Il 19 luglio alle ore 18:30 doveva tenersi la consulta dell'ambiente per la seduta di luglio, come da convocazione inviata dal presidente Pogliaghi insieme al verbale della seduta di giugno. Invece con grossa sorpresa da parte dei rappresentanti di comitati e associazioni (che ormai si contano sulle punta delle dita di una mano), siamo venuti a conoscenza che la consulta era stata ANNULLATA senza dir nulla a chi in questi anni ha da sempre garantito la presenza e il supporto a tutti gli argomenti discussi. Ci complimentiamo con il comportamento tenuto che rispecchia ampiamente la considerazione che questa giunta ha delle associazioni e comitati che si occupano dei problemi ambientali e dei quartieri
Nella consulta dell'ambiente del 21/06/2021è stato fornito un quadro sull'avanzamento del progetto relativo alla Terrazza Bottoni da parte dell'assessore all'ambiente, informandoci (come se non lo sapessimo!) che attualmente i lavori sono fermi con la rimozione rifiuti a causa di ritrovamenti di sabbie di fonderia non previste che hanno portato ad una variazione dei codici CER inizialmente previsti e necessitato lo stop sia finanziario che tecnico dell'intervento, attualmente c'è una procedura di affidamento tecnica in corso, conclusasi il 23 giugno e dopo aver eseguito le verifiche amministrative verrà ripresa l'attività prevista per i primi giorni di luglio.
Su quest'ultimo punto c'è il forte dubbio che si voglia nascondere la realtà (come ad esempio è stato fatto sugli abbattimenti di 100 platani al villaggio Falck.).
Avendo da sempre contestato la modalità di ricerca degli inquinanti che abbiamo reputato, come metodologia, insufficiente per la storia che ha avuto quest'area ed avendo avuto ragione ad affermare che non si sarebbero trovati solo rifiuti solidi urbani ma altro materiale, alla domanda se siamo sicuri di avere trovato tutti i materiali presenti nel terreno? la risposta è stata vaga e generica.
Non abbiamo più fiducia, la terrazza racchiude praticamente tutte le incapacità politiche, progetto finito cinque anni fa, è stato volutamente ritardato presentando più scuse (la più bella è che mancavano le analisi sui cementi armati!!!), si è voluto proseguire con la posizione precedente che si è rifatta ad analisi che abbiamo contestato per essere troppo dispersive, la pre-analisi che ha portato a redigere un progetto di rimozione rifiuti per 60.000€ si è dimostrata errata ( ad oggi ci viene confermato una spesa di circa 120.000 €), la cosa più assurda che nel momento in cui riprenderanno i lavori e si presenteranno atri inquinanti non previsti ci si dovrà fermare con un relativo aumento del costo di pulizia oltre al fermo del del cantiere (cosa probabile a meno che non si decida di nascondere ciò che trova).
Non abbiamo più fiducia.
Soprattutto dopo aver ricevuto informazioni riguardo al ritrovamento di batterie e relativo acido (poi smentite) e del ritrovamento di amianto (dichiarazione del sindaco durante il consiglio comunale del 27 maggio al minuto 26,56) anche questo prontamente smentito e giustificato come lapsus.... (un po' difficile da credere!!)
Una cosa è certa, i lavori restano fermi al palo.
Del fantomatico "contest" per trovare il nome alla terrazza non vi è traccia.
Sono costanti i parcheggi abusivi come lo sversamento dei materiali, e ora abbiamo anche macchine con prostitute che si appartano in pieno giorno di fronte a ragazzini e bambini.
Siamo allo sbando, aspettando risposte (che non arrivano) constatiamo che di controlli non se ne vedono come non si vede la catena rimossa sei mesi fa e MAI RIMESSA che di fatto autorizza l'idiota di turno a fare ciò che vuole.
Pubblichiamo
altre foto inviate dagli amici del Comitato di Cascina Gatti che testimoniano come
la ZTL di via Fratelli Di Dio non venga rispettata e soprattutto non venga
FATTA rispettare, siamo ancora in attesa (ormai da più di un mese) di una
risposta alla richiesta di spiegazioni inviata all’assessore di competenza e al
Sindaco.
