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martedì 1 aprile 2014

ELETTROSMOG: "INFORMARE LA GENTE NON È ALLARMISMO"

Ogni tanto, e un po’ su tutti i giornali, accade di leggere lettere o articoli che sostengono che qualcosa è già successo in passato come se questo dovesse rassicurarci e indurci a preoccuparci meno del presente. Si, è vero che l’umanità vive immersa in campi elettromagnetici da sempre, che nubi tossiche ci sono sempre state, che la radioattività - coi pericoli che comporta - c’è sempre stata! Anche un milione di anni fa, chi avesse cercato riparo sotto un albero durante un temporale, avrebbe potuto rimanere fulminato dall'alta tensione proprio come oggi. Un milione di anni fa, se ci fosse stata una bussola, avrebbe segnato il nord esattamente come oggi ma... gli elettrodotti non erano ancora stati inventati e nessuno faceva passare l’alta tensione sopra le capanne del villaggio! Un milione di anni fa, non si sapeva chi fosse Guglielmo Marconi e a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere una “torre” di telefonia mobile davanti all'ingresso di una caverna abitata!
Forse è più utile pensare al presente. In via Sottocorno, a Milano, passa un elettrodotto ad alta tensione e, in due grandi condomini di 150 famiglie, sono stati accertati 36 casi di tumore dei quali, ben 23 in un solo condominio. Sette tumori al cervello, sette leucemie e nove il cancri al pancreas! Molti dei “non ammalati”, bambini compresi, accusano stanchezza, mal ti testa e altri disturbi. Certo è stata chiamata in causa l’Arpa che è venuta a controllare certificando che “i limiti spaziali dei tralicci sono stati rispettati”.
L’Asl non si è mai vista: un suo comunicato dice che “sulla carta”, sono troppe le ipotetiche cause dei tumori, dato che per decenni, in quel luogo, sorgevano varie industrie che hanno lasciato nell’aria molte sostanze tossiche”!  Non una ricerca, non un prelievo... e perché, se c’erano questi rischi “sulla carta”, la zona è stata dichiarata edificabile? Visto il gran lavoro svolto per tutelarci, non capisco perché la gente si ostini a morire!
Ho anche letto che “anche se ancora non è stata definita una correlazione precisa sono reali i rischi per il sistema immunitario in grado di provocare da disturbi neurovegetativi alla leucemia, da sindromi depressive al cancro, dal morbo di Alzheimer al Parkinson in modo particolare nei bambini e nei soggetti in età avanzata.... ( leggi QUI l' articolo completo ).

domenica 30 marzo 2014

LINEE A.T.M. - COMUNICATO STAMPA

A seguito delle dichiarazioni emesse dall'Assessore Maran del comune di Milano in risposta ad un Twitt del consigliere di maggioranza del comune di Sesto San Giovanni Romaniello l'Associazione Sottocorno richiede urgentemente delle spiegazioni esaustive su quanto affermato.
E' da circa 1 anno che la cittadinanza , in particolare i residenti di cascina gatti, sta subendo continui disagi a causa delle modifiche apportate alle linee dei trasporti pubblici a Sesto San Giovanni.

Vogliamo sapere il perché un'assessore del comune di Milano può affermare che il costo delle tariffe non viene adeguato perché' il comune di SESTO SAN GIOVANNI non paga la cifra dovuta.....
Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)

