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giovedì 5 giugno 2014

ELETTROSMOG, DNA E TUMORI: IL LIBRO SHOCK

Un libro shock uscito negli Stati Uniti analizza ed espone gli studi che correlano i cellulari e le alterazioni biologiche negli esseri viventi. E l'autore afferma: "E' il più grande esperimento biologico mai autorizzato finora".

Nel 2013 l’Onu ha lanciato un allarme nel documento Millenium Developer Goals Report: nel giro di sei mesi si stimava che il numero di cellulari avrebbe potuto raggiungere quello degli abitanti sulla Terra. Questo non significa ovviamente che tutte le persone del mondo posseggono ad oggi un cellulare: ci sono infatti più di 91 Paesi che detengono una media di più di due cellulari a persona, altri meno. Ma il dato fa riflettere sull’uso spropositato di questo strumento da parte dell’uomo. Molti sono stati gli allarmi lanciati da studiosi e dalle istituzioni sugli effetti dannosi dei campi elettromagnetici, cellulari compresi, sulla salute dell’uomo. L’inquinamento elettromagnetico è, nell’opinione comune, uno dei temi maggiormente sentiti e avvertiti, uno dei temi su cui si ha poca informazione ma che crea, al tempo stesso, ansia e preoccupazione. La sua “intangibilità” e la sua “invisibilità” lo rendono ancor più preoccupante. Un libro, pubblicato negli Stati Uniti, ma non ancora in Italia, aiuta a fare maggiore chiarezza sull’argomento. Scritto da Martin Blank, docente universitario, ha un titolo eloquente, "Overpowered: What science tells us about the dangers of cell phones and other wifi-age devices”. L’autore spiega il problema dei campi elettromagnetici in modo diverso rispetto a quanto fatto finora. Egli afferma che tutti noi stiamo partecipando ad un esperimento non autorizzato, il “più grande esperimento biologico mai autorizzato finora, che si basa sul contatto giornaliero tra le nostre teste e i trasmettitori di onde ad alta frequenza, i cellulari appunto”. I conseguenti effetti negativi sulla salute umana possono richiedere decenni per svilupparsi. “Quindi dovremmo attendere molti anni per conoscere i risultati di questo esperimento globale – afferma l’autore – Ma ciò potrebbe essere troppo tardi per miliardi di persone”. Cosa fare allora? Da decenni oramai infuria un dibattito sulla questione. Un vero e proprio scontro a due facce. Da un lato ci sono coloro che sollecitano l’adozione di un approccio precauzionale al rischio (ed è questa la posizione di Blank), mentre si continuano a studiare gli effetti sulla salute umana all’esposizione dei campi elettromagnetici. Dall’altro lato ci sono coloro che insistono nell’aspettare una risposta definitiva e certa dei risultati prima di intraprendere qualsiasi azione. In questo gruppo ci sono ovviamente le industrie. Per il momento sta vincendo la seconda parte: è appunto sotto gli occhi di tutti il mercato tecnologico dei cellulari, con l’immissione nello stesso di nuovi e più sofisticati prodotti, sempre più appetitosi per l’uomo. L’industria infatti dà segnali tesi a tranquillizzare, mentre scienziati indipendenti e comitati di cittadini avvertono dei rischi. Gli Stati, che cedono all’asta le licenze, oscillano tra queste due posizioni.
Ma i cellulari non sono i soli generatori di campi elettromagnetici. Ci sono i forni a microonde, televisori e computer, l’intera rete elettrica, impianti di allarme di sicurezza, trasmettitori radiotelevisivi, e trasmettitori per la telefonia mobile. “Oggi, all’inizio del 21 secolo, siamo immersi pienamente in un calderone di radiazione elettromagnetica su base continua” – si legge nel libro. E, nonostante la scienza non abbia ancora risposto a tutte le domande poste sugli effetti dannosi o meno dell’elettromagnetismo sulla nostra salute, essa ha dimostrato però una vasta gamma di effetti biologici legati all’esposizione continua ai campi elettromagnetici. L’autore espone sedici studi scientifici che hanno ravvisato mutazioni del DNA a cui fa seguito lo sviluppo dei tumori, in particolare quelli cerebrali: si calcola che il rischio è superiore del 240% tra coloro che fanno un uso quotidiano e prolungato del cellulare per 10 anni. Non solo, ma uno studio israeliano ha scoperto che le persone che utilizzano i telefoni cellulari per almeno 22 ore al mese hanno una probabilità del 50% in più di sviluppare tumori alla ghiandola salivare. E gli individui che vivevano per più di 10 anni nel raggio di 400 metri da una torre di trasmissione di telefonia mobile avevano un tasso di cancro tre volte superiore a quelli che vivevano ad una distanza maggiore. Gli studi ci sono. E tanti. A tal punto da spingere l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarare ufficialmente che le microonde generate dall’uso dei cellulari,wi-fi, cordless o tablet sono “potenzialmente cancerogene”.
E in Italia qual è la situazione? Anche nel Bel Paese il problema è sentito, nonostante la presenza di leggi, non sempre rispettate. A regolare la materia è il Decreto Ministeriale n.381 del 10 settembre 1998, relativo al “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”. Esso fissa, tra le altre cose, il valore limite di 6 volt/metro dei campi elettromagnetici riguardanti la telefonia cellulare in corrispondenza di zone abitate. E demanda alle regioni e alle province la disciplina dell’installazione degli impianti al fine di garantire i limiti espressi dalla legge. Limiti che purtroppo nella maggior parte dei casi non sempre vengono rispettati. Ed è per questo che assume un’importanza elevata la vigilanza dei cittadini. Secondo il dott. Francesco Imbesi, del Centro Consumatori di Bolzano, sensibile alla materia, i cittadini attivi possono impegnarsi in molti modi per rendere migliori le nostre condizioni di vita, consigliando di porsi alcuni obiettivi: informare i consumatori, soprattutto giovani e bambini, sui rischi legati all’uso del cellulare; vigilare sulla pianificazione dei ripetitori da parte delle amministrazioni pubbliche; vietare l’utilizzo di cellulari nei mezzi pubblici; ridurre i valori di soglia, con l’obiettivo di sostituire i valori definiti unicamente in base agli effetti termici con valori stabiliti in base all’introduzione di principi medici di prevenzione.
In conclusione, analizzando con spirito critico gli studi scientifici pubblicati finora e considerando la sistematica sottostima del rischio che caratterizza il protocollo utilizzato, emerge con sufficiente chiarezza l’incremento del rischio di tumori alla testa osservabile dopo lunga latenza o uso prolungato dei telefoni cellulari.