Rimane sempre
valido l’invito ad immortalare tali violazioni ad inviarci le foto che
provvederemo a pubblicare.
L’ Associazione Sottocorno ha sempre chiesto nel corso degli anni la dismissione dell’inceneritore, la sua demolizione e la relativa bonifica dell’area da destinarsi a BOSCO ripristinando in questo modo la sede originaria dell’alveo del fiume Lambro.
Questo perché, solo in questo modo, si sarebbero ELIMINATI totalmente le emissioni inquinanti e l'eventuale inquinamento acustico e olfattivo generato dal normale funzionamento dell’impianto. Consideriamo vergognoso sentire oggi, a distanza di anni, proclami sulla trasformazione in atto dell'area industriale di via Manin. Fondamentale precisare che tale scelta obbligava in tempi brevissimi ad una gestione dei rifiuti molto differente da quella attuale e votata a porsi come obiettivo il 100% sul recupero e riciclo del rifiuto stesso, cosa quasi impossibile anche solo vedendo cosa si raccoglie oggi in città nonostante le trionfali esclamazioni politiche a riguardo. Invece la classe politica ha scelto, senza ascoltare la cittadinanza in maniera molto trasversale andando da una giunta di sinistra ad una giunta di destra, di procedere con un progetto di riconversione dell'impianto attraverso un progetto di revamping dell'area, che ci piace ricordare, per non togliere il merito a nessuno, che è stato partorito anni fa dalla giunta precedente guidata da Monica Chittò (con l'assessorato all'ambiente di Rifondazione Comunista) e sul quale dopo un lungo ed estenuante confronto siamo riusciti ad ottenere:
una data certa sullo “spegnimento” dell’inceneritore.
l’impegno di pubblicare (online) i valori delle emissioni e i limiti di riferimento.
far accettare limiti cautelativi (di molto inferiori ai limiti di legge).
far fare un processo di Valutazione di Impatto Ambientale (nonostante non ce ne fosse l'obbligo).
ottenere compensazioni ambientali per la città e la cittadinanza (e non come successo fino ad ora regalando alla società di turno concessioni e terreni e lasciando il nulla alla cittadinanza)
la possibilità di costituire un organo di monitoraggio che avesse indipendenza economica, di espressione a guida civica (i rappresentanti delle associazioni hanno la maggioranza in caso di parità di voto).
Non ci nascondiamo NON era quello che volevamo, ma riconosciamo che per la prima volta è stato messo in discussione un progetto calato dall'alto: aumentando di cinque milioni di euro l'investimento iniziale, migliorando lo sviluppo e il processo industriale iniziale. Considerando che tutto questo è sostenibile
da un punto di vista economico (senza aggravio di costi per la comunità),
da un punto di vista occupazionale (non verranno lasciati a casa i lavoratori)
e, anche se a qualcuno non piace ammetterlo,
da un punto di vista ambientale
visto che i modelli definiscono proiezioni di emissioni che in alcuni casi saranno così basse da far fatica a rilevarle e complessivamente di molto inferiori a quelle emesse fino ad oggi, considerando che il progetto alternativo prevedeva la creazione di un impianto di incenerimento rifiuti pari a 100.000 tonn/annue ( non ai 14000 t/annue di fanghi ). Rimane ancora del tutto oscuro il discorso sulla localizzazione corretta di un impianto del genere, che abbiamo sempre affermato non essere propriamente idoneo ad un'area urbanizzata come la nostra ed identificando l'area del depuratore di Rozzano come la migliore in tutta l'area metropolitana per un impianto di questo genere. Ad oggi nessuno ha mai dato spiegazioni in merito, forse un giorno verremo a conoscere la verità , forse quando cadrà il muro di omertà che nasconde la scelta politica fatta. Non ce la prendiamo con chi si è svegliato oggi oppure era presente in silenzio e solo ora si è interessato al problema, riteniamo però che chi allora sapeva e ha deciso volutamente di non esporsi, oggi, a distanza