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giovedì 13 marzo 2014

VALLE DEL MELA: L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E LA NOSTRA SALUTE

IMPORTANTE CONVEGNO SULLA SCOTTANTE TEMATICA

L’inquinamento elettromagnetico e i suoi effetti sulla nostra salute. A San Filippo del Mela venerdì’ 14 marzo importante convegno sulla scottante tematica
S. Filippo del Mela, 12 marzo 2014 - Esperti a confronto venerdì 14 marzo alle 17.30 presso l’aula consiliare di San Filippo del Mela nel corso di un convegno organizzato da Domus Line Italia e dal comune filippese. L’argomento è fra i più dibattuti ed attuali: le cause e gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sulla salute umana.
A spiegarle da un punto di vista medico – scientifico ci penseranno venerdì pomeriggio illustri relatori: il dott. Carmelo Pecora, neurochirurgo della casa di cura Villa Salus di Messina, la responsabile Nazionale Domus line, dott. Giovanna Russella, e la biologa Nancy Grillo.
Sono innumerevoli, infatti, i disturbi che questo tipo di inquinamento produce sul nostro organismo, incidendo notevolmente sulla qualità della vita di ciascuno: mal di testa, stress, depressione ed insonnia sono solo alcuni dei sintomi con i quali spesso conviviamo, senza tuttavia conoscerne le cause.

Quando si parla di inquinamento elettromagnetico spesso si è portati a pensare che esso sia prodotto esclusivamente dagli elettrodotti e dalle antenne dei ponti radio mobili, non sapendo tuttavia che oltre a queste fonti di non trascurabile rilievo, ne esistono altre ben più subdole, in quanto presenti accanto a noi giornalmente. A casa, a lavoro, in macchina, ovunque ci troviamo, siamo infatti esposti a campi elettromagnetici più o meno intensi che incidono notevolmente e costantemente sul nostro benessere psico – fisico. Un nemico nascosto, che non sentiamo, né vediamo, ma è sempre presente. La migliore strada per limitarlo, se non combatterlo, resta quella della conoscenza.

Su queste premesse si basa il I° convegno sull’inquinamento elettromagnetico organizzato a San Filippo del Mela. Conoscere i fattori di rischio è importante per limitare i danni e perché no, anche prevenire.



LIMANA : L'ELETTRODOTTO E' IL NOSTRO MAGGIOR PROBLEMA

È soddisfatto per la raccolta firme, il comitato “Togliamo l'elettrodotto dall'abitato di Limana e dalla scuola primaria”: «È segno di sensibilità e di interesse della gente per il proprio paese e un chiaro messaggio che l’elettrodotto che da circa cinquant'anni taglia in due la zona più popolata di Limana deve essere tolto», spiega il presidente, Luciano Reolon.
«Le firme raccolte, al di là di ogni aspettativa, indicano un chiaro messaggio che questo è il maggior problema per Limana». Il comitato chiede a Terna di eliminare la linea che attraversa il paese e che passa vicino alle scuole (costruite, però, dopo la linea), «al fine di prevenire danni alla salute della popolazione», e di trovare «soluzioni alternative che rispettino anche l’ambiente».
È lo stesso intento del Comune, in fondo, come si evince leggendo le osservazioni che saranno discusse domani in consiglio comunale e che sono state elaborate da un team di esperti. Sono pubblicate sul sito del Comune. «I comitati a volte nascono per mancanze delle istituzioni», dice Reolon, ma va ricordato che il Comune di Limana ha creato una commissione per studiare il problema elettrodotti, sono state fatte riunioni con la popolazione e quello che si sta cercando di fare, in municipio, con l'appoggio di professionisti del settore, è di risolvere le criticità.
«Il Comitato non ha la presunzione di insegnare ai tecnici di Terna come dovranno fare o dove dovrà passare l’elettrodotto», continua Reolon, «ma auspica ad esempio il tracciato dell’autostrada o altri che rispettino la popolazione e l’ambiente. Se nessuno del centro Limana fa sentire la propria voce come si potrà pensare che Terna tolga l’elettrodotto? Nessuno del comitato dice di spostarlo nella parte alta del comune». Reolon ha chiesto un incontro per spiegare le sue ragioni e l'amministrazione lo contatterà fra oggi e domani per incontrarlo.


martedì 11 marzo 2014

PERUGIA "CI AMMALIAMO DI CANCRO", DENUNCIA CHOC DEGLI ABITANTI DI TOPPO FONTANELLE

PERUGIA INCUBO ELETTRODOTTO PER 80 FAMIGLIE , pronto l'esposto:«Inascoltati da anni, c'è chi si è ammalato»

PERUGIA «Guardate che salendo in mansarda, da casa nostra, i cavi dell’elettrodotto si toccano con una semplice scopa». A Toppo Fontanelle, collina con le casette eleganti della Perugia che guarda da lontano il centro storico, la partita dell’elettrodotto Terna San Sisto- Fontivegge e Fontivegge-Ponte San Giovanni, si riapre dopo anni di promesse, rinvii e paura.
Ecco, l’unica cosa che in tanti anni non è passata è la paura. Paura sempre più forte per ottanta famiglie che guardano da vicino i giganti che portano l’energia elettrica. «Ormai la chiamo la Torre Eiffel», racconta una signora che vive lì da vent'anni e ha un pilone praticamente nel giardino. Il Comitato, con in prima fila il consigliere provinciale perugino Franco Granocchia, rilancia la sfida. E adesso è a un passo dal prendere carta e penna e mandare in Procura anni di pene, delusioni e anche dolori. «Perché- racconta Granocchia con la presidente Roberta Luciani- tutti sanno che l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche possono essere pericolose. E c’è chi si è ammalato».
In fondo alla sala della Provincia dove si è riunito il comitato per raccontare, c’è chi butta là, sottovoce, una parola che gela perché fa pensare ai bambini: la craniostenosi. E la sfida sulle malattie potrebbe essere la chiave di volta per l’esposto. Ma non solo. Granocchia indica quelle che per lui sono le colpe e ci va giù pesante: «Mi chiedo come il Comune abbia autorizzato a costruire le case là sotto, chi ha dato la spinta, visto che la rete elettrica c’era già prima? L’Arpa dove stava? Se la situazione non si sblocca e l’elettrodotto non viene interrato e spostato, siamo pronti alla battaglie legale. Sono due anni che ci sono i soldi, le promesse e un progetto di Terna. Ottantatrè milioni da spendere in Umbria, con Perugia nel progetto, ma tutto è fermo ». Ma c’è altro. Prima di arrivare al terrore, c’è la paura. «D’inverno raccontano i residenti che contano un’ottantina di famiglie a rischio- non c’è solo la pioggia elettromagnetica, ma anche il rumore. Perché l’elettrodotto, quando c’è nebbia o quando piove, frigge. E vivere con quel rumore nelle orecchie è assurdo». Eppoi sotto ai piloni giganti c’è anche un parco giochi. I bambini del quartiere lì possono giocare, lì sono esposti al rischio elettromagnetico e le famiglie tremano. «Chi ce lo assicura che non ci siano rischi per la salute? E per chi sta male non ci sia un collegamento diretto con l’esposizione all'inquinamento elettromagnetico? » Già, l’eterna battaglia. Se c’è qualche malattia, c’è un collegamento diretto oppure no? Insomma, l’inquinamento elettromagnetico a Toppo Fontanelle, c’è o non c’è. C’è per i residenti che sbandierano una misurazione dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. È un po’ vecchiotta (26 gennaio 2006), ma rende l’idea. Il foglio del controllo lo sventola con garbo Roberta Luciani: «Ecco, guardate qua cosa ho dentro casa. Il campo magnetico medio è pari a 3,74 microtesla, il valore massimo è pari a 6,4 e quello minimo scende a 1,35. Peccato che la norma è considerata a un livello pari a 0,2». Può bastare per non dormire la notte. Può bastare il fatto che secondo il decreto del 23 aprile 1992 («Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno») all’articolo 5 dice che rispetto a una linea a 132kv la distanza dalle abitazioni doveva essere di almeno dieci metri. Proprio la potenza dell’elettrodotto che parte dalla centrale di Fontivegge e arriva alla collina di Toppo Fontanelle. «Ma se dalla mansarda si toccano i cavi con una scopa, vuol dire che quei limiti non sono rispettati», rincarano dal Comitato senza scomodare la scienza,ma soltanto il metro. Il nucleo storico delle case che vivono l’incubo della pioggia elettromagnetica è di 39 abitazioni. Ma da via Saturnia a via Mentana si allarga il raggio delle emissioni che quelli del Comitato ritengono a rischio. Ecco come si sale a ottanta famiglie. «Guardate le date dei decreti. C’è chi abita lì da vent'anni e le case sono venute su anche dopo quelle norme», come dire urbanistica sciolta nella Perugia che si è allargata, lasciando il centro e arrampicandosi sulle colline intorno. La rabbia e le paure allungano le accuse. Da Terna Rete Italia, per il caso di Toppo Fontanelle, fanno sapere che «le linee elettriche 132 kV S.Sisto Fontivegge e Fontivegge- Ponte S.Giovanni rispettano i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici secondo quanto previsto dalla normativa italiana che, com'è noto, è la più restrittiva e severa d’Europa». Ma i residenti che vivono sotto l’elettrodotto, non mollano la battaglia salva salute. Chiedendo l’interramento dei cavi interramento e lo spostamento dei tralicci.



lunedì 10 marzo 2014

ELETTRODOTTO DI TERNA NEL MESSINESE, IL DISSENSO E LA PROTESTA DEI CITTADINI

Terna ha iniziato i lavori per il completamento dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi nella frazione di Serro, a Villafranca Tirrena, e il comitato di cittadini riunito nel Coordinamento del Tirreno, ribadisce il proprio dissenso: “L’immissione in possesso operata due giorni fa nei terreni della frazione Serro, costituisce uno schiaffo istituzionale a Villafranca Tirrena e in particolare agli abitanti della frazione.
Il progetto è stato contestato dall'intera comunità in tutte le sedi istituzionali. L’appello dei 101 ricorrenti al Consiglio di Stato non è stato ancora deciso; non sono stati trattati i ricorsi al Tar del Lazio presentati dall'associazione Man; non è stato deciso il ricorso al capo dello Stato inoltrato dal Comune”.

Terna – spiega il Comitato – sa che il progetto viene realizzato in totale violazione dei Piani di gestione delle Zps, approvati dalla Regione siciliana, e nel silenzio assordante del governo regionale che non ha mosso un dito per farli rispettare; i lavori sono stati avviati in assenza della verifica di ottemperanza alle prescrizioni dei vari ministeri”. 
FONTE :


domenica 2 marzo 2014

SMART METER, ARRIVA L’INCUBO DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

"smart(Rinnovabili.it) – Una moratoria sugli smart meter. Questa la richiesta avanzata da Ecologistas en Acción, il gruppo spagnolo che lotta per la difesa dell’ambiente che avrebbe riscontrato nell’utilizzo di contatori intelligenti un problema di inquinamento elettromagnetico che va debellato. Per questo è stata chiesta una revisione della Risoluzione 1815 del 27 maggio, 2011 del Parlamento europeo sui potenziali pericoli dei campi elettromagnetici e i suoi relativi effetti sull’ambiente. La Spagna come altri paesi europei, tra cui Italia e Regno Unito, sta gradualmente sostituendo i vecchi contatori energetici con nuovi smart meter in grado di monitorare in tempo reale i consumi, un beneficio che va però calcolato tenendo conto dell’inquinamento elettromagnetico generato di nuovi contatori, come ha ricordato l’Associazione ambientalista. Nonostante ci siano notevoli margini di risparmio economico per le famiglie e una riduzione degli sprechi energetici documentata pare che il rilascio continuo di onde sia più rischioso di quanto comunicato fino ad oggi. Oltre al fattore ambientale Ecologisti in Azione si schiera contro la diffusione dei contatori intelligenti in quanto renderanno superflue alcune figure professionali che probabilmente si ritroveranno senza lavoro, e contro la possibile violazione della privacy visto che gli smart meter permettono alle società energetiche di studiare i comportamenti delle famiglie valutando le loro abitudini e i consumi in tempo reale.

FONTE : REPUBBLICA.IT

martedì 25 febbraio 2014

PERCHE' STIAMO PERDENDO LA GUERRA CONTRO IL CANCRO

Nel 1971 il Presidente Nixon firmò il National Cancer Act, un ambizioso progetto con cui si delineava la strategia della "guerra al cancro", guerra che gli Stati Uniti erano decisi a combattere ed ovviamente a vincere. Erano gli anni in cui l’uomo era arrivato sulla luna , la fiducia nelle potenzialità della scienza era pressochè illimitata e sembrava che con poderosi finanziamenti ogni traguardo potesse essere raggiunto. Erano anche gli anni in cui prendeva corpo l’idea che il cancro fosse una malattia "genetica" e che nascesse da una singola cellula in qualche modo "impazzita".

Si pensava che per un "incidente genetico" casuale avvenissero una serie di mutazioni a carico del DNA tali da comportare una proliferazione incontrollata ed una sorta di "immortalizzazione" delle cellule figlie.

L’idea era quindi che una sorta di selezione darwiniana conferisse vantaggi in termini di sopravvivenza e capacità di metastatizzare alle cellule figlie via via sempre più aggressive e maligne rispetto a quelle di origine con un processo irreversibile che portava infine a morte l’organismo ospite.

Il cancro era ritenuto una malattia dell’età adulta in cui, proprio per l’aumento della speranza di vita, era sempre più probabile che insorgessero mutazioni casuali: in qualche modo il cancro era visto quasi come un prezzo da pagare al nostro modo di vita ed in definitiva allo sviluppo.

