotto “poco più di una normale influenza”, e allora dov'è la novità ? non
è la prima volta che un’influenza si presenta aggressiva e mortale, una forma influenzale “nuova”, aggressiva fu la “Spagnola”
(H1N1) che si manifestò tra il 1918 e il 1920, nel 1957 l’Asiatica (H2N2), nel
1968 l’influenza di Hong Kong, 1977 l’influenza Russa.
Oggi però è diverso, siamo nell'era della
comunicazione globale, letteralmente “martellati” 24 ore su 24 da esperti, pseudo-esperti, giornalisti e politici che di fatto non dicevano nulla, manifestando solo una gran voglia di apparire e fare audience generando in questo modo un allarmismo ingiustificato,
che a sua volta è stato amplificato da un’ampia base che ripropone tutto subito
su qualsiasi piattaforma social in maniera compulsiva senza mai ragionare
o verificare la veridicità delle affermazioni, e così abbiamo assistito e partecipato a
comportamenti assurdi, con assalti ai supermercati e panico diffuso. Tutto questo non si è invece mai posto per i problemi legati al cambiamento climatico o a quelli ben più gravi dell'inquinamento, visto che si registrano temperature folli e medie stagionali elevate
con temperature record di 20 gradi sia in zona artica che antartica, eppure fino ad oggi cambiamenti climatici ed inquinamento fanno più vittime del corona virus, ma allora perché non c'e' questo allarmismo?
Una spiegazione viene data QUI in questo articolo
pubblicato su La Stampa che analizza
la percezione del rischio (che vi invitiamo a leggere), noi proviamo a fare una
sintesi, come 100 anni fa siamo ancora un popolo di superficiali e poco istruiti (ma con il cellulare sempre connesso!!), soprattutto di egoisti per
cui se il problema ci colpisce direttamente ci attiviamo manifestando anche comportamenti scomposti e isterici, ma se solo riguardano la “comunità” allora il problema non ci tocca,
soprattutto se dobbiamo modificare le nostre abitudini di vita il problema non è mai nostro è
sempre del mio vicino (di scrivania, di casa, di palazzo, di paese, di
nazionalità), ovvero degli altri.
MEDITIAMO GENTE, MEDITIAMO perché
di pianeta terra ne abbiamo una sola!!
Invitiamo a leggere l’articolo andando oltre al titolo, perché il progetto di A2A prevede il trattamento dei fanghi e il conferimento di questi insieme a rifiuti non riciclabili presso uno dei suoi inceneritori con un processo simile a quello presentato da CAP (forse provano a convertirli visto l'elevato numero di impianti presenti in Lombardia)
......................................
Clicca QUI per leggere l'articolo del 30 dicembre 2020 su affaritaliani.it
Come riporta l'articolo sul Giorno del 5 febbraio a Sesto San Giovanni, un po in tutti i quartieri si sono adoperati tagli di alberi di alto fusto, che in alcuni casi erano ammalati in altri no (come ad esempio quelli in via XXV aprile) e non se ne comprende il motivo, e su questo è giusto porsi delle domande.
Visto che il verde e gli alberi sono, e devono essere un'obbiettivo primario nello sviluppo di questa società per combattere tutte quelle problematiche che stiamo vivendo con la nostra miope impronta antropica, che ha portato a cementificare una città come sesto San Giovanni per oltre il 95% del suo territorio. La scuse che abbiamo sentito fino ad oggi sono molteplici, nel caso di via XXV aprile è che seppur sani erano vicini ad un muro di cinta, o meglio non avevano i tre metri di rispetto, ora nel caso specifico potremmo anche sbagliarci ma tale norma vale per muri di palazzi e non per muri di cinta, nel caso specifico essendo poi un muro di cinta di una piscina in fase di ristrutturazione TOTALE, avemmo gradito magari spostare il muro e salvare gli alberi. Usiamo il condizionale certo, ma un abbattimento in serie come questo non si era mai visto, e non crediamo che tutti questi alberi non si potessero salvare, reputiamo inutili le piantumazioni promesse (leggi QUI ) visto che stiamo sostituendo alberi d'alto fusto con piantine che ci metteranno vent'anni come minimo per esser chiamati alberi, sarebbe preferibile aver più cura del patrimonio floreale cittadino salvando gli alberi esistenti.
Speriamo di sbagliarci, ma qualcosa non quadra, porteremo il problema presso la consulta dell'ambiente e nei luoghi istituzionali dove ci è consentito per comprenderne la verità di questi scempi.