martedì 25 marzo 2014

STUDIO DELL’UNIVERSITÀ BICOCCA SVELA I MECCANISMI PER PRODURRE, IN FUTURO, CELLE COMBUSTILI A IDROGENO A BASSO COSTO

Una piccola quantità di proteina ferro-idrogenasi produrrebbe idrogeno sufficiente a riempire il serbatoio di un’autovettura alimentata ad idrogeno in pochi minuti. Una sola molecola di ferro-idrogenasi, infatti, può generare fino a novemila molecole di idrogeno al secondo. Il problema sta nella riproduzione su scala industriale di questa capacità.
Ora, un significativo passo avanti sulla strada della progettazione razionale di catalizzatori sintetici capaci di lavorare come quelli naturali è stato fatto dai recenti studi di tre ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca: Maurizio Bruschi e Claudio Greco del dipartimento di Scienze dell’Ambiente del Territorio e di Scienze della Terra e Luca De Gioia, del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze. In collaborazione con ricercatori di altre università europee hanno appena pubblicato tre articoli sulle riviste Nature Chemistry e Journal of the American Chemical Society che danno un contributo significativo alla comprensione del funzionamento di queste macchine molecolari: hanno contribuito a risolvere l’enigma della reazione grazie alla quale le ferro-idrogenasi si proteggono dall’ossigeno molecolare evitando così di “arrugginirsi” e smettere di funzionare. Hanno, inoltre, scoperto come ioni nichel, in natura così come in molecole di sintesi, possano essere utilizzate al meglio per progettare le celle a combustibile del futuro.
In natura le idrogenasi si trovano in moltissimi batteri e alghe che le utilizzano per trasformare e quindi rendere utilizzabile l’energia chimica contenuta nella molecola di idrogeno (la reazione che avviene è H2 = 2H+ + 2e-). Ciò vuol dire che l’idrogeno può essere usato da questi microrganismi come alimento, e tale capacità rappresenta un esempio che l’uomo potrebbe sfruttare per lo sviluppo delle tecnologie che consentono di usare l’idrogeno come combustibile (si parla in questo caso di celle a combustibile). Ecco perché la scoperta di dettagli fondamentali del funzionamento di questi enzimi segna il passaggio verso la possibilità di progettare razionalmente celle a combustibile che funzionano nello stesso modo.
Nel dettaglio, il lavoro pubblicato su Nature Chemistry, The oxidative inactivation of FeFe hydrogenase reveals the flexibility of the H-cluster (https://doi:10.1038/nchem.1892) frutto della collaborazione tra il team dell’Università di Milano-Bicocca (formato da Luca De Gioia, professore associato di Chimica Generale e Inorganica nel Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze e da Claudio Greco e Maurizio Bruschi, ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra), e i colleghi del Centre national de la recherche scientifique – CNRS di Marsiglia (Vincent Fourmond, Carole Baffert, Pierre Ezanno, Christophe Léger), dell’Université de Toulouse (Isabelle Meynial-Salles e Philippe Soucaille), del dipartimento di fisica e astronomia dello University College di Londra (Po-Hung Wang, Marco Montefiori, Jochen Blumberger) e dell’Institut de biologie et de technologies de Saclay – iBiTec-S (Kateryna Sybirna, Hervé Bottin), ha permesso di identificare caratteristiche, finora sconosciute ed assolutamente peculiari, della struttura dell’enzima idrogenasi, portando alla luce aspetti essenziali alla base della sua attività catalitica.

Tale studio ha, infatti, dimostrato che il sito attivo (cioè la parte della molecola che attiva la reazione biochimica) dell’enzima presenta caratteristiche di flessibilità inattese, alla base della sua robustezza: i componenti del sito attivo dell’enzima mostrano un grado di mobilità notevole, che consente all’enzima di interagire con l’idrogeno in maniera anche non convenzionale, evitando così processi potenzialmente distruttivi per la proteina. Più specificamente, è stato scoperto in che modo la variante dell’enzima contente solo atomi di ferro sia in grado di evitare reazioni dannose e di preservare la propria integrità anche in condizioni di stress ossidativo.
Nello studio del Journal of the American Chemical Society, Disclosure of Key Stereoelectronic Factors for Efficient H2 Binding and Cleavage in the Active Site of [NiFe]-Hydrogenases (https://doi:10.1021/ja408511y), firmato da Maurizio Bruschi e Luca De Gioia, i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca hanno indagato la variante dell’enzima idrogenasi contenente anche un atomo di nichel, e hanno scoperto le caratteristiche strutturali alla base della funzionalità del nichel in queste proteine, che sono in grado di ossidare H2 con una grande efficienza. Lo studio potrà avere un impatto decisivo sullo sviluppo di catalizzatori sintetici più semplici rispetto alla proteina, ma in grado di ossidare H2 con la stessa efficienza.
Lo studio, sulla stessa rivista, Redox non-innocence of a N-heterocyclic nitrenium cation bound to a nickel-cyclam core (https://doi:10.1021/ja4099559), è invece frutto della collaborazione tra il team Bicocca e quello dell’Università Humboldt di Berlino, guidato da Kallol Ray: i ricercatori tedeschi hanno sintetizzato una molecola innovativa contenente un atomo di nichel, che ha la capacità di legare e trasformare l’acido formico (più facile da immagazzinare rispetto all’idrogeno e presente in grandi quantità nelle biomasse), mentre i ricercatori di Bicocca hanno usato metodi teorici per svelare la base delle peculiari proprietà di questo nuovo composto.
«Scoprire la struttura e il meccanismo di funzionamento delle idrogenasi – spiegano i ricercatori di Milano Bicocca – rappresenta una delle possibili chiavi di volta per la progettazione di celle a combustibile a basso costo, dal momento che quelle attualmente disponibili sul mercato necessitano della presenza di palladio o platino, più costosi del ferro e del nichel utilizzati negli studi. A livello di tempistiche, stiamo parlando di un possibile sviluppo nell’arco di quattro/cinque anni».
FONTE :CORRIERE DI SESTO

