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lunedì 26 maggio 2014

ELETTROSMOG: RISCHIANO MEDICI, STUDIOSI E MALATI?

Proponiamo l'interessantissimo articolo di Maurizio Martucci del 23 maggio 2014 sul IL FATTO QUOTIDIANO


Ostacolati, senza fondi, i ricercatori Inail che studiano i danni dell’Elettrosmog. Portato in tribunale il Ministero della Salute, accusato di omessa informazione pubblica ai cittadini, ritenuti ignari della “minaccia tumore” nell’uso del telefonino. Il responsabile dell’unico centro ospedaliero sull’Elettrosensibilità, in esilio in America perché “isolato, lasciato solo”.
E i malati? Sempre più invisibili, auto-organizzati per evitare l’isolamento discriminante, alla faccia di handicap e barriere ambientali. Che succede a chi studia, cura o si occupa di informare l’opinione pubblica sui pericoli dell’elettromagnetismo?
Basta mettere in fila i fatti per trarne le conclusioni: intorno agli effetti biologici di radiazioni, onde non ionizzanti emesse da cellulari e Wi-Fi, s’è creato il vuoto. Conviene starne alla larga. L’ammonimento subdolo suona perentorio, come un cartello posto su fili elettrici scoperti: “Attenzione: pericolo scossa!”, ci si può (davvero) far male. Guai parlarne, tanto meno occuparsene. E’ quello che pensano ricercatori e tecnologi dell’ex ISPESL di Firenze, accorpati all’Inail per vedersi bloccata una ricerca il cui successo – dicono – “porterebbe la comunità scientifica a riconoscere definitivamente l’esistenza di effetti non termici dovuti a campi elettromagnetici deboli sulla salute umana”.