mercoledì 4 giugno 2014

RINNOVABILI: SARDEGNA, NO A PALE ED ELETTRODOTTI NEL SARCIDANO

Cagliari, 3 giugno - Approda in parlamento il no delle comunità locali del Sarcidano alle nuove pale eoliche per le quali sono stati presentati progetti nei comuni di Nurri, Laconi, Nurallao, Isili, Genoni e Nuragus, fra le province di Cagliari e Oristano. Il deputato Mauro Pili (Unidos-Misto) ha presentato un'interrogazione urgente al ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti per denunciare e bloccare quello che definisce uno "scempio" ambientale. Il parlamentare raccoglie, in particolare la segnalazione dei consiglieri comunali di Laconi Salvatore Argiolas e Massimo Meleddu che si oppongono, in particolare, alla costruzione di elettrodotti cui hanno manifestato contrarietà anche il deputato sardo di Sel, Michele Piras, e il vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. "In questo progetto scellerato e' prevista la costruzione di due linee elettriche parallele per una lunghezza di oltre 10 chilometri, con tralicci affiancati alti circa 40 metri, oltre il doppio del campanile della chiesa di Laconi, e cavi che possono giungere a circa 10 metri d'altezza", sottolinea Pili.
  "Il tracciato passerà a soli 40 metri di distanza dalle case piu' vicine e sara' realizzato su strade e terreni dove gli agricoltori lavorano o dove viene gestito e curato lo straordinario patrimonio boschivo". Secondo quanto riferisce il deputato, il progetto, riconducibile alla società Ensar srl, prevede l'installazione di 18 aerogeneratori da 3 MW nel territorio di Nurri e di due elettrodotti ad alta tensione nei comuni di Laconi, Nurallao, Isili, Genoni, Nuragus tra le due nuove stazioni elettriche situate a Isili e Laconi. "E' un progetto d'impatto devastante", denuncia Pili nell'interrogazione al ministro dell'Ambiente. "La potenza totale installata sarà di 54MW, la produzione attesa di circa 103 GWh/A".
  Secondo quanto riferiscono i due esponenti di Sel, Piras e Lai, la doppia linea elettrica ad alta tensione da 150mila volt, "oltre a deturpare il paesaggio, rischia di causare ulteriore inquinamento elettromagnetico e possibili danni alla salute delle popolazioni locali". "Riteniamo necessaria una presa di posizione ferma della Giunta regionale", insistono deputato e consigliere regionale, che sollecitano la sospensione di tutti i progetti privati in materia di rinnovabili fino all'approvazione del nuovo piano energetico regionale, come previsto in una proposta di legge di recente presentata dal gruppo Sardegna Vera in Consiglio regionale. "La produzione incontrollata di energia elettrica va fermata", sostengono Piras e Lai, "particolarmente in una terra che già produce energia oltre il fabbisogno locale, a maggior ragione se essa non prevede alcun beneficio per i consumatori e le imprese operanti in Sardegna.