venerdì 21 marzo 2014

TUMORI E CELLULARI, LE ASSOCIAZIONI FANNO CAUSA AL GOVERNO

La richiesta: imporre agli operatori telefonici l’obbligo di comunicare che i cellulari sono dannosi per la salute perché possono provocare il cancro

Imporre agli operatori telefonici l’obbligo di comunicare che i cellulari «sono dannosi per la salute perché possono provocare il cancro», vietarne la pubblicità e impedirne l’uso ai minori. Come avviene per le sigarette. Perché a rischio ci sono 40 milioni di italiani, un numero ben superiore a quello dei fumatori. Sono alcune delle richieste di una causa depositata al Tar del Lazio - la prima in Italia di questo tipo - contro i ministeri dell’Ambiente, della Salute, dello Sviluppo economico e della Ricerca, «colpevoli» di non divulgare i rischi a cui sono sottoposti quotidianamente le persone che usano i telefonini senza auricolare o vivavoce. Nella causa, si chiede al governo di avviare subito una campagna pubblicitaria che divulghi i rischi di insorgenza dei tumori alla testa.
Il ricorso è stato depositato il 20 marzo dagli avvocati torinesi Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Chiara Gribaudo, dello studio legale Ambrosio e Commodo, a nome della Apple, Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, e di Innocente Marcolini, un ex dirigente d’azienda bresciano che passava almeno cinque o sei ore al giorno al cellulare. È diventato noto alle cronache perché vinse in Cassazione contro l’Inail nel 2012 la prima causa in Italia che stabilì un nesso tra il tumore alla testa e l’uso del telefono cellulare. «Nonostante la sentenza della Cassazione - spiega l’avvocato Bertone - e nonostante la divulgazione, nel 2011, da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, del fatto che le radiazioni a radiofrequenza emesse dai telefoni mobili siano un agente possibile cancerogeno per l’uomo, il governo non ha mai avviato una campagna di prevenzione. Abbiamo scritto al ministero, sollecitandolo. La risposta è’ stata che avrebbe agito nei limiti delle risorse disponibili. Come se la salute fosse subordinata a tipi di risorse. ( leggi QUI l'articolo completo )


giovedì 13 marzo 2014

VALLE DEL MELA: L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E LA NOSTRA SALUTE

IMPORTANTE CONVEGNO SULLA SCOTTANTE TEMATICA

L’inquinamento elettromagnetico e i suoi effetti sulla nostra salute. A San Filippo del Mela venerdì’ 14 marzo importante convegno sulla scottante tematica
S. Filippo del Mela, 12 marzo 2014 - Esperti a confronto venerdì 14 marzo alle 17.30 presso l’aula consiliare di San Filippo del Mela nel corso di un convegno organizzato da Domus Line Italia e dal comune filippese. L’argomento è fra i più dibattuti ed attuali: le cause e gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sulla salute umana.
A spiegarle da un punto di vista medico – scientifico ci penseranno venerdì pomeriggio illustri relatori: il dott. Carmelo Pecora, neurochirurgo della casa di cura Villa Salus di Messina, la responsabile Nazionale Domus line, dott. Giovanna Russella, e la biologa Nancy Grillo.
Sono innumerevoli, infatti, i disturbi che questo tipo di inquinamento produce sul nostro organismo, incidendo notevolmente sulla qualità della vita di ciascuno: mal di testa, stress, depressione ed insonnia sono solo alcuni dei sintomi con i quali spesso conviviamo, senza tuttavia conoscerne le cause.

