Le 36 pagine della sentenza
della corte di appello di Torino confermano il nesso casuale tra l’esposizione
dei campi elettromagnetici in alta frequenza emessi da un uso prolungato del
cellulare e il cancro, la sentenza è storica perché per la prima volta un
lavoratore ha ottenuto due sentenze di merito favorevoli in casi simili.
Altro motivo storico risiede nelle motivazioni della
sentenza stessa dove il collegio ribadisce anche i
sospetti sull'imparzialità di alcuni studi ‘tranquillizzanti’: “Buona
parte della letteratura scientifica che esclude la cancerogenicità
dell’esposizione a radiofrequenze (…) versa in posizione di conflitto
d’interessi, peraltro non sempre dichiarato”, come era arrivato David Carpenter
su un articolo pubblicato che indicava chiaramente come le fonti di
finanziamento influiscono sui risultati delle indagini sui nessi causali
generati dai campi elettromagnetici a bassa frequenza (come quelli generati da
elettrodotti, centrali di trasformazione da corrente continua in corrente
alternata, Cabine Elettriche, ecc...) e cancro, che dimostra in modo
inequivocabile come, se la fonte di finanziamento degli studi e'
pubblica/governativa, la relazione esposizione=cancro è sistematica (leucemia
nei bambini, leucemia-carcinoma mammario maschile e femminile-tumore al
cervello negli adulti) mentre al contrario quando la fonte di finanziamento è
privata (industria) nessuna associazione è significativa.
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- leggi QUI l'articolo su TGCOM24
- leggi QUI l'articolo su Repubblica
- leggi QUI l'articolo sul Fatto Quotidiano
- leggi QUI l'articolo sul Corriere della sera
Stridono, e non poco, le affermazioni negazioniste che giornali
nazionali continuano ad enfatizzare, tale decisione dovrebbe invece far venir
qualche dubbio e soprattutto riflettere sull'esito del rapporto dell'Istituto superiore di sanità (Iss) dello
scorso agosto secondo cui l'uso del cellulare non risulta associato
all'incidenza di neoplasie nelle aree più esposte durante le chiamate vocali,
nonostante due studi "monumentali" condotti uno in Italia (dall'Istituto indipendente Ramazzini di Bologna) e uno negli stati Uniti
confermavano quello che ricerche indipendenti negli ultimi 10 anni continuano a
trovare.
Stridono, e non poco, le affermazioni negazioniste che giornali
nazionali continuano ad enfatizzare, tale decisione dovrebbe invece far venir
qualche dubbio e soprattutto riflettere sull'esito del rapporto dell'Istituto superiore di sanità (Iss) dello
scorso agosto secondo cui l'uso del cellulare non risulta associato
all'incidenza di neoplasie nelle aree più esposte durante le chiamate vocali,
nonostante due studi "monumentali" condotti uno in Italia (dall'Istituto indipendente Ramazzini di Bologna) e uno negli stati Uniti
confermavano quello che ricerche indipendenti negli ultimi 10 anni continuano a
trovare.