FONTE : AGI.IT

BEREGUARDO, PARTE IL MONITORAGGIO SULL’ELETTRODOTTO

Vigna del Pero, il comitato ottiene i controlli sui tralicci Cittadini divisi: «Logico metterli lì». «No, è uno scempio»

BEREGUARDO. Tralicci dell’alta tensione a Vigna del Pero, a giugno inizierà il monitoraggio. E’ una vittoria del comitato che ha voluto una campagna di controllo almeno sull’inquinamento elettromagnetico nella zona dove sorgono le torri. «Verranno installate delle centraline per verificare gli effetti dei campi elettromagnetici dell’elettrodotto – spiega Alberto Sitia, componente del comitato “Vigna del Pero elettrica” che riunisce circa una sessantina di residenti e fresco consigliere di opposizione – Secondo gli studi effettuati da Arpa e dagli ingegneri della Terna, la società che ha realizzato i piloni, non ce ne sono. Ma, su nostra espressa richiesta, vogliamo che siano i dati a dirlo». Il monitoraggio sarà suddiviso in due: «Il primo, continuo, verrà fatto da Terna. L’altro, a campione, dall’Arpa». Le prime centraline dovrebbero essere installate il 16 giugno. Il sindaco Roberto Battagin non vuol sentire parlare però di vittorie o sconfitte. «Si tratta semplicemente – dice – di una concertazione fra enti, società e amministrazioni nel tenere sotto controllo la situazione. Ognuno sta facendo la sua parte. Il comitato ha fatto presente un possibile problema e la loro richiesta è stata subito recepita. Nessuno, a partire da Terna, si è opposto al monitoraggio». Non credo che ci saranno sorprese da questi controlli».
Alle due frazioni, le opinioni sono discordanti. Chi abita al confine con Torre d’Isola, alza le spalle. «Certo non sono il massimo dal punto di vista paesaggistico – dice un ragazzo –. Ma se gli ingegneri di Terna hanno indicato quel punto, evidentemente non si poteva fare diversamente. Del resto i tralicci seguono il tracciato dell’autostrada». Anche sull'inquinamento allarga le braccia: «Anche i telefonini producono campi elettromagnetici. E quanto ce ne sono in giro?».
Ma per chi ai tralicci ci abita proprio sotto la questione è diversa. «Se ne parlava già dal 2006 della possibilità di mettere proprio qui quelle mostruosità – dice Angelo Tornielli, la cui abitazione dista poche centinaia di metri dalla torre –. Noi ovviamente ci siamo sempre opposti. Poi l’anno scorso di questi tempi, all’improvviso, sono arrivati e hanno montato tutto». «Colpa degli amministratori passati se adesso ci troviamo con i tralicci in casa – dice Bruna Tedeschi –. Il paesaggio ora è rovinato per sempre. Poi vedremo cosa dirà anche il monitoraggio. Ma noi che abitiamo a Boffalora siamo considerati di serie B».


BELLUNO ELETTRODOTTO TERNA, SI MUOVONO I CONSIGLIERI REGIONALI BELLUNESI

Una risoluzione trasversale è stata depositata in Regione per chiedere la sospensione dell’iter e l’istituzione di una commissione tecnica mista: in pratica si vuole che il progetto sia rifatto

