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domenica 1 settembre 2013

BIOGAS, COSÌ LA LOMBARDIA È DIVENTATA LA CALDAIA D'ITALIA – ME E' DAVVERO ECOLOGICO ????

Pubblichiamo parte dell'inchiesta pubblicata sul GIORNO " Luci e ombre del miracolo regionale "
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Energia pagata quattro volte tanto con i soldi delle bollette, campi sottratti all'agricoltura per coltivare il mais da bruciare e affitti fondiari alle stelle. Le biomasse hanno cambiato la faccia delle campagne lombarde. E la corsa non si ferma: gli incentivi pubblici continuano ad alimentare i progetti di nuove centrali, anche se il legislatore sta cercando di mettere un freno
La Lombardia sta diventando una gigantesca centrale. Una centrale alimentata con le cosiddette biomasse: escrementi degli allevamenti, mais, legno e rifiuti biodegradabili urbani e industriali, bruciati o fermentati per produrre elettricità ed energia termica "verdi"............ Entro Expo insomma, in Lombardia ci saranno circa 500 biocentrali. Può essere un bel biglietto da visita per la manifestazione dedicata "all'energia per la vita", ma è anche un'eredità impegnativa.

I SOLDI DALLE NOSTRE BOLLETTE - Gli impianti costruiti fino al 2012 godono infatti di un incentivo per quindici anni. La tariffa, detta onnicomprensiva, è di 0,28 centesimi a kilowattora, ovvero quattro volte il valore commerciale dell'energia elettrica. Da quest'anno si cambia, più o meno: la tariffa sarà più bassa, ma durerà per vent'anni. D'altronde, il giudizio è unanime: l'industria delle biomasse sopravvive solo grazie ai soldi pubblici. "Senza incentivi non sta in piedi, produce energia a costi elevatissimi", commenta Gianluca Pinotti, assessore all'agricoltura e all'ambiente della provincia di Cremona. Il suo territorio ha il primato delle centrali in Lombardia: 137 ne conta l'assessore.
È stato proprio l'ampio margine di guadagno garantito dalla tariffa a ingolosire molti investitori, anche esterni al settore agricolo. Una tariffa (i cui fondi arrivano dalla voce A3 delle nostre bollette) che molti definiscono "remunerativa": doveva essere una stampella all'avviamento dell'impresa, è diventata essa stessa la fonte primaria di guadagno. "Si è registrato il fenomeno dell'ingresso pesante della finanza", osserva Andrea Calori, ricercatore del dipartimento di Agraria del Politecnico di Milano.

Per i manager di piazza Affari e dintorni però, il biogas non è stato una scampagnata................... sottolinea il professore Michele Corti, docente di zootecnia montana all'università degli studi di Milano e gestore del blog "Sgonfia il biogas", che la dice lunga su quale sia la sua posizione.

BRUCIATI QUINTALI DI "CIBO" - Una delle tesi del partito anti-biomasse è che in Italia si siano sacrificati la terra fertile e i suoi frutti per inseguire il biogas e soprattutto i suoi lauti incentivi. Giovanni Carrosio, sociologo dell'università di Trieste, osserva che "stiamo assistendo a un depauperamento dei terreni fertili. Oggi si coltiva mais per il biodigestore e si importa quello da dare da mangiare agli animali. E si continua a cercare nuova terra".

Dati del Politecnico di Milano (marzo 2013) rivelano che nel 2010 il 30,9% dei 234.294 ettari coltivati a mais in Lombardia era destinato al biogas. L'assessore mantovano Grandi conferma: "C'è stata una distorsione della vocazione dei campi: dove si produceva frutta ora si pensa a coltivare mais. Si calcola un 20-30% di incremento del prezzo". Visto che tra il 2007 e il 2009 il prezzo del cereale era precipitato, da 25 a 12 euro al quintale, per Ildebrando Bonacini, vicedirettore di Confagricoltura Cremona (che ha tra i suoi affiliati perlopiù produttori di mais), l'uso dei campi ai fini energetici è "legittimo". Anzi, c'è chi ci vede, come Dasti, un'opportunità per integrare il reddito agricolo.

