Uno studio
condotto dai ricercatori del Netaji Subhas Chandra Bose Cancer Research
Institute (NSCRI) ha scoperto che la radiazione emessa dai ripetitori dei
cellulari sia pericolosa per la salute degli abitanti nelle zone circostanti.
Sostiene che essa possa causare diversi disturbi come affaticamento, perdita di
memoria, mal di testa, ipoacusia a problemi più gravi come le malattie
cardiache, difetti congeniti e soprattutto cancro. Lo studio è stato condotto
osservando 200 persone residenti in zone dove erano presenti molti ripetitori
di cellulari nel centro di Kolkata. Praticamente tutti i partecipanti
riportavano un qualche tipo di disagio fisico.
Il 70%
soffriva di stanchezza, il 30% presentava una perdita parziale della memoria,
il 20% soffriva di confusione e il 25% aveva disturbi del sonno, mentre il 20%
presentava infezioni dermatologiche e circa il 12-15% aveva un danno uditivo
con un 10% del campione che soffriva di problemi cardiaci. Metà dei
partecipanti allo studio sosteneva di soffrire di problemi di concentrazione e
il 30% sosteneva di soffrire di irritabilità. Lo studio ha anche scoperto che
due neonati, nati negli ultimi sei mesi, presentava deficit congeniti.
L’aspetto
più interessante evidenziato dallo studio è che la maggior parte dei soggetti
osservati sosteneva che tutti i loro disturbi di salute sparivano quando
lasciavano le loro case e si ripresentavano quando vi ritornavano.
Uno dei
ricercatori, Mukhopadhya, sostiene che l’esposizione continuata ai campi
elettromagnetici emessi dalle antenne dei cellulari può scatenare danni
cellulari, portando al cancro e a disturbi cardiaci.
Lo standard
di sicurezza previsto dalla legge indiana,che si basa sulle linee guida
dell’International Convention for Non-Ionizing Radiation Protection, prevede un
limite di 0.92 Watt per metro quadrato a 1,800 Mhz e di 0.47 Watt per metro
quadrato a 900 MHz per un’esposizione di massimo un’ora al giorno. Nonostante
ciò, gli esperti indiani ritengono che non sia sufficiente a tutelare la salute
pubblica.
Il direttore
del Chittaranjan National Cancer Research Institute (CNCRI), Dott. Jaydip
Biswas, sostiene che le antenne dei cellulari non dovrebbero essere installate
in aree molto popolate o vicino alle scuole.
L’oncologo
Gautam Mukhopadhyay sostiene che l’esposizione continuativa a campi
elettromagnetici ha un impatto sulla salute e che, se anche non dovesse causare
tumori, è comunque in grado di causare una serie di malesseri che con il tempo
possono produrre una malattia importante.
Il Prof.
Sudarshan Neogi dell’ IIT-Kharagpur, che ha partecipato allo studio pilota
sulla radiazione dei cellulari commissionato dal governo, ritiene che il limite
di 0.92 Watt per metro quadro sia errato in quanto si basa su un limite
temporale di esposizione di 6 minuti, ovvero prevede che ci siano 23 ore e 54
minuti di non esposizione per consentire il “raffreddamento” dei tessuti,
mentre questo non avviene in aree con alta concentrazione di antenne.
In Italia il
limite è 1 Watt per metro quadrato per esposizioni acute (19,4 V/m) e 0,001
Watt per metro quadro (ovvero circa 6 V/m calcolato su una media di 24 ore e
non più di 6 minuti come avveniva prima del 2012) per esposizioni in aree dove
si sosta più di 6 ore.
Il Dott. Fiorenzo Marinelli del CNR
di Bologna ritiene che sia necessario quanto prima tornare ad un modello di
misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti invece che su
24 ore in quanto nel lungo periodo i picchi di emissione vengono nascosti dal
calcolo matematico della media dei valori, di fatto nascondendo gli effetti
profondi delle emissioni elettromagnetiche sulla materia vivente.
“In base alla nostra esperienza di
ricerca si può affermare che si presentano con maggiore prevalenza
sintomatologie e malesseri negli abitanti in prossimità delle fonti di
emissioni di radiofrequenza”, conclude il Dott. Marinelli. “Il fatto che la
radiofrequenza sia stata classificata nel 2011 come possibile cancerogeno per
l’Uomo imporrebbe di tenere le antenne dei cellulari distanti dai luoghi di
alta densità abitativa e soprattutto da luoghi sensibili come ospedali o
scuole.”
Dott.ssa Francesca Romana Orlando
Vice Presidente di A.M.I.C.A.
Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale