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venerdì 4 aprile 2014

LUCCA - ELETTRODOTTO, IL COMUNE TENDE LA MANO AI CITTADINI

Ieri sera (2 aprile), nel corso dell’assemblea a Maggiano sui lavori pubblici partecipati, l’assessore con delega all’ambiente Francesca Pierotti, sollecitata dalle domande dei cittadini, è tornata a illustrare l’iter del riassetto dell’elettrodotto come proposto dalla società Terna Rete Italia al Ministero per l’Ambiente, che è titolato nel rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale.Come già spiegato nei giorni scorsi, l’amministrazione comunale non ha ribadito di non aver dato alcun assenso al progetto di Terna. Quello che ha fatto il Comune di Lucca, al pari di altre municipalità interessate dal riassetto, è stato sottoscrivere, lo scorso mese di dicembre, un verbale del tavolo tecnico che è servito ad una prima individuazione delle fasce di fattibilità delle nuove linee, con la previsione della contemporanea demolizione di altri tratti di esse già esistenti e che insistono su zone densamente abitate. Lo stesso tavolo tecnico è inoltre servito a delineare una prima proposta di localizzazione della nuova stazione elettrica non definita nella sua specificità.
Altra cosa - spiega l'amministrazione - è invece il progetto vero e proprio, per il quale lo scorso 20 marzo Terna Rete Italia ha chiesto l’attivazione della Via al Ministero.Il Comune di Lucca, al pari degli altri Enti coinvolti (Provincia di Lucca e Regione Toscana) avrà tempo fino al 19 aprile per presentare le proprie osservazioni, che dovranno in particolare valutare l’impatto dell’opera dal punto di vista paesaggistico e idrogeologico. ( leggi QUI l’articolo completo )


CHIETI ELETTRODOTTO VILLANOVA-GISSI: I CITTADINI AUTOFINANZIANO I RICORSI

Un pranzo di sottoscrizione domenica 6 aprile per raccogliere i fondi che servono per i ricorsi in atto e per chiarire dubbi e punti critici dell’elettrodotto Villanova-Gissi. Continua anche a tavola la mobilitazione di centinaia di cittadini contro il tratto della nuova dorsale energetica adriatica, in via di realizzazione da parte di Terna, e che attraverserà sedici comuni della provincia di Chieti.
I lavori potrebbero cominciare questa estate, ma si moltiplicano le proteste per i magri risalimenti offerti ai cittadini a cui saranno espropriati i terreni.
Una ragione in più per tentare la via dei ricorsi contro il progetto e il tracciato dell’elettrodotto, Una strada legale che ha però un costo economico che non tutti però possono permettersi.
“Siamo sommersi dalle richieste dei cittadini - spiega Antonella La Morgia, presidente del Comitato ambiente salute e territorio (Cast) - contattati in questi ultimi mesi dalle società che hanno vinto la gara sulle pratiche di asservimento. Le persone sono insoddisfatte dai preventivi di indennizzo, in alcuni casi non sapevano ancora del passaggio dell’elettrodotto. Nella totale disinformazione che c’è stata sullo stesso procedimento, solo le persone che il Comitato è riuscito a raggiungere organizzando incontri nei vari territori hanno avuto conoscenza della reale portata dell’infrastruttura e dei relativi impatti sul territorio attraversato. C’è ancora chi pensa si tratti di normali pali della luce, quando invece stiamo parlando di un elettrodotto ad altissima tensione, pari a 380.000 volt, e di 140 tralicci alti anche 75 metri”. ( leggi QUI l’articolo completo )


FONTE : ABRUZZOWEB.IT

martedì 1 aprile 2014

ELETTROSMOG: "INFORMARE LA GENTE NON È ALLARMISMO"

