Proponiamo l'interessantissimo articolo di Maurizio Martucci del 23 maggio 2014 sul IL FATTO QUOTIDIANO
Ostacolati,
senza fondi, i ricercatori Inail che studiano i danni
dell’Elettrosmog. Portato in tribunale il Ministero della Salute,
accusato di omessa informazione pubblica ai cittadini, ritenuti
ignari della “minaccia tumore” nell’uso del telefonino. Il
responsabile dell’unico centro ospedaliero sull’Elettrosensibilità,
in esilio in America perché “isolato, lasciato solo”.
E
i malati? Sempre più invisibili, auto-organizzati per evitare
l’isolamento discriminante, alla faccia di handicap e barriere
ambientali. Che succede a chi studia, cura o si occupa di informare
l’opinione pubblica sui pericoli dell’elettromagnetismo?
Basta
mettere in fila i fatti per trarne le conclusioni: intorno agli
effetti biologici di radiazioni, onde non ionizzanti emesse da
cellulari e Wi-Fi, s’è creato il vuoto. Conviene starne alla
larga. L’ammonimento subdolo suona perentorio, come un cartello
posto su fili elettrici scoperti: “Attenzione: pericolo scossa!”,
ci si può (davvero) far male. Guai parlarne, tanto meno occuparsene.
E’ quello che pensano ricercatori e tecnologi dell’ex ISPESL di
Firenze, accorpati all’Inail per vedersi bloccata una ricerca il
cui successo – dicono – “porterebbe la comunità
scientifica a riconoscere definitivamente l’esistenza di effetti
non termici dovuti a campi elettromagnetici deboli sulla salute
umana”.
Immaginate
le reazioni: se sapessero il rischio, cosa farebbero gli oltre sei
miliardi di contraenti di servizi di telefonia mobile sparsi nel
mondo?
Così,
otto studiosi sono ricorsi al Tar Lazio perché gli restituisca
autonomia scientifica, carriera e ricerca, compreso un finanziamento
in perenzione da 450.000 euro per una sperimentazione preclinica che
cura l’infarto sull’uomo, mai iniziata per burocratiche sabbie
mobili all’italiana. Tra i ricorrenti, c’è pure il Dott.
Fiorenzo Marinelli, responsabile dell’Istituto di Genetica
Molecolare del Cnr di Bologna, autore di un ingombrante rapporto
condotto nelle scuole sugli effetti genetici dei campi
elettromagnetici ambientali su cellule in coltura, un nuovo
metodo per valutare l’entità dell’esposizione adottato anche
dalla Procura di Lanusei nel dimostrare il danno alla salute causato
dai radar di Quirra (Ogliastra) poi sequestrati.
L’Inail
– argomenta il ricorso – metterebbe il bavaglio ai loro studi,
censurandoli, ledendo il potere di gestione e autonomia scientifica
di uno staff d’eccellenza, che si avvale di collaborazioni del
calibro del Prof. Luc Montagnier, Nobel 2008 per la Medicina.
L’accusa? Conflitto d’interessi, una sovrapposizione corporativa
tra controllato e controllore, emersa nell’inerzia tenuta nel
riconoscimento (a ostacoli) del mesotelioma come malattia
professionale dall’esposizione all’amianto e nel caso di
Innocente Marcolini, neurinoma del trigemino, ulcera corneale,
sindromi e deficit vari per uso prolungato e continuativo di
telefonino e cordless aziendali. L’ultima parola, nello slalom tra
tortuosi gradi di giudizio, l’ebbe la Suprema Corte di Cassazione:
‘cellulare-tumore’ è passato in giudicato, il nesso causale c’è,
esiste, è giuridicamente riconosciuto. L’Inail paga l’invalidità
dell’80% al danneggiato.
Consulente
tecnico nella finora unica battaglia legale (in tema) vinta al mondo,
fu Angelo Gino Levis, docente in pensione di Miogenesi Ambientale
dell’Università di Padova, allievo di Lorenzo Tomatis (celebre
oncologo-epidemiologo, già guida dell’Agenzia Internazionale per
la Ricerca sul Cancro di Lione che, nel 2011, classificò le
radiazioni a microonde dei cellulari come “possibili agenti
cancerogeni”) e Vice Presidente dell’Associazione per la
Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog. Come gli otto ex Ispesl, anche
l’A.p.p.l.e. (Associazione per la prevenzione e la lotta
all’elettrosmog) è ricorsa al Tar Lazio, denunciando il dicastero
della Lorenzin, ma pure i ministeri Ambiente, Sviluppo Economico,
Istruzione, Università e Ricerca. “Accertare e dichiarare
l’illegittimità e l’inerzia dei suddetti – scrivono i legali
dell’associazione nel ricorso – per adottare tutti i
provvedimenti finalizzati ad assicurare alla popolazione idonea
informazione sui rischi alla salute dei cittadini”. Appunto.
Sul
fronte dei colpiti, cresce il numero degli invisibili. Gli ammalati
lottano contro isolamento sociale e negazione del diritto a salute e
cura, garantiti (guarda un po’) dalla Costituzione: l’Associazione
Malati da Intossicazione Chimica e/o Ambientale si batte per il
riconoscimento in legge nazionale cautelativa dell’Elettrosensibilità
(malattia cronica immuno-neuro-tossica, sintomi da campi
elettromagnetici), “poiché i limiti di sicurezza– dice AMICA –
non tengono conto del Principio di Precauzione, essendo fortemente
condizionati da interessi economici. E l’informazione è l’unico
strumento dei cittadini per fare scelte più avvedute e chiedere a
politici e medici maggiore attenzione per le cause tossiche
ambientali”.
Riprova
sul campo medico? Lo stato d’abbandono lamentato dal Prof. Giuseppe
Genovesi, endocrinologo-immunologo del Policlinico Umberto I di Roma,
responsabile del Centro di riferimento della Regione Lazio per la
prevenzione, diagnosi e terapia della Sensibilità Chimica Multipla,
alter ego dell’Elettrosensibilità, Fatica Cronica, Encefalomielite
Mialgica: nonostante l’apertura del nuovo Sportello Malattie Rare,
primo ambulatorio in struttura pubblica d’Europa, e il
riconoscimento di linee guida regionali (modello per regioni senza),
la mancanza di fondi e personale di supporto spingono alla fuga un
medico con liste d’attesa per ‘prima visita’ sino al 2015,
prenotati da ogni parte d’Italia: “Sono isolato, mi hanno
lasciato solo, forse la malattia da fastidio – lo sfogo del Prof.
Genovesi – I vertici del dipartimento ospedaliero faticano a
comprenderla: MCS-EHS sono sempre più malattie diffuse, non rare. Ma
soprattutto sono malattie metaboliche, non psichiatriche, dovute
all’esposizione anche a piccole dosi di sostanze tossico-nocive
presenti nell’ambiente in cui viviamo – e qui il leitmotive,
sulle note del de profundis dei ricercatori ex Ispesl (la musica non
cambia!) – si preferisce spendere di più e male, pagando viaggi e
cure all’estero dei pazienti più gravi, piuttosto che assisterli
in una struttura italiana specializzata, organizzata, efficiente. A
Luglio potrei andarmene in America”.
FONTE
: IL FATTO QUOTIDIANO