Se l’origine del cancro risiedeva in un danno a carico del DNA era logico quindi pensare di risolvere il problema cercando di svelare tutti i segreti del genoma e sperimentare terapie che colpissero la cellula nel suo centro vitale, il DNA appunto.
Gli investimenti che furono fatti negli USA ed in seguito anche in altri paesi del mondo occidentale furono a dir poco esorbitanti, ma, come ha scritto nel 2005 in una esemplare lettera aperta un grande oncologo americano S. Epstein, "dopo trent’anni di reclamizzate ed ingannevoli promesse di successi, la triste realtà è infine affiorata: stiamo infatti perdendo la guerra al cancro, in un modo che può essere soltanto descritto come una sconfitta. L’incidenza dei tumori – in particolare della mammella, dei testicoli, della tiroide, nonché i mielomi e i linfomi, in particolare nei bambini – che non possono essere messi in relazione con il fumo di sigaretta, hanno raggiunto proporzioni epidemiche, ora evidenti in un uomo su due e in oltre una donna su tre".
Queste che sembravano pessimistiche considerazioni di qualche medico isolato hanno in realtà trovato autorevoli conferme in un articolo dall’emblematico titolo " Ripensare la guerra al cancro" comparso a dicembre 2013 nella prestigiosa rivista Lancet (www.thelancet.com). Perchè l’obiettivo non è stato raggiunto? Dove abbiamo sbagliato?

Evidentemente concentrare tutte le risorse sulla ricerca di terapie, bene e spesso rivelatesi inefficaci o sulla diagnosi precoce non è stata la strada vincente.

In effetti nuove emergenti teorie sulle modalità con cui il nostro genoma si relaziona con l’ambiente ci fanno capire come anche la nostra visione del problema cancro – e non solo- sia stata estremamente riduttiva e di come quindi dobbiamo radicalmente cambiare il nostro punto di vista se solo vogliamo sperare di uscire da questo empasse.

Si è sempre pensato al genoma come a qualcosa di predestinato ed immutabile, ma le conoscenze che da oltre un decennio provengono dall’epigenetica ci dicono che le cose non stanno così. Il genoma è qualcosa che continuamente si modella e si adatta a seconda dei segnali – fisici, chimici, biologici – con cui entra in contatto. Come una orchestra deve interpretare uno spartito musicale facendo suonare ad ogni musicante il proprio strumento, così l’informazione contenuta nel DNA viene continuamente trascritta attraverso meccanismi biochimici che comprendono metilazione, micro RNA, assetto istonico che vanno appunto sotto il nome di epigenoma. L’epigenetica ci ha svelato che è l’ambiente che "modella" ciò che siamo, nel bene e nel male, nella salute e nella malattia….

L’origine del cancro non risiede quindi solo in una mutazione casualmente insorta nel DNA di una qualche nostra cellula, ma anche in centinaia di migliaia di modificazioni epigenetiche indotte dalla miriade di agenti fisici e sostanze chimiche tossiche e pericolose con cui veniamo in contatto ancor prima di nascere e che alla fine finiscono per danneggiare in modo irreversibile lo stesso DNA.

L’articolo di Lancet sostiene che per vincere la guerra contro il cancro abbiamo bisogno di una nuova e diversa visione del campo di battaglia: per coloro che da decenni si battono per una riduzione dell’esposizione delle popolazioni agli agenti inquinanti e cancerogeni questa nuova visione del problema ha un unico nome: Prevenzione Primaria che non può essere ridotta solo alle indicazioni riguardanti gli "stili di vita", ma che deve intervenire energicamente sulla tutela degli ambienti di vita e di lavoro, come ci indicano drammaticamente anche i dati recenti della cronaca italiana!

Patrizia Gentilini - febbraio 2014

FONTE : CAMPAGNA IN DIFESA DEL LATTE MATERNO

domenica 23 febbraio 2014

PETIZIONE SMANTELLAMENTO TRALICCI AL Q. RE CECILIA DI MODUGNO

Comunicato Stampa

Recentemente il Movimento Politico modugnese PugliAmo - Voglia di Cambiamento rappresentato in consiglio comunale dai consiglieri di opposizione Saverio Fragassi e Antonello Maurelli ha promosso tra l'altro una petizione popolare per eliminare i tralicci di RFI SpA che attraversano il Quartiere Cecilia.
Per questo l'Associazione G. La Pira come associazione di cittadini del Quartiere Cecilia, non può non essere contenta. Finalmente i politici cominciano a prendere conoscenza di una questione che si trascina da oltre nove anni, e che spesso è stata snobbata da sedicenti conoscitori delle problematiche del nostro territorio. Ricordiamo per dovere di cronaca, che sin dai primi giorni di insediamento del Consiglio Comunale di Modugno, era il 2 settembre 2013, l'Associazione G. La Pira inviò una lettera aperta al nuovo sindaco, assessori e consiglieri comunali, nella quale lettera si evidenziavano gli annosi problemi del quartiere Cecilia. Nella parte finale della lettera c'era un invito rivolto in modo particolare ai consiglieri comunali che giova ripetere:
Infine a tutti i Consiglieri comunali l'Associazione G. La Pira in nome dei residenti del quartiere Cecilia, chiede di rispondere moralmente del mandato ricevuto a rappresentarli nella gestione della cosa pubblica, dimostrando di non voler considerare il quartiere Cecilia come serbatoio elettorale, bensì un territorio in cui vivono persone di pari dignità e diritti rispetto a tutti gli altri cittadini di Modugno, così come vuole la nostra Costituzione Italiana.
Sino ad oggi, nessun consigliere comunale aveva preso in considerazione quell'invito.
Per questo ripetiamo, apprezziamo appieno e senza riserve le motivazioni della petizione proposta dai consiglieri Fragassi e Maurelli, che, per la parte riguardante la risoluzione dell'elettrodotto in cavidotto, sembrerebbe un copia incolla delle richieste presentate più volte dall'Associazione G. La Pira alle Amministrazioni comunali di Modugno sino ad oggi succedutesi, e per ultimo in ordine di tempo il 10 dicembre u.s. e riportata da alcune testate giornalistiche locali.
Perciò l'Associazione G. La Pira chiede ai consiglieri comunali Fragassi e Maurelli, esercitando l'iniziativa che a loro tocca in seno al Consiglio Comunale di Modugno, uno sforzo in più attraverso gesti concreti e significativi riformulando specifica mozione di interramento dell'elettrodotto a 150KV.
Infine l'Associazione G. La Pira pubblicamente ribadisce ancora una volta la propria posizione in merito alla risoluzione dell'elettrodotto: l'interramento della linea ad Alta Tensione nel tratto interferente il quartiere Cecilia deve avere luogo indipendentemente dal progetto del Prolungamento della ferrovia metropolitana.