BELLUNO. Il caso elettrodotti raggiunge i tavoli della Regione. È stata depositata pochi giorni fa la risoluzione, trasversale visto che è firmata dai consiglieri di tutte le forze politiche, per chiedere la sospensione del procedimento di Via (valutazione di impatto ambientale), l'istituzione di una commissione tecnica mista Regione – Terna e una strategia di sviluppo sostenibile delle infrastrutture elettriche.
In sostanza: rifare il progetto di razionalizzazione degli elettrodotti tenendo conto delle nuove tecnologie, della mitigazione degli impatti ambientali, della salute dei cittadini.
Il primo firmatario è Dario Bond, ma il documento porta in calce le firme anche di Sergio Reolon e Matteo Toscani. «Non si tratta della bandiera politica di Forza Italia», premette Dario Bond. «Questa è una mozione che va nella direzione del rispetto del territorio». Potrebbe essere discussa in consiglio già entro la metà di giugno.
Alla presentazione ci sono Bond, il senatore Piccoli, il consigliere comunale Fabio Da Re, i quattro consiglieri di maggioranza a Belluno contrari all'addendum e i comitati. Uniti, tutti, nella battaglia per chiedere che la razionalizzazione «venga fatta bene».
Lo spiega subito, Giovanni Campeol, l'esperto che da mesi si occupa del progetto (ha lavorato alle osservazioni per il Comune di Limana e non solo): «Non diciamo a Terna di non fare, ma di fare bene. Questo territorio ha un grande bisogno di infrastrutture, altrimenti morirà, ma questo progetto va completamente rivisto». Gli elementi di debolezza sono numerosi. E partono da lontano: «La Valutazione ambientale strategica (Vas) del Piano di sviluppo della rete elettrica presentato da Terna è inconsistente, perché non evidenzia alternative. Lo dice lo stesso ministero dell'Ambiente (nota 30 marzo 2012)».
Il testo della risoluzione è un utile compendio storico. Parte dal 24 giugno 2003, quando il consiglio regionale approvò la risoluzione n.58, esprimendo parere negativo alla realizzazione dell'elettrodotto Cordignano – Lienz, a 380 kV. Si ricordano poi la presentazione del progetto di razionalizzazione nella media valle del Piave (2011), le prime osservazioni prodotte da enti pubblici e privati che evidenziano «le gravi carenze progettuali, con inaccettabile sottovalutazione dei reali impatti che gli elettrodotti creerebbero», e che chiedono «una rivisitazione del progetto». È la fine del 2011, la richiesta è la stessa che fanno da sempre i comitati, e che ora fa anche la politica veneta.
Si arriva poi alla presentazione del progetto a mezza costa Nevegal, contrastato da Limana, prima di tutto, poi anche dagli altri Comuni. Campeol elenca le criticità, i difetti di procedura, e evidenzia: «Ci sono diversi modi per far passare la corrente in un territorio: si può interrare (l'esempio è quello dell'interconnessione Italia – Francia, ndr), si può usare la corrente continua». Ma si può anche seguire il corridoio dell'autostrada A27, aggiunge l'esperto. E che dire della stazione elettrica di Polpet? «Si trova in centro al paese: una scelta urbanistica che non ha senso. Andrebbe spostata».
«Questa risoluzione serve per lanciare un chiaro messaggio: cara Terna, capiamo la tua volontà di far passare questo collegamento con l'Austria, ma prima ti devi confrontare con il territorio e le comunità», aggiunge Bond. Che aveva chiesto a Terna, durante una audizione in Regione post black out invernale, perché non pensasse di interrare le linee in alcuni territori: «Mi hanno risposto che costa troppo».
«È assurdo: Terna non dovrebbe spendere meno, ma il meglio possibile», aggiunge Campeol. Fabio Da Re proporrà alla conferenza dei capigruppo (in Comune) di chiedere una sospensiva anche alla Via Regionale: «Quest'opera è il frazionamento di un progetto più ampio, internazionale», sottolinea il consigliere. «Deve essere affrontata come tale, non come intervento di razionalizzazione puntuale, come viene fatta passare».

FONTE : CORRIERE DELLE ALPI

martedì 3 giugno 2014

TRENTO - VENERDÌ 6 GIUGNO 2014 - INCONTRO "IL CELLULARE E IL WI-FI SONO DAVVERO PERICOLOSI?"

Il neo costituito comitato, Tecnologia Sana, che si pone come obiettivo quello di sensibilizzare la cittadinanza sui potenziali rischi sanitari derivanti dall'eccessiva esposizione alle radiofrequenze dei nuovi media digitali, smartphone e apparecchiature WiFi, ha  constatato che la maggior parte del mondo medico locale è assai impreparato ad affrontare queste nuove tematiche/problematiche che esulano da qualsiasi norme di precauzione. 

Forti anche del nuovo Protocollo Medico dell'Associazione Austriaca che tratta specificatamente il problema, ha organizzato un incontro pubblico per approfondire la tematica con  :
  • Dott. Paolo Orio, Vice Presidente dell'Associazione Italiana Elettrosensibili,
  • Dott.ssa Laura Masiero Presidente dell'Ass. Per la Prevenzione e la Lotta contro l'Elettrosmog di Padova,
  • Avv. Valeria Rossitto, esperta giuridica in materia di elettrosmog. 

L'incontro, si terrà il 6 giugno 2014 presso il Teatro delle Scuole Medie "Argentario" di Cognola di Trento, 


sabato 31 maggio 2014

MANIFESTAZIONE DEL 31 MAGGIO - G R A Z I E !!!

