Per anni il settore della telefonia mobile ed
energetica ci hanno preso in giro citando “espertoni” di turno raccontandoci che
essere esposti ad un campo elettromagnetico equivaleva a bersi una tazzina di
caffè ( come potenziali effetti sulla salute ) ora l'OMS ( dopo decenni ) ha cancellato
il caffè tra i possibili cancerogeni per l'uomo ( 2B ).
Lo Iarc ha analizzato 500 studi che hanno permesso di declassare il rischio per la
bevanda fra le più amate nel mondo.
Tutto iniziò negli anni '90, dove “qualcuno”
aveva rilevato un rischio maggiore per il tumore alla vescica e il consumo di
caffè. Rischio poi non confermato dagli studi degli ultimi 25 anni che anzi , ne
hanno valutato addirittura, come
testimoniato dalle tante pubblicazioni scientifiche, un effetto protettivo
su due tumori: quello dell'utero e quello del fegato.
Certo rimangono sempre i cetriolini... basta
ricordare però che non si parla dei nostrani, ma di quelli orientali che
subiscono particolari processi di conservazione che generano N-NITROSAMINE... queste in effetti sono
possibili cancerogene per l'uomo.
Non esistono solo mare, montagna, lago: la natura in città e l'habitat esistenti sono da preservare da inquinamenti selvaggi in nome del progresso e degli interessi economici.
Guardati attorno , proteggi e conserva ciò che ti circonda, salvandoli dal degrado
Da qualche anno
ricercatori del CNR come il prof. Marinelli o i ricercatori dell’istituto
Ramazzini o come il Prof. Levis lo affermano con ricerche simili a quella
condotta negli USA , ma siccome sono ricercatori Italiani , abbiamo fatto finta
che non esistessero , oggi forse perché la ricerca è statunitense allora ci
svegliamo , ed incominciamo a considerare il fenomeno, come si dice “meglio
tardi che mai “.
La nota importante
come affermato , dopo questo nuovo studio, da l’ex
coordinatore dello studio del National Toxicology Program, Ron Melnick, citato
dalWall Street
Journal, l’idea
che le radiazioni dei dispositivi mobili non siano rischiose va accantonata
«definitivamente», non capiamo il perché una certa stampa e società civile continui a sminuire tale problema rassicurando in ogni modo che ancora non è stato accertato tale pericolo.
Attualmente,
le norme si concentrano SOLO sugli effetti termici di riscaldamento indotti
dalle radiofrequenze, e non sui danni biologici che possono provocare.
Report of Partial findings from the
National Toxicology Program Carcinogenesis Studies of Cell Phone Radiofrequency
Radiation in Hsd: Sprague Dawley® SD rats (Whole Body Exposure)
The US National Toxicology Program (NTP) has carried
out extensive rodent toxicology and carcinogenesis studies of radiofrequency
radiation (RFR) at frequencies and modulations used in the US
telecommunications industry. This report presents partial findings from these
studies. The occurrences of two tumor types in male Harlan Sprague Dawley rats
exposed to RFR, malignant gliomas in the brain and schwannomas of the heart,
were considered of particular interest, and are the subject of this report. The
findings in this report were reviewed by expert peer reviewers selected by the
NTP and National Institutes of Health (NIH). These reviews and responses to comments
are included as appendices to this report, and revisions to the current
document have incorporated and addressed these comments. Supplemental
information in the form of 4 additional manuscripts has or will soon be
submitted for publication. These manuscripts describe in detail the designs and
performance of the RFR exposure system, the dosimetry of RFR exposures in rats
and mice, the results to a series of pilot studies establishing the ability of
the animals to thermoregulate during RFR exposures, and studies of DNA damage.
Capstick M, Kuster N, Kühn S, Berdinas-Torres V, Wilson P, Ladbury J, Koepke G,
McCormick D, Gauger J, Melnick R. A radio frequency radiation reverberation
chamber exposure system for rodents Yijian G, Capstick M, McCormick D, Gauger
J, Horn T, Wilson P, Melnick RL and Kuster N. Life time dosimetric assessment
for mice and rats exposed to cell phone radiation Wyde ME, Horn TL, Capstick M,
Ladbury J, Koepke G, Wilson P, Stout MD, Kuster N, Melnick R, Bucher JR, and
McCormick D. Pilot studies of the National Toxicology Program's cell phone
radiofrequency radiation reverberation chamber exposure system Smith-Roe SL,
Wyde ME, Stout MD, Winters J, Hobbs CA, Shepard KG, Green A, Kissling GE, Tice
RR, Bucher JR, Witt KL. Evaluation of the genotoxicity of cell phone
radiofrequency radiation in male and female rats and mice following subchronic
exposure
il 26 maggio è uscito un articolo sul giornale UNITA.TV sul Principio di Precauzione ( leggi QUI l'articolo pubblicato on-line
), ci rammarica leggere la ridicolizzazione di un principio che in realtà potrebbe
essere un valido strumento per lo sviluppo e la programmazione di una società
in continua crescita.