Ogni tanto, e un po’ su tutti i giornali, accade di leggere lettere o articoli che sostengono che qualcosa è già successo in passato come se questo dovesse rassicurarci e indurci a preoccuparci meno del presente. Si, è vero che l’umanità vive immersa in campi elettromagnetici da sempre, che nubi tossiche ci sono sempre state, che la radioattività - coi pericoli che comporta - c’è sempre stata! Anche un milione di anni fa, chi avesse cercato riparo sotto un albero durante un temporale, avrebbe potuto rimanere fulminato dall'alta tensione proprio come oggi. Un milione di anni fa, se ci fosse stata una bussola, avrebbe segnato il nord esattamente come oggi ma... gli elettrodotti non erano ancora stati inventati e nessuno faceva passare l’alta tensione sopra le capanne del villaggio! Un milione di anni fa, non si sapeva chi fosse Guglielmo Marconi e a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere una “torre” di telefonia mobile davanti all'ingresso di una caverna abitata!
Forse è più utile pensare al presente. In via Sottocorno, a Milano, passa un elettrodotto ad alta tensione e, in due grandi condomini di 150 famiglie, sono stati accertati 36 casi di tumore dei quali, ben 23 in un solo condominio. Sette tumori al cervello, sette leucemie e nove il cancri al pancreas! Molti dei “non ammalati”, bambini compresi, accusano stanchezza, mal ti testa e altri disturbi. Certo è stata chiamata in causa l’Arpa che è venuta a controllare certificando che “i limiti spaziali dei tralicci sono stati rispettati”.
L’Asl non si è mai vista: un suo comunicato dice che “sulla carta”, sono troppe le ipotetiche cause dei tumori, dato che per decenni, in quel luogo, sorgevano varie industrie che hanno lasciato nell’aria molte sostanze tossiche”!  Non una ricerca, non un prelievo... e perché, se c’erano questi rischi “sulla carta”, la zona è stata dichiarata edificabile? Visto il gran lavoro svolto per tutelarci, non capisco perché la gente si ostini a morire!
Ho anche letto che “anche se ancora non è stata definita una correlazione precisa sono reali i rischi per il sistema immunitario in grado di provocare da disturbi neurovegetativi alla leucemia, da sindromi depressive al cancro, dal morbo di Alzheimer al Parkinson in modo particolare nei bambini e nei soggetti in età avanzata.... ( leggi QUI l' articolo completo ).

domenica 30 marzo 2014

LINEE A.T.M. - COMUNICATO STAMPA

A seguito delle dichiarazioni emesse dall'Assessore Maran del comune di Milano in risposta ad un Twitt del consigliere di maggioranza del comune di Sesto San Giovanni Romaniello l'Associazione Sottocorno richiede urgentemente delle spiegazioni esaustive su quanto affermato.
E' da circa 1 anno che la cittadinanza , in particolare i residenti di cascina gatti, sta subendo continui disagi a causa delle modifiche apportate alle linee dei trasporti pubblici a Sesto San Giovanni.

Vogliamo sapere il perché un'assessore del comune di Milano può affermare che il costo delle tariffe non viene adeguato perché' il comune di SESTO SAN GIOVANNI non paga la cifra dovuta.....
Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

