L’ASSOCIAZIONE A.M.I.C.A. (Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale C.P.
3131 00121 Roma ) ci segnala un nuovo studio che riportiamo qui sotto insieme
alla traduzione e alle considerazioni fatte da Francesca Romana Orlando, giornalista e Vice Presidente di A.M.I.C.A.
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Crescono sempre di più le evidenze di
rischi per la salute connessi all'esposizione ambientale alle le radiazioni
prodotte dagli impianti della telefonia mobile. Queste installazioni, infatti,
producono emissioni elettromagnetiche da radiofrequenza, un tipo di radiazione
che è stata classificata già nel 2011 come “Possibile cancerogeno per l’Uomo” dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).
Dal 2015 scienziati indipendenti hanno pubblicato nuove ricerche con la conclusione che la radiofrequenza sia da classificare piuttosto come “Cancerogeno certo” perché ci sono evidenze non solo di tipo epidemiologico, ma anche sugli studi sugli animali.
Nell'agosto 2017 un gruppo di ricercatori indiani, guidati dal dott. Zothansiama, ha pubblicato uno studio sull'impatto della radiazione da radiofrequenza sul DNA e sugli antiossidanti nei linfociti periferici degli umani che risiedono in prossimità dei ripetitori della telefonia mobile.
Lo studio ha analizzato i soggetti per età, genere, alimentazione, fumo di sigarette, consumo di alcool, durata dell’utilizzo giornaliero del cellulare e li ha suddivisi in due gruppi: uno che risiedeva entro un raggio di 80 metri rispetto ai ripetitori e un secondo gruppo, definito di controllo perché meno esposto, di persone che abitavano oltre un raggio di 300 metri rispetto ai ripetitori. I livelli di radiazione da radiofrequenza, misurati con la densità di potenza, risultavano significativamente più alti rispetto al gruppo di controllo (p < 0.0001).
I ricercatori hanno scoperto che il gruppo degli esposti, composto da 40 soggetti, presentava livelli più alti (p < 0.0001) di micronuclei rispetto al gruppo di controllo che risiedeva in un’area lontana oltre 300 m dai ripetitori. I micronuclei si formano come prodotto del danno cromosomico della cellula e rappresentano un indicatore biologico preliminare di rischio di ammalarsi di cancro.
I ricercatori hanno anche misurato vari parametri di enzimi antiossidanti, che sono importanti per il metabolismo cellulare, e hanno scoperto che gli individui esposti presentavano, rispetto al gruppo di controllo non esposto, una riduzione significativa del glutatione (GSH) (p < 0.01), della catalasi (CAT) (p < 0.001) e della superossido dismutasi (SOD) (p < 0.001) e un aumento della perossidazione dei lipidi.
L’attività enzimatica controllata dal glutatione controlla numerosi processi vitali ed è importante per il metabolismo cellulare, del fegato e per il sistema immunitario. Molti studi scientifici mettono in correlazione l’esposizione alla radiofrequenza con una diminuzione del glutatione. Attualmente l’integrazione di glutatione viene prescritta per il trattamento di molte malattie croniche, come le cataratte, il glaucoma, l’asma, il cancro, l’aterosclerosi, l’epatite, l’Alzheimer, l’osteoartrite e il Parkinson e soprattutto rappresenta la prima terapia per i pazienti con ipersensibilità ambientale.
Dal 2015 scienziati indipendenti hanno pubblicato nuove ricerche con la conclusione che la radiofrequenza sia da classificare piuttosto come “Cancerogeno certo” perché ci sono evidenze non solo di tipo epidemiologico, ma anche sugli studi sugli animali.
Nell'agosto 2017 un gruppo di ricercatori indiani, guidati dal dott. Zothansiama, ha pubblicato uno studio sull'impatto della radiazione da radiofrequenza sul DNA e sugli antiossidanti nei linfociti periferici degli umani che risiedono in prossimità dei ripetitori della telefonia mobile.
Lo studio ha analizzato i soggetti per età, genere, alimentazione, fumo di sigarette, consumo di alcool, durata dell’utilizzo giornaliero del cellulare e li ha suddivisi in due gruppi: uno che risiedeva entro un raggio di 80 metri rispetto ai ripetitori e un secondo gruppo, definito di controllo perché meno esposto, di persone che abitavano oltre un raggio di 300 metri rispetto ai ripetitori. I livelli di radiazione da radiofrequenza, misurati con la densità di potenza, risultavano significativamente più alti rispetto al gruppo di controllo (p < 0.0001).
I ricercatori hanno scoperto che il gruppo degli esposti, composto da 40 soggetti, presentava livelli più alti (p < 0.0001) di micronuclei rispetto al gruppo di controllo che risiedeva in un’area lontana oltre 300 m dai ripetitori. I micronuclei si formano come prodotto del danno cromosomico della cellula e rappresentano un indicatore biologico preliminare di rischio di ammalarsi di cancro.
I ricercatori hanno anche misurato vari parametri di enzimi antiossidanti, che sono importanti per il metabolismo cellulare, e hanno scoperto che gli individui esposti presentavano, rispetto al gruppo di controllo non esposto, una riduzione significativa del glutatione (GSH) (p < 0.01), della catalasi (CAT) (p < 0.001) e della superossido dismutasi (SOD) (p < 0.001) e un aumento della perossidazione dei lipidi.
