Notizie
in fotocopia, mimetizzate, dirottate su stampa locale e di settore
(forse per non far troppo rumore …) “L’appello:
elettrosensibile chiede aiuto”, “Disperata per l’antenna, ma
voglio restare a casa”, “Elettrosensibile, la vita al buio di
Giulia”. Tragedie individuali, invisibili, vissute
nell’indifferenza generale, per un disagio invero prodotto dai
consumi della collettività (e non solo!).
Mass-media
(nazional-generalisti) silenti, medici impreparati nella
diagnosi/gestione di un’insidiosa malattia ambientale, classe
politica nicchiante (Marino, sindaco capitolino, ha recentemente
presenziato un convegno sul tema: restiamo alla finestra) e, tra
conflitti d’interesse dei ricercatori e vuoto normativo, gli affari
dei giganti TLC gongolano a discapito della salute. Nostra.
“L’elettrosensibilità
ti espone ad una battaglia continua, la gente non vuol credere che
esista questa malattia – lo sfogo al Messaggero Veneto del marito
di Giulia, una malata friulana in fuga da lavoro e casa per vivere in
una tenda schermata tra le montagne della Carnia, al riparo da onde
elettromagnetiche – Accettare una situazione del genere vorrebbe
dire cambiare le proprie abitudini e nessuno è disposto a farlo
finché la salute glielo permette”.
Sul
mensile ecologista Terra Nuova la storia di una cinquantenne di
Imperia in ritiro dalla vita sociale, rifugiatasi in un agriturismo
del Piemonte in cerca di un’inesistente Free Elettrosmog Zone .... ( leggi QUI l'interessante articolo di Maurizio Martinucci )
FONTE : ILFATTOQUOTIDIANO.IT