di cinque anni dallo sviluppo del progetto (datato 2016 e dove ora poco si può fare), ha deciso di fare propaganda: una propaganda che nasconde mezze verità quando a tempo debito ci si è VOLUTAMENTE TIRATI INDIETRO. Alcuni si sono tirati indietro arrivando persino a nascondersi durante gli incontri pubblici, quando invece si poteva contestare il progetto e sostenere con forza un altro tipo di sviluppo su quell'area: questo comportamento lo consideriamo qualunquismo di stampo POLITICO. I principi espressi su vari volantini che circolano sono sicuramente condivisibili, ma bisognerebbe porsi la domanda del "perché espressi fuori tempo o meglio volutamente espressi fuori dai tempi." Abbiamo attaccato "il sistema" QUANDO SI POTEVA OTTENERE QUALCOSA, contrapponendoci negli incontri pubblici, nei consigli comunali aperti e depositando (tramite PEC in data 8-08-18 ) nelle note al PGT un documento di 40 pagine suddiviso in 21 capitoli chiedendo espressamente nel punto 6 la CHIUSURA INCENERITORE E RIMESSA AREA A BOSCO in modo che facesse parte del PMVL, ma eravamo soli. Non abbiamo pregiudizi ideologici, ci poniamo degli obiettivi e, a differenza di qualcuno, spesso li raggiungiamo, anche se la realtà è differente da come viene esposta da chi si pone sull'altare della verità assoluta, come sempre si professa sempre bene, tutti perfetti ma si razzola sempre male e soprattutto ci si tira sempre indietro quando c'è da scontrarsi. L'amarezza e la delusione nel leggere oggi posizioni estreme, condite da mezze verità è tanta.
Purtroppo è così, lo scandalo dei fanghi tossici utilizzati come fertilizzante riguarda in primis la Regione Lombardia (Milano compresa) ovvero il settore agricolo che consideravamo a km zero, sbandierato a più non posso in ogni occasione come modello di economia circolare a cui riferirsi, nel presente e nel futuro.
Tutto questo è avvenuto per aver autorizzato lo sversamento di 150mila tonnellate di fanghi tossici tra il 2018 e il 2019 smaltiti su 3.000 ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, Fanghi che si spacciavano come fertilizzanti per i campi agricoli, ma che in realtà nascondevano sostanze nocive.
L’azienda (la W.T.E.) nota per lo smaltimento e riciclo dei rifiuti, con impianti a Quizzano, Calvisano e Calcinate che si vantava di aver la tecnologia per trasformare i fanghi da depurazione in concime sventolando tanto di certificazioni, ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, da trattare mediante un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti, però per massimizzare i propri profitti ometteva di sottoporre i fanghi contaminati al trattamento previsto ed anzi vi aggiungeva ulteriori inquinanti come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste, per classificarli poi come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni destinati a coltivazioni agricole situati nelle provincie di Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza, retribuendo a questo scopo sei compiacenti aziende di lavorazioni rurali conto terzi (cinque bresciane ed una cremonese).
Ora i carabinieri forestali di Brescia sono riusciti a completare la mappa di tutti i terreni contaminati: stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Corriere della Sera" sono 78 i comuni interessati, di cui 31 solo nella provincia di Brescia, e 176 le aziende coinvolte.
Anche la città Metropolitana di Milano, secondo l'inchiesta, sarebbe tra le aree interessate con spargimenti avvenuti a:
Abbiategrasso,
Bareggio,
Basiglio,
Boffalora sopra Ticino,
Canegrate,
Legnano,
Magenta,
Meserio,
Milano,
Parabiago
Robecco sul Naviglio.
Non vogliamo colpevolizzare un settore, dove forse (lasciateci il dubbio dopo tutto questo) qualcuno lavora a norma e soprattutto con coscienza avendo a cuore la salute e l'ambiente (e anche la tutela dei bambini a differenza di qualche delinquente.......................................)