Già dal 2019 la Svizzera poteva contare sulla rete 5G più avanzata in Europa, con Swisscom e Sunrise tra le prime aziende a supportare la tecnologia di prossima generazione, ha posto una moratoria indefinita sull'uso della sua nuova rete a causa dei rischi sulla salute che questi possono generare Le proteste sollevate in tutti i cantoni sono state accolte dall'Agenzia per l'Ambiente Federale Svizzera (perché supportate da ricerche scientifiche non da illazioni da terrapiattisti) e il processo autorizzativo ha di fatto bloccato l'uso della rete in attesa di nuove indagini tecnico scientifiche che non siano le solite "autocertificazioni" delle compagnie telefoniche. L'agenzia infatti è responsabile di fornire ai Cantoni i criteri di sicurezza in base ai quali valutare le emissioni di radiazioni degli operatori di telecomunicazioni, dichiarando di "non essere a conoscenza di alcuno standard presente in tutto il mondo" che potrebbe essere utilizzato per valutare le raccomandazioni, per cui si esaminerà l'esposizione se possibile in condizioni operative del mondo reale e questo lavoro richiederà del tempo. L'Associazione medica svizzera ha consigliato cautela sul 5G. L'Associazione Sottocorno plaude questa decisione, che è ragionevole e tiene conto del rispetto del Principio di Precauzione.
Nell'agosto del 2018, con la presentazione ufficiale delle note al PGT avevamo già chiesto ufficialmente, a causa della vicinanza dei cavi di alta tensione a diversi caseggiati, alle lamentele raccolte dalla cittadinanza nonché alla preoccupazione degli stessi sugli effetti che i campi elettromagnetici in bassa frequenza potrebbero avere sulla salute umana, pur rilevando dei valori riconducibili a valori sotto i limiti di legge, che ci piace ricordare non essere cautelativi per la salute umana e visto che diverse ricerche, ad incominciare dal rapporto Bioinitiative fino alla stessa ATS ha come riferimento un valore precauzionale di 0,2 microtesla, abbiamo chiesto di:
Øincominciare la procedura per interrare l’elettrodotto da 220 kV passante per Cascina de Gatti a partire dal giardino presente in via Rimembranze (vicino al cimitero vecchio) fino al giardino di via Pisa (al Parpagliona all'interno del parco Media valle del Lambro).
Ørichiedere contestualmente un declassamento della portata dell’elettrodotto portando da 220 Kv a 132 kv a Terna S.p.A. (importante per poterne limitare l’impatto economico d’interramento)
Ø far eseguire agli uffici tecnici comunali un’analisi preliminare sulle aree attraversate attualmente dall'elettrodotto in modo da individuare in anticipo eventuali problematiche nelle utenze attualmente interrate.
Ø assegnare in tempi brevi l’incarico a TERNA S.p.A. per la definizione del progetto preliminare di interramento.
Ø presentare, come fatto per l’interramento dell’elettrodotto di via Sottocorno, un progetto di riqualificazione urbana nel quale inserire l’interramento dell’elettrodotto
Tutti questi passaggi sono una sintesi frutto dell’esperienza vissuta insieme agli uffici comunali competenti che crediamo abbiano la competenza per procedere in maniera corretta e precisa al fine di liberare e riqualificare il quartiere dall'ennesimo “eco-mostro”.
A seguito dell’ottimo risultato e dell'esperienza vissuta con l’interramento dell’elettrodotto passante lungo la via Sottocorno interrato proprio un anno fa abbiamo richiesto ufficialmente di incominciare questo percorso, sappiamo bene che non sarà facile ne tanto meno ci sono oggi i fondi, ma non è impossibile (come la storia appena vissuta ci insegna), è sempre e solo volontà politica, perché quando c'e' la volontà politica i soldi si trovano.
Per questa giunta rappresenta sicuramente una bella sfida, vedremo se ne saranno capaci. A breve pubblicheremo le risposte a tutti gli esposti presentati.
Si sta completando l'Adriano Community Center in linea con il crono-programma che si era presentato e che prevede a breve l'apertura della RSA, ed in seguito a tutte le altre tipologie di servizi.
In questi giorni la direzione ha inviato una serie di foto e volantini di cui, qui sotto, ne replichiamo una sintesi, informandoci che nelle prossime settimane verrà aperto un info-point nella piazzetta di via Tremelloni dove si potrà portare fisicamente un curriculum o richiedere informazioni specifiche sulla struttura e per dare riscontro fisico e tangibile ai numerosi contatti che arrivano tramite numero verde e canali informatici.