martedì 25 marzo 2014

STUDIO DELL’UNIVERSITÀ BICOCCA SVELA I MECCANISMI PER PRODURRE, IN FUTURO, CELLE COMBUSTILI A IDROGENO A BASSO COSTO

Una piccola quantità di proteina ferro-idrogenasi produrrebbe idrogeno sufficiente a riempire il serbatoio di un’autovettura alimentata ad idrogeno in pochi minuti. Una sola molecola di ferro-idrogenasi, infatti, può generare fino a novemila molecole di idrogeno al secondo. Il problema sta nella riproduzione su scala industriale di questa capacità.
Ora, un significativo passo avanti sulla strada della progettazione razionale di catalizzatori sintetici capaci di lavorare come quelli naturali è stato fatto dai recenti studi di tre ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca: Maurizio Bruschi e Claudio Greco del dipartimento di Scienze dell’Ambiente del Territorio e di Scienze della Terra e Luca De Gioia, del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze. In collaborazione con ricercatori di altre università europee hanno appena pubblicato tre articoli sulle riviste Nature Chemistry e Journal of the American Chemical Society che danno un contributo significativo alla comprensione del funzionamento di queste macchine molecolari: hanno contribuito a risolvere l’enigma della reazione grazie alla quale le ferro-idrogenasi si proteggono dall’ossigeno molecolare evitando così di “arrugginirsi” e smettere di funzionare. Hanno, inoltre, scoperto come ioni nichel, in natura così come in molecole di sintesi, possano essere utilizzate al meglio per progettare le celle a combustibile del futuro.
In natura le idrogenasi si trovano in moltissimi batteri e alghe che le utilizzano per trasformare e quindi rendere utilizzabile l’energia chimica contenuta nella molecola di idrogeno (la reazione che avviene è H2 = 2H+ + 2e-). Ciò vuol dire che l’idrogeno può essere usato da questi microrganismi come alimento, e tale capacità rappresenta un esempio che l’uomo potrebbe sfruttare per lo sviluppo delle tecnologie che consentono di usare l’idrogeno come combustibile (si parla in questo caso di celle a combustibile). Ecco perché la scoperta di dettagli fondamentali del funzionamento di questi enzimi segna il passaggio verso la possibilità di progettare razionalmente celle a combustibile che funzionano nello stesso modo.
Nel dettaglio, il lavoro pubblicato su Nature Chemistry, The oxidative inactivation of FeFe hydrogenase reveals the flexibility of the H-cluster (https://doi:10.1038/nchem.1892) frutto della collaborazione tra il team dell’Università di Milano-Bicocca (formato da Luca De Gioia, professore associato di Chimica Generale e Inorganica nel Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze e da Claudio Greco e Maurizio Bruschi, ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra), e i colleghi del Centre national de la recherche scientifique – CNRS di Marsiglia (Vincent Fourmond, Carole Baffert, Pierre Ezanno, Christophe Léger), dell’Université de Toulouse (Isabelle Meynial-Salles e Philippe Soucaille), del dipartimento di fisica e astronomia dello University College di Londra (Po-Hung Wang, Marco Montefiori, Jochen Blumberger) e dell’Institut de biologie et de technologies de Saclay – iBiTec-S (Kateryna Sybirna, Hervé Bottin), ha permesso di identificare caratteristiche, finora sconosciute ed assolutamente peculiari, della struttura dell’enzima idrogenasi, portando alla luce aspetti essenziali alla base della sua attività catalitica.

Tale studio ha, infatti, dimostrato che il sito attivo (cioè la parte della molecola che attiva la reazione biochimica) dell’enzima presenta caratteristiche di flessibilità inattese, alla base della sua robustezza: i componenti del sito attivo dell’enzima mostrano un grado di mobilità notevole, che consente all’enzima di interagire con l’idrogeno in maniera anche non convenzionale, evitando così processi potenzialmente distruttivi per la proteina. Più specificamente, è stato scoperto in che modo la variante dell’enzima contente solo atomi di ferro sia in grado di evitare reazioni dannose e di preservare la propria integrità anche in condizioni di stress ossidativo.
Nello studio del Journal of the American Chemical Society, Disclosure of Key Stereoelectronic Factors for Efficient H2 Binding and Cleavage in the Active Site of [NiFe]-Hydrogenases (https://doi:10.1021/ja408511y), firmato da Maurizio Bruschi e Luca De Gioia, i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca hanno indagato la variante dell’enzima idrogenasi contenente anche un atomo di nichel, e hanno scoperto le caratteristiche strutturali alla base della funzionalità del nichel in queste proteine, che sono in grado di ossidare H2 con una grande efficienza. Lo studio potrà avere un impatto decisivo sullo sviluppo di catalizzatori sintetici più semplici rispetto alla proteina, ma in grado di ossidare H2 con la stessa efficienza.
Lo studio, sulla stessa rivista, Redox non-innocence of a N-heterocyclic nitrenium cation bound to a nickel-cyclam core (https://doi:10.1021/ja4099559), è invece frutto della collaborazione tra il team Bicocca e quello dell’Università Humboldt di Berlino, guidato da Kallol Ray: i ricercatori tedeschi hanno sintetizzato una molecola innovativa contenente un atomo di nichel, che ha la capacità di legare e trasformare l’acido formico (più facile da immagazzinare rispetto all’idrogeno e presente in grandi quantità nelle biomasse), mentre i ricercatori di Bicocca hanno usato metodi teorici per svelare la base delle peculiari proprietà di questo nuovo composto.
«Scoprire la struttura e il meccanismo di funzionamento delle idrogenasi – spiegano i ricercatori di Milano Bicocca – rappresenta una delle possibili chiavi di volta per la progettazione di celle a combustibile a basso costo, dal momento che quelle attualmente disponibili sul mercato necessitano della presenza di palladio o platino, più costosi del ferro e del nichel utilizzati negli studi. A livello di tempistiche, stiamo parlando di un possibile sviluppo nell’arco di quattro/cinque anni».
FONTE :CORRIERE DI SESTO

venerdì 21 marzo 2014

TUMORI E CELLULARI, LE ASSOCIAZIONI FANNO CAUSA AL GOVERNO

La richiesta: imporre agli operatori telefonici l’obbligo di comunicare che i cellulari sono dannosi per la salute perché possono provocare il cancro