AFFITTI ALLE STELLE E CASE IN CADUTA LIBERA - Sicuramente si è integrato il reddito di chi affittava la terra. Perché a forza di cercare nuovi campi per coltivare "carburante", gli affitti fondiari in Lombardia sono esplosi. Secondo la banca dati dell'Istituto nazionale di economia agraria (Inea), nel 2011 nel Cremonese un ettaro di terra per la fornitura di biomasse era affittato a 1.300-1.400 euro, una locazione superiore ai mille euro massimi per un seminativo. Già nel 2010 Coldiretti Cremona aveva puntato il dito contro quest'impennata dei valori fondiari. Scriveva il direttore Simone Solfanelli: "Quando vediamo mega-impianti del tutto scollegati alle reali potenzialità produttive aziendali e sappiamo che quella struttura per funzionare ha bisogno di materiale vegetale che non è possibile produrre nell'azienda che realizza la centrale, ci preoccupiamo".......................................

IL GIALLO INQUINAMENTO - Poi l'inquinamento. Un'energia verde che sporca? Un paradosso. Eppure secondo Corti dai camini delle centrali a biomasse escono "formaldeide, idrocarburi policlinici aromatici, una piccola percentuale di diossina". "Sono il frutto delle reazioni post camino - spiega -. I motori hanno limiti per le polveri totali, il Pm50, categoria eccessivamente generica, perché le emissioni che fanno male sono Pm10 e Pm2,5". "Sulla soglia del megawatt inquinano come un camion che fa centomila chilometri l'anno", rincara l'assessore Grandi. E dato che l'autorizzazione viene riconosciuta al singolo impianto, aggiunge Carolo, "non conosciamo il cumulativo inquinante di questi impianti".

Infine c'è il giallo dei batteri. I processi del biodigestore, spiega Corti, arricchiscono gli scarti di spore e clostridi, che finiscono nel terreno quando il materiale viene sparso come compost. Si rischia insomma di contaminare con nuovi batteri i terreni già piagati da fertilizzanti e insetticidi usati in massa per far crescere i cereali da bruciare. .....(leggi QUI l'articolo completo di Luca Zorloni )
luca.zorlon

FONTE : IL GIORNO.it

lunedì 5 agosto 2013

VIA LIBERA AL MUOS – lettera pervenuta in associazione

Qui di seguito pubblichiamo la lettera pervenuta da parte della Associazione A.M.I.C.A. a riguardo del MUOS, e , con rammarico , ci sorge qualche domanda :
Ma è possibile che il problema dell’elettrosmog sia sentito solo da una parte di cittadinanza che è coinvolta da nuove o vecchie installazioni ?
Ma è possibile che questa cittadinanza, riunita in associazioni o comitati , a proprie spese, si interroghi e si documenta trovando una vasta letteratura a riguardo con ricerche epidemiologiche complete che ne attestano il rischio e il pericolo, mentre le “istituzioni" preposte alla nostra salvaguardia NO?
E tutto questo sembra non essere mai sufficiente per poter cambiare atteggiamento, eppure dovrebbe esserlo per  far sorgere il dubbio, tanto rivendicato dalla nostra classe politica quando cita il ” Principio di precauzione “ su qualsiasi cosa non riesca a comprendere.


Cari Tutti,
è davvero con grande dispiacere e preoccupazione che vi informo della decisione del Presidente della Regione Crocetta di dare il via libera al MUOS.
Il campo elettromagnetico delle antenne già esistenti a Niscemi rappresentano una forte preoccupazione per la loro potenza e concentrazione, ma anche per le loro caratteristiche specifiche: sono onde modulate di frequenza non molto alta che sono particolarmente “penetranti” e “attive” dal punto di vista biologico.
Per quanto mi riguarda, essendoci stata personalmente, vi posso dire che ho avuto un mal di testa terribile di fronte a quelle antenne Niscemi al punto di dover andare via. Mi hanno detto che in quello stesso punto altre persone in visita hanno riportato sintomi e malesseri.
Sembra impensabile che qualcuno debba abitare in quella situazione.
Sicuramente servono altri studi per determinare il rischio delle antenne già esistenti a Niscemi ma il principio di precauzione imporrebbe quanto meno di non metterne altre.
Serve necessariamente un coordinamento nazionale dei comitati e delle associazioni impegnate per la difesa dai campi elettromagnetici per cercare di produrre a livello nazionale normative più cautelative.