Ma andiamo per gradi, nelle prime due righe si cita
testualmente :
" Il principio di precauzione è una cosa molto
bella. Ci insegna che prima di intraprendere un’azione è il caso di valutare
quali ne potrebbero essere le eventuali conseguenze negative. " IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE non insegna niente, semmai
risulta essere un valido strumento per il soggetto politico ( generalmente in un paese
DEMOCRATICO è un soggetto diverso da chi ne trae diretto beneficio economico , tradotto
UN SOGGETTO LIBERO E INDIPENDENTE ) che deve decidere se fare o no
determinate opere pubbliche ( vedi diga del Vajont !!! ) o autorizzare una
nuova tecnologia da utilizzare su larga scala ( vedi utilizzo dell'amianto !!!
) cercando , da una corretta analisi, i rischi e pericoli a cui si potrebbe andare
incontro , ed esempio rischi per la salute pubblica , l'incolumità di
civili , creare situazioni di crisi economiche locali , ecc... soprattutto se a
sostenere e validare determinati dubbi e perplessità ci sono ricerche
scientifiche condotte da soggetti indipendenti sia dal punto di vista politico che
economico.
L’articolo continua esempi banali, dove ad esempio non
si scinde l'evento volontario ( un incidente ) da un evento involontario che un
soggetto/popolazione possa subire indirettamente ( vedi Seveso / diossina ) facendo
riferimento invece ai possibili benefici ( che pochi hanno ) che dovrebbero a
questo punto autorizzare tutto, per cui ben vengano le centrali elettriche a
carbone o le caldaie a gasolio perché con questa analisi dove "il fine giustifica i mezzi " si
avrebbero energia e calore a volontà.
Si prosegue ricordando che nel passato imprese e
soggetti siano stati messi sotto accusa perché non sono stati "indovini “ pur
avendo rispettato le leggi esistenti, ma poniamo invece che Henry Ford avesse
detto " signori siamo all'inizio di una nuova era e da oggi produrremo
centinaia di milioni di auto con motori a combustione ma i fumi generati
sono gas tossici , le macchine le preferite a benzina o elettriche ? "
Si perché il motore elettrico Edison lo inventò più di
100 anni fa e magari oggi avremmo macchine tecnologicamente avanzate, non ci
sarebbe il petrolio e suoi derivati con tutte le guerre annesse e soprattutto
la qualità dell'aria sarebbe elevata.
Le conclusioni le lasciamo valutare a voi, in questi
anni abbiamo imparato che ogni qual volta si ridicolizza il principio di
precauzione si vuole giustificare l'incompetenza di chi governa o gli interessi
economici in gioco, sappiamo che se tale principio fosse conosciuto bene dalla classe
politica non sarebbe usato per decidere se rimanere a letto la mattina per il
rischio di incorrere in incidenti, ma utilizzato magari per avere città dove :
le case non vengano costruite vicino o sotto gli elettrodotti
le falde inquinate non vengano usate per irrigare i campi
non si proceda sistematicamente alla cementificazione del territorio
ma si rispetti l'ambiente
Fiumi come il Lambro e il Seveso fossero fiumi dove pescare e fare il
bagno e non fogne a cielo aperto
i terreni contaminati non si utilizzino per scopi agricoli
interi quartieri non nascano su terreni contaminati
le bonifiche vengano fatte accuratamente e soprattutto vengano
controllate
di fianco alle autostrade / tangenziali non si costruisca
nei centri urbani non nascano inceneritori o meglio che si incominci a
riciclare e a creare meno rifiuti
e tanto altro ……………………..
perché facendo così sicuramente qualcuno non guadagnerà
o guadagnerà meno , ma altrettanto sicuramente ci saranno molti meno ammalati e
una qualità della vita elevata.
VENERDI' 27 MAGGIO 2016 ORE 18.15 con GIUSEPPE SALA - ANNULLATO dal suo staff alle ore 14,30 - il dott. Sala sarà al Tabit dalle 18,30 alle 19.00 - LUNEDì 30 MAGGIO 2016 ORE 18,15 con BASIGLIO RIZZO Siete
tutti invitati ad incontrare i candidati sindaci dell' area
metropolitana , ci dispiace di non essere riusciti ad avvisarvi prima ma
siamo stati contattati all'ultimo momento dai rispettivi staff
elettorali per cui siamo ben disponibili ad incontrarli per spiegare
loro e soprattutto far vedere e conoscere il problema relativo
all'elettrodotto.