Immaginate le reazioni: se sapessero il rischio, cosa farebbero gli oltre sei miliardi di contraenti di servizi di telefonia mobile sparsi nel mondo?
Così, otto studiosi sono ricorsi al Tar Lazio perché gli restituisca autonomia scientifica, carriera e ricerca, compreso un finanziamento in perenzione da 450.000 euro per una sperimentazione preclinica che cura l’infarto sull’uomo, mai iniziata per burocratiche sabbie mobili all’italiana. Tra i ricorrenti, c’è pure il Dott. Fiorenzo Marinelli, responsabile dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna, autore di un ingombrante rapporto condotto nelle scuole sugli effetti genetici dei campi elettromagnetici ambientali su cellule in coltura, un nuovo metodo per valutare l’entità dell’esposizione adottato anche dalla Procura di Lanusei nel dimostrare il danno alla salute causato dai radar di Quirra (Ogliastra) poi sequestrati.
L’Inail – argomenta il ricorso – metterebbe il bavaglio ai loro studi, censurandoli, ledendo il potere di gestione e autonomia scientifica di uno staff d’eccellenza, che si avvale di collaborazioni del calibro del Prof. Luc Montagnier, Nobel 2008 per la Medicina. L’accusa? Conflitto d’interessi, una sovrapposizione corporativa tra controllato e controllore, emersa nell’inerzia tenuta nel riconoscimento (a ostacoli) del mesotelioma come malattia professionale dall’esposizione all’amianto e nel caso di Innocente Marcolini, neurinoma del trigemino, ulcera corneale, sindromi e deficit vari per uso prolungato e continuativo di telefonino e cordless aziendali. L’ultima parola, nello slalom tra tortuosi gradi di giudizio, l’ebbe la Suprema Corte di Cassazione: ‘cellulare-tumore’ è passato in giudicato, il nesso causale c’è, esiste, è giuridicamente riconosciuto. L’Inail paga l’invalidità dell’80% al danneggiato.
Consulente tecnico nella finora unica battaglia legale (in tema) vinta al mondo, fu Angelo Gino Levis, docente in pensione di Miogenesi Ambientale dell’Università di Padova, allievo di Lorenzo Tomatis (celebre oncologo-epidemiologo, già guida dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione che, nel 2011, classificò le radiazioni a microonde dei cellulari come “possibili agenti cancerogeni”) e Vice Presidente dell’Associazione per la Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog. Come gli otto ex Ispesl, anche l’A.p.p.l.e. (Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog) è ricorsa al Tar Lazio, denunciando il dicastero della Lorenzin, ma pure i ministeri Ambiente, Sviluppo Economico, Istruzione, Università e Ricerca. “Accertare e dichiarare l’illegittimità e l’inerzia dei suddetti – scrivono i legali dell’associazione nel ricorso – per adottare tutti i provvedimenti finalizzati ad assicurare alla popolazione idonea informazione sui rischi alla salute dei cittadini”. Appunto.
Sul fronte dei colpiti, cresce il numero degli invisibili. Gli ammalati lottano contro isolamento sociale e negazione del diritto a salute e cura, garantiti (guarda un po’) dalla Costituzione: l’Associazione Malati da Intossicazione Chimica e/o Ambientale si batte per il riconoscimento in legge nazionale cautelativa dell’Elettrosensibilità (malattia cronica immuno-neuro-tossica, sintomi da campi elettromagnetici), “poiché i limiti di sicurezza– dice AMICA – non tengono conto del Principio di Precauzione, essendo fortemente condizionati da interessi economici. E l’informazione è l’unico strumento dei cittadini per fare scelte più avvedute e chiedere a politici e medici maggiore attenzione per le cause tossiche ambientali”.
Riprova sul campo medico? Lo stato d’abbandono lamentato dal Prof. Giuseppe Genovesi, endocrinologo-immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, responsabile del Centro di riferimento della Regione Lazio per la prevenzione, diagnosi e terapia della Sensibilità Chimica Multipla, alter ego dell’Elettrosensibilità, Fatica Cronica, Encefalomielite Mialgica: nonostante l’apertura del nuovo Sportello Malattie Rare, primo ambulatorio in struttura pubblica d’Europa, e il riconoscimento di linee guida regionali (modello per regioni senza), la mancanza di fondi e personale di supporto spingono alla fuga un medico con liste d’attesa per ‘prima visita’ sino al 2015, prenotati da ogni parte d’Italia: “Sono isolato, mi hanno lasciato solo, forse la malattia da fastidio – lo sfogo del Prof. Genovesi – I vertici del dipartimento ospedaliero faticano a comprenderla: MCS-EHS sono sempre più malattie diffuse, non rare. Ma soprattutto sono malattie metaboliche, non psichiatriche, dovute all’esposizione anche a piccole dosi di sostanze tossico-nocive presenti nell’ambiente in cui viviamo – e qui il leitmotive, sulle note del de profundis dei ricercatori ex Ispesl (la musica non cambia!) – si preferisce spendere di più e male, pagando viaggi e cure all’estero dei pazienti più gravi, piuttosto che assisterli in una struttura italiana specializzata, organizzata, efficiente. A Luglio potrei andarmene in America”.