Quando si parla di inquinamento elettromagnetico spesso si è portati a pensare che esso sia prodotto esclusivamente dagli elettrodotti e dalle antenne dei ponti radio mobili, non sapendo tuttavia che oltre a queste fonti di non trascurabile rilievo, ne esistono altre ben più subdole, in quanto presenti accanto a noi giornalmente. A casa, a lavoro, in macchina, ovunque ci troviamo, siamo infatti esposti a campi elettromagnetici più o meno intensi che incidono notevolmente e costantemente sul nostro benessere psico – fisico. Un nemico nascosto, che non sentiamo, né vediamo, ma è sempre presente. La migliore strada per limitarlo, se non combatterlo, resta quella della conoscenza.

Su queste premesse si basa il I° convegno sull’inquinamento elettromagnetico organizzato a San Filippo del Mela. Conoscere i fattori di rischio è importante per limitare i danni e perché no, anche prevenire.



LIMANA : L'ELETTRODOTTO E' IL NOSTRO MAGGIOR PROBLEMA

È soddisfatto per la raccolta firme, il comitato “Togliamo l'elettrodotto dall'abitato di Limana e dalla scuola primaria”: «È segno di sensibilità e di interesse della gente per il proprio paese e un chiaro messaggio che l’elettrodotto che da circa cinquant'anni taglia in due la zona più popolata di Limana deve essere tolto», spiega il presidente, Luciano Reolon.
«Le firme raccolte, al di là di ogni aspettativa, indicano un chiaro messaggio che questo è il maggior problema per Limana». Il comitato chiede a Terna di eliminare la linea che attraversa il paese e che passa vicino alle scuole (costruite, però, dopo la linea), «al fine di prevenire danni alla salute della popolazione», e di trovare «soluzioni alternative che rispettino anche l’ambiente».
È lo stesso intento del Comune, in fondo, come si evince leggendo le osservazioni che saranno discusse domani in consiglio comunale e che sono state elaborate da un team di esperti. Sono pubblicate sul sito del Comune. «I comitati a volte nascono per mancanze delle istituzioni», dice Reolon, ma va ricordato che il Comune di Limana ha creato una commissione per studiare il problema elettrodotti, sono state fatte riunioni con la popolazione e quello che si sta cercando di fare, in municipio, con l'appoggio di professionisti del settore, è di risolvere le criticità.
«Il Comitato non ha la presunzione di insegnare ai tecnici di Terna come dovranno fare o dove dovrà passare l’elettrodotto», continua Reolon, «ma auspica ad esempio il tracciato dell’autostrada o altri che rispettino la popolazione e l’ambiente. Se nessuno del centro Limana fa sentire la propria voce come si potrà pensare che Terna tolga l’elettrodotto? Nessuno del comitato dice di spostarlo nella parte alta del comune». Reolon ha chiesto un incontro per spiegare le sue ragioni e l'amministrazione lo contatterà fra oggi e domani per incontrarlo.


martedì 11 marzo 2014

PERUGIA "CI AMMALIAMO DI CANCRO", DENUNCIA CHOC DEGLI ABITANTI DI TOPPO FONTANELLE

PERUGIA INCUBO ELETTRODOTTO PER 80 FAMIGLIE , pronto l'esposto:«Inascoltati da anni, c'è chi si è ammalato»