Q.re di Cascina Gatti Sesto San Giovanni , 31 Maggio 2014  

Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questo incontro che ha avuto inizio al giardino delle 3Strade 

e con una breve passeggiata 

 

si è concluso sotto l'elettrodotto presente ancora lungo la via Adriano.

In una piacevole giornata, ci siamo trovati ( circa 80 persone ) per ricordare a tutti i punti ancora non risolti e le problematiche


 del nostro quartiere e gridare forte il nostro disappunto sollecitando le istituzioni a risolverle in tempi brevi.
 
a tutti un arrivederci alle prossime iniziative.
Massimiliano
Staff Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

mercoledì 28 maggio 2014

MANIFESTAZIONE A CASCINA GATTI SABATO 31 MAGGIO 2014

L'Associazione Sottocorno,
il Comitato Cascina Gatti e il Comitato 3Strade
organizzano per

SABATO 31 MAGGIO ALLE ORE 14,30

partenza V.le Rimembranze 229 - arrivo presidio Via Crescenzago 213

una manifestazione per porre l'accento sulle problematiche aperte sul nostro territorio.

L'iniziativa ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza, in particolare su tre criticità: ELETTRODOTTO \ INCENERITORE \ CARENZA TRASPORTI PUBBLICI

Tutte e tre le istanze citate vivono un momento di stallo

       ELETTRODOTTO: vede il suo progetto di interramento fermo nella fase di studio e ricerca fondi.

       INCENERITORE: di Via Manin rappresenta una grande fonte di inquinamento e, nonostante non risulti più così redditizio, l'Amministrazione di S.S.G. non ritiene opportuno intraprendere percorsi alternativi all'incenerimento di una grande risorsa chiamata RIFIUTI.

       TRASPORTI PUBBLICI: sono stati stravolti ormai da più di un anno da logiche lontane dalle reali esigenze del cittadino e, nonostante si siano aperti tavoli di confronto, le modifiche alle linee Sestesi 700\713 rimangono solo sulla carta.

Con queste argomentazioni, ci troviamo

SABATO 31 MAGGIO ALLE ORE 14,30
al giardino di viale Rimembranze 229 per andare in presidio all’elettrodotto di via Crescenzago 213

martedì 27 maggio 2014

2° INCONTRO CASCINA GATTI : GLI EFFETTI BIOLOGICO SANITARI CHE POSSONO CAUSARE IL CELLULARE E IL WI-FI

L'Associazione SOTTOCORNO vi invita alla seconda e ultima serata che si svolgerà 

MERCOLEDÌ  28 MAGGIO 2014 

con il titolo

"ELETTROSMOG: DAL CELLULARE  AL WI-FI, EFFETTI BIOLOGICO SANITARI "


e avrà il seguente programma:

20,30 - 20,55        ingresso pubblico e accoglienza

21.00 - 22.30        ELETTROSMOG: DAL CELLULARE  AL WI-FI, EFFETTI BIOLOGICO SANITARI  Le evidenze scientifiche pongono pochi dubbi e molte certezze, appare pertanto inderogabile  l'applicazione del principio di precauzione come strumento privilegiato di prevenzione primaria.
a cura del Dr. Paolo Orio - Vice Presidente Associazione Italiana Elettrosensibili.

Dalle 22.30           dibattito aperto con i partecipanti
L'incontro sarà tenuto presso la sala “ROTONDI “ dell’oratorio San Domenico Savio in via Mulino Tuono a Sesto San Giovanni ( Q.re Cascina Gatti )

l'evento è gratuito 

-- 
Staff Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

lunedì 26 maggio 2014

ELETTROSMOG: RISCHIANO MEDICI, STUDIOSI E MALATI?

Proponiamo l'interessantissimo articolo di Maurizio Martucci del 23 maggio 2014 sul IL FATTO QUOTIDIANO