Francesca Romana Orlando
Vice Presidente di AMICA
Associazione Malattie da
Intossicazione Cronica e/o Ambientale

www.infoamica.it

IL SINDACO ORDINA A TERNA: «TOGLIETE I TRALICCI»

OSPITALETTO. L'altro ieri la firma del provvedimento che si fa carico delle preoccupazioni espresse dal Consiglio comunale, l'ordinanza del primo cittadino dichiara guerra all'elettrodotto di Lovernato.

Detto, fatto. Dopo il Consiglio comunale che una decina di giorni fa aveva in sostanza dichiarato guerra a Terna, il sindaco di Ospitaletto Giovanni Battista Sarnico ha firmato l'altro ieri, giovedì, «un'ordinanza contingibile e urgente per la tutela della salute dei cittadini contro le emissioni elettromagnetiche propaganti dagli elettrodotti a Lovernato», che ordina la rimozione dei tralicci dell'elettrodotto, posizionati nel parco a poche decine di metri dal santuario e dal borgo storico, vincolato ai fini della tutela dei beni di interesse storico, architettonico ed artistico. Il provvedimento del primo cittadino ordina alla società Terna e a Terna Rete Italia, rispettivamente proprietaria e titolare della gestione degli elettrodotti, «di garantire l'interruzione delle emissioni ove del caso rimuovendo i tralicci in Lovernato e ripristinando il precedente tracciato elettrico, entro il termine di 60 giorni». La «dichiarazione di guerra» di Ospitaletto è stata trasmessa ad un lungo elenco di enti a vario titolo coinvolti nella vicenda: ai ministeri .... ( Leggi QUI l'articolo completo )

giovedì 1 agosto 2013

ELETTRODOTTO INTERRATO IN PIEMONTE SÌ, IN FRIULI NO

Il comitato protesta, ma per Terna in Fvg la soluzione aerea è l’unica possibile. Alla base della scelta motivi tecnici ed economici legati alla sicurezza della rete.

UDINE. In Piemonte si fa: un elettrodotto completamente interrato che da Piossasco arriva fino alla stazione francese di Grand’Ile in Savoia, 190 chilometri di linea che in buona parte correrà sotto o accanto a strade e autostrade per ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio. Proprio come sognavano di fare anche in Friuli i sindaci e i comitati sorti un po’ ovunque per opporsi alla costruzione di nuovi tralicci.
Ma perché in Piemonte è stata scelta questa soluzione e in Friuli invece Terna (la società proprietaria della rete che ha il compito di garantire la trasmissione di energia in tutto il territorio nazionale) ha sempre sottolineato come l’interramento non fosse possibile? I motivi sono tanti. Prima di tutto tecnici perché la linea che varcherà la frontiera attraverso la galleria di sicurezza del Frejus è a corrente continua a 320 kV, mentre quella tra Redipuglia e Udine ovest è a doppia terna a 380 kV. Per garantire la stessa potenza sarebbe necessario costruire 4 linee di cavo interrato.


