Per anni si è protratto uno scontro tra chi contrapponeva due logiche differenti, Regione Lombardia e Comune di Milano hanno sempre sostenuto la necessità delle cinque vasche e chi, tra comitati, associazioni e comuni interessati invece sottolineava che da oltre cinquant'anni grazie all'eccessiva urbanizzazione e ad un consumo del suolo incontrollato, soprattutto nella Brianza e nel Nord Milano, ha fatto sì che i terreni si impermeabilizzassero, provocando (complice anche un effetto serra sempre più aggressivo) un aumento frequente delle esondazioni, sempre più difficili da frenare, sostenendo che per evitare tale problema bisognava procedere molto più sistematicamente sul territorio per la prevenzione del rischio idraulico e delle siccità con l'approvazione del principio e il metodo dell‘invarianza idraulica e magari con un canale collettore che portasse a sud di Milano l’acqua, facendola sfociare nel Lambro.
Ricordiamo che il progetto delle vasche è stato elaborato nel 2011 dall'’AIPO (Agenzia Interregionale per il Fiume Po), per ovviare a questo problema, ha presentato uno studio di fattibilità che prevede la realizzazione di vasche di laminazione individuate nei Comuni di Senago, Paderno Dugnano, Varedo e Lentate sul Seveso, oltre ad uno studio realizzato dalla Società Metropolitana Milanese, commissionato dal Comune di Milano, che prevedeva una vasca di laminazione all'interno del Parco Nord Milano a Bresso approvato da Regione Lombardia.
- di aver buttato all'aria dieci anni di confronti, progetti,analisi tempo e denaro
- che le ragioni di comitati, associazioni e comuni del bacino che si sono sempre opposte erano e sono valide
- di far nascere al parco nord un'opera inutile e costosa perché capace di contenere al massimo 135.000 litri contro i 4,5 milioni di litri previsti in caso di piena che non produrrà nulla di quanto atteso