Il Presidente Matteo Lupelli
Modugno, 22/02/2014

FONTE : BARITODAY

mercoledì 19 febbraio 2014

CAVIDOTTO, TERNA SNOBBA IL COMUNE. IL SINDACO FINALMENTE BLOCCA I LAVORI.

Da Il Mattino del 15 febbaio 2014 di Gianni De Blasio

Il Comune chiama, ma Terna non risponde. Anzi, risponde ma comunicando un rinvio a lunga scadenza. Il Comune di Benevento aveva convocato in data 12 febbraio la società che sta eseguendo i lavori di un elettrodotto interrato lungo la pista ciclabile di contrada Pantano; l’invito era urgente, per il 14 (ieri), al fine di avere delucidazioni in ordine al progetto. Terna Rete Italia Spa avrebbe dovuto fornire “necessari ed improcrastinabili approfondimenti in ordine alle criticità progettuali e difformità rispetto a quanto disposto dalla normativa vigente”.
Nella lettera di invito, il dirigente del settore urbanistica, Salvatore Zotti, precisava pure che l’urgenza era motivata per evitare le necessarie iniziative a tutela della salute pubblica in quanto l’opera interessa un tratto della pista ciclabile classificabile impianto ludico-sportivo, i cui fruitori appartengono a tutte le fasce di età. Ma, Terna ha fatto sapere di non poter aderire prima di due settimane.
Di fronte a tali argomentazioni, stante il limitato preavviso, non sarebbe stato possibile garantire la partecipazione di tutti i responsabili della struttura impegnati nella progettazione e realizzazione dei suddetti interventi, pertanto la società ha chiesto di differire la riunione a 28 febbraio o, in alternativa, al 7 marzo.
Il dirigente, ovviamente, ha informato il sindaco, per cui la palla è tornata nelle mani di Fausto Pepe che, probabilmente, non si attendeva un simile atteggiamento da parte di Terna, soprattutto se si tien conto della “cortesia” utilizzata dal Comune che avrebbe anche potuto sospendere i lavori, il che avrebbe indotto il grande operatore di reti per la trasmissione dell’energia a contestare il provvedimento, di certo non attendendo due settimane… Intanto, l’associazione Altrabenevento, che ha visto recepite buona parte delle perplessità sollevate in ordine ai valori dei campi elettromagnetici, fa sapere di volersi rivolgere alla magistratura per denunciare un comportamento omissivo da parte del Comune.


venerdì 14 febbraio 2014

SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE INFRASTRUTTURE ELETTRICHE: TERNA E ANCI INSIEME PER COLLABORARE.

12 febbraio 2014

Condividere la localizzazione delle opere elettriche sul territorio italiano attraverso una sempre maggiore armonizzazione fra gli interventi di sviluppo di Terna e gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale dei Comuni. Questo l’obiettivo principale del Protocollo di Intesa firmato oggi a Roma da Flavio Cattaneo, Amministratore delegato di Terna, e Piero Fassino, Presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani a cui aderiscono 7.318 Comuni, rappresentativi del 90% della popolazione.