Imporre agli operatori telefonici l’obbligo di comunicare che i cellulari «sono dannosi per la salute perché possono provocare il cancro», vietarne la pubblicità e impedirne l’uso ai minori. Come avviene per le sigarette. Perché a rischio ci sono 40 milioni di italiani, un numero ben superiore a quello dei fumatori. Sono alcune delle richieste di una causa depositata al Tar del Lazio - la prima in Italia di questo tipo - contro i ministeri dell’Ambiente, della Salute, dello Sviluppo economico e della Ricerca, «colpevoli» di non divulgare i rischi a cui sono sottoposti quotidianamente le persone che usano i telefonini senza auricolare o vivavoce. Nella causa, si chiede al governo di avviare subito una campagna pubblicitaria che divulghi i rischi di insorgenza dei tumori alla testa.
Il ricorso è stato depositato il 20 marzo dagli avvocati torinesi Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Chiara Gribaudo, dello studio legale Ambrosio e Commodo, a nome della Apple, Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, e di Innocente Marcolini, un ex dirigente d’azienda bresciano che passava almeno cinque o sei ore al giorno al cellulare. È diventato noto alle cronache perché vinse in Cassazione contro l’Inail nel 2012 la prima causa in Italia che stabilì un nesso tra il tumore alla testa e l’uso del telefono cellulare. «Nonostante la sentenza della Cassazione - spiega l’avvocato Bertone - e nonostante la divulgazione, nel 2011, da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, del fatto che le radiazioni a radiofrequenza emesse dai telefoni mobili siano un agente possibile cancerogeno per l’uomo, il governo non ha mai avviato una campagna di prevenzione. Abbiamo scritto al ministero, sollecitandolo. La risposta è’ stata che avrebbe agito nei limiti delle risorse disponibili. Come se la salute fosse subordinata a tipi di risorse. ( leggi QUI l'articolo completo )


giovedì 13 marzo 2014

VALLE DEL MELA: L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E LA NOSTRA SALUTE

IMPORTANTE CONVEGNO SULLA SCOTTANTE TEMATICA

L’inquinamento elettromagnetico e i suoi effetti sulla nostra salute. A San Filippo del Mela venerdì’ 14 marzo importante convegno sulla scottante tematica
S. Filippo del Mela, 12 marzo 2014 - Esperti a confronto venerdì 14 marzo alle 17.30 presso l’aula consiliare di San Filippo del Mela nel corso di un convegno organizzato da Domus Line Italia e dal comune filippese. L’argomento è fra i più dibattuti ed attuali: le cause e gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sulla salute umana.
A spiegarle da un punto di vista medico – scientifico ci penseranno venerdì pomeriggio illustri relatori: il dott. Carmelo Pecora, neurochirurgo della casa di cura Villa Salus di Messina, la responsabile Nazionale Domus line, dott. Giovanna Russella, e la biologa Nancy Grillo.
Sono innumerevoli, infatti, i disturbi che questo tipo di inquinamento produce sul nostro organismo, incidendo notevolmente sulla qualità della vita di ciascuno: mal di testa, stress, depressione ed insonnia sono solo alcuni dei sintomi con i quali spesso conviviamo, senza tuttavia conoscerne le cause.

Quando si parla di inquinamento elettromagnetico spesso si è portati a pensare che esso sia prodotto esclusivamente dagli elettrodotti e dalle antenne dei ponti radio mobili, non sapendo tuttavia che oltre a queste fonti di non trascurabile rilievo, ne esistono altre ben più subdole, in quanto presenti accanto a noi giornalmente. A casa, a lavoro, in macchina, ovunque ci troviamo, siamo infatti esposti a campi elettromagnetici più o meno intensi che incidono notevolmente e costantemente sul nostro benessere psico – fisico. Un nemico nascosto, che non sentiamo, né vediamo, ma è sempre presente. La migliore strada per limitarlo, se non combatterlo, resta quella della conoscenza.

Su queste premesse si basa il I° convegno sull’inquinamento elettromagnetico organizzato a San Filippo del Mela. Conoscere i fattori di rischio è importante per limitare i danni e perché no, anche prevenire.



