Precisazione; per correttezza rettifichiamo quanto affermato in precedenza perché non eravamo al corrente dei finanziamento di Regione, nel febbraio del 2019 l'assessore Lamiranda ci illustrò il progetto con un onere di costo complessivo di 4.305.000 di euro finanziati da Regione Lombardia di cui circa 2.000.000 di euro affidati al comune di Sesto S.G. per i lotti C e D il restante ad ALER per i lotti F; H e I
Nulla da dire sul
progetto "urbanistico" che riteniamo valido, sempre che non venga vandalizzato
il giorno dopo la consegna al quartiere.
Il tema delle bonifiche siamo riusciti ad affrontarlo nel dettaglio solamente perché abbiamo
posto una domanda diretta a fine presentazione, e sinteticamente prevede un inizio lavori con
l’asportazione del terreno contaminato, per una profondità di
circa 1 / 1,5 metri a causa dei numerosi sottoservizi interrati come le linea della corrente, linee gas, luce fogne ecc.., che di fatto impediscono di scendere oltre quella quota, dopodiché verranno stesi teli di plastica per
isolare gli inquinanti e riportato materiale “pulito” sul quale
piantumare ed installare / costruire le attrezzature presentate
(campo da bocce, giochi ecc..).
Non ci
dilungheremo sulla configurazione del campo da bocce o del tipo di
piante scelte, nel nostro racconto vi raccontiamo quello che invece
cos’è emerso durante il dibattito finale.
La domanda posta
chiedeva di spiegare cosa è stato trovato nel sottosuolo come
materiale inquinante e lo scopo del laghetto per limitare la
percolazione.
La geologa dell'ufficio ambiente del comune ha spiegato che l’indagine condotta è stata accurata ed ha
preso molto tempo agli uffici preposti collaborando anche con ARPA, ATS e uff. della Regione e città Metropolitana, ha visto l’esecuzione di carotaggi (con perforazioni a
4 metri) o scavi in trincea (che prevedono uno scavo ad una
profondità compresa da un min di 50 cm fino ad un max di 1,5 metri
circa) che hanno evidenziato praticamente la presenza di idrocarburi e di tutti i
metalli pesanti conosciuti (cromo esavalente compreso) oltre ad
inerti e scarti normalmente presenti in una comune discarica, ammettendo pubblicamente che il quartiere è stato costruito su una cava usata per
estrarre argilla ed utilizzata successivamente come discarica.
E’ stato
spiegato correttamente anche che l’opera è degli anni 70 (
1972-1978) antecedente alla prima legge ambientale risalente ai primi
anni del 1980, giustificando così la scelta fatta quei tempi (per noi scellerata) di
costruire senza bonificare.
La spiegazione e la ricostruzione la consideriamo precisa e corretta, ci rimane il dubbio di come
la politica (di allora), anche in assenza di leggi di tutela
sanitaria e ambientale abbiano potuto consentire, ed autorizzare la
costruzione di un quartiere di circa 2000 persone sopra (SOPRA)
una discarica utilizzata dalle azienda del comparto metallurgico
presente allora.
Sulla presenza del laghetto presentata come una vasca di
laminazione delle acque piovane (perché c’è un obbligo di legge in merito),
precisiamo che questo è vero in parte, il laghetto non è una vasca
di laminazione (le vasche di laminazione trattengono le esondazioni
di fiumi vedi parco nord), ma una vasca di contenimento e di raccolta delle acque
piovane che prima di essere immesse nella rete fognaria deve
decantare per non aumentare la fase di picco al depuratore, quello
che non è stato spiegato è il perché tutto il progetto verte intorno a questa vasca.
Proviamo a darla noi la spiegazione, quanto progettato non raccoglie solo l’acqua che deve essere smaltita nella rete fognaria, ma anche l’acqua che normalmente viene assorbita dal terreno, in realtà è stato omesso di spiegare (e non ne comprendiamo il motivo in quanto valore aggiunto del progetto) che in questo caso sarebbe causa di percolazione negli strati inferiori, ricchi di metalli pesanti che rischierebbero di inquinare la falda, in questo modo si riduce drasticamente il rischio di percolazione nel terreno.