domenica 25 maggio 2014

DOSSIER SENTIERI, L’ITALIA DEI VELENI È SEMPRE PIÙ MALATA: AUMENTO TUMORI FINO AL 90%

Pubblicato il terzo rapporto degli epidemiologi dell'ISS sulle conseguenze sanitarie dell'esposizione ambientale nei Siti di interesse nazionale (Sin). L'incrocio di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri fa emergere dati sempre più drammatici. A Taranto eccesso di tumori alla tiroide, in dieci anni +58% tra gli uomini e + 20% tra le donne. E altrove è anche peggio. Ecco la mappa aggiornata sulle vittime in 18 aree da bonificare. Oggi question-time alla Camera sui risultati
Nelle aree più inquinate d’Italia i tumori sono aumentati anche del 90% in soli dieci anni. L’Italia dei veleni ormai è così, più si scava e più sembra lontano e improbabile l’antidoto che salverà il malato. E questo non vale solo per le ruspe che fanno affiorare fusti interrati. Vale anche per gli studi epidemiologici che nelle aree più inquinate del Paese registrano, anche negli ultimi anni, aumenti preoccupanti della mortalità, dell’incidenza oncologica e dei ricoveri ospedalieri. In particolare cancro della tiroide, tumore alla mammella e mesotelioma.
Pochi giorni fa, quasi in sordina, è stato pubblicato sul sito dell’Associazione degli epidemiologi il terzo dossier dell’Istituto superiore di Sanità sugli effetti sulla salute delle popolazioni esposte ai Sin, i Siti di interesse nazionale per le bonifiche. E’ l’aggiornamento dello studio “Sentieri”, realizzato dal Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’ISS dopo quelli realizzati nel 2010 e 2011. L’indagine intende approfondire il livello di compromissione della salute dei 5 milioni di italiani che convivono coi fumi dei camini delle centrali a carbone, intorno alle discariche tossiche o in prossimità delle industrie chimiche che hanno sversamento per anni i loro veleni contaminando terreni e acque.
Stavolta, i ricercatori dell’ISS hanno lavorato su tre banche dati diverse, incrociando le rilevazioni sulla mortalità aggiornate al 2010 (le precedenti prendevano in esame gli anni 2002-2005), l’incidenza oncologica per gli anni 1996-2005 e dati di ospedalizzazione relativi al periodo 2005-2010. “La scelta è motivata dal fatto che quando si ha a che fare con patologie ad alta sopravvivenza lo studio della sola mortalità porterebbe a sottovalutarne l’impatto effettivo”, spiega Roberta Pirastu, docente alla Sapienza e curatrice del rapporto Sentieri. E’ il caso del tumore alla tiroide per il quale in alcuni Sin sono stati rilevati incrementi sia per l’incidenza tumorale che per i ricoveri. Nell’area Brescia-Caffaro, ad esempio, l’incidenza dei tumori rilevata è +70% per gli uomini e +56% per le donne, ai Laghi di Mantova +74% e +55%, a Taranto +58 e +20. Anche i ricoveri in eccesso sono un bollettino di guerra: a Brescia +79 per gli uomini e + 71% per le donne, +84 e + 91 ai Laghi di Mantova, a Milazzo +55 e +24, a Taranto +45 e +32.
Tornando alla nuova indagine va detto che la scelta di includere nell’analisi l’incidenza oncologica ha limitato la ricerca ai 18 siti in cui è attivo un registro dei tumori. Ma lo studio sarà completo per gli altri dati (mortalità, ricoveri) in tutti e 44 entro la fine dell’anno. In ogni caso l’evidenza della ricerca è una e pesantissima: Taranto e i comuni dell’area campana della Terra dei Fuochi non sono gli unici territori in cui tocca correre ai ripari, programmare screening sanitari, biometraggi, analisi dei contaminanti, oltre a bloccare subito gli scempi ambientali e dar corso a rapide bonifiche.
Dall’analisi emerge con forza, ad esempio, la gravità dell’esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti nei SIN e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma. Eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano infatti a Biancavilla (CT) e Priolo (SR), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi. Ma anche nelle aree portuali di Trieste, Taranto, Venezia e dove ci sono industrie chimiche (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste). Questo, spiega il dossier, conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati “anche al di là di quelli riconosciuti tali in base alla presenza di cave d’amianto e fabbriche di cemento-amianto”.
Dall’analisi del profilo di rischio oncologico risulta anche una maggiore incidenza di tumore del fegato in entrambi i generi riconducibile a un “diffuso rischio chimico nei SIN”. Ma non si tratta solo di tumori. Per esempio, nel Basso bacino del fiume Chienti sono emersi eccessi per le patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che inducono a ipotizzare un ruolo causale dei solventi alogenati dell’industria calzaturiera. Sempre per le patologie renali è stato suggerito un approfondimento a Taranto. A Porto Torres (SS) si registrano eccessi in ambedue i sessi e per tutti gli esiti considerati (mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri) per patologie come le malattie respiratorie e il tumore del polmone, per i quali si suggerisce un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici; per le stesse patologie rilevate a Taranto è stato suggerito un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici.
Le conclusioni, con questi dati, dovrebbero essere un codice rosso per la politica sanitaria e ambientale, a livello nazionale e locale. Per tutti i SIN si chiede di acquisire maggiori conoscenze dei contaminanti presenti nelle diverse matrici ambientali per meglio stimare l’esposizione attuale e pregressa.  Ma non è affatto scontato che succeda, come dimostra il caso dello studio sull’esposizione sanitaria bambini da un anno nel cassetto del Ministero in attesa di 350mila euro di fondi. Anche per questo, a fronte di numeri tanto allarmanti, oggi stesso ci sarà un question time in aula sollevato dal gruppo dei Cinque Stelle. Alberto Zolezzi e gli altri componenti del gruppo alla Camera chiederanno al ministro dell’Ambiente. L’intero progetto Sentieri, va detto, ha costi contenuti, e tuttavia poche certezze di andare avanti: le prime due edizioni (2010 e 2011) sono costate solo 250mila euro, la terza (2014) circa 130mila. E questo grazie al fatto che il gruppo di lavoro ristretto , compresi curatori e autori del rapporto, sono dipendenti dello Stato, dell’ISS, del ministero, dei Registri dei tumori. Poi ci sono tre contrattisti precari che costano 50mila euro l’anno. “In effetti, costiamo pochissimo”, raccontano loro.
Andare avanti, nonostante le scarse risorse a disposizione , è però necessario. Il rapporto indica espressamente l’impellenza di avviare o proseguire programmi di biomonitoraggio umano per una serie di SIN, tra gli altri, Brescia-Caffaro e Trento. Sono stati inoltre raccomandati programmi di ricerca relativi alla catena alimentare in sub-aree ben definite del Litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano. Lo studio fornisce poi dati tali da rendere indifferibili le azioni di bonifiche, non solo per Brescia-Caffaro ma anche a Biancavilla, dove gli eccessi riscontrati per mesoteliomi e tumori maligni della pleura in entrambi i sessi sono riconducibili a un’unica fonte di esposizione, una cava di materiale lapideo contenente una fibra asbestiforme di nuova identificazione, la fluoro-edenite.
In siti più complessi, come quello di Taranto, i risultati di Sentieri e l’insieme delle conoscenze disponibili “attribuiscono un ruolo specifico alle esposizioni ambientali”. Conoscenze “ricche e solide che rendono ora possibile prevedere procedure di valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario (VIIAS)”. Tocca solo vedere se ci sarà la volontà di realizzarle nelle aree produttive compromesse, anche al prezzo di scoprire che il binomio tra lavoro-salute, che divide ormai l’Italia, non può essere risolto dal compromesso. 


