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mercoledì 24 aprile 2019

LA IARC RIVALUTA LA CLASSIFICAZIONE DELLE RADIAZIONI NON IONIZZANTI – RADIOFREQUENZE (OVVERO I CAMPI ELETTROMAGNETICI)

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione dell’elettrosmog. E lo farà pure con urgenza, visto l’eventuale pericolo mondiale incombente sullo sviluppo e implementazione del 5G

La notizia è apparsa sulla sezione oncologica di The Lancet, (leggi QUI) la rivista scientifica inglese di ambito medico considerata tra le prime cinque al mondo. 
Nelle “Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la monografia Iarc” per il periodo 2020-2024, tra gli agenti con precedenza di valutazione per una rivalutazione della classificazione sulla cancerogenesi, ci sono infatti le “radiazioni non ionizzanti-radiofrequenze”, cioè l’elettrosmog attualmente valutato in classe 2B (possibili agenti cancerogeni).
Tale rivalutazione avviene dopo la presentazione dei più aggiornati studi, e delle evidenze emerse negli ultimi test condotti dall’americano National toxicology program e dall’Istituto Ramazzini, che supporterebbero la riclassificazione in classe 2A (probabili agenti cancerogeni) se non addirittura in classe 1 (cancerogeni certi) mettendo definitivamente il punto sulla controversa pericolosità delle radiofrequenze, negata persino nelle recenti audizioni parlamentari.
La decisione della Iarc è arrivata dopo la riunione dello scorso mese di marzo, quando un gruppo consultivo di 29 scienziati di 18 Paesi si è riunito per raccomandare le priorità nel programma di monografie, per garantire che le valutazioni delle monografie riflettessero lo stato attuale delle evidenze scientifiche più rilevanti sulla cancerogenicità.


Alcuni Paesi d’Europa, a differenza dell’Italia, hanno già adottato criteri preventivi il 5G, è stato fermato in Belgio (Bruxelles) e in tre cantoni della Svizzera (Ginevra, Giura, Vado), mentre in Olanda una commissione parlamentare ha chiesto verifiche preliminari e in Germania l’Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni ha sollecitato ulteriori ricerche, motivo per cui a Malta non sono state messe all’asta le licenze