PERUGIA «Guardate che salendo in mansarda, da casa nostra, i cavi dell’elettrodotto si toccano con una semplice scopa». A Toppo Fontanelle, collina con le casette eleganti della Perugia che guarda da lontano il centro storico, la partita dell’elettrodotto Terna San Sisto- Fontivegge e Fontivegge-Ponte San Giovanni, si riapre dopo anni di promesse, rinvii e paura.
Ecco, l’unica cosa che in tanti anni non è passata è la paura. Paura sempre più forte per ottanta famiglie che guardano da vicino i giganti che portano l’energia elettrica. «Ormai la chiamo la Torre Eiffel», racconta una signora che vive lì da vent'anni e ha un pilone praticamente nel giardino. Il Comitato, con in prima fila il consigliere provinciale perugino Franco Granocchia, rilancia la sfida. E adesso è a un passo dal prendere carta e penna e mandare in Procura anni di pene, delusioni e anche dolori. «Perché- racconta Granocchia con la presidente Roberta Luciani- tutti sanno che l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche possono essere pericolose. E c’è chi si è ammalato».
In fondo alla sala della Provincia dove si è riunito il comitato per raccontare, c’è chi butta là, sottovoce, una parola che gela perché fa pensare ai bambini: la craniostenosi. E la sfida sulle malattie potrebbe essere la chiave di volta per l’esposto. Ma non solo. Granocchia indica quelle che per lui sono le colpe e ci va giù pesante: «Mi chiedo come il Comune abbia autorizzato a costruire le case là sotto, chi ha dato la spinta, visto che la rete elettrica c’era già prima? L’Arpa dove stava? Se la situazione non si sblocca e l’elettrodotto non viene interrato e spostato, siamo pronti alla battaglie legale. Sono due anni che ci sono i soldi, le promesse e un progetto di Terna. Ottantatrè milioni da spendere in Umbria, con Perugia nel progetto, ma tutto è fermo ». Ma c’è altro. Prima di arrivare al terrore, c’è la paura. «D’inverno raccontano i residenti che contano un’ottantina di famiglie a rischio- non c’è solo la pioggia elettromagnetica, ma anche il rumore. Perché l’elettrodotto, quando c’è nebbia o quando piove, frigge. E vivere con quel rumore nelle orecchie è assurdo». Eppoi sotto ai piloni giganti c’è anche un parco giochi. I bambini del quartiere lì possono giocare, lì sono esposti al rischio elettromagnetico e le famiglie tremano. «Chi ce lo assicura che non ci siano rischi per la salute? E per chi sta male non ci sia un collegamento diretto con l’esposizione all'inquinamento elettromagnetico? » Già, l’eterna battaglia. Se c’è qualche malattia, c’è un collegamento diretto oppure no? Insomma, l’inquinamento elettromagnetico a Toppo Fontanelle, c’è o non c’è. C’è per i residenti che sbandierano una misurazione dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. È un po’ vecchiotta (26 gennaio 2006), ma rende l’idea. Il foglio del controllo lo sventola con garbo Roberta Luciani: «Ecco, guardate qua cosa ho dentro casa. Il campo magnetico medio è pari a 3,74 microtesla, il valore massimo è pari a 6,4 e quello minimo scende a 1,35. Peccato che la norma è considerata a un livello pari a 0,2». Può bastare per non dormire la notte. Può bastare il fatto che secondo il decreto del 23 aprile 1992 («Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno») all’articolo 5 dice che rispetto a una linea a 132kv la distanza dalle abitazioni doveva essere di almeno dieci metri. Proprio la potenza dell’elettrodotto che parte dalla centrale di Fontivegge e arriva alla collina di Toppo Fontanelle. «Ma se dalla mansarda si toccano i cavi con una scopa, vuol dire che quei limiti non sono rispettati», rincarano dal Comitato senza scomodare la scienza,ma soltanto il metro. Il nucleo storico delle case che vivono l’incubo della pioggia elettromagnetica è di 39 abitazioni. Ma da via Saturnia a via Mentana si allarga il raggio delle emissioni che quelli del Comitato ritengono a rischio. Ecco come si sale a ottanta famiglie. «Guardate le date dei decreti. C’è chi abita lì da vent'anni e le case sono venute su anche dopo quelle norme», come dire urbanistica sciolta nella Perugia che si è allargata, lasciando il centro e arrampicandosi sulle colline intorno. La rabbia e le paure allungano le accuse. Da Terna Rete Italia, per il caso di Toppo Fontanelle, fanno sapere che «le linee elettriche 132 kV S.Sisto Fontivegge e Fontivegge- Ponte S.Giovanni rispettano i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici secondo quanto previsto dalla normativa italiana che, com'è noto, è la più restrittiva e severa d’Europa». Ma i residenti che vivono sotto l’elettrodotto, non mollano la battaglia salva salute. Chiedendo l’interramento dei cavi interramento e lo spostamento dei tralicci.