ELETTRODOTTO, IL MINISTERO CI METTE LA PIETRA DEFINITIVA. PROCEDURA ARCHIVIATA CON ESITO NEGATIVO.

Festeggia il Comitato : Vittoria: nessun elettrodotto. Terna si arrende!

Si è concluso il procedimento di Via per l'elettrodotto ad alta tensione tra Monte San Savino e Santa Barbara: il progetto di Terna è stato archiviato con esito negativo. "Finalmente una buona notizia", è il commento a caldo del Comitato Alta Tensione
L'elettrodotto ad alta tensione tra Santa Barbara e Monte San Savino non si farà. La parola definitiva l'ha pronunciata il Ministero dell'Ambiente, che ha concluso tutta la procedura di Valutazione di impatto ambientale. Dopo i 'no' arrivati dai comuni attraversati nel progetto e dalla Regione Toscana, il Ministero non ha potuto far altro che confermare il parere negativo.
Procedura archiviata, dunque, e il progetto di Terna viene cancellato. Il tutto, nonostante le varianti, integrazioni e modifiche proposte dall'ente, gestore della linea elettrica nazionale, nel corso dei quattro anni trascorsi dal momento della presentazione della prima istanza, nel maggio del 2010.
A prevalere, dunque, è stata la linea del 'no all'elettrodotto', quella portata avanti dal Comitato Alta Tensione fin da subito: no ad una linea che, per le modalità di progettazione, avrebbe deturpato un paesaggio rurale di pregio; ma anche, no ad un progetto per una vera e propria autostrada dell'energia elettrica di cui nessuno aveva dimostrato la necessità.
"Finalmente una buona notizia", è il commento a caldo dei membri del Comitato. La loro linea di difesa del territorio, nel corso degli ultimi mesi, era stata sposata anche dai consigli comunali dei sette comuni attraversati dall'elettrodotto (Bucine, Castelnuovo Berardenga, Cavriglia, Civitella in Val di Chiana, Monte San Savino, Montevarchi) e in seguito dalla Regione Toscana. Ora, dunque, il no definitivo.