Perché questo accordo è importante? Terna e Anci - in un'ottica di sviluppo sostenibile e con l'obiettivo di accelerare la realizzazione di interventi strategici - lavoreranno insieme per armonizzare le necessità del sistema elettrico con quelle della tutela dell’ambiente e del territorio a livello comunale, per la localizzazione delle opere di sviluppo della rete elettrica di trasmissione, per le quali Terna ha già investito circa 8 miliardi di euro dal 2005 ad oggi costruendo 2.500 km di nuova rete e 84 nuove stazioni elettriche, ed altrettanti investimenti prevede nel prossimo decennio, con circa 3 miliardi di euro già in corso di realizzazione nei 250 cantieri attualmente aperti su tutto il territorio nazionale, che danno lavoro ogni giorno a 4.000 risorse e 750 ditte. Un impegno, quello di Terna, sia sul dispacciamento sia sulla rete che complessivamente, dal 2005 ad oggi, ha prodotto 5,4 miliardi di euro di risparmi per cittadini e imprese.
L’accordo prevede, in particolare, l’istituzione di un Tavolo Permanente di Coordinamento fra Anci e Terna, per definire specifici strumenti utili nella fase di concertazione tra la Società e i Comuni sul percorso e la realizzazione delle opere previste dal Piano di Sviluppo di Terna. Saranno, inoltre, istituiti specifici tavoli di concertazione tra i Comuni e Terna, relativi alle singole opere per consentire la partecipazione anche degli altri enti pubblici interessati.
Con questo Protocollo d’Intesa, Terna e Anci si impegnano a consultarsi periodicamente per:
• promuovere insieme l’attività di concertazione preventiva delle opere sul territorio con il coinvolgimento diretto dei Comuni;
• sottoscrivere con i Comuni interessati uno specifico Protocollo d’Intesa relativo alla localizzazione di massima delle opere;
• realizzare azioni congiunte per informare i cittadini dei territori coinvolti dagli interventi del Piano di Sviluppo della rete elettrica nazionale e per un reciproco scambio di dati tra Terna e Anci;
• favorire la massima condivisione con le popolazioni interessate delle infrastrutture elettriche da realizzare.
"Con l’accordo di oggi - ha commentato Flavio Cattaneo - Terna e Anci avviano insieme un percorso di collaborazione che riconosce al territorio un ruolo di assoluta centralità nello sviluppo infrastrutturale di cui il Paese ha bisogno, in linea con la politica di Terna da sempre centrata sullo sostenibilità dei propri investimenti sulla rete. E dire sostenibilità significa soprattutto creare valore per l'ambiente e i territori in cui Terna opera. Per questo, conclude Cattaneo, è fondamentale condividere fin dall'inizio le varie problematiche connesse con una nuova opera, in modo da snellire ed accelerare tutto il processo ed arrivare a localizzazioni delle opere rispettose delle esigenze del sistema elettrico e di quelle del territorio e dell'ambiente". 
 "L’ANCI – ha sottolineato Piero Fassino - ha condiviso la proposta di collaborazione avanzata da Terna, nell'auspicio che il percorso intrapreso insieme faciliti il dialogo con il territorio e con gli enti locali, ovvero l’ascolto reale dei fabbisogni dei Comuni, nell'ambito di una pianificazione strategica di notevole impatto a livello locale come quella delle infrastrutture di trasmissione e dispacciamento elettriche. Ciò non soltanto per trovare un terreno di confronto e concertazione sulle eventuali criticità che potranno emergere nella localizzazione delle infrastrutture, ma per contenere impatto degli interventi sui territori, favorendo a livello locale l’armonizzazione tra pianificazione elettrica, urbanistica, territoriale, ambientale e paesaggistica, facilitare il coordinamento locale delle politiche di efficienza energetica e delle diverse progettualità, rappresentare le istanze delle amministrazioni comunali nella loro veste di produttore di energia da fonti rinnovabili, sensibilizzando affinché non vi siano colli di bottiglia nella rete di immissione".