Ostacolati, senza fondi, i ricercatori Inail che studiano i danni dell’Elettrosmog. Portato in tribunale il Ministero della Salute, accusato di omessa informazione pubblica ai cittadini, ritenuti ignari della “minaccia tumore” nell’uso del telefonino. Il responsabile dell’unico centro ospedaliero sull’Elettrosensibilità, in esilio in America perché “isolato, lasciato solo”.
E i malati? Sempre più invisibili, auto-organizzati per evitare l’isolamento discriminante, alla faccia di handicap e barriere ambientali. Che succede a chi studia, cura o si occupa di informare l’opinione pubblica sui pericoli dell’elettromagnetismo?
Basta mettere in fila i fatti per trarne le conclusioni: intorno agli effetti biologici di radiazioni, onde non ionizzanti emesse da cellulari e Wi-Fi, s’è creato il vuoto. Conviene starne alla larga. L’ammonimento subdolo suona perentorio, come un cartello posto su fili elettrici scoperti: “Attenzione: pericolo scossa!”, ci si può (davvero) far male. Guai parlarne, tanto meno occuparsene. E’ quello che pensano ricercatori e tecnologi dell’ex ISPESL di Firenze, accorpati all’Inail per vedersi bloccata una ricerca il cui successo – dicono – “porterebbe la comunità scientifica a riconoscere definitivamente l’esistenza di effetti non termici dovuti a campi elettromagnetici deboli sulla salute umana”.

Immaginate le reazioni: se sapessero il rischio, cosa farebbero gli oltre sei miliardi di contraenti di servizi di telefonia mobile sparsi nel mondo?
Così, otto studiosi sono ricorsi al Tar Lazio perché gli restituisca autonomia scientifica, carriera e ricerca, compreso un finanziamento in perenzione da 450.000 euro per una sperimentazione preclinica che cura l’infarto sull’uomo, mai iniziata per burocratiche sabbie mobili all’italiana. Tra i ricorrenti, c’è pure il Dott. Fiorenzo Marinelli, responsabile dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna, autore di un ingombrante rapporto condotto nelle scuole sugli effetti genetici dei campi elettromagnetici ambientali su cellule in coltura, un nuovo metodo per valutare l’entità dell’esposizione adottato anche dalla Procura di Lanusei nel dimostrare il danno alla salute causato dai radar di Quirra (Ogliastra) poi sequestrati.
L’Inail – argomenta il ricorso – metterebbe il bavaglio ai loro studi, censurandoli, ledendo il potere di gestione e autonomia scientifica di uno staff d’eccellenza, che si avvale di collaborazioni del calibro del Prof. Luc Montagnier, Nobel 2008 per la Medicina. L’accusa? Conflitto d’interessi, una sovrapposizione corporativa tra controllato e controllore, emersa nell’inerzia tenuta nel riconoscimento (a ostacoli) del mesotelioma come malattia professionale dall’esposizione all’amianto e nel caso di Innocente Marcolini, neurinoma del trigemino, ulcera corneale, sindromi e deficit vari per uso prolungato e continuativo di telefonino e cordless aziendali. L’ultima parola, nello slalom tra tortuosi gradi di giudizio, l’ebbe la Suprema Corte di Cassazione: ‘cellulare-tumore’ è passato in giudicato, il nesso causale c’è, esiste, è giuridicamente riconosciuto. L’Inail paga l’invalidità dell’80% al danneggiato.
Consulente tecnico nella finora unica battaglia legale (in tema) vinta al mondo, fu Angelo Gino Levis, docente in pensione di Miogenesi Ambientale dell’Università di Padova, allievo di Lorenzo Tomatis (celebre oncologo-epidemiologo, già guida dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione che, nel 2011, classificò le radiazioni a microonde dei cellulari come “possibili agenti cancerogeni”) e Vice Presidente dell’Associazione per la Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog. Come gli otto ex Ispesl, anche l’A.p.p.l.e. (Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog) è ricorsa al Tar Lazio, denunciando il dicastero della Lorenzin, ma pure i ministeri Ambiente, Sviluppo Economico, Istruzione, Università e Ricerca. “Accertare e dichiarare l’illegittimità e l’inerzia dei suddetti – scrivono i legali dell’associazione nel ricorso – per adottare tutti i provvedimenti finalizzati ad assicurare alla popolazione idonea informazione sui rischi alla salute dei cittadini”. Appunto.
Sul fronte dei colpiti, cresce il numero degli invisibili. Gli ammalati lottano contro isolamento sociale e negazione del diritto a salute e cura, garantiti (guarda un po’) dalla Costituzione: l’Associazione Malati da Intossicazione Chimica e/o Ambientale si batte per il riconoscimento in legge nazionale cautelativa dell’Elettrosensibilità (malattia cronica immuno-neuro-tossica, sintomi da campi elettromagnetici), “poiché i limiti di sicurezza– dice AMICA – non tengono conto del Principio di Precauzione, essendo fortemente condizionati da interessi economici. E l’informazione è l’unico strumento dei cittadini per fare scelte più avvedute e chiedere a politici e medici maggiore attenzione per le cause tossiche ambientali”.
Riprova sul campo medico? Lo stato d’abbandono lamentato dal Prof. Giuseppe Genovesi, endocrinologo-immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, responsabile del Centro di riferimento della Regione Lazio per la prevenzione, diagnosi e terapia della Sensibilità Chimica Multipla, alter ego dell’Elettrosensibilità, Fatica Cronica, Encefalomielite Mialgica: nonostante l’apertura del nuovo Sportello Malattie Rare, primo ambulatorio in struttura pubblica d’Europa, e il riconoscimento di linee guida regionali (modello per regioni senza), la mancanza di fondi e personale di supporto spingono alla fuga un medico con liste d’attesa per ‘prima visita’ sino al 2015, prenotati da ogni parte d’Italia: “Sono isolato, mi hanno lasciato solo, forse la malattia da fastidio – lo sfogo del Prof. Genovesi – I vertici del dipartimento ospedaliero faticano a comprenderla: MCS-EHS sono sempre più malattie diffuse, non rare. Ma soprattutto sono malattie metaboliche, non psichiatriche, dovute all’esposizione anche a piccole dosi di sostanze tossico-nocive presenti nell’ambiente in cui viviamo – e qui il leitmotive, sulle note del de profundis dei ricercatori ex Ispesl (la musica non cambia!) – si preferisce spendere di più e male, pagando viaggi e cure all’estero dei pazienti più gravi, piuttosto che assisterli in una struttura italiana specializzata, organizzata, efficiente. A Luglio potrei andarmene in America”.