L'appuntamento per entrambi i candidati è sotto i tralicci in via per Crescenzago 213 / via Adriano dalle ore 18.00 )
Staff Associazione di via P.SOTTOCORNO
via P.Sottocorno 18 - 20099 - Sesto San Giovanni (Milano)
LA
GESTIONE DELLE EMERGENZE DA INQUINAMENTO ATMOSFERICO È CRUCIALEPER LA SALVAGUARDIA DELLA
SALUTE
Martedì
31 maggio 2016ore 17,30-20,30
via Vida 7 (presso Legambiente)
Cause e
ricadute sulla salute dell’inquinamento atmosferico relazione di Paolo Crosignani, per molti
anni Direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto dei tumori di
Milano è perito del Tribunale in molte cause che riguardano gli inquinanti
atmosferici.
Come
vogliamo gestire il superamento della soglia di allarme di 50 ug/m3?
Ne
discutiamo con:
i
candidati sindaco Basilio Rizzo e Gian
Luca Corrado;
Stefano D’onofrio consigliere di zona 1;
Anna Scavuzzo delegata all’area
metropolitana sul tema;
Le associazioni Genitori antismog con Elena Sisti,
Cittadini
per l’aria con Anna Gerometta;
Legambiente
con Gian Mario Ubbiali presidente
del circolo di Cormano.
L’Assessore
alle Politiche sociali e alla Cultura della Salute Francesco Majorino
Presenta
Antonella Nappi per il gruppo di
donne “Difendiamo la salute” nato come incontro presso le Pari Opportunità del
Comune di Milano (Anita Sonego) all’atto della giunta Pisapia, fa opera di
informazione sugli inquinanti ambientali e le cause che li determinano per
contrastare la censura di Media e Istituzioni che rendono i Cittadini ignari
delle ricadute per la loro salute e dipendenti dalle scelte del potere.
Tra le aree inquinate non c’è solo Sesto San Giovanni e tutti i comuni
del nord Milano ma, purtroppo, c’è tutta
l’Italia.
A Milano in via Bazzi 12 ( zona di viale Tibaldi a Milano ) in piena area
urbana , una ex fabbrica ,la galvanica Lorenzi, è tutt'ora causa di un inquinamento della
falda acquifera e del sistema di scarico, oltre ad avere grosse quantità di amianto. Gli sversamenti di liquidi contenenti
metalli pesanti ( tra cui il noto e pericoloso cromo esavalente) è iniziato nel
1994, fino al 2005, ma il terreno è talmente impregnato che rilascia
costantemente un inquinamento continuo.
Chi compie tali gesti non può essere paragonato ad un semplice criminale
, chi è causa di stragi ambientali ed è consapevole delle conseguenze sulla
salute pubblica e sull'ambiente deve essere punito come un criminale
di guerra e non usufruire in maniera ignobile della prescrizione ( come
vergognosamente successo per le stragi causate dall'amianto ) o di benefici di
legge.
Qui sotto
pubblichiamo l’articolo di infonodo.org che spiga bene cos'è successo :
Milano - Inquinata la prima falda della città
con Cromo esavalente ; Allarme dei periti alla procura: i veleni hanno
raggiunto la prima falda. Intatta la seconda dove si rifornisce l´acquedotto ; "Cromo
killer, acqua contaminata" ;Un imprenditore lo ha smaltito nei tombini:
indagato per disastro ; In luglio la stessa sostanza cancerogena aveva messo ko
il depuratore Milano sud
Per mesi gli esperti hanno sperato che non
accadesse. Hanno analizzato dati, studiato campioni, stilato relazioni: sempre
nella speranza che i risultati del loro lavoro fossero negativi. E invece ciò
che temevano è successo: il cromo esavalente che un´azienda in fallimento, in
luglio, ha versato nella rete fognaria di Milano, ha ormai da qualche tempo
raggiunto la prima falda acquifera della città, e l´ha contaminata.
Quale sia la reale portata del pericolo, al
momento, è ancora presto per dirlo: di positivo c´è che l´acqua per uso
domestico dei milanesi viene prelevata dalla seconda falda (incontaminata) e
non dalla prima. Il che esclude le peggiori preoccupazioni. Ma ciò non toglie
che anche con la prima i cittadini hanno a che fare molto frequentemente. Basti
pensare, ad esempio, che è proprio quella della prima falda l´acqua che
periodicamente affiora nei box e nei seminterrati della città. Ed è per questo
motivo che la procura di Milano, che ha da tempo aperto una indagine sulla
vicenda, ha deciso di procedere contro il titolare di quella industria per il
reato di disastro colposo.