FONTE : TERNA

martedì 11 febbraio 2014

ELETTROSMOG - LA CAUSA NON RICONOSCIUTA

Con l’incremento esponenziale, avvenuto in questi ultimi 20/30 anni, dalla diffusione di tecnologie wireless (telefoni cellulari, cordless, wi-fi, etc.), si è assistito a una esposizione a quantità abnormi di energia artificiale bioattiva senza precedenti sulla popolazione.
Questo fenomeno si somma alla ben più datata presenza di imponenti elettrodotti che passano sopra le nostre teste e troppo spesso si trovano vicino alle nostre abitazioni o ai nostri luoghi di lavoro. Noi cittadini di Brugherio siamo coinvolti più di altri, perché il nostro comune è tagliato a fettine da un groviglio di elettrodotti e ospita la centrale di Terna che modula e smista energia elettrica.
Quando parliamo di inquinamento siamo abituati a immaginare qualcosa di materiale e visibile, pensiamo ad esempio alle immagini dell’immondizia non raccolta, dei fusti in fondo al mare, dei fiumi con la schiuma etc., ma non sempre è così; siamo immersi costantemente in un mare di onde invisibili, ma che a volte ci possono far male. Nessuno di noi acquisterebbe una casa per vivere o un ufficio per lavorare a fianco di una discarica, ma la acquistiamo vicino a un traliccio oppure in cambio delle spese condominiali pagate ci facciamo installare sopra la testa un ripetitore di telefonia cellulare; così come non ci insospettiamo se le case costruttrici dei nostri telefonini consiglino di non farne uso per più di un quarto d’ora al giorno.
Da tempo ci sono segnalazioni che correlano l’esposizione ai campi elettromagnetici, sia in alta che in bassa frequenza, con effetti biologico sanitari sugli esposti, sia per motivi professionali che residenziali. Non è vero che non ci siano ancora dati sufficienti per sapere se e come i campi elettromagnetici interagiscano con il nostro organismo. La letteratura scientifica parla chiaro: l’esposizione all’elettrosmog (lo chiameremo così per semplicità) può essere causa di tumori, malattie neurodegenerative (SLA, Alzheimer), cardiovascolari, aborti spontanei, elettrosensibilità, ma non solo. A supporto si rimanda al monumentale rapporto Bioinitiative del 2012, redatto da 29 scienziati che hanno riportato oltre 3000 articoli in cui emerge una chiara correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e sviluppo di effetti biologico-sanitari a breve e lungo termine (www.bioinitiative.org).
Una delle vittime più illustri dell’elettrosmog è una ghiandola del nostro cervello, la pineale; questa ghiandola, nel buio della notte produce melatonina, un importante ormone che ci induce e mantiene il sonno e regola il nostro sistema nervoso. Inoltre coordina la produzione di un tipo di cellule del sistema immunitario, i linfociti T fondamentali per combattere batteri e virus e, senza scendere troppo in tecnicismi, regola anche la produzione di citochine che hanno la funzione di indurre crescita, morte e differenziazione cellulare. E’ ormai noto come, sottoponendo a campi magnetici la ghiandola pineale, questa si attivi alterando la produzione di melatonina con conseguenze gravi sull’equilibrio chimico del nostro organismo. Uno degli effetti è la depressione. Non è un caso che gli accessi ai centri di cura dei disturbi del sonno siano per larga parte rappresentati da 30-40enni cosiddetti “nottambuli digitali” e da adolescenti della stessa categoria, sovrappeso, utilizzatori di alcol e droga, sempre più depressi.
E la depressione a volte spinge al suicidio.
Il dato Istat aggiornato al 2010 riporta che nella Provincia di Monza e Brianza in quell’anno sono avvenuti 36 suicidi (spalmati sui 55 comuni della provincia stessa) con un’incidenza di 4,3 ogni 100.000 abitanti. Brugherio ne fa, uno più uno meno, 33.478 e quindi il dato brugherese dovrebbe essere di 1,43 casi/anno. Dopo un mese dall’inizio dell’anno siamo già a 2, e di mesi ne mancano ancora 11 per arrivare a fine anno. Una strana coincidenza o un fenomeno da iniziare a osservare?
Camminando per la strada molti dei nostri concittadini ricordano di tizio o di caio, morti suicidi… così come ti raccontano di quanta malattia psichica ci sia in città, anche qui solo una coincidenza?
Il prof. Angelo Gino Levis, già professore ordinario di Mutagenesi Ambientale
presso l’Università di Padova; già membro della Commissione Tossicologica Nazionale, della Commissione Oncologica Nazionale e membro del Comitato Scientifico ISDE, fondatore di A.p.p.l.e. Associazione per la prevenzione e la lotta contro l’elettrosmog, ha evidenziato in un rapporto tra esposizione ai campi elettromagnatici a bassa frequenza e malattie neurodegenerative, come siano stati identificati possibili meccanismi biologici che potrebbero essere alla base dell’induzione di malattie neurodegenerative.
E’ inoltre nota da tempo la genesi tumorale nel lungo periodo che si manifesta ad esempio in utilizzatori di telefoni cellulari e cordless con tumori del nervo acustico e del cervello (gliomi), portando recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso lo IARC a riconoscere le medio-alte frequenze (cellulari, wi-fi, antenne di telefonia) come “possibili cancerogeni per l’uomo” con livello di evidenza 2B (31.05.2012).
Lo stesso fu fatto nel 2002 dalla stessa agenzia, classificando allo stesso modo le basse frequenze per la possibilità di indurre leucemie linfoblastiche acute nei bambini a livelli di induzione magnetica drammaticamente ridotti (0.4 microTesla) rispetto ai valori stabiliti per legge di 3-10 microTesla) in Italia.
Si documentano infatti effetti deleteri anche a valori di esposizione notevolmente più bassi rispetto a quelli minimi consentiti per legge. Ecco un altro motivo per cui l’argomento elettrosmog deve essere riconsiderato e trattato con maggiore approfondimento.
Come già successo in altre occasioni simili (benzene, amianto, etc.), allarmisti e ottimisti si accusano a vicenda, e allo stesso tempo tutti incontrano difficoltà a documentarsi e orientarsi. Due i motivi fondamentali: il primo riguarda i grossi interessi in campo, e ne parleremo di seguito, il secondo la complessità del tema che rende le valutazioni molto articolate,  ricche di variabili, e pertanto difficili da stilare e impegnative anche dal punto di vista del tempo da dedicare.
Purtroppo per molti anni la comunità scientifica non ha lavorato nella stessa direzione. Troppo spesso si è buttato “fumo negli occhi per impedire o quantomeno ritardare, una importante decisione di salute pubblica pubblicando risultati contrastanti e contradditori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati scomodamente positivi” (da “L’ombra del dubbio”, R. Tomatis).
Per troppi anni gli esperti del settore incaricati di pronunciarsi erano in palese conflitto di interessi, in quanto finanziati nelle loro ricerche da compagnie elettriche o di telefonia mobile.
Esiste inoltre il Principio di Precauzione, sottoscritto da tutti i firmatari del Trattato di Maastricht nel 1994 (fra cui l’Italia), che afferma come “qualora esista il rischio di danni gravi e irreparabili (come nel caso dell’esposizione a campi elettromagnetici, ndr), la mancanza di piena certezza scientifica non può costituire il pretesto per rinviare l’adozione di misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado ambientale”. Con i successivi trattati di Amsterdam e Roma il Principio di Precauzione è diventato principio generale dell’Unione Europea non solo in materia ambientale, ma anche di tutela della salute e dei diritti del consumatore.
Perché allora quando si parla di elettrosmog non lo si tiene in considerazione?
Ma l’elettrosmog non è solo depressione, suicidi, malattie neurodegenerative, tumori… Esiste un’altra patologia, purtroppo non ancora riconosciuta dall’OMS, ma che sta assumendo caratteri di pandemia per la vasta diffusione. E’ l’Elettrosensibilità. Le persone colpite manifestano svariati sintomi di differente gravità che possono giungere sino alla totale disabilità.
In Italia esiste una associazione (www.elettrosensibili.it) che si occupa di coagulare attorno a se tutte le persone colpite da questa sindrome e fornire un primo centro di aiuto. Associazioni analoghe sono presenti in quasi tutti i Paesi del mondo.  La Svezia è il primo Stato al mondo ad avere riconosciuto gli elettrosensibili come “disabili” fornendo pertanto tutti quegli aiuti concreti che meritano persone in queste condizioni.
A tal riguardo il Parlamento Europeo (Risoluzione del 2009) con una storica risoluzione esorta gli stati membri a riconoscere l’elettrosensibilità (art. 28) come disabilità come ha fatto la Svezia e ad attuare tutte quelle misure ormai necessarie (vista la mole di dati scientifici) per minimizzare l’impatto dei campi elettromagnetici wireless nei più comuni ambienti di vita con particolare riferimento alle fasce più deboli esposte (bambini, adolescenti, anziani, malati) adottando ove possibile le connessione via cavo. Di ieri la notizia che a Civitanova Marche una scuola ha deciso di smantellare il wi-fi e di tornare al cavo per proteggere la salute degli studenti. Ecco una vera applicazione del principio di precauzione!