domenica 25 maggio 2014

DOSSIER SENTIERI, L’ITALIA DEI VELENI È SEMPRE PIÙ MALATA: AUMENTO TUMORI FINO AL 90%

Pubblicato il terzo rapporto degli epidemiologi dell'ISS sulle conseguenze sanitarie dell'esposizione ambientale nei Siti di interesse nazionale (Sin). L'incrocio di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri fa emergere dati sempre più drammatici. A Taranto eccesso di tumori alla tiroide, in dieci anni +58% tra gli uomini e + 20% tra le donne. E altrove è anche peggio. Ecco la mappa aggiornata sulle vittime in 18 aree da bonificare. Oggi question-time alla Camera sui risultati
Nelle aree più inquinate d’Italia i tumori sono aumentati anche del 90% in soli dieci anni. L’Italia dei veleni ormai è così, più si scava e più sembra lontano e improbabile l’antidoto che salverà il malato. E questo non vale solo per le ruspe che fanno affiorare fusti interrati. Vale anche per gli studi epidemiologici che nelle aree più inquinate del Paese registrano, anche negli ultimi anni, aumenti preoccupanti della mortalità, dell’incidenza oncologica e dei ricoveri ospedalieri. In particolare cancro della tiroide, tumore alla mammella e mesotelioma.
Pochi giorni fa, quasi in sordina, è stato pubblicato sul sito dell’Associazione degli epidemiologi il terzo dossier dell’Istituto superiore di Sanità sugli effetti sulla salute delle popolazioni esposte ai Sin, i Siti di interesse nazionale per le bonifiche. E’ l’aggiornamento dello studio “Sentieri”, realizzato dal Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’ISS dopo quelli realizzati nel 2010 e 2011. L’indagine intende approfondire il livello di compromissione della salute dei 5 milioni di italiani che convivono coi fumi dei camini delle centrali a carbone, intorno alle discariche tossiche o in prossimità delle industrie chimiche che hanno sversamento per anni i loro veleni contaminando terreni e acque.
Stavolta, i ricercatori dell’ISS hanno lavorato su tre banche dati diverse, incrociando le rilevazioni sulla mortalità aggiornate al 2010 (le precedenti prendevano in esame gli anni 2002-2005), l’incidenza oncologica per gli anni 1996-2005 e dati di ospedalizzazione relativi al periodo 2005-2010. “La scelta è motivata dal fatto che quando si ha a che fare con patologie ad alta sopravvivenza lo studio della sola mortalità porterebbe a sottovalutarne l’impatto effettivo”, spiega Roberta Pirastu, docente alla Sapienza e curatrice del rapporto Sentieri. E’ il caso del tumore alla tiroide per il quale in alcuni Sin sono stati rilevati incrementi sia per l’incidenza tumorale che per i ricoveri. Nell’area Brescia-Caffaro, ad esempio, l’incidenza dei tumori rilevata è +70% per gli uomini e +56% per le donne, ai Laghi di Mantova +74% e +55%, a Taranto +58 e +20. Anche i ricoveri in eccesso sono un bollettino di guerra: a Brescia +79 per gli uomini e + 71% per le donne, +84 e + 91 ai Laghi di Mantova, a Milazzo +55 e +24, a Taranto +45 e +32.
Tornando alla nuova indagine va detto che la scelta di includere nell’analisi l’incidenza oncologica ha limitato la ricerca ai 18 siti in cui è attivo un registro dei tumori. Ma lo studio sarà completo per gli altri dati (mortalità, ricoveri) in tutti e 44 entro la fine dell’anno. In ogni caso l’evidenza della ricerca è una e pesantissima: Taranto e i comuni dell’area campana della Terra dei Fuochi non sono gli unici territori in cui tocca correre ai ripari, programmare screening sanitari, biometraggi, analisi dei contaminanti, oltre a bloccare subito gli scempi ambientali e dar corso a rapide bonifiche.