Questa storia, come detto, comincia a luglio,
quando, alla vigilia della chiusura dei propri impianti di nichelatura e
cromatura, l´imprenditore decide di risparmiare sulle costose procedure di
smaltimento dei liquami di lavorazione del metallo. Acidi, metalli pesanti,
nichel e soprattutto cromo esavalente, sostanza cancerogena. Parecchio
materiale, tutto stoccato all´interno dei propri impianti.
L´uomo si organizza con alcuni ex dipendenti
e, lontano da sguardi indiscreti, comincia a smaltirlo nei pozzetti di scarico
dello stabilimento, in via Bazzi. Il materiale si inabissa e comincia il suo
lungo viaggio.
Un viaggio in due direzioni. La prima è quella che porta ad
attraversare la città, verso il depuratore di San Rocco, ex Milano Sud.
Arrivata a destinazione, l´alta concentrazione di metalli pesanti contenuta nei
liquami stermina i batteri che permettono il processo depurativo, causando così
la «morte» dei fanghi attivi e l´inibizione di alcuni processi biologici.
Per
alcuni giorni, insomma, il depuratore non funziona più. Poi i processi riprendono
normalmente. Ma i danni, calcolati dai tecnici comunali, sono ingenti.
La seconda direzione è verso il basso. I
periti incaricati dal PM Stefano Civardi scrivono infatti che il cromo è
«percolato», ossia è sceso penetrando nella prima falda in una concentrazione,
a quanto pare, significativa, i cui effetti sulla salute sono ancora da
verificare.
Probabilmente nessuno avrebbe saputo nulla di
quanto successo, se non fosse stato per i tecnici che lavorano al depuratore. I
quali, dopo aver analizzato le cause del blocco dell´impianto, hanno dedotto
che quei liquami non potevano che provenire da un impianto metallurgico, e
hanno così permesso agli inquirenti di restringere di molto il campo delle
ricerche. Appostamenti e controlli hanno fatto il resto. I vigili urbani hanno
accertato che nei pozzetti di scarico dello stabilimento messo sotto la lente
d´ingrandimento erano state versate notevoli quantità di sostanze pericolose,
identiche a quelle che avevano provocato il danneggiamento del depuratore di
Milano Sud. Ed è scattata la denuncia.
Ancora oggi l'amianto continua a essere un
nemico pericoloso e silenzioso di cui, purtroppo, si parla troppo poco. Per
sensibilizzare un numero sempre maggiore di cittadini su questo importante
tema, l'associazione Gruppo Aiuto Mesotelioma ha organizzato mercoledì sera in
Sala Ticozzi la proiezione del film “Un posto sicuro”. «Anche a Lecco il
problema dell'amianto è ancora molto sentito – racconta Cinzia Manzoni,
presidente dell'associazione – ed è per questo che abbiamo deciso di portare
anche nella nostra città questa pellicola che da quando è uscita, lo scorso
dicembre, ha fatto il giro di mezza Italia. Racconta la storia d'amore tra un
padre e un figlio e ruota intorno all'amianto, alla paura della malattia, ma
soprattutto racconta molto bene la rabbia che ogni vittima della amianto prova
per quella che va considerata a tutti gli effetti un'ingiustizia».
Presente in sala anche il regista Francesco
Ghiaccio, che ha spiegato come è nata l'esigenza di raccontare questa storia:
«Sono cresciuto a Casale Monferrato, quindi questa storia l'ho sempre vissuta
in prima persona. Nel 2009 è cominciato il grande processo contro la fabbrica
dell'amianto e allora ho scoperto tante nuove storie. Ho coinvolto in questa
ricerca anche Marco D'Amore, il protagonista del film, che ha scritto con me la
sceneggiatura e insieme abbiamo capito che questa storia andava raccontata.
Purtroppo però in Italia si parla ancora troppo poco di amianto e se ne parla
solo in occasioni particolari, come i processi».
A rompere questa cortina di silenzio sono
quindi le storie. Storie come quelle raccontate dal fil “Un posto sicuro” o
come quelle raccolte nel libro “Morti di
Progresso” di Daniela Trollio e Michele Michelino, anche lui presente in
Sala Ticozzi mercoledì sera. «Questo libro racconta la lotta degli operai della
grandi fabbriche di Sesto San Giovanni e in particolare le storie di tre
vittime dell'amianto ma anche della burocrazia. Sono solo pochi esempi di
quello che ancora accade nel nostro Paese, dove oltre alla lotta con la
malattia spesso ci si deve imbarcare anche in una lotta con le istituzioni per
vedere riconosciuti i propri diritti».
La
situazione a Lecco e provincia è allarmante: Attualmente ci sono, censiti, 71 mila metri
cubi di amianto, una quantità pari a un palazzo di 13 piani pieni. Per quanto
riguarda l'indice di mortalità Lecco è seconda solo a Broni, comune in
provincia di Pavia sede di Fibronit, stabilimento di materiali per l'edilizia
in amianto.