Troppe volte quando si parla di fanghi e del loro utilizzo, sia in agricoltura che nel caso di trattamento finalizzato all'incenerimento dei residui notiamo superficialità, omologazioni e semplificazioni fatte con scopi specifici indifferentemente che questi siano economici o politici, A FAVORE O CONTRO, visto che il tema risulta essere tecnicamente molto complesso.
Eventi come questo sono accompagnati da un vuoto normativo, controlli inadeguati e quasi costantemente pene non commisurate ai danni provocati.
E' da qualche mese che dalla rampa di immissione sulla tangenziale est (prendendola da via Di Vittorio) si può notare che dal terreno spunta un container industriale, probabilmente le forti piogge di questi ultimi anno devono aver eroso lo strato di terra con il quale era stato coperto, e nascosto.
Ovviamente la domanda e la preoccupazione ci sono ...........................
Cosa ci fa un container arancione sotto i piloni della tangenziale?????
Sono forse stati usati per stivare rifiuti tossici delle acciaierie??
Abbiamo girato la domanda all'assessorato all'ambiente aspettando una risposta
L’associazione Sottocorno ha da sempre richiesto la necessità di individuare la modalità e gli strumenti corretti per il controllo del futuro della Biopiattaforma
Come specificato nel post pubblicato lo scorso anno (leggiQUI), confermiamo nuovamente la scelta e la ferma volontà di avere informazioni precise, dirette ed aggiornate in merito ai possibili impatti sull'ambiente e quindi su eventuali possibili sviluppi sulla salute degli abitanti del territorio e dall'altra (quella delle aziende e delle amministrazioni comunali coinvolte) di mantenere aperto un dialogo con la cittadinanza, dando vita a un luogo di scambio e di condivisione di informazioni oltre che ad un monitoraggio diretto, visto che da anni ormai ci informiamo e informiamo il territorio.
Nelle nostre analisi portiamo sempre esempi e proposte costruttive, che non lasciano spazio alle polemiche perché crediamo fortemente che ai cittadini del nostro quartiere non possiamo raccontare mezze verità oppure portare esempi che non c’entrano nulla solo per riempire il vuoto creato dalla mancanza di alternative.
Il nostro impegno, in tal senso, non verrà meno sempre inserendo al primo posto la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
In un periodo di "transizione tecnologica" dove in maniera losca si sta cercando di aumentare di 10 volte il limite per le esposizioni ai campi elettromagnetici in alta frequenza (5G) e di oltre 100 volte rispetto al limite cautelativo per la salute indicato stabilito in 0,6 V/m dal Bioinitiative Report, a non fidarsi delle solite pacche sulle spalle fanno bene e noi ci associamo ...............................
Qui sotto l'articolo pubblicato sulla Gazzetta di Milano il 19 maggio 2021
A Milano ci sono 1374 stazioni radio base e di queste le autorizzate ad avere le antenne per il 5G sono 546.
È il numero aggiornato a fine aprile di quest’anno esposto questo pomeriggio dall’ Agenzia regionale per la protezione ambientale durante la commissione consiliare Innovazione, Trasparenza, Agenda Digitale, Stato Civile con ordine del giorno l’approfondimento sulla tecnologia 5G in città.
Nel 37% dei casi le oltre cinquecento stazioni radio base autorizzate hanno ottenuto almeno un parere negativo in fase di autorizzazione. La densità delle stazioni abilitate al 5G è più alta verso il centro, in particolare le tre zone in cui questa tecnologia è più presente sono la Stazione Centrale, Città Studi e Rho Fiera. Oltre ai consiglieri, alla commissione hanno partecipato anche l’assessore alla Trasformazione digitale e Servizi civici, Roberta Cocco; Michele D’Amico docente del Politecnico; Paolo Ravazzani, del CNR; Giuseppe Gianforma e Simona Invernizzi, di ARPA; Carmelo Iannicelli, dell’Ordine degli Ingegneri; Anita Cappello, medico ISDE specialista in medicina preventiva; Andrea Grieco fisico, docente e membro osservatore del CENELEC European Committee for Electrotecnical Standardization; Veronica Dini, avvocatessa ambientale e Cristina Simonini, dell’associazione Generazioni Future Milano per i beni comuni e coordinamento 5G Milano. Nel biennio 2019 e 2020, Arpa ha svolto 57 campagne di misura su Milano per controllare che non si superassero i limiti imposti a salvaguardia delle persone dall’inquinamento elettromagnetico. In queste 57 campagne solo due volte si sono registrati potenziali casi di superamento della soglia di 6V/m.