leggi QUI l’articolo completo

mercoledì 31 luglio 2013

LA SCIENZA COME STRUMENTO DI PROPAGANDA

di Nolwenn Weiler - Tradotto da  Barbara Simona Leva

Studi di parte, pseudo-perizie, finanziamenti occulti: a partire dagli anni ’50 gli industriali hanno iniziato a manipolare la scienza a loro beneficio. Le tecniche di depistaggio della scienza, inaugurate dai giganti della sigaretta, sono oggi utilizzate dai produttori di pesticidi e dagli scettici del riscaldamento globale. La decimazione delle api è diventata un “mistero” e il cambiamento climatico “relativo”. Strategie decifrate da Stéphane Foucart, giornalista scientifico, nella sua opera "La fabbrica della menzogna, in che maniera gli industriali ci mentono mettendoci in pericolo".
Basta!: Gli industriali hanno scelto di storcere la scienza, voi dite, per neutralizzare quello che potrebbe nuocere alle loro attività. Per esempio le rivelazioni sui disastrosi effetti sanitari di alcuni prodotti. Come fanno?
Stèphane Foucart: La tecnica “d’utilizzo della scienza” fu teorizzata da John Hill, un grande comunicatore americano. Gli industriali della sigaretta lo chiamarono a soccorso nel 1953, nel momento in cui venivano pubblicati i primi lavori scientifici sulla relazione tra sigaretta e cancro. A seguito di una riunione d’emergenza (1), John Hill stese un breve testo dove sosteneva, in sostanza: “La scienza è uno strumento molto potente, nel quale le persone hanno fiducia. Non la si può attaccare direttamente. Bisogna procedere diversamente. Bisogna quindi appropriarsi della scienza stessa, orientarla, metterla nelle nostre mani”. John Hill propose in particolare di creare un organo comune ai giganti della sigaretta, per finanziare la ricerca accademica, condotta in seno a laboratori universitari, per esempio. Centinaia di milioni di dollari saranno quindi introdotti nella ricerca tramite quest’organo. Per finanziare gli studi che conducono all’assenza di pericolo nel tabacco, ma non solamente. Hanno per esempio finanziato la ricerca genetica funzionale, che analizza i meccanismi molecolari allo scatenarsi delle malattie.
Questo tipo di ricerca è benefico per gli industriali: le origini ambientali delle malattie, e specialmente del cancro, sono “dimenticate” e occultate....

Leggi QUI l’articolo completo

giovedì 18 luglio 2013

MUOS, L'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ: «NESSUN PERICOLO PER LA SALUTE»

La relazione sostiene che sono «rispettati i limiti previsti dalla legislazione in materia di protezione della salute umana dai campi elettromagnetici»

CATANIA – «Nessun pericolo per la salute». La relazione conclusiva dell'Istituto superiore di Sanità esclude l’impatto negativo dei campi elettromagnetici generati dalle antenne del sistema radar Muos degli Usa a Niscemi. «I risultati delle misure sperimentali effettuate dall'Ispra», ( leggi QUI l’articolo completo  )




NO COMMENT ….. ( PROBABILMENTE A BREVE CI DIRANNO CHE RESPIRARE OSSIGENO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE )

martedì 16 luglio 2013

CASO ILVA DI TARANTO : « I TUMORI DOVUTI ALLE SIGARETTE »

Una consulenza tecnica chiesta dal commissario straordinario ribalta le cause dell'aumento dei tumori a Taranto.

NO COMMENT .....