La quantità d'acqua che si infiltra nell'ammasso di rifiuti e che, dopo averlo saturato, giunge fino al fondo della discarica costituisce il percolato. Tale infiltrazione, attraversando la massa del rifiuto in via di decomposizione, incrementa il proprio contenuto di sostanze sospese e disciolte, creando un miscuglio di composti organici ed inorganici in fase acquosa, con caratteristiche proprie di un liquame altamente inquinante. La formazione del percolato è causata da differenti fenomeni, spesso concomitanti:
a) rilascio di parte dell'acqua originariamente contenuta nel rifiuto (cioè dell'umidità iniziale);
b) produzione di acqua di processo, per via delle reazioni di natura biochimica che si verificano in discarica;
c) attraversamento e conseguente lisciviazione dei rifiuti da parte di acque di origine meteorica.
Dei tre fenomeni citati, l'ultimo contribuisce in maggior modo alla formazione del percolato (anche se i rimanenti due consentono spesso di giustificarne l'origine, pure in assenza di eventi meteorici), in questo modo si può affermare che la quantità di percolato che si forma in una discarica controllata è legata soprattutto alla piovosità, all'altezza ed alla compattazione dei rifiuti.
Un po' diverso da quanto esposto, e soprattutto minimizzato durante l’esposizione, il progetto di per se non è un cattivo progetto anzi rappresenta anche un passo in avanti rispetto a quanto fatto fino ad ora (ovvero il nulla), la tecnica di “incapsulamento del terreno inquinante” è una tecnica diffusa e utilizzata, l’alternativa sarebbe stata quella di spostare un quartiere intero e incominciare una bonifica dopo aver abbattuto i caseggiati con costi di centinaia di milioni.
Questo è il
risultato di politiche passate “folli” , che paghiamo oggi, mirate solo a garantire lavoro
(a spese dell'ambiente e della salute autorizzando sversamenti di ogni genere) e case (di bassa qualità
senza una progettazione “sociale”), senza vedere gli eventi nel loro complesso e gli effetti che generano nel breve, medio e lungo termine, e non crediamo alle giustificazioni legate
all’ignoranza del tempo, o alla poca sensibilità ambientale (negli
anni 70 sia la conoscenza che la sensibilità era già presente) ma più ad incapacità e incompetenza (e forse anche qualcos'altro...).
L’aspetto
positivo di tutto questo è che si incomincia a fare qualcosa (anche se con tempi biblici) quello
negativo che per lo scempio fatto non pagherà nessuno, e sarà eseguito al momento solo su due lotti il C e il D (su cinque F; H; I a carico di ALER), quindi meno della
metà del quartiere (che è stato diviso in 8 lotti di intervento), non siamo proprio convinti che una esposizione di questo genere non abbia generato una caratterizzazione sanitaria e sarebbe stato opportuno chiedere ad ATS un'analisi epidemiologica dettagliata, in contemporanea con l'inizio della progettazione (avvenuta 15 anni fa) in modo da comprendere se l'intervento proposto fosse valido o inefficace.
Se il risultato
finale porterà il quartiere a diventare un centro attrattivo per le aree limitrofe o meglio un’area inclusiva per i cittadini è auspicabile, ma è
presto per dirlo, certo il continuo degrado e i continui vandalismi quotidiani
non danno certezze in merito anche perché come sempre accade in
questi casi ad azioni concrete di rigenerazione urbana non seguono
mai azioni sociali di contrasto alla microcriminalità o di supporto all’emarginazione e integrazione (che probabilmente avrebbero uguale peso economico, ma qui si entra in un'altra sfera che mai si è voluto
affrontare e crediamo mai si affronterà) in questo modo si rischia
di rendere vano lo sforzo che si sta cercando di fare.
E’ stato promesso che sul sito del comune di Sesto San Giovanni verranno pubblicate tutte le slide presentate durante l'incontro.