Tra le aree inquinate non c’è solo Sesto San Giovanni e tutti i comuni
del nord Milano ma, purtroppo, c’è tutta
l’Italia.
A Milano in via Bazzi 12 ( zona di viale Tibaldi a Milano ) in piena area
urbana , una ex fabbrica ,la galvanica Lorenzi, è tutt'ora causa di un inquinamento della
falda acquifera e del sistema di scarico, oltre ad avere grosse quantità di amianto. Gli sversamenti di liquidi contenenti
metalli pesanti ( tra cui il noto e pericoloso cromo esavalente) è iniziato nel
1994, fino al 2005, ma il terreno è talmente impregnato che rilascia
costantemente un inquinamento continuo.
Chi compie tali gesti non può essere paragonato ad un semplice criminale
, chi è causa di stragi ambientali ed è consapevole delle conseguenze sulla
salute pubblica e sull'ambiente deve essere punito come un criminale
di guerra e non usufruire in maniera ignobile della prescrizione ( come
vergognosamente successo per le stragi causate dall'amianto ) o di benefici di
legge.
Qui sotto
pubblichiamo l’articolo di infonodo.org che spiga bene cos'è successo :
Milano - Inquinata la prima falda della città
con Cromo esavalente ; Allarme dei periti alla procura: i veleni hanno
raggiunto la prima falda. Intatta la seconda dove si rifornisce l´acquedotto ; "Cromo
killer, acqua contaminata" ;Un imprenditore lo ha smaltito nei tombini:
indagato per disastro ; In luglio la stessa sostanza cancerogena aveva messo ko
il depuratore Milano sud
Per mesi gli esperti hanno sperato che non
accadesse. Hanno analizzato dati, studiato campioni, stilato relazioni: sempre
nella speranza che i risultati del loro lavoro fossero negativi. E invece ciò
che temevano è successo: il cromo esavalente che un´azienda in fallimento, in
luglio, ha versato nella rete fognaria di Milano, ha ormai da qualche tempo
raggiunto la prima falda acquifera della città, e l´ha contaminata.
Quale sia la reale portata del pericolo, al
momento, è ancora presto per dirlo: di positivo c´è che l´acqua per uso
domestico dei milanesi viene prelevata dalla seconda falda (incontaminata) e
non dalla prima. Il che esclude le peggiori preoccupazioni. Ma ciò non toglie
che anche con la prima i cittadini hanno a che fare molto frequentemente. Basti
pensare, ad esempio, che è proprio quella della prima falda l´acqua che
periodicamente affiora nei box e nei seminterrati della città. Ed è per questo
motivo che la procura di Milano, che ha da tempo aperto una indagine sulla
vicenda, ha deciso di procedere contro il titolare di quella industria per il
reato di disastro colposo.
Questa storia, come detto, comincia a luglio,
quando, alla vigilia della chiusura dei propri impianti di nichelatura e
cromatura, l´imprenditore decide di risparmiare sulle costose procedure di
smaltimento dei liquami di lavorazione del metallo. Acidi, metalli pesanti,
nichel e soprattutto cromo esavalente, sostanza cancerogena. Parecchio
materiale, tutto stoccato all´interno dei propri impianti.
L´uomo si organizza con alcuni ex dipendenti
e, lontano da sguardi indiscreti, comincia a smaltirlo nei pozzetti di scarico
dello stabilimento, in via Bazzi. Il materiale si inabissa e comincia il suo
lungo viaggio.
Un viaggio in due direzioni. La prima è quella che porta ad
attraversare la città, verso il depuratore di San Rocco, ex Milano Sud.
Arrivata a destinazione, l´alta concentrazione di metalli pesanti contenuta nei
liquami stermina i batteri che permettono il processo depurativo, causando così
la «morte» dei fanghi attivi e l´inibizione di alcuni processi biologici.
Per
alcuni giorni, insomma, il depuratore non funziona più. Poi i processi riprendono
normalmente. Ma i danni, calcolati dai tecnici comunali, sono ingenti.
La seconda direzione è verso il basso. I
periti incaricati dal PM Stefano Civardi scrivono infatti che il cromo è
«percolato», ossia è sceso penetrando nella prima falda in una concentrazione,
a quanto pare, significativa, i cui effetti sulla salute sono ancora da
verificare.
