Con
l’apertura dell’ambulatorio in via Fratelli di Dio con i nuovi
medici che sostituivano i medici Tomatis e Arrighi e il sostituto
giunto in quartiere del dott.Pavan pensavamo quanto meno di aver
trovato un minimo di stabilità per le migliaia di persone residenti
nel quartiere.
Purtroppo
non è così e mentre il dott. Stucchi si è insediato coprendo in
maniera stabile il pensionamento del dott. Tomatis, il dott. Laezza
sostituto provvisorio del dott. Arrighi nel momento di diventare
definitivo ha deciso di cambiare sede trasferendosi nella zona
centrale di Sesto San Giovanni, e stessa sorte ci è è stata
segnalata anche per il medico sostituto del dott. Pavan, unica nota positiva che dal 1 ottobre dovrebbe arrivare un nuovo medico presso l'ambulatorio di via Fratelli di Dio.
Non
riusciamo a comprendere tali decisioni, è vero che la convenzione
tra stato e associazioni dei medici permette questo, ma esiste anche
un problema deontologico nei confronti di una popolazione che ha
fatica può spostarsi.
Il paradosso è che stanno venendo a mancare dei servizi alla cittadinanza non per una mancanza di medici, ma per il rifiuto degli stessi a rimanere nel quartiere.
Il paradosso è che stanno venendo a mancare dei servizi alla cittadinanza non per una mancanza di medici, ma per il rifiuto degli stessi a rimanere nel quartiere.
Crediamo
che fare il medico di famiglia significhi qualcosa di più, comprendiamo
che ci possano essere delle difficoltà economiche o organizzative, e
per questo ci siamo fatti in quattro, ma di fronte a comportamenti
come questi non ci resta che alzare le braccia e prendere atto di
come questa società abbia potuto permettere questo decadimento.
Urge
una revisione dell’accordo nazionale, urge una presa di posizione
della classe politica e dirigente nei confronti di una categoria che
ha una buona parte che si sta dimostrando insensibile e avida nei
confronti dei bisogni della gente, perche il prossimo accordo (da quanto si può leggere QUI dall'ipotesi di intesa NON SI TUTELA il diritto della popolazione ad avere il medico nel proprio quartiere, o di avere le visite domiciliari)