Per leggere l'articolo completo sulla Gazzetta di Milano clicca QUI.
Avevamo invitato il comune a piantare un bosco in ricordo delle vittime del Covid, evidentemente era troppo complicato così hanno piantato 1 albero, per la precisione non è stato il comune ma bensì l’impresa Sangalli in collaborazione con Euro Ambiente, ha donato un esemplare di Ginkgo Biloba al comune di Sesto San Giovanni, l’albero piantumato nel ‘Giardino degli Alpini’, in via Modena/via Piave alla presenza del sindaco e dell’assessore all’Ambiente e di Daniela Sangalli.
Così mentre si festeggia in pompa magna il Ginkgo Biloba (pianta non autoctona ma originaria della Cina) tra la fine di maggio e l'inizio di giugno quasi 5000 piante verranno piantumate, con il progetto ForestaMi, tra i comuni di Milano, Trezzano, Melzo e Paullo, per la precisione:
Parco dei Fontanili a Milano (zona Baggio) – da venerdì 21 maggio, una superficie di oltre 2mila mq, verrà arricchita con 700 piante; la piantumazione è a cura della cooperativa sociale Demetra. Si ringrazia Levi’s Italia per il contributo.
Parco Andrea Campagna a Milano (zona Barona) – dopo la piantumazione di Baggio, la coop. Demetra si occuperà di mettere a dimora 800 piante su una superficie di 2.400 mq.
Trezzano sul Naviglio (Parco Gioia e i parchi di via Ticino e via Nenni) – Su oltre 3.500 mq, dal 24 maggio troveranno dimora 757 alberi (coop. Demetra).
Melzo (aree ex tangenziale, tra via Montecassino e via Catania) – Da mercoledì 26 maggio la cooperativa sociale Il Ponte di Albiate piantumerà 1.550 piante in su zone che si estendono per oltre 7mila mq.
Paullo (area Tombona) – Da giovedì 27 maggio la coop. Cascina Biblioteca si occuperà della messa a dimora di 1.029 alberi su una superficie di oltre 4.395 mq. Si ringraziano Cambrex Profarmaco e Number 1.
Querce, ontani, salici, pioppi, aceri, frassini, pruni, tigli e arbusti, scelti dagli agronomi e dai botanici ForestaMi in base al territorio e alla zona da piantumare, troveranno dimora e cresceranno fino a diventare nuove foreste e boschi urbani (leggi QUI l'articolo sulla Gazzetta di Milano).
Ne abbiamo già parlato nel post del 7 febbraio 2021 (leggi QUI), non crediamo alla verità ostentata (la dimostrazione è che siamo gli ultimi della fila a beneficare delle piantumazioni essendo arrivati da poco) sulla partecipazione del Comune di Sesto San Giovanni al progetto ForestaMi, troppa speculazione politica a fronte della forte contestazione avvenuta, sappiamo che l'incontro del 11 marzo con il quale l'assessore ha incontrato il presidente di Parco Nord è avvenuto dopo mesi di continue richieste da parte dei comitati e associazioni alla consulta dell'ambiente, dove invece sappiamo bene cos'è successo alle nostre richieste fatte all'assessore ad ogni incontro,
Le richieste che non hanno mai avuto risposta e tale comportamento ha portato i comitati e le associazioni a definire e sottoscrivere un documento denominato volutamente ForestaSesto in contrapposizione alle decine e decine di abbattimenti gratuiti che erano avvenuti e stavano avvenendo sul suolo comunale. Ne portiamo qui sotto lo stralcio del documento all'assessore Magro, ai componenti della consulta e al comune di Sesto San Giovanni.