lunedì 10 marzo 2014

ELETTRODOTTO DI TERNA NEL MESSINESE, IL DISSENSO E LA PROTESTA DEI CITTADINI

Terna ha iniziato i lavori per il completamento dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi nella frazione di Serro, a Villafranca Tirrena, e il comitato di cittadini riunito nel Coordinamento del Tirreno, ribadisce il proprio dissenso: “L’immissione in possesso operata due giorni fa nei terreni della frazione Serro, costituisce uno schiaffo istituzionale a Villafranca Tirrena e in particolare agli abitanti della frazione.
Il progetto è stato contestato dall'intera comunità in tutte le sedi istituzionali. L’appello dei 101 ricorrenti al Consiglio di Stato non è stato ancora deciso; non sono stati trattati i ricorsi al Tar del Lazio presentati dall'associazione Man; non è stato deciso il ricorso al capo dello Stato inoltrato dal Comune”.

Terna – spiega il Comitato – sa che il progetto viene realizzato in totale violazione dei Piani di gestione delle Zps, approvati dalla Regione siciliana, e nel silenzio assordante del governo regionale che non ha mosso un dito per farli rispettare; i lavori sono stati avviati in assenza della verifica di ottemperanza alle prescrizioni dei vari ministeri”. 
FONTE :


domenica 2 marzo 2014

SMART METER, ARRIVA L’INCUBO DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

"smart(Rinnovabili.it) – Una moratoria sugli smart meter. Questa la richiesta avanzata da Ecologistas en Acción, il gruppo spagnolo che lotta per la difesa dell’ambiente che avrebbe riscontrato nell’utilizzo di contatori intelligenti un problema di inquinamento elettromagnetico che va debellato. Per questo è stata chiesta una revisione della Risoluzione 1815 del 27 maggio, 2011 del Parlamento europeo sui potenziali pericoli dei campi elettromagnetici e i suoi relativi effetti sull’ambiente. La Spagna come altri paesi europei, tra cui Italia e Regno Unito, sta gradualmente sostituendo i vecchi contatori energetici con nuovi smart meter in grado di monitorare in tempo reale i consumi, un beneficio che va però calcolato tenendo conto dell’inquinamento elettromagnetico generato di nuovi contatori, come ha ricordato l’Associazione ambientalista. Nonostante ci siano notevoli margini di risparmio economico per le famiglie e una riduzione degli sprechi energetici documentata pare che il rilascio continuo di onde sia più rischioso di quanto comunicato fino ad oggi. Oltre al fattore ambientale Ecologisti in Azione si schiera contro la diffusione dei contatori intelligenti in quanto renderanno superflue alcune figure professionali che probabilmente si ritroveranno senza lavoro, e contro la possibile violazione della privacy visto che gli smart meter permettono alle società energetiche di studiare i comportamenti delle famiglie valutando le loro abitudini e i consumi in tempo reale.

FONTE : REPUBBLICA.IT

martedì 25 febbraio 2014

PERCHE' STIAMO PERDENDO LA GUERRA CONTRO IL CANCRO

Nel 1971 il Presidente Nixon firmò il National Cancer Act, un ambizioso progetto con cui si delineava la strategia della "guerra al cancro", guerra che gli Stati Uniti erano decisi a combattere ed ovviamente a vincere. Erano gli anni in cui l’uomo era arrivato sulla luna , la fiducia nelle potenzialità della scienza era pressochè illimitata e sembrava che con poderosi finanziamenti ogni traguardo potesse essere raggiunto. Erano anche gli anni in cui prendeva corpo l’idea che il cancro fosse una malattia "genetica" e che nascesse da una singola cellula in qualche modo "impazzita".

Si pensava che per un "incidente genetico" casuale avvenissero una serie di mutazioni a carico del DNA tali da comportare una proliferazione incontrollata ed una sorta di "immortalizzazione" delle cellule figlie.

L’idea era quindi che una sorta di selezione darwiniana conferisse vantaggi in termini di sopravvivenza e capacità di metastatizzare alle cellule figlie via via sempre più aggressive e maligne rispetto a quelle di origine con un processo irreversibile che portava infine a morte l’organismo ospite.