L’attività enzimatica controllata dal glutatione controlla numerosi processi vitali ed è importante per il metabolismo cellulare, del fegato e per il sistema immunitario. Molti studi scientifici mettono in correlazione l’esposizione alla radiofrequenza con una diminuzione del glutatione. Attualmente l’integrazione di glutatione viene prescritta per il trattamento di molte malattie croniche, come le cataratte, il glaucoma, l’asma, il cancro, l’aterosclerosi, l’epatite, l’Alzheimer, l’osteoartrite e il Parkinson e soprattutto rappresenta la prima terapia per i pazienti con ipersensibilità ambientale.
La catalasi è un enzima coinvolto nella
detossificazione della cellula da specie reattive dell’ossigeno e la sua
carenza o assenza può indurre svariate patologie. Si ritiene che un carico
difettosi della catalasi potrebbe avere un ruolo anche nella sclerosi laterale
amiotrofica (SLA).
La superossidismutasi o SOD è uno dei
maggiori agenti ossidanti nella cellula e di conseguenza e ha un ruolo antiossidante
chiave. Viene usata in medicina, per esempio, per il trattamento del dolore e
dell’infiammazione causate dalla osteoartrite e per l’artrite reumatoide, per
il trattamento del cancro. Mutazioni nel primo enzima SOD (SOD1) sono state
collegate alla Sclerosi laterale amiotrofica familiare (ALS, una forma di
malattia dei motoneuroni).
I ricercatori indiani sostengono che ci
sia una correlazione tra le anomalie evidenziate nei soggetti esposti e
l’esposizione al campo elettromagnetico dei ripetitori dei cellulari perché,
attraverso l’analisi statistica della regressione linerare multipla, hanno
trovato una correlazione diretta tra la densità di potenza della radiazione da
radiofrequenza e la diminuzione di GSH (p < 0.05), di catalasi (p < 0.001)
e di superossidismutasi (p < 0.001), della frequenza di micronuclei (p <
0.001) e di per ossidazione dei lipidi (p < 0.001) riscontrata nei soggetti
osservati.
Questo studio interessa in particolar modo
i malati ambientali, come per esempio i malati di Sensibilità Chimica Multipla
e di Elettosensibilità perché la ricerca ha trovato che questi pazienti
mostrano bassi livelli di glutatione. In particolare lo studio della Dott.ssa
Chiara de Luca e altri del 2010 ha scoperto che i pazienti affetti da
Sensibilità Chimica Multipla presentavano livelli significativamente più bassi
anche di catalasi.
I medici ritengono che proprio queste
carenze enzimatiche, prodotte da un deficit genetico così come da esposizioni
tossiche ambientali o da avvelenamento da metalli pesanti, siano la causa della
loro vulnerabilità alle esposizioni a basse dosi ad inquinanti chimici e a
campi elettromagnetici, che sono considerate innocue per la popolazione
generale.
Potrebbe essere, quindi, per questi
pazienti, un decisione di buon senso minimizzare l’esposizione alle
radiazioni da radiofrequenza, compreso l’uso del cellulare.
Clicca QUI per visitare il sito dell’ ASSOCIAZIONE AMICA
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Impact of radiofrequency radiation on DNA damage and
antioxidants in peripheral blood lymphocytes of humans residing in the vicinity
of mobile phone base stations.
Author
1 a Department of Zoology, Cancer
and Radiation Biology Laboratory , Mizoram University , Aizawl , Mizoram ,
India.
Abstract
Radiofrequency radiations (RFRs) emitted by mobile
phone base stations have raised concerns on its adverse impact on humans
residing in the vicinity of mobile phone base stations. Therefore, the present
study was envisaged to evaluate the effect of RFR on the DNA damage and
antioxidant status in cultured human peripheral blood lymphocytes (HPBLs) of
individuals residing in the vicinity of mobile phone base stations and
comparing it with healthy controls. The study groups matched for various
demographic data including age, gender, dietary pattern, smoking habit, alcohol
consumption, duration of mobile phone use and average daily mobile phone use.
The RF power density of the exposed individuals was significantly higher (p
< 0.0001) when compared to the control group. The HPBLs were cultured and
the DNA damage was assessed by cytokinesis blocked micronucleus (MN) assay in
the binucleate lymphocytes. The analyses of data from the exposed group (n =
40), residing within a perimeter of 80 m of mobile base stations, showed
significantly (p < 0.0001) higher frequency of micronuclei when compared to
the control group, residing 300 m away from the mobile base station/s. The
analysis of various antioxidants in the plasma of exposed individuals revealed
a significant attrition in glutathione (GSH) concentration (p < 0.01),
activities of catalase (CAT) (p < 0.001) and superoxide dismutase (SOD) (p <
0.001) and rise in lipid peroxidation (LOO) when compared to controls. Multiple
linear regression analyses revealed a significant association among reduced GSH
concentration (p < 0.05), CAT (p < 0.001) and SOD (p < 0.001)
activities and elevated MN frequency (p < 0.001) and LOO (p < 0.001) with
increasing RF power density.
FONTE : NCBI
FONTE : RESEARCHGATE.NET