Riportiamo qui sotto il testo
dell’intervento che avremmo voluto fare ieri sera ma che abbiamo
collegialmente concordato di soprassedere chiarendo in aula quanto in
realtà su questo tema l’associazione sia divenuta oggetto di
attacchi totalmente gratuiti di varia natura.
“È
il terzo consiglio comunale aperto dopo quello di novembre 2016 e
quello di settembre 2018, tutti indetti sul progetto che riguarda la
biopiattaforma, a differenza di quanto apparso su un articolo di un
giornale locale o sui social, chiariamo per correttezza, che non
abbiamo mai chiesto un terzo consiglio comunale che avesse come
oggetto la scelta del futuro dell’area, non perché non sia
importante discuterne, anzi, ma che farlo ora a gennaio 2020 e per la
terza volta, dopo un intenso percorso partecipativo e una definizione
del progetto in una fase così fase avanzata rende praticamente vana
ogni nuova iniziativa, anzi certe prese di posizione di fatto ci
spaventano, perché rimettere in discussione questo progetto ora
significa di fatto accettare la costruzione di un nuovo inceneritore.
Tanto
interesse e partecipazione ce lo aspettavamo nei due precedenti
incontri, dove ci siamo trovati soli insieme al Comitato di Cascina Gatti e al portavoce del Movimento 5 Stelle a contestare la mancanza di un’alternativa, anche se poi
ci siamo resi conto in realtà è questa l’unica alternativa,
questa è il cosiddetto piano “B” perché il piano “A” è
sempre stata la costruzione di un inceneritore
da 100.000 tonnellate/anno.
La
nostra proposta di sostituirlo con un bosco dopo esser stati
sminuiti, etichettati come illusi dagli stessi che in questi anni si
sono sempre detti contrari alla biopiattaforma, venne invece presa in
considerazione come alternativa fino ad arrivare ad avere anche una
possibile sostenibilità economica, come ci riferì l’assessore
Lamiranda in un incontro privato, analisi poi scartata da questa
giunta che fece altre scelte politiche.
Noi
ci abbiamo provato con tutte le nostre forze e nei tempi consoni, ma
non siamo riusciti in quella che fin da subito era apparsa come una
impresa ardua, sarebbe stato diverso se avessimo lavorato insieme a
tutte le forze che si dissero contrarie (almeno a voce) e che invece
sparirono in quegli anni nascondendosi letteralmente quando arrivò
il momento di prender posizione, è una precisazione che riteniamo
necessaria vista la mancanza di tempo utile per presentare ora
ulteriori iniziative che procrastinerebbero ulteriormente la chiusura
dell’attuale inceneritore (già spostata al 2021).
A
dicembre si è concluso il percorso partecipativo iniziato nel 2017,
vi abbiamo partecipato all'inizio con scarso ottimismo, visto che
il progetto ci venne presentato “fatto e finito” sin da subito,
mentre avremmo avuto quanto meno il piacere di discutere il futuro
dell’area primo perché ci piaceva l’idea di una scelta
partecipata (come è stata sempre propagandata) secondo perché dopo
decenni, finalmente si rimetteva in discussione un’opera da sempre
contestata a nostro giudizio con merito.
Oggi
dopo questo percorso, la nostra opinione sul questo progetto si è
modificata, sia ben inteso potessimo scegliere su quell'area sarebbe nato un bosco di piante autoctone, non
ci preoccupano le emissioni del nuovo centro, ci preoccupano invece
le emissioni di un comparto industriale che dal secolo scorso è
sempre stato giustificato in nome dell’occupazione e del lavoro, ci
preoccupano la
superficialità di leggi non cautelative
per la salute umana (mai mutate in meglio), ci preoccupano i
riscaldamenti che in alcune aree vengono ancora alimentate a gasolio,
ai gas ed emissioni a cui siamo esposti da un traffico aereo e
veicolare forzato in quel di Sesto, da scelte sciagurate come
l’installazione di un casello autostradale che non ha ragione di
esistere.
L’aver
partecipato ad incontri “aperti” e non già “costruiti” dove
non abbiamo scelto il colore dell’impianto o di altri aspetti
marginali, (certo questa era una opzione che ci era stata presentata)
ma forzando i tavoli su temi più specifici, riuscendo ad ottenere
modifiche anche radicali al progetto iniziale, ad esempio aver
portato il doppio filtraggio dei fumi al camino o ad ottenere il
finanziamento e l’installazione di 5 centraline di controllo
dell’aria in prossimità dell’area (considerando che in Lombardia
ce ne sono 15 noi a breve ne avremo 5 in un area di quartiere),
ottenendo una modifica migliorativa di progetto per oltre 3 milioni
di euro, la realizzazione del progetto in collaborazione con 5
università e l’utilizzo di tecniche d’avanguardia oltre a
rilevare la disponibilità di CAP ad affrontare qualsiasi critica
senza nascondersi, cercando di trovare punti di miglioramento al
progetto iniziale, cosa completamente inusuale nel panorama
industriale italiano (vedi ILVA).
Aver
fatto nascere il RAB come organo di controllo che permette alle
associazioni e comitati di aver un peso diverso nel caso in cui sorgessero
problemi sui valori rilevati o si volessero affrontare problemi
dovuti alla biopiattaforma che andasse a ledere l’ambiente e la
salute, punti che non sottovalutiamo mai e tale partecipazione per
chi come noi è particolarmente critico con le scelte ambientali
intraprese fino ad oggi a livello nazionale regionale e locale
diventa fondamentale, perché anche se chiamati formalmente ad
informare sull'andamento del complesso, ci permette invece di
essere in contatto diretto con l’asset di gestione della
biopiattaforma risparmiando interlocutori politici e risposte
circostanziate, eliminando tempi morti e mettendoci in condizione di
partecipare
e affrontare direttamente le problematiche.
Su
questa base, su un’analisi fatta su un quadro ben più ampio degli
elementi che determinano l’inquinamento dell’aria abbiamo
modificato la nostra opinione iniziale su questo progetto, sul quale
comunque permangono i dubbi sulle reali emissioni e su ciò che
effettivamente verrà generato dalle alte temperature del forno e dai
cicli di produzione di fosforo e metano.
Questo
percorso per Sesto San Giovanni ha rappresentato un modello
innovativo di confronto fra istituzioni, e rappresentanze del
territorio, sicuramente imperfetto e migliorabile, ma che può anche
essere preso come riferimento per le sfide future che saranno
sicuramente rivolte al complesso equilibrio di sostenibilità
ambientale, economico ed occupazionale e ci preme solo far presente
che se tutte le realtà industriali che oggi immettono
gas/polveri/solventi in atmosfera accettassero un tavolo di confronto
simile a questo, molto probabilmente riusciremmo a dimezzare nel
breve periodo i valori di PM10 e gas immessi, ed è su
questo che l’affermazione "se non verrà costruita la
biopiattaforma l’aria a Sesto sarà più pulita”, punto sbandierato da più parti non è propriamente corretto, il nuovo
impianto ha un impatto bassissimo sulle emissioni complessive
presenti sul territorio comunale oltre ad avere un bilancio ambientale complessivamente positivo in un comune
che vogliamo ricordare è un Sito d’Interesse Nazionale, dove tutta una serie di problemi presenti sul territorio che
insieme all'inquinamento delle falde, le contaminazioni dei terreni
e alle esposizioni dei campi elettromagnetici in alta e bassa
frequenza (elettrodotti e 5G) non sono mai stati affrontati da una politica ambientale
seria."
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ASSOCIAZIONE SOTTOCORNO