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mercoledì 15 gennaio 2020

CORTE DI APPELLO DI TORINO CONFERMA IL NESSO TRA USO DEL CELLULARE E IL CANCRO

Le 36 pagine della sentenza della corte di appello di Torino confermano il nesso casuale tra l’esposizione dei campi elettromagnetici in alta frequenza emessi da un uso prolungato del cellulare e il cancro, la sentenza è storica perché per la prima volta un lavoratore ha ottenuto due sentenze di merito favorevoli in casi simili.

Altro motivo storico risiede nelle motivazioni della sentenza stessa dove il collegio ribadisce anche i sospetti sull'imparzialità di alcuni studi ‘tranquillizzanti’: “Buona parte della letteratura scientifica che esclude la cancerogenicità dell’esposizione a radiofrequenze (…) versa in posizione di conflitto d’interessi, peraltro non sempre dichiarato”, come era arrivato David Carpenter su un articolo pubblicato che indicava chiaramente come le fonti di finanziamento influiscono sui risultati delle indagini sui nessi causali generati dai campi elettromagnetici a bassa frequenza (come quelli generati da elettrodotti, centrali di trasformazione da corrente continua in corrente alternata, Cabine Elettriche, ecc...) e cancro, che dimostra in modo inequivocabile come, se la fonte di finanziamento degli studi e' pubblica/governativa, la relazione esposizione=cancro è sistematica (leucemia nei bambini, leucemia-carcinoma mammario maschile e femminile-tumore al cervello negli adulti) mentre al contrario quando la fonte di finanziamento è privata (industria) nessuna associazione è significativa.

  • leggi QUI l'articolo su Quotidiano.net
  • leggi QUI l'articolo su TGCOM24
  • leggi QUI l'articolo su Repubblica
  • leggi QUI l'articolo sul Fatto Quotidiano
  • leggi QUI l'articolo sul Corriere della sera 

Stridono, e non poco, le affermazioni negazioniste che giornali nazionali continuano ad enfatizzare, tale decisione dovrebbe invece far venir qualche dubbio e soprattutto riflettere sull'esito del rapporto dell'Istituto superiore di sanità (Iss) dello scorso agosto secondo cui l'uso del cellulare non risulta associato all'incidenza di neoplasie nelle aree più esposte durante le chiamate vocali, nonostante due studi "monumentali" condotti uno in Italia (dall'Istituto indipendente Ramazzini di Bologna) e uno negli stati Uniti confermavano quello che ricerche indipendenti negli ultimi 10 anni continuano a trovare.