Probabilmente nessuno avrebbe saputo nulla di
quanto successo, se non fosse stato per i tecnici che lavorano al depuratore. I
quali, dopo aver analizzato le cause del blocco dell´impianto, hanno dedotto
che quei liquami non potevano che provenire da un impianto metallurgico, e
hanno così permesso agli inquirenti di restringere di molto il campo delle
ricerche. Appostamenti e controlli hanno fatto il resto. I vigili urbani hanno
accertato che nei pozzetti di scarico dello stabilimento messo sotto la lente
d´ingrandimento erano state versate notevoli quantità di sostanze pericolose,
identiche a quelle che avevano provocato il danneggiamento del depuratore di
Milano Sud. Ed è scattata la denuncia.
Ancora oggi l'amianto continua a essere un
nemico pericoloso e silenzioso di cui, purtroppo, si parla troppo poco. Per
sensibilizzare un numero sempre maggiore di cittadini su questo importante
tema, l'associazione Gruppo Aiuto Mesotelioma ha organizzato mercoledì sera in
Sala Ticozzi la proiezione del film “Un posto sicuro”. «Anche a Lecco il
problema dell'amianto è ancora molto sentito – racconta Cinzia Manzoni,
presidente dell'associazione – ed è per questo che abbiamo deciso di portare
anche nella nostra città questa pellicola che da quando è uscita, lo scorso
dicembre, ha fatto il giro di mezza Italia. Racconta la storia d'amore tra un
padre e un figlio e ruota intorno all'amianto, alla paura della malattia, ma
soprattutto racconta molto bene la rabbia che ogni vittima della amianto prova
per quella che va considerata a tutti gli effetti un'ingiustizia».
Presente in sala anche il regista Francesco
Ghiaccio, che ha spiegato come è nata l'esigenza di raccontare questa storia:
«Sono cresciuto a Casale Monferrato, quindi questa storia l'ho sempre vissuta
in prima persona. Nel 2009 è cominciato il grande processo contro la fabbrica
dell'amianto e allora ho scoperto tante nuove storie. Ho coinvolto in questa
ricerca anche Marco D'Amore, il protagonista del film, che ha scritto con me la
sceneggiatura e insieme abbiamo capito che questa storia andava raccontata.
Purtroppo però in Italia si parla ancora troppo poco di amianto e se ne parla
solo in occasioni particolari, come i processi».
A rompere questa cortina di silenzio sono
quindi le storie. Storie come quelle raccontate dal fil “Un posto sicuro” o
come quelle raccolte nel libro “Morti di
Progresso” di Daniela Trollio e Michele Michelino, anche lui presente in
Sala Ticozzi mercoledì sera. «Questo libro racconta la lotta degli operai della
grandi fabbriche di Sesto San Giovanni e in particolare le storie di tre
vittime dell'amianto ma anche della burocrazia. Sono solo pochi esempi di
quello che ancora accade nel nostro Paese, dove oltre alla lotta con la
malattia spesso ci si deve imbarcare anche in una lotta con le istituzioni per
vedere riconosciuti i propri diritti».
La
situazione a Lecco e provincia è allarmante: Attualmente ci sono, censiti, 71 mila metri
cubi di amianto, una quantità pari a un palazzo di 13 piani pieni. Per quanto
riguarda l'indice di mortalità Lecco è seconda solo a Broni, comune in
provincia di Pavia sede di Fibronit, stabilimento di materiali per l'edilizia
in amianto.
Nell'ottobre
2013 siamo venuti a conoscenza durante un incontro pubblico svoltosi nel q.re Adriano del progetto
relativo alla creazione della centrale di cogenerazione che doveva nascere sul
confine tra Milano e Sesto San Giovanni ,
Andammo a chiedere informazioni al comune di Sesto S.G ma nessuno ci volle dare spiegazioni , la risposta fu :
“ noi non sappiamo niente , non conosciamo il progetto ci dobbiamo informare “ ,
solo dopo ripetute richieste e passate cinque settimane siamo venuti a conoscenza di cosa si trattava.
Il progetto originario prevedeva una centrale di cogenerazione che doveva sfruttare l’acqua di prima falda per alimentare una centrale di teleriscaldamento che avrebbe avuto bisogno di enormi quantità di energia elettrica per il suo funzionamento e che avrebbe restituito al territorio centinaia di litri d’acqua bonificata, riportando in funzione l'elettrodotto tanto contestato che dall'inizio degli anni 2000 risulta praticamente non utilizzato ( mettendo di fatto in sicurezza il quartiere ).