Le associazioni: AIE Associazione Italiana Elettrosensibili, La Lampada di Aladino onlus per l’assistenza globale al malato oncologico, Lorenzo Perrone per la prevenzione delle malattie oncologiche e oncoematologiche onlus, Associazione di via P. Sottocorno, da tempo sono in rete per cercare, unendo conoscenze e competenze, di fare massa critica, e partecipando attivamente al dibattito sul tema, contribuire (almeno lo speriamo) alla diffusione e messa in opera di buone pratiche tanto utili su questo pericolo invisibile e su cui troppo spesso cala il silenzio mediatico.

Sul territorio brugherese, sicuramente uno dei comuni italiani più inquinati da elettrosmog, sarebbe auspicabile in sinergia con l’amministrazione comunale, l’insediamento di un tavolo tecnico permanente, uno studio approfondito del territorio e della popolazione in alcune aree di particolare esposizione,  un piano di governo del territorio che, sempre per il principio di precauzione, non permetta di costruire nuove abitazioni sotto ai tralicci (come ancora oggi al contrario stiamo osservando), campagne pubblicitarie che favoriscano la conoscenza e la consapevolezza. E se non vogliamo parlare di letteratura e prove scientifiche, basterebbe fare tutto ciò in ottemperanza al principio di precauzione a cui si faceva riferimento sopra. Un virtuoso processo di prevenzione primaria che sta alla base di tutti i fondamenti di vita democratica.

Davide Petruzzelli
LA LAMPADA DI ALADINO Onlus Brugherio

Visto e sottoscritto da :

    Associazione Sottocorno di Sesto San Giovanni
    Associazione Lorenzo Perrone di Cologno Monzese
    Associazione Italiana Elettrosensibili