Dall’analisi emerge con forza, ad esempio, la gravità dell’esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti nei SIN e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma. Eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano infatti a Biancavilla (CT) e Priolo (SR), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi. Ma anche nelle aree portuali di Trieste, Taranto, Venezia e dove ci sono industrie chimiche (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste). Questo, spiega il dossier, conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati “anche al di là di quelli riconosciuti tali in base alla presenza di cave d’amianto e fabbriche di cemento-amianto”.
Dall’analisi del profilo di rischio oncologico risulta anche una maggiore incidenza di tumore del fegato in entrambi i generi riconducibile a un “diffuso rischio chimico nei SIN”. Ma non si tratta solo di tumori. Per esempio, nel Basso bacino del fiume Chienti sono emersi eccessi per le patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che inducono a ipotizzare un ruolo causale dei solventi alogenati dell’industria calzaturiera. Sempre per le patologie renali è stato suggerito un approfondimento a Taranto. A Porto Torres (SS) si registrano eccessi in ambedue i sessi e per tutti gli esiti considerati (mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri) per patologie come le malattie respiratorie e il tumore del polmone, per i quali si suggerisce un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici; per le stesse patologie rilevate a Taranto è stato suggerito un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici.
Le conclusioni, con questi dati, dovrebbero essere un codice rosso per la politica sanitaria e ambientale, a livello nazionale e locale. Per tutti i SIN si chiede di acquisire maggiori conoscenze dei contaminanti presenti nelle diverse matrici ambientali per meglio stimare l’esposizione attuale e pregressa.  Ma non è affatto scontato che succeda, come dimostra il caso dello studio sull’esposizione sanitaria bambini da un anno nel cassetto del Ministero in attesa di 350mila euro di fondi. Anche per questo, a fronte di numeri tanto allarmanti, oggi stesso ci sarà un question time in aula sollevato dal gruppo dei Cinque Stelle. Alberto Zolezzi e gli altri componenti del gruppo alla Camera chiederanno al ministro dell’Ambiente. L’intero progetto Sentieri, va detto, ha costi contenuti, e tuttavia poche certezze di andare avanti: le prime due edizioni (2010 e 2011) sono costate solo 250mila euro, la terza (2014) circa 130mila. E questo grazie al fatto che il gruppo di lavoro ristretto , compresi curatori e autori del rapporto, sono dipendenti dello Stato, dell’ISS, del ministero, dei Registri dei tumori. Poi ci sono tre contrattisti precari che costano 50mila euro l’anno. “In effetti, costiamo pochissimo”, raccontano loro.
Andare avanti, nonostante le scarse risorse a disposizione , è però necessario. Il rapporto indica espressamente l’impellenza di avviare o proseguire programmi di biomonitoraggio umano per una serie di SIN, tra gli altri, Brescia-Caffaro e Trento. Sono stati inoltre raccomandati programmi di ricerca relativi alla catena alimentare in sub-aree ben definite del Litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano. Lo studio fornisce poi dati tali da rendere indifferibili le azioni di bonifiche, non solo per Brescia-Caffaro ma anche a Biancavilla, dove gli eccessi riscontrati per mesoteliomi e tumori maligni della pleura in entrambi i sessi sono riconducibili a un’unica fonte di esposizione, una cava di materiale lapideo contenente una fibra asbestiforme di nuova identificazione, la fluoro-edenite.
In siti più complessi, come quello di Taranto, i risultati di Sentieri e l’insieme delle conoscenze disponibili “attribuiscono un ruolo specifico alle esposizioni ambientali”. Conoscenze “ricche e solide che rendono ora possibile prevedere procedure di valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario (VIIAS)”. Tocca solo vedere se ci sarà la volontà di realizzarle nelle aree produttive compromesse, anche al prezzo di scoprire che il binomio tra lavoro-salute, che divide ormai l’Italia, non può essere risolto dal compromesso.