Il comune si affrettò a dichiarare il progetto obsoleto , sintetizzando tale decisione con con il seguente comunicato stampa
Ma da allora siamo venuti a sapere dell’inquinamento dell’acqua di prima falda e dei progetti d’intervento previsti, annotandolo nei problemi ambientali della zona.
Nei tanti e costanti incontri avuti in comune , inizialmente ci venne spiegato che tale inquinamento era circoscritto ai soli siti industriali ora dismessi , avevamo qualche dubbio su questa interpretazione perché da sempre a Milano l’acqua di prima falda è sempre stata conosciuta come un grosso lago sotterraneo.
Successivamente ci vediamo confermato quanto supponevamo , ovvero l’inquinamento dell’acqua di prima falda non risulta più circoscritto alle sole aree industriali ma bensì ci veniva spiegato che partiva da Monza e arrivava a Milano.
L'inquinamento principale è stato descritto dalla Valutazione d'impatto ambientale del 2008 , dai tre grafici si denota che i dati relativi agli inquinanti "fluttuano" nel periodo temporale considerato, ciò significa che le fonti inquinanti sono ancora attive sul territorio e non solo dovute solo all'eredità lasciata dall'acciaieria Falk e dal comparto industriale che era esistente.
Il 4 febbraio 2015 abbiamo affrontato in comune alla presenza del'Assessore Iannizzi e del dirigente comunale Fabbri la situazione relativa all'inquinamento dell'acqua di prima falda , alla situazione già nota esposta sopra, che vedeva la presenza di metalli pesanti e cromo-esavalente siamo venuti a
conoscenza che con le ultime indagini anche l'acqua di seconda falda vanta la presenza di solventi clorurati
con quantità prossime ai livelli di legge e che il picco di tali valori è stato
riscontrato a Gorla.
Il problema inizialmente confinato al comune di Sesto con le ultime indagini ha assunto proporzioni ben più ampie che riguardano l'intera
area del nord est dell' area metropolitana e data la sua estensione è passata
di competenza alla Regione Lombardia,
Abbiamo sottolineato che avremmo gradito sapere come le istituzioni si stavano muovendo, perché
abbiamo notato che tale problema, già noto 10 anni fa ( anche se coscritto al
comune di Sesto ) riguarda ora un'area che va da Monza a Milano , e rischiamo che
passino altri 20 anni senza veder eseguita nessuna azione visto che nessuno ne parla o ne
solleva il problema.
La risposta avuta è stata vaga e siamo stati invitati a contattare
l’ufficio bonifiche della Regione.
Rimaniamo però fiduciosi , come sempre , che questo problema venga affrontato, nella speranzache nessuno ci venga a dire che ancora: " ... NON RITENIAMO CHE CI SIA L'INTERESSE PUBBLICO PER LA CITTA' ...".
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al
mondo. Dal 1992 al 2012 il suo uso è aumentato di 140 volte solo negli Stati
Uniti, nessun pesticida è mai stato irrorato
in maniera così vasta.
Il composto chimico è divenuto di libera
produzione nel 2001, anno in cui è scaduto il relativo brevetto di produzione,
fino ad allora di proprietà della Monsanto Company
Nel marzo 2015, l'organismo internazionale
IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la sostanza
e i fitofarmaci che la contengono come "probabile
cancerogena per l'uomo" inserendola nella categoria 2A. Studi in
laboratorio hanno dimostrato che il glifosato induce nelle cellule danni a
livello genetico e stress ossidativo.
Ma in molti , forse troppi mettono in dubbio anche queste ricerche sembra quasi che faccia bene ,come dire “ un bicchierino dopo i pasti aiuta la digestione (usate sempre i guanti
e la maschera per fare la dose giusta) ”, alla faccia del Principio di Precauzione.
Come dose di sicurezza si considera di 2 gr x Kg di peso, per un uomo di 70 chili equivalgono a 140 grammi
al giorno, un po’ troppo come dose di sicurezza ? Ma forse se mangi 140 grammi di pesticida al
giorno non hai neanche il tempo di farti venire il cancro. Domanda ma quante
persone dovranno ammalarsi prima che la pericolosità di questi diserbanti venga
finalmente riconosciuta?