FONTE : VALDARNOPOST


FONTE : INFORMAREZZO

sabato 24 maggio 2014

ISOLA D’ELBA, “INVASIONE DI ANTENNE PER I CELLULARI”

Legambiente contro le compagnie
Installazioni a Porto Azzurro, Campo nell'Elba e Portoferraio. Nel primo caso il sindaco esprime "perplessità", ma Soprintendenza e Arpat danno il via libera. Gli ambientalisti: "Troppo vicine ai centri abitati"
Legambiente torna alla carica contro l’installazione di antenne per la telefonia mobile all’Isola d’Elba. Il territorio – attacca la sezione Arcipelago Toscano – sembra essere “nuovamente alla mercé delle compagnie telefoniche che installano dove e come vogliono le loro antenne, sfregiando paesaggi e habitat”. L’associazione ambientalista parla di “occupazione anarchica” del territorio a danno dell’ambiente “e dei diritti dei cittadini alla salute e all’informazione”: agli 8 Comuni elbani (la maggior parte dei quali accusati di “complice disinteresse“) viene perciò chiesto di sospendere le autorizzazioni per nuove strutture fino a che non sarà approvato “un Piano comprensoriale per la telefonia”. L’obiettivo è fare ordine tra le questioni di ordine urbanistico, ambientale e paesaggistico. A puntare il dito contro “il proliferare incontrollato di antenne” è anche il Comitato No elettrosmog.
Nel mirino del Cigno Verde finiscono la stazione radio base Wind attualmente in costruzione a Porto Azzurro (la pratica edilizia venne avanzata nel 2007 da Nokia Siemens su incarico appunto della società di telefonia mobile), la richiesta di autorizzazione per una nuova stazione Vodafone a Portoferraio e il finto cipresso di 17 metri (“suppostone di plastica verde”) che a Campo nell’Elba avvolge dall’agosto scorso l’antenna Vodafone. A Porto Azzurro il caso è stato nei giorni scorsi sollevato da alcuni residenti e dal gruppo consiliare di opposizione. Al sindaco è stata presentata un’interrogazione poichè “la questione sta creando tra la popolazione un condivisibile allarme”. Secondo Legambiente i cittadini non sarebbero stati adeguatamente consultati e il manufatto in costruzione sarebbe troppo vicino alle abitazioni.
Luca Simoni, sindaco di centrodestra di Porto Azzurro, precisa però che il Comune “non ha mai rilasciato concessione edilizia”: l’amministrazione comunale – spiega il primo cittadino – ha infatti sempre espresso “perplessità” sulla localizzazione del manufatto, anche perché “quel terreno era stato destinato nel nuovo Regolamento urbanistico a parcheggio pubblico”. La svolta a favore della società è però arrivata a seguito della sentenza d’appello del Tar e dei pareri favorevoli della Soprintendenza e dell’Arpat. Simoni precisa comunque che il livello delle emissioni elettromagnetiche verrà costantemente monitorato.
Una struttura simile potrebbe presto sorgere anche a Portoferraio, in località La Biodola (anche in questo caso località balneare che d’estate è affollatissima). La richiesta d’autorizzazione è stata presentata nelle scorse settimane al Comune da parte della società Vodafone-Omnitel. Legambiente ricorda polemicamente “le inamovibili antenne” piazzate in passato a Portoferraio in località Puntale e sottolinea che la nuova antenna verrebbe installata “ancora una volta a un passo dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ancora una volta in un’isola che fa parte di un International bird area e di Rete Natura 2000 dell’Ue”. A chiedere di rigettare la richiesta di autorizzazione è anche il “Comitato No elettrosmog”.
Lo scontro sulle antenne per la telefonia mobile si era riacceso lo scorso agosto a seguito dell’installazione a Campo nell’Elba di una stazione radio base Vodafone. L’operazione è andata a buon fine malgrado oltre 400 firma di protesta, la presentazione di alcuni esposti e roventi polemiche sul suo iter autorizzativo . L’antenna, alta circa 17 metri, si trova in una vigna a una cinquantina di metri dalle abitazioni. La struttura è stata nascosta e avvolta all’interno di un finto cipresso di plastica. “Camuffamento” che aveva spinto Legambiente a parlare appunto di “orribile suppostone di plastica verde”. La “guerra” contro le antenne non è ancora finita.