Qui sotto riportiamo una parte degli articoli usciti a riguardo.
Buona lettura 


FONTE : CORRIERE DELLA SERA  
FONTE : REPUBBLICA
FONTE : LETTERA 43

FONTE : IL SOLE 24 ORE

FONTE : LA STAMPA

FONTE : IL GIORNALE

FONTE : LA NAZIONE

FONTE : LIBERO
FONTE : IL MESSAGGERO

mercoledì 10 luglio 2013

ELETTRODOTTI : IL CONSIGLIO DI STATO DÀ RAGIONE AI COMITATI DEL BRENTA

Leggi QUI il testo della sentenza del consiglio di stato

AUTORIZZAZIONE UNICA PER LA REALIZZAZIONE DI ELETTRODOTTI DI RILEVANZA NAZIONALE

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n.3205 dello scorso 10 giugno, approfondisce la disciplina prevista dall’art. 1 sexies del d.l. n. 239 del 2003 (Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo del sistema elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energia elettrica).
L’art. 1-sexies del d.l n. 239 del 2003, come sostituito in sede di conversione dalla legge n. 239 del 2004, e successivamente modificato dall’articolo 27, comma 24, lettera a), della legge n.99 del 2009, prevede che le funzioni in merito alla realizzazione e all’esercizio degli elettrodotti facenti parte della rete nazionale di trasporto dell’energia elettrica sono di competenza dello Stato. Inoltre, dispone che l’autorizzazione unica per la realizzazione di elettrodotti di rilevanza nazionale sostituisce qualunque atto d’assenso e costituisce titolo per la realizzazione del progetto e che l’accertamento della conformità delle opere ai piani urbanistici ed edilizi è di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il comma 3 dell’art. 1-sexies del medesimo decreto legge prevede, ulteriormente, che l’autorizzazione sia rilasciata a seguito di un procedimento unico, nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241. Il procedimento può essere avviato sulla base di un progetto preliminare al quale “partecipano il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e le altre amministrazioni interessate nonché i soggetti preposti ad esprimersi in relazione ad eventuali interferenze con altre infrastrutture esistenti. Ai fini della verifica della conformità urbanistica dell’opera, è fatto obbligo di richiedere il parere motivato degli enti locali nel cui territorio ricadano le opere”. Corollario di tale disposizione è la necessaria partecipazione al procedimento della Regione e dei Comuni il cui territorio è interessato dal progetto. A questi non spetta, peraltro, l’accertamento della conformità delle opere ai piani urbanistici ed edilizi di cui è esclusivamente competente lo Stato, ma solo l’espressione di un parere.
Nel caso in cui l’autorizzazione unica delle opere progettate non dovesse essere conforme agli strumenti urbanistici comunali, ciò non comporterebbe l’illegittimità dell’autorizzazione stessa.

Nel caso in esame, i giudici di Palazzo Spada si soffermano, in particolare su un altro tema rilevante, quello attinente la compatibilità del progetto di un elettrodotto con i valori paesaggistici e ambientali,.... ( leggi QUI l'articolo completo ) 


FONTE : GIURDANELLA.IT rivista di diritto amministrativo

venerdì 5 luglio 2013

DIRETTIVA 2013/35/UE ELETTROSMOG E SICUREZZA SUL LAVORO


E’ stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale  Gazzetta europea del 29 giugno 2013 la direttiva  2013/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013  riguardante le  disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) (ventesima direttiva particolare ai sensi dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE) e che abroga la direttiva 2004/40/CE.
Possiede un ambito di applicazione rappresentato da  tutti gli effetti biofisici diretti e gli effetti indiretti noti, provocati dai campi elettromagnetici.
Mira, inoltre, alla determinazione dei valori limite di esposizione (VLE) da intendere come il frutto delle relazioni scientificamente accertate tra effetti biofisici diretti a breve termine ed esposizione ai campi elettromagnetici.
Dei valori limiti di esposizione vi sono diverse categorie: VLE relativi agli effetti sanitari», VLE al di sopra dei quali i lavoratori potrebbero essere soggetti a effetti nocivi per la salute, quali il riscaldamento termico o la stimolazione del tessuto nervoso o muscolare; VLE relativi agli effetti sensoriali», VLE al di sopra dei quali i lavoratori potrebbero essere soggetti a disturbi temporanei delle percezioni sensoriali e a modifiche minori delle funzioni cerebrali. A tali VLE si associa poi un livello di azione e cioè i  livelli operativi stabiliti per semplificare il processo di dimostrazione della conformità ai pertinenti VLE.
 La direttiva  2013/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013  contiene le seguenti definizioni:
«campi elettromagnetici», campi elettrici statici, campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo con frequenze sino a 300 GHz;
«effetti biofisici diretti», effetti provocati direttamente nel corpo umano dalla presenza di un campo elettromagnetico;
«effetti termici», quali il riscaldamento dei tessuti attraverso l’assorbimento di energia dai campi elettromagnetici nel tessuto;
«effetti non termici», quali la stimolazione di muscoli, nervi od organi sensoriali;
«effetti indiretti», effetti provocati dalla presenza di un oggetto in un campo elettromagnetico che possono divenire la causa di un rischio per la sicurezza o la salute.

  • leggi QUI l'articolo completo


  • leggi QUI la  la direttiva europea 2013/35/UE del 26 giugno 2013