Due campioni
su tre, fra quelli superficiali, contengono sostanze inquinanti. Contaminata anche una falda sotterranea su
tre.
Il glifosato
viene ritenuto dall'Oms probabilmente cancerogeno.
ROMA -
Aumentano i pesticidi nei punti monitorati delle acque italiane, sia in quelle
superficiali (più 20% tra il 2003 e il 2014) sia in quelle sotterranee (più
10%). Lo afferma l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale) nell'edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque,
relativa al 2013-2014.
Secondo le
analisi dell'Istituto, le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti)
contengono pesticidi nel 64% dei 1.284 punti monitorati (nel 2012 erano il
57%), quelle sotterranee nel 32% dei 2.463 punti studiati (erano il 31% nel
2012). Un campione superficiale su cinque in Italia non è solo contaminato, ma
supera anche il livello di qualità ambientale. L'inquinamento è più diffuso
nella pianura padano-veneta, anche perché lì sono più frequenti i monitoraggi.
Fra le sostanze rilevate più spesso c'è il glifosato, insieme al suo prodotto
di decadimento, l'Ampa.
Il glifosato
è al centro di una polemica scientifica da quando l'Oms lo ha dichiarato
probabilmente cancerogeno a marzo dell'anno scorso. A ottobre l'Efsa
(l'Autorità europea per la sicurezza ambientale) aveva pubblicato un nuovo
dossier, definendo al contrario "improbabile" il rapporto fra questo
erbicida e i tumori. L'Unione Europea dovrà decidere entro giugno se prorogare
l'autorizzazione all'uso del diserbante nel territorio dell'Ue. Le discussioni
della Commissione si sono sempre chiuse finora con una fumata nera.
L'Ispra ha
messo insieme i risultati forniti dalle varie agenzie regionali per la
protezione dell'ambiente. Lo stesso Istituto ha precisato che la copertura del
territorio è tutt'altro che omogenea e molti dati relativi al centro-sud non
sono mai arrivati. Molise e Calabria non hanno fornito alcuna informazione,
mentre per altre regioni mancano i numeri sulle acque sotterranee. Le analisi relative al glifosato e all'Ampa
vengono svolti solo in Lombardia e Toscana e solo in superficie.
LeggiQUIl'articolo completo di
Elena Dusi su Repubblica.it
Lanciano,
servizio Tgmax 16 maggio 2016 – “Il gigante si inchina alla formica”: così il
coordinamento dei comitati No elettrodotto 380kv Villanova-Gissi commenta il
ritiro delle citazioni in giudizio, da parte Di Terna, nei confronti di Silvia
Ferrante, la mamma attivista di Paglieta, citata per 24 volte con un
risarcimento complessivo i 16 milioni di euro. In tribunale, a Lanciano,
davanti al giudice civile Cleonice Cordisco, sono stati chiusi i primi 12
procedimenti a carico di Silvia, che con la sua storia e la campagna
#iostoconsilvia aveva catalizzato la solidarietà di migliaia di cittadini
semplici e comitati contro grandi infrastrutture da tutta Italia.
“Terna vuole
rilassare le tensioni”, è il commento del coordinamento, ma “dovrebbe rendersi
conto della gravità di quanto fatto sinora, non solo nei confronti di Silvia,
ma anche di chi sta ancora affrontando questo ingiusto calvario per non aver
sottoscritto un accordo o per aver difeso i diritti dei proprietari”. Il
calvario resta in piedi per il tecnico Antonio Di pasquale, l’uomo da oltre 300
milioni di euro, parliamo sempre del valore complessivo delle citazioni subite
dal colosso energetico, e per i componenti della famiglia Del bello di
Sant’Onofrio di Lanciano. Tutti ricorderanno l’episodio tumultuoso dell’8
luglio 2015, quando la signora Franca Colanero si ritrovò a terra e con lei
anche Di Pasquale. Ne parla l’avvocato Pietro Silvestri.
E Silvia
infine lancia un appello all’opinione pubblica: è importante non spegnere i riflettori sulla questione, perché
sull’elettrodotto che è stato realizzato non si conoscono ancora i risultati
dei sopralluoghi di Regione Abruzzo e Ministero dell’Ambiente, in merito ai 55
tralicci alzati in terreno a rischio idrogeologico.