BARLETTA, AL VIA NUOVA FASE RIMOZIONE DEGLI ELETTRODOTTI

Le operazioni, a cura della ditta appaltatrice incaricata dalle Ferrovie,avranno una durata stimata in circa venti giorni e porteranno a compimento l’atteso intervento di risanamento ambientale dei quartieri Borgovilla e Patalini, il cui progetto complessivo è finanziato dall'Amministrazione comunale per 12,5 milioni di euro.
Dei due elettrodotti di media tensione di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana, anche quello proveniente da Canosa è in stato di esecuzione avanzata (il completamento è previsto entro la fine dell’anno),mentre l’intervento per il terzo elettrodotto sulla linea di proprietà della società Terna, sempre proveniente da Canosa di Puglia, è di fatto già eseguito.
I lavori per l’interramento degli elettrodotti di proprietà della Rete Ferroviaria Italiana hanno ritrovato impulso dopo la firma, il 25 luglio 2013, di un atto integrativo e modificativo della convenzione del 2009 tra il Comune di Barletta e le stesse Ferrovie, che ha consentito di rimodulare il crono programma dei pagamenti sospesi a causa del patto di stabilità che limitava la possibilità di corrispondere nell'esercizio finanziario di competenza quanto dovuto rispetto allo stato di avanzamento dei lavori.
Si sono così scongiurati pesanti sospensioni e ritardi nella prosecuzione dei lavori, determinanti anche per il completamento delle opere di urbanizzazione nelle aree della nuova 167.

venerdì 23 maggio 2014

CASCINA GATTI / SESTO : DISTRUTTO LO SPAZIO PER LE GRIGLIATE DELLA MADONNA DEL BOSCO

E’ accaduto di nuovo: il forno per le grigliate alla Madonna del Bosco di Sesto San Giovanni, gravemente danneggiato da vandali cretini ad inizio 2014, che era stato ricostruito grazie all’interessamento della Guardia ecologica volontaria Arselio Sbardella, insieme ad altre Gev e ai cittadini, è stato oggetto di un vandalismo gravissimo.



Ignoti hanno appiccato fuoco all’intera struttura, che è completamente bruciata. Non solo il forno, ma anche il tetto, i tavoli e tutto ciò che c’era è finito carbonizzato. Un danno ancora più grave della prima volta. A questo punto l’amministrazione comunale deve cercare di capire per quale motivo qualcuno non vuole quell'area per grigliate. Dispetto? Atto intimidatorio? Esasperazione?

CALABRIA: A BOTRICELLO ASSESSORE PROTESTA SU TETTO COMUNE PER INTERRAMENTO ELETTRODOTTO

Botricello  Una singolare protesta dell'assessore all'Ambiente del Comune di Botricello, un centro del litorale jonico catanzarese. Per sollecitare l'interramento dell'elettrodotto, evitandone il passaggio tra le case del paese, Salvatore Procopio è salito sul tetto dell'edificio che ospita il Comune. La protesta si è protratta per alcune ore fino a quando Procopio non è stato convinto a scendere dal tetto del Comune dai vigili urbani.

