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mercoledì 29 gennaio 2020

L'INTERVENTO CHE AVREMMO VOLUTO FARE


Riportiamo qui sotto il testo dell’intervento che avremmo voluto fare ieri sera ma che abbiamo collegialmente concordato di soprassedere chiarendo in aula quanto in realtà su questo tema l’associazione sia divenuta oggetto di attacchi totalmente gratuiti di varia natura.

È il terzo consiglio comunale aperto dopo quello di novembre 2016 e quello di settembre 2018, tutti indetti sul progetto che riguarda la biopiattaforma, a differenza di quanto apparso su un articolo di un giornale locale o sui social, chiariamo per correttezza, che non abbiamo mai chiesto un terzo consiglio comunale che avesse come oggetto la scelta del futuro dell’area, non perché non sia importante discuterne, anzi, ma che farlo ora a gennaio 2020 e per la terza volta, dopo un intenso percorso partecipativo e una definizione del progetto in una fase così fase avanzata rende praticamente vana ogni nuova iniziativa, anzi certe prese di posizione di fatto ci spaventano, perché rimettere in discussione questo progetto ora significa di fatto accettare la costruzione di un nuovo inceneritore.
Tanto interesse e partecipazione ce lo aspettavamo nei due precedenti incontri, dove ci siamo trovati soli insieme al Comitato di Cascina Gatti e al portavoce del Movimento 5 Stelle a contestare la mancanza di un’alternativa, anche se poi ci siamo resi conto in realtà è questa l’unica alternativa, questa è il cosiddetto piano “B” perché il piano “A” è sempre stata la costruzione di un inceneritore da 100.000 tonnellate/anno.
La nostra proposta di sostituirlo con un bosco dopo esser stati sminuiti, etichettati come illusi dagli stessi che in questi anni si sono sempre detti contrari alla biopiattaforma, venne invece presa in considerazione come alternativa fino ad arrivare ad avere anche una possibile sostenibilità economica, come ci riferì l’assessore Lamiranda in un incontro privato, analisi poi scartata da questa giunta che fece altre scelte politiche.
Noi ci abbiamo provato con tutte le nostre forze e nei tempi consoni, ma non siamo riusciti in quella che fin da subito era apparsa come una impresa ardua, sarebbe stato diverso se avessimo lavorato insieme a tutte le forze che si dissero contrarie (almeno a voce) e che invece sparirono in quegli anni nascondendosi letteralmente quando arrivò il momento di prender posizione, è una precisazione che riteniamo necessaria vista la mancanza di tempo utile per presentare ora ulteriori iniziative che procrastinerebbero ulteriormente la chiusura dell’attuale inceneritore (già spostata al 2021).
A dicembre si è concluso il percorso partecipativo iniziato nel 2017, vi abbiamo partecipato all'inizio con scarso ottimismo, visto che il progetto ci venne presentato “fatto e finito” sin da subito, mentre avremmo avuto quanto meno il piacere di discutere il futuro dell’area primo perché ci piaceva l’idea di una scelta partecipata (come è stata sempre propagandata) secondo perché dopo decenni, finalmente si rimetteva in discussione un’opera da sempre contestata a nostro giudizio con merito.
Oggi dopo questo percorso, la nostra opinione sul questo progetto si è modificata, sia ben inteso potessimo scegliere su quell'area sarebbe nato un bosco di piante autoctone, non ci preoccupano le emissioni del nuovo centro, ci preoccupano invece le emissioni di un comparto industriale che dal secolo scorso è sempre stato giustificato in nome dell’occupazione e del lavoro, ci preoccupano la superficialità di leggi non cautelative per la salute umana (mai mutate in meglio), ci preoccupano i riscaldamenti che in alcune aree vengono ancora alimentate a gasolio, ai gas ed emissioni a cui siamo esposti da un traffico aereo e veicolare forzato in quel di Sesto, da scelte sciagurate come l’installazione di un casello autostradale che non ha ragione di esistere.
L’aver partecipato ad incontri “aperti” e non già “costruiti” dove non abbiamo scelto il colore dell’impianto o di altri aspetti marginali, (certo questa era una opzione che ci era stata presentata) ma forzando i tavoli su temi più specifici, riuscendo ad ottenere modifiche anche radicali al progetto iniziale, ad esempio aver portato il doppio filtraggio dei fumi al camino o ad ottenere il finanziamento e l’installazione di 5 centraline di controllo dell’aria in prossimità dell’area (considerando che in Lombardia ce ne sono 15 noi a breve ne avremo 5 in un area di quartiere), ottenendo una modifica migliorativa di progetto per oltre 3 milioni di euro, la realizzazione del progetto in collaborazione con 5 università e l’utilizzo di tecniche d’avanguardia oltre a rilevare la disponibilità di CAP ad affrontare qualsiasi critica senza nascondersi, cercando di trovare punti di miglioramento al progetto iniziale, cosa completamente inusuale nel panorama industriale italiano (vedi ILVA).
Aver fatto nascere il RAB come organo di controllo che permette alle associazioni e comitati di aver un peso diverso nel caso in cui sorgessero problemi sui valori rilevati o si volessero affrontare problemi dovuti alla biopiattaforma che andasse a ledere l’ambiente e la salute, punti che non sottovalutiamo mai e tale partecipazione per chi come noi è particolarmente critico con le scelte ambientali intraprese fino ad oggi a livello nazionale regionale e locale diventa fondamentale, perché anche se chiamati formalmente ad informare sull'andamento del complesso, ci permette invece di essere in contatto diretto con l’asset di gestione della biopiattaforma risparmiando interlocutori politici e risposte circostanziate, eliminando tempi morti e mettendoci in condizione di partecipare e affrontare direttamente le problematiche.
Su questa base, su un’analisi fatta su un quadro ben più ampio degli elementi che determinano l’inquinamento dell’aria abbiamo modificato la nostra opinione iniziale su questo progetto, sul quale comunque permangono i dubbi sulle reali emissioni e su ciò che effettivamente verrà generato dalle alte temperature del forno e dai cicli di produzione di fosforo e metano.
Questo percorso per Sesto San Giovanni ha rappresentato un modello innovativo di confronto fra istituzioni, e rappresentanze del territorio, sicuramente imperfetto e migliorabile, ma che può anche essere preso come riferimento per le sfide future che saranno sicuramente rivolte al complesso equilibrio di sostenibilità ambientale, economico ed occupazionale e ci preme solo far presente che se tutte le realtà industriali che oggi immettono gas/polveri/solventi in atmosfera accettassero un tavolo di confronto simile a questo, molto probabilmente riusciremmo a dimezzare nel breve periodo i valori di PM10  e gas immessi, ed è su questo che l’affermazione  "se non verrà costruita la biopiattaforma l’aria a Sesto sarà più pulita”, punto sbandierato da più parti non è propriamente corretto, il nuovo impianto ha un impatto bassissimo sulle emissioni complessive presenti sul territorio comunale oltre ad avere un bilancio ambientale complessivamente positivo in un comune che vogliamo ricordare è un Sito d’Interesse Nazionale, dove tutta una serie di problemi presenti sul territorio che insieme all'inquinamento delle falde, le contaminazioni dei terreni e alle esposizioni dei campi elettromagnetici in alta e bassa frequenza (elettrodotti e 5G) non sono mai stati affrontati da una politica ambientale seria."

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ASSOCIAZIONE SOTTOCORNO