LIMANA : L'ELETTRODOTTO E' IL NOSTRO MAGGIOR PROBLEMA

È soddisfatto per la raccolta firme, il comitato “Togliamo l'elettrodotto dall'abitato di Limana e dalla scuola primaria”: «È segno di sensibilità e di interesse della gente per il proprio paese e un chiaro messaggio che l’elettrodotto che da circa cinquant'anni taglia in due la zona più popolata di Limana deve essere tolto», spiega il presidente, Luciano Reolon.
«Le firme raccolte, al di là di ogni aspettativa, indicano un chiaro messaggio che questo è il maggior problema per Limana». Il comitato chiede a Terna di eliminare la linea che attraversa il paese e che passa vicino alle scuole (costruite, però, dopo la linea), «al fine di prevenire danni alla salute della popolazione», e di trovare «soluzioni alternative che rispettino anche l’ambiente».
È lo stesso intento del Comune, in fondo, come si evince leggendo le osservazioni che saranno discusse domani in consiglio comunale e che sono state elaborate da un team di esperti. Sono pubblicate sul sito del Comune. «I comitati a volte nascono per mancanze delle istituzioni», dice Reolon, ma va ricordato che il Comune di Limana ha creato una commissione per studiare il problema elettrodotti, sono state fatte riunioni con la popolazione e quello che si sta cercando di fare, in municipio, con l'appoggio di professionisti del settore, è di risolvere le criticità.
«Il Comitato non ha la presunzione di insegnare ai tecnici di Terna come dovranno fare o dove dovrà passare l’elettrodotto», continua Reolon, «ma auspica ad esempio il tracciato dell’autostrada o altri che rispettino la popolazione e l’ambiente. Se nessuno del centro Limana fa sentire la propria voce come si potrà pensare che Terna tolga l’elettrodotto? Nessuno del comitato dice di spostarlo nella parte alta del comune». Reolon ha chiesto un incontro per spiegare le sue ragioni e l'amministrazione lo contatterà fra oggi e domani per incontrarlo.


martedì 11 marzo 2014

PERUGIA "CI AMMALIAMO DI CANCRO", DENUNCIA CHOC DEGLI ABITANTI DI TOPPO FONTANELLE

PERUGIA INCUBO ELETTRODOTTO PER 80 FAMIGLIE , pronto l'esposto:«Inascoltati da anni, c'è chi si è ammalato»