"Ho voluto richiamare l'attenzione - ha detto l'assessore Procopio - sul ritardo che registra l'inizio dei lavori d'interramento dell'elettrodotto. Da assessore ho lottato cinque anni perché questo progetto venisse approvato e finanziato, sottolineando in più occasioni i pericoli che derivano dalle emissioni di campi elettromagnetici della linea elettrica a media tensione. È intollerabile che, malgrado sia tutto pronto da tre mesi, i lavori d'interramento non siano ancora iniziati".

FONTE : LAMENTINO.IT

giovedì 22 maggio 2014

TERNA, SINDACO IN REGIONE CON I CITTADINI CONTRO I TRALICCI

Il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, sarà al fianco dei cittadini dell'Oltreserchio contro il progetto del nuovo elettrodotto e della stazione elettrica che Terna vuole realizzare, smantellando parte del tracciato già esistente. Lo ha confermato il primo cittadino questa mattina (21 maggio), nel corso di un incontro in Comune con i rappresentanti del comitato Starc, che si è costituito contro il progetto dei nuovi tralicci sulle colline tra Balbano e Nozzano ( L'articolo )Non solo. E’ stato lo stesso Tambellini ad invitare il comitato a prendere parte ad un confronto in Regione, per analizzare l'iter procedurale e saggiare la posizione dell'ente, per proseguire una battaglia che, a questo punto, soprattutto dopo la presa di posizione del consiglio comunale e il parere con il quale Palazzo Orsetti boccia il progetto Terna su tutta la linea ( Leggi ), sembra destinata ad essere comune.
L'incontro non è ancora fissato, ma Tambellini si è impegnato di fronte alla delegazione di cittadini a richiederlo nel più breve tempo possibile, sicuramente prima dell’8 giugno, termine per la presentazione delle osservazioni ambientali, previste dall'iter della Via che è ancora in corso.
“E’ stato un confronto molto positivo - sottolinea Simone Lena, del comitato Starc - perché il sindaco ci ha dato prova della sua piena disponibilità nei nostri confronti. Siamo soddisfatti dell'interessamento del primo cittadino e più che lieti di essere considerati degli interlocutori, anche in sede di Regione”.
La posizione dell'ente regionale è, in effetti, decisiva per la realizzazione del progetto presentato da Terna, e già il consiglio regionale, approvando all'unanimità una mozione, si è già espresso contro i tralicci nell'Oltreserchio. 
C'è attesa anche per le risposte sulla richiesta di inchiesta pubblica, proposta dall'amministrazione comunale al Ministero, per favorire la maggior partecipazione e concertazione possibile su un progetto che non piace a Palazzo Orsetti e al consiglio comunale, che chiede alternative o comunque l'interramento del tracciato.
Intanto, nell'Oltreserchio prosegue la mobilitazione in vista delle scadenze previste dalla procedura di Via. Ma i cittadini, soddisfatti degli ultimi successi incassati, stanno organizzando anche una serata di festa, che dovrebbe svolgersi il prossimo 1 giugno.

BIMBA PRENDE SCOSSA SULL’ALTALENA: COLPA DELL’ELETTRODOTTO

Il sindaco «giochi subito rimossi, parco riaperto. Approfondiamo con i tecnici Rfi l’anomalia»
Il 20 maggio una bimba che stava giocando sulla teleferica del parco pubblico Falcone-Borsellino di Roncadelle ha preso una piccola scossa elettrica. Forte lo spavento dei genitori che hanno immediatamente contattato polizia locale e carabinieri, intervenuti sul posto insieme al sindaco Michele Orlando, ai vigili del fuoco, tecnici Enel e delle ferrovie italiane. I giochi in ferro e legno hanno fatto da ponte con i sovrastanti fili dell’alta tensione ferroviaria. Il parco è stato posto sotto sequestro per una nottata e riaperto la mattina del 21 maggio dopo che i giochi «incriminati» (due altalene e la mini-teleferica) sono stati rimossi. Dalle verifiche effettuate è stata infatti riscontrata una leggera tensione sia sulle due altalene (20 volt) che sulla teleferica (120 volt).