Il cancro era ritenuto una malattia dell’età adulta in cui, proprio per l’aumento della speranza di vita, era sempre più probabile che insorgessero mutazioni casuali: in qualche modo il cancro era visto quasi come un prezzo da pagare al nostro modo di vita ed in definitiva allo sviluppo.

Se l’origine del cancro risiedeva in un danno a carico del DNA era logico quindi pensare di risolvere il problema cercando di svelare tutti i segreti del genoma e sperimentare terapie che colpissero la cellula nel suo centro vitale, il DNA appunto.
Gli investimenti che furono fatti negli USA ed in seguito anche in altri paesi del mondo occidentale furono a dir poco esorbitanti, ma, come ha scritto nel 2005 in una esemplare lettera aperta un grande oncologo americano S. Epstein, "dopo trent’anni di reclamizzate ed ingannevoli promesse di successi, la triste realtà è infine affiorata: stiamo infatti perdendo la guerra al cancro, in un modo che può essere soltanto descritto come una sconfitta. L’incidenza dei tumori – in particolare della mammella, dei testicoli, della tiroide, nonché i mielomi e i linfomi, in particolare nei bambini – che non possono essere messi in relazione con il fumo di sigaretta, hanno raggiunto proporzioni epidemiche, ora evidenti in un uomo su due e in oltre una donna su tre".
Queste che sembravano pessimistiche considerazioni di qualche medico isolato hanno in realtà trovato autorevoli conferme in un articolo dall’emblematico titolo " Ripensare la guerra al cancro" comparso a dicembre 2013 nella prestigiosa rivista Lancet (www.thelancet.com). Perchè l’obiettivo non è stato raggiunto? Dove abbiamo sbagliato?

Evidentemente concentrare tutte le risorse sulla ricerca di terapie, bene e spesso rivelatesi inefficaci o sulla diagnosi precoce non è stata la strada vincente.

In effetti nuove emergenti teorie sulle modalità con cui il nostro genoma si relaziona con l’ambiente ci fanno capire come anche la nostra visione del problema cancro – e non solo- sia stata estremamente riduttiva e di come quindi dobbiamo radicalmente cambiare il nostro punto di vista se solo vogliamo sperare di uscire da questo empasse.

Si è sempre pensato al genoma come a qualcosa di predestinato ed immutabile, ma le conoscenze che da oltre un decennio provengono dall’epigenetica ci dicono che le cose non stanno così. Il genoma è qualcosa che continuamente si modella e si adatta a seconda dei segnali – fisici, chimici, biologici – con cui entra in contatto. Come una orchestra deve interpretare uno spartito musicale facendo suonare ad ogni musicante il proprio strumento, così l’informazione contenuta nel DNA viene continuamente trascritta attraverso meccanismi biochimici che comprendono metilazione, micro RNA, assetto istonico che vanno appunto sotto il nome di epigenoma. L’epigenetica ci ha svelato che è l’ambiente che "modella" ciò che siamo, nel bene e nel male, nella salute e nella malattia….

L’origine del cancro non risiede quindi solo in una mutazione casualmente insorta nel DNA di una qualche nostra cellula, ma anche in centinaia di migliaia di modificazioni epigenetiche indotte dalla miriade di agenti fisici e sostanze chimiche tossiche e pericolose con cui veniamo in contatto ancor prima di nascere e che alla fine finiscono per danneggiare in modo irreversibile lo stesso DNA.

L’articolo di Lancet sostiene che per vincere la guerra contro il cancro abbiamo bisogno di una nuova e diversa visione del campo di battaglia: per coloro che da decenni si battono per una riduzione dell’esposizione delle popolazioni agli agenti inquinanti e cancerogeni questa nuova visione del problema ha un unico nome: Prevenzione Primaria che non può essere ridotta solo alle indicazioni riguardanti gli "stili di vita", ma che deve intervenire energicamente sulla tutela degli ambienti di vita e di lavoro, come ci indicano drammaticamente anche i dati recenti della cronaca italiana!

Patrizia Gentilini - febbraio 2014

FONTE : CAMPAGNA IN DIFESA DEL LATTE MATERNO