Nel
mondo moderno, le persone sono esposte a campi elettromagnetici (CEM) come
parte della loro vita quotidiana; la domanda importante è: "Qual'è
l'effetto dei campi elettromagnetici sulla salute umana?". Una buona parte
degli studi effettuati sono di natura epidemiologica, e non si hanno ancora
prove concrete della patofisiologia dei CEM. Diversi fattori possono condurre
ad alterazioni chimiche, morfologiche, elettriche nel sistema nervoso in modo
diretto o indiretto. E' stato riportato che i CEM hanno effetto sugli animali e
sulle cellule. I cambiamenti che determinano nei sistemi biologici
possono causare stress ossidativo, che è determinante per il processo
neurofisiologico; esso è associato con un aumento di ossidazione nelle specie,
o con una riduzione dei sistemi di difesa antiossidanti. Un grave stress
ossidativo può causare squilibri nelle specie reattive dell'ossigeno, che
possono innescare la neurodegenerazione. La presente analisi si propone di
esporre dettagliatamente questi cambiamenti. Particolare attenzione è rivolta
ai dati attuali riguardanti gli effetti dei campi elettromagnetici su malattie
neurologiche e sintomi associati, come mal di testa, disturbi del sonno e
stanchezza.
·1Department
of Neurology, Faculty of Medicine, Ondokuz Mayis University, Samsun, Turkey.
Electronic address: mterzi@omu.edu.tr.
·2Department
of Neurology, Faculty of Medicine, Ondokuz Mayis University, Samsun, Turkey.
·3Department
of Histology and Embryology, Faculty of Medicine, Ondokuz Mayis University,
Samsun, Turkey.
Abstract
In the modern world, people are exposed to electromagnetic fields
(EMFs) as part of their daily lives; the important question is "What is
the effect of EMFs on human health?" Most previous studies are
epidemiological, and we still do not have concrete evidence of EMF
pathophysiology. Several factors may lead to chemical, morphological, and
electrical alterations in the nervous system in a direct or indirect way. It is
reported that non-ionizing EMFs have effects on animals and cells. The changes
they bring about in organic systems may cause oxidative stress, which is
essential for the neurophysiological process; it is associated with increased
oxidization in species, or a reduction in antioxidant defense systems. Severe
oxidative stress can cause imbalances in reactive oxygen species, which may
trigger neurodegeneration. This review aims to detail these changes. Special
attention is paid to the current data regarding EMFs' effects on neurological
disease and associated symptoms, such as headache, sleep disturbances, and
fatigue.
NUORO. Il
Tar della Sardegna accoglie l’istanza cautelare del comitato contro
l’elettrosmog e sospende l’installazione dell’antenna di via Iglesias. Il 17
maggio del prossimo anno ci sarà la sentenza definitiva di merito. Un primo
passo avanti nella complicata vicenda sull'installazione del ripetitore
telefonico a ridosso della scuola materna ed elementare di Monte Gurtei e a due
passi dall'ospedale Zonchello. Aree definite dallo stesso regolamento comunale
“sensibili” e dove quindi si esclude ogni installazione. Concetto ribadito e
rafforzato anche nella delibera n. 12/24 del 25 marzo 2010 della giunta
regionale e alla quale il comitato cittadino contro l’elettrosmog.
Il fine
settimana appena trascorso è stato intenso,
Abbiamo incominciato venerdì 6
maggio incontrando Beppe Sala, il candidato sindaco di Milano per il centro
sinistra a Milano in piazza Costantino
Sabato 7
maggio al mattino come promesso abbiamo accompagnato il candidato sindaco del
Movimento 5 Stelle Gianluca Corrado dal giardino Franca Rame fin sotto all'elettrodotto
E sempre sabato
7 maggio ma nel pomeriggio abbiamo incontrato Stefano Parisi candidato per il centro destra .
Nelle due
bellissime e calde giornate siamo riusciti ad incontrare i principali candidati
sindaci di Milano , uno sforzo enorme per un’associazione come la nostra.
Un ringraziamento
particolare va al gruppo di volontari dell’Associazione Sottocorno e del
Comitato di Cascina Gatti che ha organizzato
tale evento e saputo tenere un presidio di oltre 7 ore, e a tutte quelle
persone ( tante !!!) che sono venute a trovarci e a sostenerci