PONTE ELETTRICO CON I CAVI DELLE FERROVIE

Il sindaco Michele Orlando ha prontamente risposto alla cittadinanza con un comunicato pubblicato sul sito web del comune: «I giochi in questione presentano strutture di sostegno in legno ancorate al terreno; le catene delle altalene sono in ferro, così come i cavi della teleferica; i seggiolini sono invece di plastica. Se le strutture di sostegno fossero state di ferro, si sarebbe verificata la cosiddetta “messa a terra” e nessun fenomeno si sarebbe verificato, come in effetti è stato riscontrato nelle altre strutture (altri giochi, panchine, lampioni) che non hanno manifestato alcun problema». Martedì sera i tecnici hanno prima interrotto la linea che alimenta l’illuminazione pubblica della zona, poi la linea della bassa tensione che alimenta le abitazioni private. Ma il problema rimaneva. E’ stata poi tolta la corrente all’elettrodotto che alimenta la linea ferroviaria, e il problema è sparito( leggi QUI l’articolo completo )

FONTE : CORRIERE DELLA SERA

SCARICHE ELETTRICHE VAGANTI SOTTO L'ELETTODOTTO

Nel mirino dei tecnici ci sono i tralicci dell'alta tensione che incombono sull'«oasi». Il sindaco: «Test sempre ok».
Sul parco giochi di Roncadelle incombe il rischio di micro scariche elettriche. Il fenomeno allo studio dei tecnici ha fatto scattare martedì il divieto di accesso all'oasi per l'infanzia in via Falcone e Borsellino. Una misura precauzionale in attesa di appurare l'entità, l'origine e soprattutto gli eventuali pericoli legati all'elettrosmog. L'allarme è stato lanciato l'altra sera da una coppia di genitori. «La famiglia ci ha segnalato che la loro bambina aveva avvertito una leggera scossa mentre giocava sulla teleferica» conferma il sindaco di Roncadelle, Michele Orlando. La struttura, una sorta di carrucola che consente ai bambini di spostarsi in sospensione da un lato all'altro di due supporti, si trova sotto un traliccio dell'alta tensione. «Sul posto abbiamo inviato gli agenti della Polizia locale che si sono messi a disposizione dei carabinieri e dei Vigili del fuoco impegnati nel sopralluogo», continua il sindaco. Una squadra di addetti del pronto intervento dell'Enel e della Rete ferroviaria Italiana ha effettuato un accurato controllo con l'ausilio di sofisticate apparecchiature.
«È stata riscontrata una leggera tensione pari a 20 volt sulle due altalene - spiega Orlando -, mentre sulla teleferica il livello è di 120 volt».
Il fenomeno si manifesta con una lieve scossa, quasi impercettibile sulle altalene e un po' più forte sulla teleferica. La dispersione di energia - secondo i tecnici - sarebbe da ascrivere all'elettrodotto che sovrasta il parco che alimenta il traffico ferroviario sulla Milano - Venezia. Cause e dinamiche del fenomeno non sono però ancora chiare. Ieri sono stati rimossi i giochi esposti alle scariche. «È giusto sottolineare - afferma il sindaco - che prima di realizzare il parco, il Comune ha commissionato diversi studi in merito all'inquinamento elettromagnetico e in relazione all'elettrodotto Rfi. I test dell'Arpa del 2002 affermavano che per quanto riguarda il campo elettrico si sono registrati valori dello stesso ordine di grandezza rispetto al limite normativo, mentre per l'induzione magnetica i parametri registrati durante le misure prolungate nel tempo sono risultati almeno tre volte inferiori alla soglia di sicurezza». Certo è che un parco giochi per l'infanzia sotto i tralicci, una certa inquietudine la mette a priori. L'episodio rilancerà le annose polemiche sui cavi dell'alta tensione sospesi sulle aree relax della provincia.
Emblematico il caso del parco di Lovernato a Ospitaletto, dove da quasi due anni è in atto un braccio di ferro fra il Comune e la Terna, proprietaria delle mega infrastrutture per il trasporto di energia installate in un'area di grande valenza storico culturale