PERUGIA «Guardate che salendo in mansarda, da casa nostra, i cavi dell’elettrodotto si toccano con una semplice scopa». A Toppo Fontanelle, collina con le casette eleganti della Perugia che guarda da lontano il centro storico, la partita dell’elettrodotto Terna San Sisto- Fontivegge e Fontivegge-Ponte San Giovanni, si riapre dopo anni di promesse, rinvii e paura.
Ecco, l’unica cosa che in tanti anni non è passata è la paura. Paura sempre più forte per ottanta famiglie che guardano da vicino i giganti che portano l’energia elettrica. «Ormai la chiamo la Torre Eiffel», racconta una signora che vive lì da vent'anni e ha un pilone praticamente nel giardino. Il Comitato, con in prima fila il consigliere provinciale perugino Franco Granocchia, rilancia la sfida. E adesso è a un passo dal prendere carta e penna e mandare in Procura anni di pene, delusioni e anche dolori. «Perché- racconta Granocchia con la presidente Roberta Luciani- tutti sanno che l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche possono essere pericolose. E c’è chi si è ammalato».
In fondo alla sala della Provincia dove si è riunito il comitato per raccontare, c’è chi butta là, sottovoce, una parola che gela perché fa pensare ai bambini: la craniostenosi. E la sfida sulle malattie potrebbe essere la chiave di volta per l’esposto. Ma non solo. Granocchia indica quelle che per lui sono le colpe e ci va giù pesante: «Mi chiedo come il Comune abbia autorizzato a costruire le case là sotto, chi ha dato la spinta, visto che la rete elettrica c’era già prima? L’Arpa dove stava? Se la situazione non si sblocca e l’elettrodotto non viene interrato e spostato, siamo pronti alla battaglie legale. Sono due anni che ci sono i soldi, le promesse e un progetto di Terna. Ottantatrè milioni da spendere in Umbria, con Perugia nel progetto, ma tutto è fermo ». Ma c’è altro. Prima di arrivare al terrore, c’è la paura. «D’inverno raccontano i residenti che contano un’ottantina di famiglie a rischio- non c’è solo la pioggia elettromagnetica, ma anche il rumore. Perché l’elettrodotto, quando c’è nebbia o quando piove, frigge. E vivere con quel rumore nelle orecchie è assurdo». Eppoi sotto ai piloni giganti c’è anche un parco giochi. I bambini del quartiere lì possono giocare, lì sono esposti al rischio elettromagnetico e le famiglie tremano. «Chi ce lo assicura che non ci siano rischi per la salute? E per chi sta male non ci sia un collegamento diretto con l’esposizione all'inquinamento elettromagnetico? » Già, l’eterna battaglia. Se c’è qualche malattia, c’è un collegamento diretto oppure no? Insomma, l’inquinamento elettromagnetico a Toppo Fontanelle, c’è o non c’è. C’è per i residenti che sbandierano una misurazione dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. È un po’ vecchiotta (26 gennaio 2006), ma rende l’idea. Il foglio del controllo lo sventola con garbo Roberta Luciani: «Ecco, guardate qua cosa ho dentro casa. Il campo magnetico medio è pari a 3,74 microtesla, il valore massimo è pari a 6,4 e quello minimo scende a 1,35. Peccato che la norma è considerata a un livello pari a 0,2». Può bastare per non dormire la notte. Può bastare il fatto che secondo il decreto del 23 aprile 1992 («Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno») all’articolo 5 dice che rispetto a una linea a 132kv la distanza dalle abitazioni doveva essere di almeno dieci metri. Proprio la potenza dell’elettrodotto che parte dalla centrale di Fontivegge e arriva alla collina di Toppo Fontanelle. «Ma se dalla mansarda si toccano i cavi con una scopa, vuol dire che quei limiti non sono rispettati», rincarano dal Comitato senza scomodare la scienza,ma soltanto il metro. Il nucleo storico delle case che vivono l’incubo della pioggia elettromagnetica è di 39 abitazioni. Ma da via Saturnia a via Mentana si allarga il raggio delle emissioni che quelli del Comitato ritengono a rischio. Ecco come si sale a ottanta famiglie. «Guardate le date dei decreti. C’è chi abita lì da vent'anni e le case sono venute su anche dopo quelle norme», come dire urbanistica sciolta nella Perugia che si è allargata, lasciando il centro e arrampicandosi sulle colline intorno. La rabbia e le paure allungano le accuse. Da Terna Rete Italia, per il caso di Toppo Fontanelle, fanno sapere che «le linee elettriche 132 kV S.Sisto Fontivegge e Fontivegge- Ponte S.Giovanni rispettano i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici secondo quanto previsto dalla normativa italiana che, com'è noto, è la più restrittiva e severa d’Europa». Ma i residenti che vivono sotto l’elettrodotto, non mollano la battaglia salva salute. Chiedendo l’interramento dei cavi interramento e lo spostamento dei tralicci.



lunedì 10 marzo 2014

ELETTRODOTTO DI TERNA NEL MESSINESE, IL DISSENSO E LA PROTESTA DEI CITTADINI

Terna ha iniziato i lavori per il completamento dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi nella frazione di Serro, a Villafranca Tirrena, e il comitato di cittadini riunito nel Coordinamento del Tirreno, ribadisce il proprio dissenso: “L’immissione in possesso operata due giorni fa nei terreni della frazione Serro, costituisce uno schiaffo istituzionale a Villafranca Tirrena e in particolare agli abitanti della frazione.
Il progetto è stato contestato dall'intera comunità in tutte le sedi istituzionali. L’appello dei 101 ricorrenti al Consiglio di Stato non è stato ancora deciso; non sono stati trattati i ricorsi al Tar del Lazio presentati dall'associazione Man; non è stato deciso il ricorso al capo dello Stato inoltrato dal Comune”.

Terna – spiega il Comitato – sa che il progetto viene realizzato in totale violazione dei Piani di gestione delle Zps, approvati dalla Regione siciliana, e nel silenzio assordante del governo regionale che non ha mosso un dito per farli rispettare; i lavori sono stati avviati in assenza della verifica di ottemperanza alle prescrizioni dei vari ministeri”. 
FONTE :